“credevo di aver perso? O sei tu che ti sei confusa con le scommesse?”
chiese Taisho che stringeva a se la donna.
“deficiente, che non sei altro!” disse dandogli un pugno non tanto forte
allo stomaco. La faceva sempre incavolare, però adorava quella smorfia divertita
che gli si dipingeva sul viso.
“vorresti diventare mia moglie?” Taisho arrossì, anche se era un
donnaiolo senza speranza, in fondo non aveva mai fatto una cosa del
genere.
“cos’è vorresti riparare al danno?” chiese lei con un tono di
sfida.
“scema, se fosse così avrei 300 mogli! Te l’ho chiesto perché io.. ti..”
arrossì di nuovo, “io ti amo!”
Shukumei sorrise, questa
volta era un sorriso dolce e pieno di amore e in quel istante a Taisho sembrò
più bella di quello che era già.
Si scambiarono un altro dolce bacio.
“si!” rispose, una semplice sillaba che riempì il cuore di Taisho di
felicità.
Ryokotsusei si era gettato nel fiume gelato, voleva calmarsi voleva
essere impassibile come si addiceva a un vero demone. Nuotò contro corrente per
sfogare tutta la rabbia cha aveva in corpo.
Dopo poche ore tornò a casa fradicio.
“ehi che ti è successo?” chiesero in coro Taisho e Shukumei.
Ryo non rispose andò direttamente in camera sua, prese le sue cose, e
uscì.
“Ehi ma che ti prende?” gli urlò contro Taisho, ma lui continuava dritto
per la sua strada senza voltarsi, sembrava stanco, e i suoi occhi erano tristi,
senza più vita.
Taisho gli corse dietro e lo fermò tirandolo per un braccio.
“si può sapere che ti piglia? Abbiamo sempre parlato che ti è successo?
Sei davvero strano!”
“Taisho lasciami andare!”
“Ehi Ryo mi dici che è successo? Mi stai facendo preoccupare sul
serio!”
Taisho si preoccupava per lui? Allora forse non è vero che di lui non gli
importi un fico secco. Lui si preoccupava. Perché appena sentì la sua voce non
riusciva a continuare per la sua strada?
Shukumei lo guardava preoccupata, “ti è successo qualcosa?” chiese la
donna.
Rabbia, vedere lei gli suscitava rabbia, non che la odiasse, avrebbe
voluto urlare che loro due l’hanno tradito che hanno ferito i suoi sentimenti
che avevano agito d’impulso senza pensare che lui poteva soffrirne, che infondo,
è sempre stato lui a stargli accanto, che è stato con lui che ha diviso momenti
di gioia e di dolore, che lei si è intromessa nella loro relazione dividendoli,
dividendo due anime gemelle, “ho bisogno di andare!” rispose alla fine, non
poteva confessare i propri sentimenti non lo avrebbero capito, lo avrebbero
preso per un deviato, perché anche lui andava con le donne, non poteva
pretendere che lui capisse e accettasse, molto probabilmente non lo avrebbe più
trattato come prima, non avrebbe capito, che aveva scoperto di amare lui, che lo
chiamava fratello!
Taisho aveva ancora quella faccia preoccupata, “devo andare da quella
stupida di Kaori!” mentì.
Taisho si tranquillizzò “ah, capisco allora non ti fermerò vai pure dalla
tua donna!” disse strizzandogli l’occhio.
Aveva deciso di stare lontano da lui, che magari standoci lontano lo
avrebbe dimenticato.
Ma si sbagliava di grosso perché ogni giorno che passava lui sentiva
sempre di più la sua mancanza.
Non tornò da loro per un periodo che a lui sembrava infinito, i suoi
giorni all’inizio erano tormentati dal pensiero di lui, poi a poco a poco
sembrava che si calmasse, come quando muore una persona cara, le ferite
guariscono con il tempo, gli venne nostalgia del suo fratellone albino, voleva
vederlo.
così dopo qualche anno decise di tornare
“Ryochan!” Taisho aveva appena lasciato cadere a terra un bicchiere di
ceramica con del the!
Era da tanto tempo che non lo vedeva e si sentì così felice, di aver
ritrovato il fratello.
