Parte 1
Erano tutti riuniti nella grande sala comandi, ognuno al suo posto, in
silenzio, con gli occhi fissi sul Professor Gilmour che passeggiava
nervosamente per la stanza. Aveva le braccia incrociate dietro la
schiena, completamente assorto nei suoi pensieri, interrotti soltanto
da un breve “uhmm” preoccupato.
Ad un tratto, Chang intervenne: “Dottore,
c’è qualcosa che non va? Perché
convocarci con tutta questa urgenza?”
Il buon Professore rivolse uno sguardo stanco ai suoi ragazzi:
“Sì, figlioli… ci sono molte cose che
non vanno… dovrete ascoltarmi attentamente perché
sto per esporvi una nuova missione, molto più difficile di
tutte quelle che avete affrontato finora!”
I nove cyborg si scambiarono occhiate interrogative.
Jet disse: “Ormai ci abbiamo fatto
l’abitudine…”
Il dottor Gilmour lo interruppe: “Non a questo, ragazzo
mio…” e, mentre parlava, posò davanti
agli occhi di tutti un enorme volume dorato, con inciso sulla copertina
uno stemma raffigurante un falcone. “Questo”
continuò “è il libro di Akmen-Ra, un
faraone dell’antico Egitto, è stato scritto nel
2.500 a.C. e forgiato nell’oro affinché potesse
sopravvivere nel tempo…” poi aprì la
pesante opera in un punto ben preciso ed indicò una figura
sulla pagina “… e questa è la vostra
missione”
I ragazzi si sporsero sul tavolo per osservare meglio e videro
l’immagine di una pietra verde, molto simile allo smeraldo,
intagliata in una collana anch’essa di colore verde.
“Che cosa dobbiamo fare professore?” disse
Françoise.
“Voi, ragazzi miei, dovete ritrovare questa pietra!”
“Perché è così
importante?” aggiunse Jet
“Dovete sapere che questa gemma è chiamata
“la pietra del bene e del male”, una leggenda
egizia narra che è antica quanto il mondo, se non
addirittura creata con esso per volere degli dei e racchiude il destino
dell’umanità nei secoli avvenire. Nessuno
è mai riuscito a trovarla”
“E cosa le fa pensare che ci riusciremo noi,
dottore?” disse Albert, un po’ scoraggiato da
quell’affermazione.
“Perché dobbiamo riuscirci!” il
professor Gilmour si irritò “Pensate se un potere
del genere cadesse in mano ai Fantasmi Neri…potrebbero
conquistare l’onniscienza… sarebbero in grado di
convertire le sorti del mondo ai loro voleri… no, non deve
accadere… dobbiamo trovare quest’oggetto e
distruggerlo!”
“Ma se non sappiamo neanche da dove cominciare?”
intervenne Bretagna.
“Non è del tutto esatto, 007” il dottore
continuò “Pochi giorni fa, in Egitto, è
stata fatta un’importante scoperta archeologica: il tempio di
Thinis, generale al comando delle truppe del faraone Akmen-Ra,
è stato riportato alla luce. Secondo le antiche scritture
egizie, la gemma del bene e del male era stata donata dallo stesso
faraone a Thinis, come premio di guerra ed era stata sepolta insieme al
corpo del generale, ma…” fece una breve pausa
“al momento dell’apertura del suo
sarcofago… la pietra non c’era!”
“E quindi…?” disse ancora Albert
“Quindi, ciò significa che potrebbe non essere mai
stata in quella tomba!”
“E come diamine facciamo a trovarla? A questo punto non
sappiamo davvero da dove cominciare!” ribadì
Bretagna.
“Sì, invece!” il dottor Gilmour prese
una cartina geografica e la aprì sul tavolo
“Sappiamo esattamente dove si trova il tempio…
qui!” indicò un punto sul foglio “Questa
è l’antica Bubastis, una città egizia
molto famosa per il culto della dea Bastet, da cui prende il nome. La
tomba di Thinis è stata ritrovata proprio qui” e
continuò a tamburellare sulla cartina, indicando il luogo.
“Ma se gli archeologi non sono stati in grado di
trovarla… significa che lì non
c’è niente!” disse Chang.
“Non è del tutto vero.. la pietra potrebbe essere
stata rubata nel corso dei secoli… i profanatori di tombe
sono sempre stati molto attivi…”
“Ma… dottore… dovremmo poter tornare
indietro nel tempo per sapere con certezza se quel gioiellino
è stato davvero sepolto con il nostro amico
Thinis” disse Jet scherzando.
Agli altri sfuggì un sorriso, ma non al buon professore, che
rispose “Beh, ma è proprio quello che
farete!”
Un “coooosa!” corale accompagnò
quell’affermazione. Il dottor Gilmour riprese la parola
“Vedete ragazzi miei, l’unica
possibilità che abbiamo di trovare quella pietra
è andare al tempio di Thinis… solo che dobbiamo
andarci pochi giorni prima che il generale muoia…”
“Non capisco…” disse Jet
“Mi associo” convenne Bretagna
“Se la pietra è stata sepolta con lui al momento
della morte, allora potremo tranquillamente recuperarla, altrimenti
dovremo indagare ulteriormente…”
“Ma come facciamo a tornare indietro nel tempo?”
disse Joe, prendendo la parola per la prima volta.
“Io ed un mio collega, il professor Kurumi, abbiamo costruito
in gran segreto una macchina che permette di viaggiare a ritroso nei
secoli, si trova proprio qui, nella nostra base, nascosta agli occhi di
tutti, persino ai vostri ragazzi… nessuno doveva
sapere…”
“E dove sarebbe?” chiesero all’unisono
Chang e Punma.
“E’ situata nella caverna sottostante
l’edificio… ma vi illustrerò le sue
potenzialità quando la utilizzeremo… adesso
pensiamo alla vostra missione!”
“Io sono prontissimo!” disse Jet, ma il dottor
Gilmour lo interruppe istantaneamente. “No, 002, tu non
andrai”
“E perché?” domandò, molto
deluso
“I tuoi capelli rossi potrebbero creare problemi…
il popolo egizio era molto diffidente con gli stranieri…
partiranno solo in quattro: 009, 003, 007 e 008.”
“Ma questo non è affatto giusto!” Jet
non voleva arrendersi.
“003, 007 e 009 hanno le caratteristiche somatiche
più adatte alla missione, possono benissimo sembrare
appartenenti ad una delle tante tribù sottomesse al dominio
dell’impero egizio…” continuò
il professore, ignorando il commento di 002 “…
quanto a 008… la sua pelle scura può farlo
passare per uno schiavo..”
“Va bene dottor Gilmour… siamo pronti”.
“Seguitemi ragazzi… dobbiamo prepararci al
meglio… vi spiegherò tutto alla macchina del
tempo”.
Il professore uscì dalla stanza, seguito dai quattro cyborg,
mentre Jet continuava a lamentarsi “Uff.. per una volta che
capitava qualcosa di davvero interessante…”
Parte 2
I cyborg scendevano lentamente nella grotta sottostante la base,
seguendo il dottor Gilmour e stando in silenzio, aspettando
pazientemente una spiegazione che potesse chiarire meglio i dubbi che
li tormentavano.
