Luna
Luna camminava con aria persa per i giardini, facendo i
conti con una nuova emozione che si era impadronita del suo cuore e del suo
animo, rendendola tristemente felice e rassegnata.
Era da molto ormai che si sentiva così, aveva scritto a suo
padre e lui le aveva detto che era colpa del canto dei Nargilli in amore,
mentre Madama Chips sosteneva che fossero i cambiamenti di stagione;
né l’uno né l’altro, e tanto per non trascurare niente, non
era nemmeno la crescita.
L’aveva capito solo poche ore prima e la verità le si era
istallata nel petto come un mattone, lasciandola tramortita e spaventata dalle
sue stesse emozioni.
E questo per un semplice motivo: lei era Luna Lunatica
Lovegood.
E Luna Lunatica Lovegood non poteva permettersi di essere
innamorata di un ragazzo, men che meno di uno popolare e ricercato.
Se il suo cuore le avesse chiesto consiglio lei le avrebbe
detto di non innamorarsi affatto, ma certe cose non si decidono.
A nessuno l’avrebbe detto;
avrebbe combattuto contro quella fiammella che le bruciava
nel petto e sembrava corroderla da dentro, facendola impazzire, e infine
avrebbe vinto e l’avrebbe spenta!
Sarebbe sempre stato il suo piccolo segreto.
Se lo sarebbe portato nella tomba, sparando che nessuno si
accorgesse del suo enorme desiderio di vedere il più possibile quel ragazzo, si
specchiarsi nei suoi occhi un ultima volta e di ascoltare la sua voce fredda,
romantica e così naturale…
Fece ancora qualche passo incerto e poi si voltò verso il
castello, mentre i suoi occhi vacui si
posavano sulla finestra di Incantesimi, dove poco prima era successa la
tragedia.
Lei stava rimettendo i libri nella borsa e come sempre era
l’ultima ad uscire e mentre raggiungeva la porta si incrociò con la classe
mista Serpeverde e Grifondoro dell’anno dopo.
Lei si era guardata intorno persa e per poco non si era
scontrata con il ragazzo.
Aveva alzato gli occhi e subito li aveva sgranati perché
nello stesso istante che l’aveva guardato in faccia, aveva capito cos’era quel
peso sullo stomaco.
Non aveva ascoltato le sue distratte scuse ed era corsa
fuori, nei giardini trascinandosi dietro la borsa.
Lo amava come non aveva mai amato nessuno ma non poteva
permetterselo.
Lei era Luna Lunatica Lovegood, la brutta, la stramba, l’asociale,
quella a cui fare gli scherzi, quella che crede in qualunque cosa non abbia
spiegazione, quella che veste come se avesse l’armadio in fiamme, quella con le
lune, quella silenziosa…l’ultima persona alla quale quel ragazzo avrebbe dato
il permesso di innamorarsi di se.
Si sedette sull’erba e pianse molto, sapendo che avrebbe
sofferto vedendolo con altre ragazze e per molto tempo, visto che l’amore vero
non si spegne facilmente.
Non nutriva nemmeno la minima speranza che prima o poi lui
l’avrebbe guardata e nemmeno nei sogni più fantasiosi si immaginò mai a
parlargli o a stringerlo forte in un abbraccio caloroso.
Aveva accettato la realtà così come accettava il canto
d’amore dei Nargilli, vivendo tutto come di passaggio, con un aria di distratta
stupidità.
E non aveva mai dato un nome a questo, mai chiarito le cose
nemmeno alla sua mente, perché i problemi si possono ignorare finchè non sono
concreti, ma come fai il loro nome si materializzano davanti a te e allora è
difficile aggirarli.
E il suo problema aveva un nome così dolce che nessuno
l’avrebbe mai considerato tale: Amore.
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C'è qualcosa in questa ff che
non mi soddisfa. Come sempre, accetto critiche e suggerimenti meglio dei
complimenti incondizionati.