Gli diede una stretta virile, “bentornato, ma dove sei stato? Sei
scappato, senza spiegarci niente, e Kaori?”
Ryochan sorrise non era cambiato per niente, sapeva che se lui volesse
poteva trovarlo facilmente ma aveva deciso di lasciarlo decidere da solo se
tornare o no.
Lo fece entrare in casa, “che bello, dai entra ti preparo del buon
the!”
“SHUKUMEI guarda chi è venuto a trovarci?!”
Una porta scorrevole si spostò e la prima cosa che vide fu un pancione,
Shukumei si muoveva a fatica era incinta, e dall’aspetto sembrava già ora di
partorire.
Di nuovo quella sensazione orrenda che gli veniva da dentro: gelosia,
rabbia, odio.
Credeva di aver superato tutto che ormai si era rassegnato ad amarlo a
distanza segretamente per non perdere la sola cosa che lo univa a lui,
l’amicizia.
Ryokotsusei si sollevò allarmato, “cosa significa?” chiese quasi
preoccupato.
Taisho si avvicinò alla donna e l’abbracciò, “aspettiamo un bambino^^!”
Taisho era raggiante.
No non riusciva ad accettarlo, credeva che anche lei fosse una cotta
passeggera per Taisho, ma la cosa che lo tormentava di più è che lo sapeva che
quei due si amavano, ma sapere che anche loro se ne erano resi conto lo
tormentava di gelosia.
“Auguri!” rispose, senza trasporto senza emozioni, atono e
gelido.
La cosa ferì Taisho. L’atmosfera si fece pesante, e Shukumei decise di
lasciarli soli.
“ah sono stanchissima questo frugoletto mi porta via tanta energia,
scusami Ryo ma vado a riposarmi!”
Lui annuì.
“che c’è Ryo non sei contento?”
“potevi informarmi!”
“lo so scusami, ma tu eri cosi strano quando te ne sei andato, credevo
che saresti tornato subito, che mancavi solo per qualche giorno,invece non
tornavi e non davi tue notizie, credevo che ci avevi abbandonato definitivamente
per non tornare mai più, credevo che non ne volevi sapere più niente di
noi!”
Ryo lo guardò negli occhi “sei un coglione, le cose importanti dovevi
farmele sapere!!”
Perché il cuore giocava quei scherzi crudeli?? Distolse gli occhi, non
voleva che lui si accorgesse dei suoi sentimenti e purtroppo i suoi sentimenti
non erano scemati neanche un po’, erano ancora forti dentro di se, e soffriva
nel non poterlo toccare, nel non poterlo abbracciare, come faceva lui con
Shukumei.
“torna a vivere con noi!” più che un affermazione era una
domanda.
“Non posso!”
“ma perché? Guarda che lo so che non sei andato a vivere con Kaori, io
non ti chiedo cosa tu abbia fatto, ma perché non torni qui, e vivremo come un
tempo, assieme, ci divertiremo un sacco!”
“no!”
“dai..” Taisho gli diede una piccola spinta, “dai, mi manca la presenza
di un uomo in questa casa!”
Ryo cercò i suoi occhi per mostrargli la sua fermezza, con lo sguardo, e
dirgli di no guardandolo negli occhi.
Ambra, i suoi occhi sembravano due pietre di ambra, e lo sguardo così
penetrante che lo rendevano maledettamente affascinante, gli tolsero ogni
certezza, infondo gli mancava era tornato lì perché gli mancava.
“e va bene, per un po starò con voi!” sbuffò, si era fatto sconfiggere
dai suoi occhi, ora capiva perché le donne non riuscivano a dirgli di no, lui ti
disarmava con il suo fascino.
Taisho non si trattene gli si gettò addosso per fargli una manovra di
wrestling, era un loro modo singolare di giocare e divertirsi, “Ha ha ha,
bentornato fratellino!!” diceva mentre stringeva la presa.
“UGH, non sei cambiato di una virgola!” Ryo si liberò un braccio e con
una spinta di reni, ribaltò la situazione, bloccandogli i movimenti delle
braccia e delle gambe, “me lo ricordo ancora come si fa sai?!”
Taisho sorrise, il fratellino era tornato, finalmente.