Il professore giunse ad una grande porta scavata nella pietra e chiusa
da un pesante catenaccio; l’aprì con forza ed
entrò, facendo cenno ai suoi ragazzi di seguirlo. I quattro
non esitarono, dopo tanti anni la fiducia che avevano riposto nel buon
dottore non era mai stata scalfita; attraversata la soglia, si
ritrovarono in un’enorme stanza, circondata da luci appese
alle pareti che illuminavano uno strano congegno posto proprio in mezzo
al pavimento. Il marchingegno era composto da una pedana sopraelevata,
a forma di pentagono, dai cui lati si innalzavano grosse lamiere di
vetro che arrivavano a sfiorare il soffitto. A Bretagna
sfuggì un fischio di stupore: “Uhao…
è davvero… come dire…
ingombrante?”
Il Dottor Gilmour iniziò a parlare: “Allora,
ragazzi… questa è la macchina del tempo che, come
vi dicevo, abbiamo costruito qualche tempo fa io ed il mio collega.
Vedrò di spiegarvi brevemente il suo
funzionamento” il professore si avvicinò alla sua
creazione “queste pareti sorgono direttamente dalla pedana
sottostante e prendono energia da essa, poiché è
collegata direttamente ad un generatore in grado di supportare grossi
sbalzi di energia. Voi entrerete ponendovi al centro esatto del
pentagono, io configurerò i parametri di viaggio ed
azionerò il dispositivo: dopo pochi secondi vi ritroverete
nell’epoca preimpostata da me.”
“A sentirlo così, sembrerebbe tutto molto
semplice” intervenne 007
“Beh… ci sono comunque dei rischi”
continuò il professore “questa macchina non
è mai stata ancora utilizzata, quindi non possiamo prevedere
che funzioni in maniera esatta. Quando sarete giunti a destinazione,
non potremo comunicare in nessun modo…”
“Neanche telepaticamente?” chiese
Françoise
“No, mia cara… quindi 001 non potrà
esservi di alcun aiuto…”
“Questo potrebbe essere un problema” Bretagna era
molto preoccupato
“Per favore, dottore, continui” disse risolutamente
009.
“Comunque… abbiamo buone
probabilità… vi ho già spiegato lo
scopo della vostra missione, adesso vi illustrerò le
modalità del viaggio” il professor Gilmour
riunì i quattro intorno a lui “dunque…
vi manderò al giorno prima della morte del generale Thinis,
sappiamo dai reperti storici che il suo tempio era già stato
completato e che egli aveva già dato ordini di trasportare
all’interno di esso tutti i suoi averi più
preziosi”
“Forse sentiva l’approssimarsi della sua
morte” disse Punma
“Non proprio ragazzo mio… i testi antichi narrano
che il generale morì a causa di un complotto… fu
ucciso nel suo letto con una coltellata alla gola… il
colpevole non fu mai ritrovato”
“Mio Dio, è orribile”
Françoise si portò istintivamente una mano sotto
il mento.
“Già… ma secondo alcuni Thinis aveva
meritato una morte così atroce… fu un generale
molto crudele, non solo in battaglia, anche con i prigionieri di
guerra… si pensa che in 30 anni di carriera militare avesse
torturato ed ucciso più di due milioni di
persone… ma queste sono solo leggende, non abbiamo prove
sicure…”
Joe intervenne “Una volta arrivati, cosa dovremo fare
professore?”
“La macchina funziona in modo molto semplice, nonostante la
sua complessità. Quando sarete entrati, sentirete una specie
di ronzio in testa… non dovrete preoccuparvi…
vuol dire che procede tutto per il meglio… il ronzio
diventerà man mano più forte, finché
vi sembrerà di perdere il contatto con la realtà.
Sarà questione di pochi secondi e vi risveglierete alla base
della piramide di Thinis, nella città di
Bubastis… a quel punto… è tutto in
mano vostra figlioli.”
I ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi Joe
parlò a nome di tutti “Siamo pronti, professore,
possiamo partire anche subito!”
Al buon dottore sfuggì un sorriso “E dove credete
di andare vestiti in quel modo?”
I quattro osservarono istintivamente le loro uniformi da battaglia;
Bretagna disse “Beh… che c’è
che non va nel nostro abbigliamento?”
“Caro 007… non hai molta confidenza con la storia
non è vero? Pensate di passare inosservati
nell’Antico Egitto con quegli abiti?”
007 divenne rosso come un peperone “Non ci avevo
pensato…”
“Immaginavo… non preoccupatevi…
ecco” il dottor Gilmour consegnò ad ognuno un
fardello preso da uno scaffale della stanza “voi tre ragazzi
indosserete questi… sono gonnellini di lino tipici del
periodo… il torso deve rimanere nudo, mi raccomando, solo il
faraone poteva coprirlo… tu mia cara invece indosserai
questa tunica azzurra. E queste sono le vostre
calzature…” detto questo passò nelle
mani di tutti un paio di sandali di cuoio.
“Accidenti… ma guarda se alla mia età
mi tocca mettere la gonna!” esclamò Bretagna
“Eppure dovresti essere ormai abituato ai
travestimenti…” commentò Punma.
I cyborg scoppiarono a ridere ed il professor Gilmour li
lasciò fare, poi prese di nuovo la parola “Sono
contento che l’umore sia alto… Un’unica
raccomandazione: avete cinque giorni di tempo per trovare la pietra,
distruggerla e tornare a casa, poiché la dimensione
spazio-temporale aperta dalla macchina ha infatti una durata
limitata… vi rammenterò il tutto alla
partenza…ora andate a cambiarvi figlioli… vi
aspettano momenti difficili”. I quattro uscirono e si
recarono ognuno nelle proprie stanze, ancora ignari delle avventure che
li aspettavano.
Parte 3
Françoise era seduta sul suo letto, immersa nei suoi
pensieri Se un giorno mi avessero detto che avrei viaggiato nel tempo
non ci avrei mai creduto; alzò gli occhi verso lo specchio
davanti a sé: indossava la tunica azzurra ed i sandali che
li aveva consegnato il dottor Gilmour per la missione. Forse
è il caso che sistemi anche il viso ed i capelli, in modo da
sembrare una vera donna egizia.
Si mosse verso il cassettone sottostante il suo specchio, lo
aprì e ne tirò fuori una piccola cordicella per i
capelli ed un astuccio con alcuni accessori per il trucco; non ne
possedeva poi molti, visto che aveva sempre preferito avere un viso
acqua e sapone. Disegnò lentamente il contorno degli occhi
con una lieve linea di eye-liner e passò il mascara nero
sulle ciglia, dopodichè raccolse i capelli in una lunga coda
che le ricadeva sulle spalle Beh… può andare
pensò, voltandosi prima a destra e poi a sinistra.
“Ehi… che visione..” una voce dietro di
sé la distolse dalle sue riflessioni.
“Albert… da quando non si usa più
bussare prima di entrare nella camera di una ragazza?”
“Scusami… ma… la porta era
aperta…” disse imbarazzato.
