L’orologio segnava le 5 del mattino passate. E Ryo non era
ancora tornato dai suoi bagordi. Kaori aveva avuto un incubo e si era svegliata
nel cuore della notte. Si era recata in cucina a bere un bicchier d’acqua per
tirarsi su, dopo aver lottato contro misteriosi insetti che le avevano inondato
la casa. Erano enormi, viscidi e minacciosi. Sicuramente il film visto la sera
prima aveva pesantemente contribuito alla trama del suo ingarbugliato sogno.
Erano stati gli alieni a mandare questi animaletti. Per quale scopo non lo aveva
capito ma era proprio lei che dovevano assalire. La cosa che l’aveva
spaventata di più era l’essere sola. Aveva chiamato i suoi amici ma nessuno
era corso in suo aiuto. Una risata agghiacciante era l’unica risposta alle sue
invocazioni.
Ben mi sta! So che mi fanno paura e li guardo lo stesso.
Dovrei guardare film meno cruenti o leggere un bel libro la sera.
Il ricordo del sogno era ancora però piuttosto vivido nella
mente della ragazza e il cuore le batteva forte. Così per tranquillizzarsi un
po’ era andata a controllare che Ryo fosse tornato a casa. Solitamente a quell’ora
era già rientrato. Inconsciamente credeva che se lui fosse stato in casa con
lei, nell’eventualità di un reale attacco degli insetti non sarebbe stata
sola. Ovviamente si rese conto di quanto fosse stupida.
Cavolo Kaori sei proprio scema! Gli alieni N-O-N
E-S-I-S-T-O-N-O!!!! E gli insetti giganti neppure. E poi sicuramente scapperebbe
anche lui di fronte loro.
Nonostante ciò aprì piano la porta della sua camera. Il
letto era immacolato. Non era ancora rincasato.
Diavolo Ryo!!! Sono le 5 del mattino!!! Dove cavolo sei,
fannullone perdigiorno?!
Decise di aspettarlo alzata. Complici l’incubo e l’assenza
di Ryo, il sonno le era passato del tutto. Stavolta avrebbe avuto la lezione che
si meritava da tempo. Non l’avrebbe passata liscia.
Lui a divertirsi e io sempre in casa da sola. Quanto lo odio!
Idiota pervertito irresponsabile. Non lavoriamo da un mese e lui va in giro per
locali. E non ha neanche il ritegno di rincasare ad un orario decente. Ah ma mi
sentirà stavolta! Eccome mi sentirà! Razza d’imbecille!
Si appostò sul divano carica d’energie come non mai. Un
enorme martello “ti spedisco all’inferno” appoggiato accanto al divano
sarebbe stato il suo “bentornato”. Aspettò per un po’, borbottando sempre
sottovoce improperi in direzione del suo partner, fino a che Morfeo non ebbe la
meglio su di lei. Scivolò su un fianco e si addormentò. Cominciavano a
filtrare le prime luci dell’alba.
Ryo era totalmente sbronzo. Arrivò a fatica nell’appartamento.
La luce gli dava fastidio. Aveva bisogno di un bicchiere d’acqua e quindi
decise di fare una sosta in cucina. Invece vide un enorme martello minaccioso.
Lo guardò bene: non c’era dubbio era preparato per lui! Kaori dormiva
serenamente, rannicchiata su se stessa per il freddo. Piccola piccola. “Ryo
sei uno stupido idiota!”. Ryo si sedette vicino a lei a guardarla dormire.
Come sempre parli male di me anche nel sonno. Ma forse ne hai
tutte le ragioni. È vero. Sono un idiota. Però la stupida sei tu che dormi in
quest’enorme stanza senza neanche coprirti. Così poi se stai male accuserai
me. E non è la prima volta che mi ritrovo in quest’identica situazione.
Si alzò e andò a prendere una coperta, che adagiò
dolcemente sulla partner. Lui si sistemò su una sedia lì accanto, intenzionato
a chiederle scusa non appena si fosse svegliata. In fondo non ci voleva molto;
avrebbe resistito al sonno. Appoggiò le braccia incrociate sullo schienale
della sedia e su di esse pose il mento, così la poteva guardare dormire. Invece
ben presto si addormentò anche lui.
Kaori, sazia di sonno, si svegliò poco dopo le otto. Un
raggio di sole cadeva giusto sui suoi occhi. Capì immediatamente che fosse
tardi. Si tirò la coperta per godere di altri due minuti di tepore. Poi
realizzò.
E questa coperta da dove arriva? Sono sicura di non averne
preso stanotte per aspettare Ryo. Ryo! Sarà rientrato?
Aprì di scatto gli occhi. Per un attimo rimase accecata
dalla luce intensa. Poi l’immagine si mise a fuoco e vide Ryo che dormiva
scomodamente sulla sedia.
È stato lui a coprirmi stanotte? Quando è rientrato?
Stupido! Hai coperto me, e tu?