No, perché gli sorrideva a quel modo? Non avrebbe resistito ancora per
molto, le gote di Ryo arrossirono, avrebbe tanto voluto poggiare le sue labbra
su quelle del demone albino.
Crash!!
Il rumore di ceramica che si rompeva distrasse Ryo.
Taisho si sollevò preoccupato e corse verso le stanze da
notte.
Shukumei era a terra si teneva la pancia, e ai suoi piedi c’era un
liquido che assomigliava a dell’acqua.
“SHUKUMEI stai bene?” chiese preoccupato Taisho, la prese e se la mise in
braccio.
“mi si sono rotte le acque!” rispose sofferente lei.
Fuori dalla capanna di Kaori Taisho camminava nervosamente avanti e
indietro, Ryo era seduto sull’erba, e fissava il manto verde sotto di
se.
“UWAAAAH” un pianto liberatorio invase la radura dove si trovavano i due
demoni.
Dalla porta uscì Kaori, che si stava asciugando le mani, ad un
panno.
“è un bel maschietto!” disse sorridendo.
Taisho non rispose nemmeno la spinse quasi via ed entrò nella capanna.
Shukumei gli sorrideva aveva il viso stanco, ma i suoi occhi brillavano di
felicità.
Gli diede un fagotto, avvolto tra la stoffa c’era un bellissimo bambino
con gli occhi chiusi, aveva un ciuffetto di capelli argentati, e sulla fronte
aveva un segno, proprio come quello della madre una falce di luna blu! Taisho
non riusciva a dire una parola era troppo felice, non sapeva cosa dire, si
limitò ad ammirare il nuovo arrivato, che già sentiva di amare.
Ryo guardava la scena da fuori, Taisho era felice, ma lui si sentiva
morire dentro, lui non sarebbe mai stato capace di renderlo così felice, da
lasciarlo senza parole, che per Taisho era una vera rarità.
Kaori si era accorta del suo sguardo triste, si morse il labbro, era
ancora gelosa, e questo poteva significare solo una cosa, ne era ancora
innamorata.
Kaori si inginocchiò d’avanti ad un secchio, cominciò a lavare dei
panni.
“sei innamorato di lei vero?” chiese Kaori con il tono un po
arrabbiato.
“che cosa?”
“non fare il finto tonto con me, ho notato come li guardi, tu li
invidi!!”
“non dire sciocchezze!”
“tsk, se ti ostini a tenerti tutto dentro prima o poi la gelosia ti
divorerà l’anima!”
“fatti gli affari tuoi!”
“certo non sono affari miei!” non dovevano esserlo non doveva più
interessarsi a lui, e adesso che sapeva che lui non la amava doveva essere più
semplice dimenticarlo, ma allora perché si sentiva soffocare? Perché gli era
venuta voglia di picchiarlo?
Si sollevò e si avvicinò a lui gli sfiorò le labbra con le sue, ma Ryo
rimase freddo e impassibile.
“avevo ragione, tu ami lei!” una lacrima le rigò la guancia. No non
doveva accadere non voleva mostrarsi debole di fronte a lui. Abbassò gli occhi e
prendendo il secchio entrò nella capanna.
“non sono innamorato di lei!” disse Ryo prima che lei entrasse. Ma lei
non gli credeva. Quello sguardo lo conosceva bene, perché molte volte era lei
che lo guardava così, ma lui non se ne accorgeva.
Passarono degli anni, Ryo come aveva detto visse con loro per un po, ma
ogni giorno, lui diventava sempre più strano sempre più irascibile e nervoso,
ormai non sopportava più la presenza di Shukumei, ed evitava con ogni mezzo di
incontrare lui, gli anni passarono e lui per non pensarci aveva conquistato
altre terre andando in guerra, cambiò, ormai era diventato crudele, il sangue e
le violenze lo avevano cambiato.
Dopo un paio di anni che era andato via per poter conquistare le terre
confinanti a nord, tornò vittorioso. Entrò nel giardino della casa degli
inuyoukai, vide un ragazzino di almeno 9 anni che giocava con una spada troppo
grande per lui, il bambino si voltò e Ryo ebbe un tuffo al cuore, sembrava
Taisho quando era piccolo, aveva solo i capelli sciolti e un marchio sulla
fronte.