Françoise sorrise “Stavo scherzando… in
fondo non è mica una prerogativa di 007”
Albert sorrise di rimando “E’ vero… solo
che non sono abituato a vedere che ti burli di qualcuno”
“Già… come mai sei qui?”
disse, cercando di cambiare discorso.
“Sono venuto per parlare un po’ con te, vedere come
stai a poche ore dalla partenza.”
“Sto bene”
“Sicura?”
“Beh… ma sì, in fondo è una
missione come un’altra” Françoise
divenne improvvisamente pensierosa.
“Non è vero ed in fondo al tuo cuore lo sai
benissimo” disse Albert.
Lei cominciò a tormentarsi il vestito con le mani:
“Hai ragione… ho un po’ di
timore… ma non per me… non ho paura che mi accada
qualcosa… la morte non mi spaventa… ho paura di
non poter rivedere tutti voi” una lacrima le scese sulla
guancia
“Tutti noi… o una persona in
particolare?”
Françoise alzò lo sguardo ed incontrò
gli occhi indagatori di Albert…
“A te non posso nascondere proprio niente vero?”
disse sconfitta
“Bambina, i tuoi sentimenti sono fin troppo evidenti,
credimi”
“E’ vero” continuò “
ho paura che accada il peggio e che, in qualche modo, io non lo
rivedrò mai più”
“Perché non gli parli
Françoise?”
“Non ne ho il coraggio…”
“Questo tira e molla finirà per distruggervi
entrambi… guarda che anche Joe prova qualcosa di molto forte
per te”
“Credi?... Non so… a volte è
così dolce con me, in altri momenti invece lo sento
così lontano… non so proprio cosa fare”
“Bambina, mi permetti di darti un consiglio?”
Lei non rispose alla domanda, si limitò a guardarlo
aspettando che Albert concludesse “Non lasciate trascorrere
il tempo oltre in questa situazione di stasi… i giorni
passano Françoise, inesorabilmente, e prima o poi potreste
pentirvi entrambi di aver sprecato quelli che potevano essere momenti
preziosi…”
“Oh Albert…”
“Io ho amato molto bambina, prima che mi privassero della mia
umanità e facessero di me una macchina, ho amato
molto… e l’amo ancora oggi… la mia
povera Hilda… se solo non avessimo deciso di attraversare il
muro…”
“Non è stata colpa tua…”
“Ne sei sicura?... Non lo so…a volte penso che se
l’avessi amata di più avrei aspettato, non sarei
stato così impulsivo…”
Françoise era immobile, riusciva a percepire il dolore del
suo amico come se fosse suo, un dolore che ti lacera l’anima
in profondità….
“Mi dispiace Albert… non volevo rievocare momenti
così dolorosi per te…”
“Vedi… io non ho mai dimenticato… e mai
potrò dimenticare. La vita va avanti, è vero, ma
il tempo non cancella i ricordi, aiuta soltanto a sopportarli di
più. La mia mente, il mio cuore, sono sempre con Hilda, in
ogni istante. Io ho perso l’occasione, ho perso
l’amore, io non saprò mai come doveva andare, non
saprò mai se sia stato giusto o sbagliato…
ma…credimi bambina… è molto meglio
incontrarsi, amarsi e poi perdersi che non incontrarsi
affatto.”
Françoise non sapeva che cosa dire, si avvicinò
ad Albert e lo abbracciò, cercando in qualche modo di
trasmetterli tutto il suo affetto, di fargli sentire che non era solo,
che aveva comunque molte persone vicine che lo amavano. Dopo qualche
minuto, lui la allontanò da sé, le
asciugò le lacrime e le disse “Adesso basta
piangere… state per affrontare un percorso molto
difficile… andrà tutto bene ne sono
sicuro… ti auguro buona fortuna mia piccola
ballerina”
“Grazie…”
Detto questo, Albert uscì dalla stanza, lasciandola agli
ultimi preparativi per il viaggio.
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Aveva ascoltato tutto… era andato da lei per poter discutere
della missione, come facevano sempre, ma si era accorto che stavano
parlando. Non voleva disturbare, così si era fermato sulla
soglia della porta della stanza di Françoise; era rimasto
lì finché non aveva sentito Albert salutarla.
Allora, si era allontanato, pensando alle parole che si erano scambiati.
Vorrei tanto dirti quello che provo amore mio, ma non ci riesco,
è più forte di me… ho
paura… paura di soffrire ancora… non riuscirei a
sopportarlo.
Si diresse verso la caverna della macchina del tempo ed attese
l’arrivo dei suoi compagni, al buio, nella più
completa solitudine… in fondo era sempre stato
solo…
Parte 4
Quando il dottor Gilmour entrò nella grotta, seguito da 003,
007 e 008, lo trovò già lì ad
aspettarli. Nessuno parlò e, in religioso silenzio,
ascoltarono le ultime raccomandazioni del professore: “Allora
figlioli, ci siamo… ricordatevi che avete solo cinque giorni
di tempo per completare la vostra missione… cercate di non
dimenticare il luogo esatto dove vi sveglierete, perché
sarà da lì che dovrete tornare, dovrete ripartire
alla medesima ora in cui arriverete, o rischiate di rimanere bloccati
in un’altra epoca. Ed ora… prendete posto nella
macchina”
Detto questo, i quattro entrarono nel marchingegno e rimasero in piedi
al centro del pavimento, l’uno di fronte all’altro.
“Cominciamo… in bocca al lupo ragazzi
miei”
Queste furono le ultime parole che udirono dal dottor Gilmour;
immediatamente,le pareti di vetro si richiusero intorno a loro e furono
investiti da un raggio di luce accecante, chiusero gli occhi e
sentirono il respiro venir meno a poco a poco…
finché non persero i sensi…
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“007…007… sveglia… avanti
alzati!” Joe stava scrollando il povero Bretagna, che
stentava a riprendersi.
“Ohi ohi ohi… la mia povera testa…
ma… ma dove diavolo siamo?” 007 aprì
gli occhi e si ritrovò disteso in mezzo alla sabbia del
deserto, circondato da un’enorme costruzione in
pietra…
“Sembra che sia andato tutto bene” intervenne
Françoise “questa è la piramide di
Thinis, come ci aveva detto il professore”
“Come ti senti 007?” disse Punma
“Meglio adesso… anche se mi sento la testa un
po’ pesante…”
Joe prese di nuovo la parola “Forza ragazzi, dobbiamo trovare
quella pietra, prima ci riusciremo, prima finirà questa
storia. Che ne dite se iniziassimo a perlustrare la piramide?”
“E da dove cominciamo?” chiese Bretagna
“Noi non sappiamo niente di questi colossi!”
“Non è proprio così” disse
Françoise “prima di partire ho preso qualche
informazione sulla piramide di Thinis. Penso di sapere come muovermi al
suo interno”.
“Ne sei sicura?”
“Sì… vedi, questa particolare piramide
ha corridoi e stanze nella parte superiore della struttura, e due
condotti a nord che conducono entrambi ad una camera al livello del
suolo, presumibilmente dove si trova il sarcofago del generale. I due
condotti sono rivolti uno verso la stella polare, Alpha Draconis, e
l’altro verso la testa dell'Orsa Minore, che secondo la
religione egizia rappresentava l'ascia celeste di Horus”.
