I can see how you are beautiful,
can you feel my eyes on you?
I'm shy and turn my head away.
Working late in diner Citylite,
I see that you get home alright,
make sure that you can't see me
hoping you will see
me…
[…]
Obsessed by you, your
looks, well,
anyway "I would
any day die for you"
I write on paper and
erased away.
Still I sit in diner
Citylite, drinking coffee and reading lies,
turn my head and I can
see you.
Could that really be
you?
Martedì
Sono
tornato a Beacon Hills, dopo
aver promesso a me stesso che non l’avrei mai fatto. Ma mi
hanno richiamato le
spoglie martoriate di mia sorella, qualcosa a cui non potevo dire
“no” e
voltare le spalle.
Laura.
Sento ancora l’odore del
terriccio smosso mentre la seppellivo, ne percepisco la consistenza
molle sotto
queste dita scaldate dalla tazza di caffè che mi ha servito
quel ragazzino. Ed
è passata una settimana.
Rientra
nel mio campo visivo. Sì,
il ragazzino. Si fa chiamare Stiles. Ma non si ferma mai? È
irritante.
Giovedì
Ancora
qui. Chissà perché scelgo
di torturarmi venendo nel locale preferito di Laura.
Siedo
nell’angolo, scruto le uova
strapazzate nel piatto e, ovunque io guardi, gli occhi incrociano
sempre quella
saetta di ragazzino. Non riesco a farne a meno, tendo il mio udito
lupesco alla
quantità di cose assurde che escono dalla sua
bocca… mi lascio distrarre, mi fa
bene. Parla a Francis dietro la cassa di una ragazza, una ragazza di
nome
Lydia. Dice che diventa ogni giorno più bella e lo manda in
confusione totale.
Dice che il suo nuovo profumo lo fa impazzire e ha girato per tutte le
profumerie di Beacon Hills pur di trovarlo…
Odore.
Capace di canalizzare
l’olfatto, afferro solo il suo, appannando il resto. Riesco a
cancellare il
caldo effluvio sfrigolante che proviene dalle cucine e rotola nei
piatti dei
clienti. Catturo l’essenza concentrata sulla sua nuca bianca,
svelo la chimica
elementare e disarmante del sudore, le ombre profumate dei sogni che
vibrano
sulla sua pelle. Un odore perfetto, raro, articolato in una sonata di
violoncello estatica per i miei sensi perennemente all’erta.
Lascio
una mancia sul tavolo
-senza sapere se sarà in effetti lui a riceverla- prima di
cercare d’istinto
una via di fuga. Sono obbligato a passargli accanto per uscire; non lo
guardo,
ma so che lui invece lo fa. Scava con fame curiosa dentro al mio
sguardo fisso
su un orizzonte che non c’è.
Al
diavolo.
Venerdì
Il
ragazzino non c’è, stasera.
Meglio così.
Ordino,
consumo e vado via.
Comunque,
dovrei decisamente
smetterla di venire qui.
Martedì
Questo
nell’angolo sta diventando
il mio posto abituale. È il posto dei solitari, il posto di
chi odia dover
parlare, il posto di chi vuole osservare ma non essere osservato, il
posto di
chi soffre con distacco e con distacco si nutre, il posto di chi si
trascina lugubremente
da una notte all’altra senza più sapere in che
direzione scorra la propria vita
Come
l’animale che sono, giro in
tondo e mi mordo la coda. Non so chi ha ucciso Laura, né per
quale motivo; non
so se sia giusto restare o tornare dove mi ero costruito una vita
lontano da
una vecchia villa che sotto i miei occhi ancora brucia; non so cosa
farne di
me, della mia sporadica esistenza. Non saprei spiegare il
perché, ma avere una
routine in questi giorni persi mi fa sentire meno allo sbando,
intorpidisce le
mie insicurezze e mi aiuta a sentirmi normale.
Oggi
quello che ha tutta l’aria
di essere il suo migliore amico è venuto a trovare Stiles.
Hanno molta
confidenza, si comportano come la tipica coppia di cazzoni della loro
età.
«Di
chi è la Camaro qua fuori?» è
la prima domanda che il ragazzo dalla pelle olivastra fa
all’altro. Il modo in
cui lo dice fa sembrare una cosa disgustosa possedere un’auto
di lusso. Si fa
ciondolare lo zaino sulle spalle mentre attende la risposta.
Con
la coda dell’occhio mi
accorgo che Stiles fa un cenno della testa nella mia direzione.
«Derek Hale, è
solo qualche anno più grande di noi.»
«HALE?
La sua famiglia…»
«Shhh,
Scott! Abbassa la voce. È
laggiù.» boccheggia Stiles, muovendo
freneticamente le mani.
L’altro,
incuriosito, lancia una
rapida occhiata verso di me. Il mio grugno imbronciato lo intimorisce.
«Cosa ci
fa qui? Voglio dire, perché sarà
tornato?» bisbiglia, come se questo potesse
impedirmi di ascoltare la loro conversazione.
«E
io come faccio a saperlo?»
esclama Stiles, alzando gli occhi al cielo.
«Ma
tu sai sempre tutto!» replica
Scott con aria poco sveglia.
Non
mi va più di origliare quello
che si dicono. Non c’è nulla di interessante,
ormai cominciano a vertere su di
me: no, grazie, so già quello che di funesto si mormora sul
cognome “Hale”.
Giovedì
Il
giornale locale di Beacon
Hills riporta uno scoop di quelli eclatanti. Un uomo, un autista,
è stato
trovato in fin di vita in uno degli scuolabus posteggiati al liceo.
Sangue ovunque,
una cruenta scena del crimine che di solito si vede solo in tv.