Strinse la coperta tra le mani. Si alzò e la adagiò sulle
spalle del collega. Con occhi pieni di gratitudine lo guardò dormire e decise
che per questa volta lo avrebbe perdonato. Anche se, ne era certa, si sarebbe
pentita. Delicatamente passò una mano sui suoi capelli neri, una carezza per
dire grazie.
Andò in cucina a preparare la colazione. Oggi era di
buonumore, quindi niente scenate e risentimenti. Quando fu pronta per uscire,
lui stava ancora dormendo. Scrisse due parole su un foglietto lasciandolo in
bella vista e uscì senza far rumore.
Quando Ryo si svegliò erano le undici passate. Era tutto un
dolore. Si maledisse per essere così sciocco. Kaori non c’era. Alzandosi
raccolse il biglietto che lei aveva lasciato. “Buongiorno! Vado a vedere se
abbiamo qualche lavoro e poi passo a trovare Miki. Perdigiorno la colazione è
pronta e in caldo. Kaori. P.S. grazie!”. Sorrise fra se e andò a far
colazione.
Alla stazione di Shinjuku Kaori trovò un unico messaggio “XYZ
è importante E. K.” seguito da un numero telefonico.
Strano sembra proprio la calligrafia di un bambino.
Si appuntò il numero ripromettendosi di contattarlo subito
dopo essere passata da Miki. Il suo socio era lì che l’aspettava. Stava
bevendo un caffè e nel frattempo cercava di allungare le mani sulla bella
barista. Ma lei si sapeva difendere bene. Kaori sbatté volutamente la porta
entrando per richiamare l’attenzione. Immediatamente Ryo tornò composto e
indifferente anche se la faccia allupata restava sempre.
-“Allora la lavagna ha parlato oggi?”- disse Ryo
-“Si, c’era un messaggio. Ma purtroppo per te la
calligrafia mi è sembrata quella di un bambino. Chiamerò più tardi e
accetterò il caso!”
-“Ma no Kaori sai che è contro i miei principi! Io lavoro
solo per le belle donne!”-
Non ebbe il tempo di finire la frase che fu colpito da un
martello da 1000T “ti riporto sulla retta via”.
-“Dico, sono quattro settimane che non lavoriamo e tu fai
il difficile? Magari chiede aiuto per la mamma o la sorella più grande!”
-“Si Kaori hai ragione; non possiamo rifiutare prima del
tempo! Potrebbe essere una bellissima ragazza in peri…”- non poté terminare
la frase che un secondo martello si abbatté sul povero sweeper.
-”Sei cattiva mi hai fatto male! Sei troppo manesca.”
-“E tu sei un maniaco senza speranze!”
-“Dai ragazzi fate i buoni, mi state distruggendo il
locale!”- esclamò Miki preoccupata di dover fare nuovamente il lifting al suo
bar.
-“E ancora ci devono ripagare per gli ultimi danni. La
lista è infinita. Anzi quando paghi Ryo?”- intervenne Umibozu.
-“Ehm… ragazzi togliamo il disturbo, scusate a presto!!!
Ciao!!” disse imbarazzatissima Kaori trascinandosi dietro Ryo..
Miki e Falco si guardarono seri ma poi risero della strana
coppia di amici.
Kaori non riusciva proprio a mandare giù il comportamento di
Ryo. Non riusciva a capire come potesse fare la corte ad una donna sposata
davanti a suo marito nonché amico! Certo lo faceva anche Mick con lei,
nonostante conoscesse i suoi sentimenti verso Ryo, ma di ufficiale tra lei e Ryo
non c’era nulla. Purtroppo.
Riuscirò mai a capire cosa passa per la testa a questo
benedetto uomo?
Rientrarono a casa in perfetto silenzio. Kaori si ricordò
della richiesta di aiuto alla lavagna e pensò di chiamare. Ma Ryo la fermò. Le
disse che potevano anche chiamare più tardi. A Kaori sembrò molto strano
questo comportamento. Fin troppo. Pensò fosse successo qualcosa durante la sua
assenza.
-“Ryo. È successo qualcosa?”-
-“Nulla di che preoccuparsi Kaori.”-
-“Scusa non capisco perché non posso chiamare adesso?”
-“Ho un appuntamento galante”-
-“Ma sei scemo?!?!” e così dicendo Kaori lo conficcò
nella parete con un martello enorme -un appuntamento all’inferno-
-“Ahia, mi hai fatto di nuovo male”-
-“E se non la smetti te ne farò di più. Tutti i miei
buoni propositi mandati all’aria. Non lo sopporto. Io chiamo e se il caso mi
piace lo accettiamo e non farai storie. Ok?”
- nessuna risposta-
-“Non ho sentito! Allora ok?” brandendo un altro
martello.
-“Ok ok!”- rispose biascicando e costretto dagli eventi
il povero Ryo.
Kaori prese il telefono e compose il numero. Rimase
impietrita. Dall’altra parte del telefono una voce agonizzante chiedeva di Ryo.
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