“Accidenti… sembra di sentire
l’enciclopedia universale!”
“Basta 007” disse Joe, poi, rivolgendosi a
Françoise “come procediamo?”
“Dobbiamo raggiungere la tomba di Thinis, non importa quale
strada prenderemo all’interno, entrambi i condotti giungono
alla camera sepolcrale. Seguitemi…”
I quattro si avviarono in fila indiana all’interno della
costruzione e grazie alle indicazioni di 003 riuscirono in breve tempo
ad arrivare al sarcofago del generale; ma li attendeva
un’amara sorpresa…
“Ma qui non c’è niente…
niente di niente” esclamò Bretagna.
La stanza funeraria di Thinis era completamente spoglia, nessun
sarcofago, nessun geroglifico sulle pareti, nessun oggetto,
nulla…
“Sei sicura di non aver sbagliato direzione?” le
disse Punma
“Assolutamente… il luogo è
giusto… non riesco a capire come mai sia del tutto
vuoto”
“Forse gli storici hanno commesso degli errori di
valutazione… forse…” ma Joe non fece in
tempo a finire la frase… fu interrotto da un rumore sinistro
e dalla comparsa di una figura imponente sulla soglia della stanza,
seguita da un manipolo di soldati.
“In nome del grande faraone Akmen-Ra, voi chi
siete?” L’uomo che aveva proferito quelle parole
era alto, indossava un perizoma che gli arrivava alle ginocchia, con
una sorta di grembiule a pieghe e una punta sporgente, accompagnato da
una specie di mantello. Portava al collo una collana con un numero
indefinito di gioielli che rappresentavano mosche dorate, simbolo di
grande riconoscimento per il valore militare.
I quattro rimasero senza parole…non tanto per la lingua
(comprendevano benissimo l’egiziano antico, grazie ad un
apposito chip impiantato nei loro sistemi dal dottor Gilmour), quanto
per l’aura di potere che quell’uomo emanava
tutt’intorno a sé…
“Allora, ve lo ripeto, chi siete e cosa ci fate
qui?”
Françoise si fece coraggio, accennò un inchino e
rispose “Generale, perdonate la nostra avventatezza. Veniamo
da molto lontano, apparteniamo ad un’antica tribù
ittita, non conosciamo questi luoghi ed avevamo bisogno di un posto
dove riposare per la notte” non è proprio una
menzogna in fondo.
Thinis squadrò la ragazza dall’alto in basso, poi
volse lo sguardo verso i tre che erano con lei…
“Questo non vi autorizza a profanare la mia tomba con la
vostra presenza”
Joe stava per reagire, ma Françoise lo bloccò
posandogli una mano sul braccio; il generale chiamò a
raccolta i suoi soldati… “Guardie! Costoro sono
miei prigionieri in nome del divino faraone… conduceteli
alle prigioni sotto il mio palazzo!”
Françoise continuava a stringere il braccio di Joe,
impedendogli così ogni tentativo di opposizione ed, intanto,
scosse la testa a Punma e Bretagna in segno tacito di non resistenza.
Le guardie di Thinis, armate di lance ed archi, legarono loro i polsi e
le caviglie con pesanti catene, poi li trasportarono allo scoperto, per
condurli alla reggia del generale.
Mentre camminavano nella sabbia, Joe si rivolse a Françoise
in modo da non farsi sentire dagli altri “Questa non la
capisco… potevamo benissimo sconfiggerli senza
fatica”
La ragazza rispose tranquillamente “No… se nella
piramide di Thinis non c’è niente, vuol dire che
la pietra del bene e del male si trova in un altro posto, molto
probabilmente la tiene nascosta da qualche parte… abbiamo
più probabilità di trovarla se cercheremo nei
luoghi a lui vicini.”
Joe assunse un’espressione rassegnata “Hai
ragione… come al solito…”
Françoise li rivolse un dolce sorriso e, nonostante la
situazione in cui si trovavano, lui pensò che era la cosa
più bella che avesse mai visto.
Parte 5
All’arrivo al grande palazzo del generale Thinis, Joe, Punma
e Bretagna furono separati da Françoise e rinchiusi in celle
diverse.
La ragazza venne condotta ad un’angusta prigione nei
sotterranei dell’edificio e fu letteralmente scaraventata al
suo interno.
“E vedi di stare buona e zitta… lo sai che cosa
facciamo qui a chi parla troppo?” la guardia che la teneva in
custodia mimò con la mano destra un segno inequivocabile,
che partiva dalla sua parte sinistra della gola e giungeva alla parte
destra; detto questo, chiuse a chiave la cella e la lasciò
sola, nell’oscurità assoluta.
Non appena i suoi occhi si furono abituati al buio che la circondava,
Françoise si accorse che non era sola… in un
angolo nascosto della prigione, era seduta una giovane, con le mani
raccolte intorno alle ginocchia, teneva il capo chino e sembrava non
essersi resa conto della nuova arrivata.
“Vedo che non sono l’unica qui
dentro…” 003 cercò di cominciare una
conversazione.
La ragazza alzò la testa… era molto bella,
nonostante le condizioni in cui era costretta, aveva la pelle ambrata,
lunghi capelli neri che le ricadevano ai lati del volto e profondi
occhi verdi… le rivolse uno sguardo angosciato.
Mio Dio, avrà sì e no la mia età
pensò Françoise, “chi sei, come ti
chiami?”
“Non ci è permesso parlare” le rispose
“Non credo che possano sentirci tanto facilmente se parliamo
sottovoce, sei d’accordo?” e, nel dire questo, le
strizzò un occhio in segno di intesa.
La giovane le sorrise in modo stentato…
“Allora, come ti chiami?”
“Il mio nome è Hathor…”
“Porti il nome della grande dea-madre egizia…
dimmi… sei un’egiziana?”
La ragazza rimase sorpresa dalla conoscenza di Françoise
sulla religione, così si aprì un po’ di
più… “No, appartengo ad un popolo
straniero, gli hyksos, ma mia madre era egiziana, era molto devota alla
dea Hathor, così quando sono nata, mi ha dato il suo stesso
nome” nel proferire queste parole, si portò
istintivamente la mano destra ad un ciondolo che portava al collo.
Françoise si accorse subito di quel gesto ed
indicò l’oggetto “Dev’essere
molto bello… posso vederlo?”
Hathor tolse la mano che copriva il gioiello e 003 ebbe un tuffo al
cuore: era la pietra del bene e del male! Cercando di non far
trasparire le sue emozioni, continuò a parlare:
“E’ davvero meraviglioso… che
cos’è?”
“E’ una gemma portafortuna… apparteneva
a mia madre, quando è morta l’ha donata a me,
facendomi promettere di non separarmene mai… per questo mi
trovo qui…”
“Che cosa intendi dire?”
“Il generale Thinis vuole questa pietra… ha
sterminato il mio popolo per trovarla…ma io non me ne
separerò mai… preferisco morire!”
Poverina pensò Françoise la capisco
perfettamente… è l’unico ricordo che le
rimane della madre.