In
città non si parla d’altro. Stiles
e Scott ne discutono con timore e, allo stesso tempo, con morbosa
curiosità. Hanno
tutta l’aria di sapersi cacciare nei guai, questi due.
Stupido
ragazzino! Accartoccio un
lembo del quotidiano su cui ho scarabocchiato delle parole senza alcun
significato.
Comunque
mi sono accorto di una
cosa: non viene più a servirmi. Fa di tutto per evitarmi,
anche se non ha fatto
parola con nessuno del motivo. È nervoso quando sono nei
paraggi, l’odore
cambia, si fa acre, le sue pulsazioni impazzano e mi volta le spalle.
Ha paura.
Mi
alzo e vado via, promettendomi
di lasciarlo in pace e non mettere mai più piede qui dentro.
Domenica
Non
ce l’ho fatta. Sento lo
sguardo di Stiles pesare sulla mia persona mentre bevo il
caffè, come se oltre
ad avere paura di me, mi compatisse anche. Devo apparirgli davvero
patetico, un
giovane uomo che non ha sulla faccia lo straccio d’un sorriso
e sembra non aver
niente di meglio da fare che mangiare un boccone con nessuno accanto.
Faccio il
possibile per non incrociarlo, per guardare da un’altra
parte, combatto contro
l’impulso di intrappolare quelle iridi lucenti fra le mie.
Perché in fondo so
che non posso permettermelo, in nessun modo. Eppure il ragazzino
è ormai un
piccolo rituale della buonanotte; vengo qui da Citylite, ceno, lo
ascolto, lo
ammiro, imparo a conoscerlo senza che lui lo sappia, via sulla Camaro e
mi
addormento stringendo fra le dita sogni evanescenti.
E
più so, più voglio sapere.
Più
mi avvicino e più vorrei
allontanarmi. Sei solo, Derek, e solo devi restare.
E
allora perché mi ostino a
pensare a lui per dimenticare che il vento scricchiola fra le assi arse
della
mia vecchia casa minacciando di buttarla giù per sempre? Mi
rintano nella
polvere e nell’oscurità, accarezzando il ricordo
in un luogo lugubre e desolato
che un tempo era amore, gioia, famiglia. Mi faccio del male,
così poi sarò più
forte, sempre di più.
Stiles.
Gli devo qualcosa per
avermi tenuto compagnia senza che lui lo volesse o che io lo volessi.
È per
questo che stanotte lo seguirò. Mi assicurerò che
per strada non accada nulla,
che dorma al sicuro nel suo letto mentre fuori la luna piena
è alta e
bianchissima. Sono del tutto convinto che ci sia un’Alpha in
giro, riesco a
percepirlo, mi sta chiamando tacitamente e io gli resisto…
Aspetto
in macchina, parcheggiata
a passabile distanza dalla Jeep azzurra di Stiles. Non deve accorgersi
di
quello che sto facendo o, probabilmente, mi denuncerà a suo
padre per stalking.
Hm, già, è il figlio dello sceriffo
Stilinski… mi ricordo di sua madre, e di
come morì… Ma lui? Lui dov’era?
Perché non l’ho mai visto prima? Ho rimosso
qualche viso fra quelli che una volta conoscevo? O forse era
semplicemente
troppo piccolo, allora, per uscire di casa da solo?
È
quasi l’una quando stacca dal
lavoro. Ho passato due ore a fingere di non sentire il richiamo
dell’Alpha,
dannatamente vicino. I sensi mi rivelano che è il mio Alpha, anche se questa ipotesi
è assurda e non mi spiego come
sia possibile. L’unica certezza è che mia sorella
è stata fatta a pezzi: non è
forse opera degli Argent? È tutto così folle e
vago e io non faccio altro che
perdere tempo. Non avere basi solide su cui poggiare le mie convinzioni
mi
divora più dell’istinto lupesco. Mi consumo dal
desiderio di capire, di trovare
una strada che non sia un vicolo cieco!
Ma,
per adesso, la mia
preoccupazione si focalizza sull’incolumità di
Stiles. Ho cattivi presentimenti
per stanotte; accadrà qualcosa di spaventoso, di nuovo, e
Beacon Hills non
dormirà sonni tranquilli.
Marcio
in seconda, non accelero
per non dargli motivo di pensare d’essere pedinato. Mi
mantengo lontano ma
imito la sua traiettoria con fermezza. I miei fanali proiettano
dolcemente fasci
di luce gialla sulla carrozzeria retrò della sua Jeep ed
è come se fossero i
prolungamenti delle mie mani che lo raggiungono.
Le
mie mani sono su di te,
Stiles. Solo per proteggerti, è chiaro. Sono capaci di
contenerti
tutto intero,
piccolo uomo, così nessuno potrà osare toccarti. Neppure
io.
Salve! Era da un po’ che non pubblicavo
in
questa sezione! °O°
Come
avrete intuito, l’ascolto
prolungato di “Shy”
dei Sonata Arctica mi ha ispirato un sacco di Sterek feelings che
dovevo
esplicitare in qualche modo… Ne è uscita una
mini-long di due capitoli. Una
cosetta veloce, insomma.
L’aggiornamento
dovrebbe arrivare
presto ma non posso garantire nulla.
Sì,
ehm… come al solito, fatemi
sapere se Derek vi sembra OOC ;___;
p.s.
Per chi non l’avesse capito,
qui il morso inferto a Scott viene ritardato. Anche se, nel frattempo,
Peter ha
già cominciato il suo piano di vendetta u.u
Ma
tanto questa è solo la “cornice”,
mi concentrerò unicamente su Derek e Stiles.
Un
bacio a tutti :*
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