“Vedi… la pietra mi protegge dal male…
quando Thinis ha cercato di prenderla, mi ha protetta, emanando un
raggio di luce che lo ha stordito. C’è una
leggenda che narra che la gemma deve tramandarsi spontaneamente tra un
successore e l’altro, non può essere ottenuta con
la forza, altrimenti perderebbe tutte le sue virtù. Il
generale conosce bene questa storia, così mi ha rinchiusa
qui dentro, finché la prigionia non mi sposserà
definitivamente ed io sarò costretta a dargli la
pietra…”
Françoise si avvicinò alla ragazza e
l’abbracciò teneramente “Non
succederà mai… non
preoccuparti…sai… io non sono sola, ci sono degli
amici insieme a me e presto verranno a liberarci, puoi starne
certa”
Hathor alzò lo sguardo su Françoise: i suoi modi
gentili, la sua dolcezza, la calmarono…
“Grazie… sei così buona…
come ti chiami?”
“Françoise”
“Che strano nome… non l’avevo mai
sentito prima… sei di qualche tribù al
nord?”
A 003 sfuggì un sorriso “Diciamo di
sì…”
Joe… ho bisogno di te… aiutami…
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Dall’altra parte del palazzo, nella sua cella, Joe sembrava
un leone in gabbia..
“Andiamo amico… 003 sa quello che fa”
disse Punma.
“Dobbiamo uscire di qui, più passa il tempo e meno
probabilità abbiamo di salvarla e tornare a casa”
Bretagna intervenne “Dobbiamo anche trovare la
gemma…”
“Al diavolo quella maledetta pietra!” esplose Joe
“Non me ne importa un bel niente…voglio trovare
Françoise ed andarmene al più presto!”
007 e 008 si scambiarono uno sguardo preoccupato…
Improvvisamente, udirono delle voci in
lontananza…probabilmente due soldati di Thinis…
“Sembra che il generale abbia trovato un nuovo
passatempo…”
“Già… non mi dispiacerebbe un
giocattolino del genere… hai visto
com’è bella? I suoi capelli sembrano
d’oro”
“Eh sì… ma presto diventerà
proprietà privata… non ti consiglio neanche di
guardarla, il generale sarebbe capace di cavarti gli occhi”
“Hai proprio ragione amico…. Ahahahahah!”
Joe, avendo compreso subito l’argomento della discussione,
divenne una furia al suono di quelle parole “Ora basta!
Bretagna… facci uscire di qui! Non possiamo aspettare un
minuto di più!”
“Ma… 003 ha detto…”
009 si voltò, al colmo della collera, “Ho
detto… FACCI USCIRE IMMEDIATAMENTE!”
007 pensò bene di non contraddirlo
“Ok…” si trasformò in un
topolino e, velocemente, uscì dalla cella. Non appena vide
la guardia all’ingresso, prese di nuovo le sue sembianze e,
con un colpo ben assestato dietro la nuca del malcapitato, gli fece
perdere i sensi; poi, raccolse le chiavi della prigione e fece uscire i
suoi amici.
“Ben fatto” disse Punma
“Ragazzi, dobbiamo perlustrare ogni angolo di questo
edificio, d’accordo? Dobbiamo trovarla…iniziamo da
qui… se abbiamo fortuna sarà in una di queste
celle… avanti!”
“D’accordo!” risposero gli altri due e
scomparirono nei cunicoli della prigione.
Resisti amore mio… sto venendo da te…
Parte 6
Le due ragazze erano ancora abbracciate, cercando di confortarsi
l’una con l’altra, quando Françoise
avvertì una presenza estranea avvicinarsi; dopo pochi
minuti, una guardia aprì la cella…
“Tu!” disse, indicando 003 “vieni con
me… muoviti!”
Hathor le rivolse uno sguardo preoccupato, ma Françoise
scosse la testa “Andrà tutto bene… abbi
fiducia in me”, dopodiché si alzò,
sciogliendosi dall’abbraccio della giovane, e
seguì il soldato.
Percorsero un lungo corridoio e giunsero ad una rampa di scale che
conduceva presumibilmente ai piani superiori del palazzo…
“Dove mi stai portando?” chiese, ma non ottenne
risposta. La guardia si limitò ad indicarle di seguirlo sui
gradini; 003 obbedì, ma, senza farsi notare,
sfilò il pugnale dalla tasca sinistra
dell’armatura del soldato e lo nascose sotto la tunica.
Arrivarono ad una stanza al secondo piano; qui, le furono tolte le
catene, le fu ordinato di aspettare e rimase da sola.
Françoise si guardò intorno: la camera era
arredata in modo semplice, non aveva altro che un enorme letto che si
affacciava su un grande balcone…. Improvvisamente, fu colta
da un brutto presentimento…
Non fece in tempo a dar forma ai suoi pensieri che la porta si
aprì ed entrò il generale Thinis; non indossava i
paramenti militari, aveva solo un corto gonnellino ed era a piedi nudi.
Françoise distolse istintivamente lo sguardo,
imbarazzata…
“Salute a te, mia cara” le disse “il
nostro primo incontro non è stato dei più
piacevoli… ma possiamo riprovare… come ti
chiami?”
Silenzio.
“Non ti conviene tacere… so che conosci bene la
mia lingua”
Ancora… silenzio. Calma Françoise, devi restare
calma…
Il generale intanto la stava guardando… era davvero molto
bella, ma non era un’egiziana… i suoi tratti
somatici indicavano che era straniera… aveva detto di essere
ittita… doveva scoprire qualcosa di più.
“Che cosa fate tu ed i tuoi compagni nel mio regno?”
Nessuna risposta.
Thinis cominciò ad irritarsi… un lampo di odio
attraversò i suoi occhi, ma lo dominò…
la lunga carriera militare lo aveva trasformato in un uomo assetato di
sangue e di vendetta…
“Non vuoi rispondermi vero? Non fa niente… avremo
tutto il tempo per parlare”
Françoise si voltò verso l’uomo, stava
per dire qualcosa, ma lui si avvicinò a lei, le
circondò la vita con le braccia, la avvicinò a
sé e la baciò…003 non si aspettava
questa reazione…
In un istante, riprese il controllo, alzò la mano e
graffiò l’occhio destro del generale con tutta la
forza che aveva in corpo.
Thinis emise un urlo di dolore e la lasciò andare; lei
ansimava di terrore…
“Piccola sgualdrinella… ti insegnerò io
le buone maniere!” disse e, con una sola mano, la
afferrò al collo, sollevandola da terra “Nessuna
donna ha mai osato fare questo… ti ucciderò
stupida insolente!”.
Françoise non sentiva più niente, le energie la
stavano abbandonando, per la prima volta in vita sua aveva davvero
paura… con un ultimo sforzo di volontà, prese il
pugnale ancora nascosto sotto il suo abito e… un movimento
fulmineo…
Il generale crollò sul suo letto, senza un gemito, la gola
squarciata da parte a parte..
L’ho ucciso…
Tornarono alla mente di Françoise le parole del dottor
Gilmour “i testi antichi narrano che il generale
morì a causa di un complotto… fu ucciso nel suo
letto con una coltellata alla gola… il colpevole non fu mai
ritrovato”
Oh mio Dio… io… sono stata io!....
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Nel frattempo, correndo ed abbattendo un soldato dopo
l’altro, Joe arrivò nel cunicolo dove si trovavano
le ultime celle… dev’essere qui… fu
raggiunto dopo pochi secondi da Bretagna e Punma.
“Allora?”
“Niente… le uniche celle rimaste sono
queste…”
“Françoise…
Françoise… dove sei?”
cominciò a chiamarla disperatamente…
Hathor sentì pronunciare il nome di quella
ragazza… ma chi poteva essere?... oh, sì.. le
aveva detto che non era sola…
Si alzò dal suo angolo e si avvicinò alla porta
della sua prigione, cominciando a sbattere violentemente le catene che
le legavano i polsi contro le sbarre…
“Ehiiiii… ehiiii… qua… sono
qua…. Aiuto!!!”
I tre si precipitarono al suono di quella voce, ma la speranza
scomparve dai loro volti quando videro che la richiesta di soccorso
proveniva da un’altra persona e non da 003.
“E tu chi saresti?” domandò Bretagna
“Mi… mi chiamo Hathor… la ragazza che
cercate…”
“Sai dov’è?”
“Sì… sì… era qui
con me fino a poco fa, poi sono venuti a prenderla e l’hanno
portata di sopra…”
“Accidenti” esclamò Punma
Hathor riprese subito la parola “Liberatemi… vi
aiuterò a cercarla… presto”
“Come facciamo a fidarci di te… non
sarà una trappola?” disse Joe
“Vi giuro sulla grande madre di cui porto il nome che non sto
mentendo… Françoise è stata buona con
me, mi ha confortato quando ne avevo più
bisogno…adesso devo esserle utile…”
Sul viso di Joe comparve un sorriso…
“Già… è proprio da lei
comportarsi così…”
Punma li riscosse “Avanti… dobbiamo
muoverci… ogni istante che passa può essere
fatale per 003”
“Hai ragione… Bretagna… falla
uscire”; 007 si trasformò in una chiave che,
facilmente, entrò nella toppa della porta della cella, che
si aprì cigolando; Hathor esclamò
“Santa madre! Ma… questa è
stregoneria!”
“No… no…” Joe
cercò di calmarla “ti spiegheremo tutto
più tardi…dobbiamo trovare Françoise
adesso, vieni” le porse una mano e lei, titubante, la
prese….
I quattro si avviarono velocemente ai piani superiori…
Parte 7
Quando la trovarono, lei era ancora immobile, con il pugnale
insanguinato stretto in mano, fissava il corpo inerme del generale
Thinis…
Joe comprese immediatamente quello che era successo…
“Françoise…” disse piano; lei
non si mosse, si limitò a voltarsi verso di lui…
stava piangendo…
“Non è colpa tua, Françoise”
mentre pronunciava queste parole, si avvicinò a lei, le
prese il viso tra le mani, tentando di placare il suo dolore
“Non avevi scelta… mi hai capito?... Non avevi
altra scelta!” continuava a ripeterlo come un mantra
“non avevi altra scelta!”
Le tolse la lama dalle dita e la fece cadere sul pavimento, lontano da
lei; quel suono la risvegliò da quello che le era sembrato
un terribile incubo… ma non lo era, era la
realtà… aveva ucciso un uomo… lo aveva
fatto altre volte, sì, ma mai a sangue freddo…
“Joe…”
Non le dette il tempo di replicare… “Dobbiamo
andarcene da qui, rischiamo di farci scoprire…” si
rivolse ad Hathor “puoi farci uscire dal palazzo senza essere
visti?”
La ragazza ci pensò su un momento, poi
“Sì… dobbiamo raggiungere la scala che
porta alle riserve di grano sotto l’edificio… da
lì potremo andarcene indisturbati”
“Bene… muoviamoci… indicaci la
via”
Attraversarono senza difficoltà le varie sezioni della casa,
poiché 007, 008 e 009 avevano già provveduto a
decimare un gran numero di soldati ed i pochi che erano rimasti si
dettero alla fuga, pensando di avere a che fare con il male
personificato.
Si ritrovarono all’esterno in breve tempo; Punma fece
emergere subito il suo lato pratico “Dobbiamo ancora trovare
la pietra prima di poter tornare a casa”
Françoise, che era rimasta in silenzio fino a quel momento,
prese la parola “Non è necessario… so
benissimo dov’è”
Gli altri tre la guardarono in modo interrogativo; 003 si
avvicinò ad Hathor ed indicò il gioiello che
portava al collo “Eccola qui!”
Bretagna esclamò “Forza allora… che
aspettiamo? Distruggiamola, così ce ne andremo da
quest’inferno!”
Hathor si portò istintivamente una mano alla gemma, con fare
protettivo, non capiva il senso di quelle parole; Françoise
interruppe subito 007 “Non possiamo”
“Ma… ma perché.. è solo una
pietra senza valore!”
“Per noi forse!” inveì 003 “ma
per lei questa pietra senza valore è l’unico
ricordo che le rimane di sua madre!”
Un silenzio di tomba scese sul gruppo; Joe stava guardando la sua
Françoise… era così
determinata… in fondo la capiva perfettamente…
lui non aveva mai conosciuto la sua famiglia, ma lei
sì… in quella ragazza dai capelli scuri rivedeva
se stessa tanto tempo fa… quando aveva perso
tutto…
“Va bene” sospirò “faremo come
vuoi tu”
Bretagna non era affatto d’accordo “Accidenti Joe!
Così non possiamo tornare indietro! Dobbiamo completare la
missione”
“Troveremo un altro modo! Abbiamo ancora quattro giorni di
tempo. Ed ora andiamocene di qui, siamo ancora troppo vicini al palazzo
di Thinis, potrebbero scoprirci”
Nell’attimo esatto in cui disse quelle parole,
Françoise percepì uno strano rumore alle sue
spalle… un suono velato… il vento? No…
ma cosa poteva essere? Poi… di colpo… comprese.
“ATTENTA!!!” gridò, ma era troppo
tardi… fece appena in tempo a scagliare a terra Hathor,
affinché non fosse colpita dalla freccia lanciata da un
arciere nascosto ai loro occhi.
Purtroppo, 003 non riuscì ad evitare l’impatto con
il dardo, che la colpì in pieno petto; sul seno della
ragazza comparve una macchia rossa, che sì aprì
lentamente, come la corolla di un fiore, lasciandola priva di sensi.
“NOOOOOOOO!” Joe perse completamente il lume della
ragione; l’arciere ebbe solo un istante per incoccare una
nuova freccia, quando una furia cieca gli passò vicino,
spezzandogli il collo senza troppi complimenti. Quando
l’assassino cadde a terra, 009 era già tornato dai
suoi compagni…
“Cristo santo…” disse Punma
“sta perdendo molto sangue… dobbiamo fermare
l’emorragia o…”
“No!” Joe non voleva sentire quella parola
“Non dirlo neanche per scherzo!”
“Se almeno il dottor Gilmour fosse qui con noi”
Bretagna aveva le lacrime agli occhi…
“Io posso aiutarla” i tre si voltarono verso
Hathor… come poteva quella ragazzina salvare
Françoise?
“Davvero… conosco bene le arti mediche, le pratico
fin da bambina… ho curato molte persone da allora.”
“Ma… vedi… noi non siamo proprio
persone normali…” cominciò a dire Punma
La ragazza lo fece tacere con un gesto della mano “Non mi
importa chi siete… da dove venite… non mi
interessa sapere niente… quello che conta è che
mi avete aiutato nel momento del bisogno ed io ora aiuterò
voi…”
La sua voce era ferma e risoluta, a testimonianza di grande forza e
saggezza nonostante la giovane età. Joe
acconsentì “E sia… che cosa
facciamo?”
“Non qui” rispose Hathor “vedete
laggiù?” e indicò la foresta
circostante “là dentro, immersa tra gli alberi,
c’è la mia casa. Lì ho tutti gli
strumenti necessari per poterla curare, portiamola
là…”
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La casa di Hathor era solo una piccolissima stanza, ma attrezzata come
una delle più moderne sale chirurgiche. Deposero
Françoise sopra un grande letto, ricoperto da una stuoia ed
alcune coperte; nel frattempo, aveva ripreso conoscenza.
“E’ un bene che tu sia sveglia… devi
rimanere vigile d’accordo?” le disse Hathor e lei
annuì debolmente. La ragazza le strappò la tunica
per esaminare la ferita e gli altri tre distolsero lo
sguardo…
“Non è il momento di farsi prendere dal senso del
pudore!” esclamò “Ho bisogno del vostro
aiuto per estrarre la freccia!”
007, 008 e 009 rimasero pietrificati dal tono di comando che aveva la
voce di Hathor “Avanti, tu…” disse a Joe
“Tienila ferma per le spalle, tu…” fu la
volta di Punma “tienile le gambe in modo che non scalci e
tu…” per finire con Bretagna “portami
quelle bende, ago e filo che sono là sul tavolo!”
Mentre i tre eseguivano gli ordini, lei pose una mano sulla fronte di
Françoise… le sue parole divennero più
dolci “Questo ti farà molto male, ma ti prometto
che sarà solo un istante!”
003 annuì “Mi… fido… di
…te” era sempre più debole
Hathor fece un cenno con il capo a Joe e Punma, che rafforzarono la
presa… poi prese la freccia con una mano e, con un movimento
fulmineo, la estrasse dal corpo di Françoise. La ragazza
urlò di dolore e perse di nuovo il contatto con la
realtà, ma Hathor fu così veloce che, in pochi
minuti, le aveva medicato la ferita e l’aveva ricucita con
ago e filo.
Si alzò in piedi a lavoro ultimato…
“E’ fatta” disse, poi si volse verso gli
altri “se la caverà… è una
donna molto forte”
Sul viso di Joe comparve un sorriso di gratitudine, ma prima che
potesse dire qualcosa, Hathor lo prevenne “Dovete uscire
adesso… resterò io con lei… devo
essere sicura che la ferita non faccia infezione, comunque, se supera
la notte potrò dichiararla fuori pericolo”
I tre uscirono obbedienti e rimasero per molto tempo fuori dalla porta
di casa in attesa di notizie; quando si accorse che la situazione non
cambiava con il trascorrere dei minuti, Joe si allontanò dal
gruppo. Camminò per ore, finché si
inginocchiò sul terreno, spossato, e per la prima volta in
vita sua pregò… pregò con tutto il suo
cuore…
“Signore, non so se puoi sentirmi… ti prego
ascoltami… tu che vedi tutto… non portarmela
via… non portarmela via….”
Parte 8
La notte ed il giorno seguente trascorsero tranquillamente,
Françoise si era ripresa ed era riuscita anche a mangiare
qualcosa, anche se Hathor non le aveva ancora dato il permesso di
alzarsi.
Alla quarta sera, tutti, eccetto 003, erano riuniti intorno al fuoco e
stavano parlando…
“E così voi sareste… come avete detto
che vi chiamate?”
“Siamo cyborg, esseri metà uomini e
metà macchine. Io sono Joe, lui è Punma e questo
è Bretagna”
“E venite dal futuro?”
“Proprio così…”
“Credo di capire… anche se mi riesce difficile
credere che nel futuro possano esistere persone come voi”
“Eppure noi siamo la prova vivente”
“Già” disse Hathor “ma dimmi,
tu saresti l’uomo di Françoise, non è
vero?”
Gli altri due scoppiarono a ridere, mentre Joe avvampò e
cominciò a balbettare “No…
no… ecco… io…”
“No? Beh, strano… ti comporti come se lo
fossi” lo disse in modo così naturale che 009 non
trovò le parole per reagire
“Però…” continuò
lei “ora è sveglia e sta bene, perché
non vai da lei…”
Non era una domanda, e Joe, in cuor suo, desiderava tanto vederla,
così, senza rispondere, lasciò gli altri intorno
al fuoco ed entrò in casa.
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Françoise era sdraiata sul suo letto, quando
sentì arrivare qualcuno…
“Posso entrare?”
Si volse e vide Joe sulla porta… “Certo”
disse. Si mise a sedere, stringendo le coperte intorno a
sé… la sua tunica ormai era da buttare e lei non
indossava niente.
“Non devi sforzarti”
“Non ti preoccupare… sto bene ora”; era
vero, Hathor le aveva tolto le bende e quasi non si vedeva la cicatrice
della ferita.
Joe le si avvicinò e si sedette ai bordi del letto, restando
in silenzio.
“Come sta Hathor?”
A lui sfuggì un sorriso “Sei sempre la
solita… hai rischiato di morire… eppure non
smetti mai di preoccuparti degli altri…”
Ma lei rimase in silenzio; Joe le sfiorò una guancia con due
dita “Stavolta ho avuto davvero paura di
perderti…”
“Non puoi perdere qualcosa che non hai” la voce di
Françoise era fredda… non conosceva questo lato
di lei… subito ritirò la mano…
“Ascolta Joe” disse “io sono
stanca… stanca di sperare in qualche cosa che non
esiste… non ce la faccio più… Tu sai
benissimo i sentimenti che provo per te… io ti amo, ti ho
amato fin da quando ti ho conosciuto… ti ho aspettato
tanto.. ho sopportato in silenzio le tue sbandate per altre donne,
cercando di convincermi che tanto, prima o poi, ti saresti accorto del
mio amore… Ma dimmi Joe, a cosa mi è servito
tutto questo?... io non ho niente.”
Le sue parole erano come lame che si conficcavano dentro il suo cuore.
“Adesso ho bisogno di sapere…”
continuò “devo sapere che cosa senti per me.
Dimmelo Joe, dimmelo chiaramente così potrò
mettermi l’anima in pace e smettere di
soffrire…” disse queste ultime frasi singhiozzando.
Lui non rispose, le sue parole lo avevano profondamente
scosso… no, non l’avrebbe persa mai
più… in silenzio, le prese il volto tra le mani e
la baciò; continuò a tenerla stretta, mentre la
accompagnava dolcemente sotto le coperte… quella notte
riuscì finalmente a dimostrarle tutto il suo
amore…
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Punma, Bretagna ed Hathor erano ancora intorno al fuoco, quando,
improvvisamente, sentirono Françoise gridare…
007 e 008 scattarono in piedi, dirigendosi verso la casa, ma furono
seguiti da Hathor che, al contrario, si parò davanti a loro
con le braccia spalancate.
“Ehi… dove credete di andare?”
Bretagna era preoccupatissimo “Ma non hai sentito? Era
Françoise… potrebbero essere in
pericolo… forse hanno bisogno
d’aiuto…”
“Non sono in pericolo!” esclamò la
ragazza “non hanno bisogno del vostro aiuto e di certo, in
questo momento, non ve ne sarebbero affatto riconoscenti!”
I due compresero e si scambiarono uno sguardo imbarazzato…
“Ma…” cominciò 007
“ma… vuoi dire che…
stanno…”
“Già… proprio
così!” Hathor si divertiva un mondo…
“Allora, amici miei…” disse loro,
prendendoli sottobraccio “che ne dite di fare una lunga
passeggiata per i boschi?”
“Lunga quanto?”
“Oh… beh… diciamo che un paio
d’ore saranno più che sufficienti”.
Detto questo, li condusse lontano dalla sua casa, che per
l’occasione era diventata la testimone della scoperta di un
grande amore.
Parte 9
Era quasi l’alba, il sole faceva capolino dalle finestre e
lambiva i loro corpi nudi. Françoise si era addormentata sul
petto di Joe; lui al contrario non era riuscito a dormire neanche un
minuto, la stringeva a sé ed era rimasto ad osservarla tutta
la notte.
Che stupido sono stato… avrei dovuto farlo molto tempo
fa…
Lei si mosse nel suo abbraccio ed aprì gli occhi, ancora un
po’ assonnata…
“Buongiorno” le disse
“Buongiorno a te… ma… che ore
sono?”
“Non lo so, ma è già mattino”
“E gli altri dove sono finiti?”
“Credo che abbiano dormito fuori…vista la
situazione…”
Lei gli sorrise e fece per alzarsi, ma Joe la trattenne “Dove
vuoi andare?”
“Ti sei dimenticato quello che dobbiamo fare? Abbiamo solo
oggi per tentare di tornare a casa…”
“In questo momento è l’ultimo dei miei
pensieri” si sporse ed iniziò di nuovo a baciarla,
prima sulla bocca, poi si spostò lentamente sul
collo…
“Joe… è tardi…”
Lui la fece rotolare di schiena e si allungò sopra di lei
“Ti hanno mai detto che quando vuoi sei una gran
chiacchierona?”, ma lei lo guardava con fermezza:
“Davvero, dobbiamo andare…”
Aveva perso la battaglia “Uff… che
guastafeste…” la lasciò alzarsi, lei si
avvolse un lenzuolo intorno al corpo e si mise a cercare qualche abito
tra gli scaffali della stanza. Lui la seguiva con gli occhi…
“Sento il tuo sguardo” disse Françoise
“Beh… non c’è
nient’altro da guardare” le rispose con un
sorrisetto ironico stampato sulla faccia “… e poi
lo spettacolo è molto interessante…”
“Ma smettila…” gli lanciò i
suoi indumenti che, chissà come, erano andati a finire
dall’altra parte della stanza “vestiti
dai…non fare il buffone.”
Joe si alzò, un po’ dispiaciuto, ma le
obbedì. Françoise, a sua volta,
indossò una tunica bianca che si trovava a portata di mano..
In pochi minuti, furono pronti per raggiungere i loro amici.
“Joe…”
“Dimmi tesoro…”
“Che cosa faremo al nostro ritorno?”
“Che vuoi dire”
Lei sospirò “Voglio dire… questo
è stato solo un momento di follia?... Tornerà
tutto come prima tra di noi?”
Lui comprese benissimo i suoi timori… ma stavolta le cose
sarebbero andate diversamente… la abbracciò e le
sussurrò poche, semplici, parole: “No…
te lo prometto… ti amo piccola mia… ti ho sempre
amato, non ti lascerò mai più!”
Françoise scoppiò a piangere, ma non per rabbia,
per paura… erano lacrime di gioia.
“Tu sei mia, sei soltanto mia…” la
baciò a lungo, dopodichè uscirono… era
giunto il momento di tornare a casa…
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“Oh… ma guarda chi si vede… dormito
bene ragazzi? Ops… ma… avete dormito
vero?” Bretagna cominciò le sue solite
frecciatine, ma Hathor gli piantò un gomito nel fianco
sinistro per farlo tacere.
“Come ti senti Françoise?” le chiese,
cercando di cambiare discorso.
“Molto meglio grazie a te…”
“Non devi ringraziarmi… avresti fatto lo stesso
per me”
Le due ragazze si abbracciarono… era nata tra di loro una
splendida amicizia…
Punma intervenne “Dobbiamo muoverci… il tempo sta
per scadere”
“Va bene… Hathor, come facciamo a tornare alla
piramide del generale senza essere visti?” disse Joe
“Non dovrebbero esserci problemi… il funerale di
Thinis è già stato celebrato in forma solenne,
non dovrebbero esserci guardie intorno.”
“Perfetto… ma prima di andare, noi tutti volevamo
esprimerti la nostra gratitudine per quello che hai fatto per
noi… io in particolare…”
Hathor aveva le lacrime agli occhi “No, ho fatto solo il mio
dovere…” poi si rivolse a Françoise
“tieni… prendila” si tolse la collana
con incastonata la pietra del bene e del male e la depose nelle mani di
003.
“Hathor… no… io non
posso…”
“Voglio che la tenga tu… vedrai… ti
porterà fortuna e in qualche modo ti servirà per
ricordarti di me”
Françoise stava piangendo “Grazie, amica
mia… non ti dimenticherò mai te lo
giuro”
“Oh basta con le lacrime ora” disse “in
fondo potrete sempre venire a trovarmi non è
vero?” I quattro annuirono, senza dire una
parola…” E’ ora che andiate…
addio amici… vi porterò sempre nel mio cuore e
che la grande dea-madre vi accompagni e vi protegga!”
Si salutarono, con la speranza nel cuore di rivedersi… un
giorno non troppo lontano…
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Erano immobili nella sabbia… la piramide di Thinis sullo
sfondo, aspettando…
“Beh… in qualche modo la missione è
andata a buon fine…” disse Bretagna.
“Non abbiamo distrutto la pietra, ma ce l’abbiamo
noi ora” intervenne Punma.
Françoise continuava a rigirarsi la gemma tra le
dita… “A cosa stai pensando?” le chiese
Joe…
“A tante cose…questo viaggio ha significato molto
per me…”
I tre rimasero in silenzio ad ascoltarla “Sono cambiate
così tante cose in pochi giorni… ho trovato una
vera amica, anche se lontana di secoli da me…ho avuto
finalmente l’amore che desideravo da tempo… non
avrei mai creduto di provare tanta
felicità…”
I quattro si unirono in un abbraccio sincero e rimasero così
finché non sentirono la familiare sensazione di essere
trascinati via…
“Torniamo a casa…” e mentre Joe diceva
queste parole, le loro figure scomparvero dalla sabbia del deserto che
circondava la grande piramide del generale Thinis.
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