“ciao Ryochan!” la voce di Taisho fece voltare il dragone.
“cavolo è il tuo ritratto!” commentò.
“già, lo dicono tutti, tale padre tale figlio!”
La sera che lui tornò si festeggiò, erano tutti felici, avevano
conquistato un altro regno.
“è stata una bella festa vero?” chiese Shukumei sedendosi vicino a
Ryokotsusei.
Ryo non rispose aveva una bottiglia di sakè in mano ne ingoiò il
contenuto.
“già!”
“sei cambiato parecchio ultimamente, prima eri molto più gentile con
me!”
“mh!? Perché adesso non lo sono più?”
“si lo sei ancora, ma prima mi eri più amico,prima parlavi, se non con me
almeno con Taisho!”
“non credo che siano affari tuoi se io e lui parliamo o meno!”
Non sopportava che lei si intromettesse tra loro due, lei aveva lui e
aveva avuto un figlio da lui, perché voleva ancora interferire tra loro
due?
“sai sono preoccupata, Taisho è un po triste ultimamente, io credo che
sia perché ha paura che tu ti stia allontanando da lui, da noi, io lo vedo che
soffre!”
“lui soffre?” chiese retoricamente, cominciò a ridere era una risata
sarcastica, “lui neanche sa cosa sia la sofferenza!” disse con il cuore
amaro.
“ma che dici?”
“lui ha tutto ciò che si puo desiderare, ha un regno i cui sudditi lo
ammirano, ha una moglie che ama ed è ricambiato, con altrettanta passione, ha un
figlio da te, lui non sa neanche cosa significhi soffrire!”
“vedi a cosa mi riferivo? Tu stai soffrendo e noi non sappiamo perché, è
questo che lo fa soffrire, perché non gli parli e ti confidi con lui?”
“mamma!” il piccolo sesshomaru si era alzato nel cuore della
notte.
“che c’è piccolo, non riesci a dormire?” chiese prendendolo in braccio e
portandoselo via.
“parla con lui!” disse prima di andarsene Shukumei.
Il piccolo Sesshomaru guardava ryokotsusei seduto sulla panca di legno,
quel uomo non gli piaceva e senza farsi accorgere dalla madre gli fece una
linguaccia, non era vero che aveva avuto un incubo, era andato li per attirare
l’attenzione della madre per allontanarlo da lui e averla tutta per
se.
Ryo ricambiò la smorfia con un'altra. Rimase poi li fermo a osservare i
capelli di Shukumei che si confondevano con quelli del piccolo.
Ryokotsusei strinse di più la bottiglia rompendola, parlare con lui
significava confessargli tutto, non poteva farlo, non ci riusciva!
Ryokotsusei si era buttato sul suo fouton svogliatamente, non aveva
sonno.
Si alzò di nuovo, voleva fare una passeggiata per vedere se il silenzio
aiutava a conciliare il sonno.
Camminava a piedi nudi poggiando i piedi sui ciottoli, davano una bella
sensazione sembrava un massaggio.
Sentì bisbigliare si fermò, non aveva voglia di incontrare nessuno voleva
stare solo.
-è la voce di Taisho- pensò, si avvicinò piano nascondendosi dietro ad un
cespuglio contro vento, altrimenti Taisho avrebbe sentito la sua
presenza.
Era lui che parlava con Shukumei.
“finchè tu sarai con me andrà tutto bene! Ti amo!” disse Taisho
stringendo la donna a se.
“Ti amo da morire!” ripetè. A Ryo quelle parole sembravano due
pugnalate al cuore, due crudeli pugnalate, Taisho cominciò a baciarla in modo
più passionale, insinuò la sua mano nel vestito scoprendo la coscia della
demone, la afferrò dai glutei sollevandola, lui cominciò a baciarle il
collo.
“dannazione!” imprecò silenzioso Ryo, quei due avevano ancora quella
carica di passione delle loro prime volte. Lei già ansimava e lui cominciava a
spogliarla pian piano.
La loro voce ansante era una lenta tortura, una lenta e crudele tortura
per Ryokotsusei.
“così vuoi sapere perché soffro?” un bisbiglio che riempì di disperazione
il demone.
Era deciso, la gelosia lo accecò lo avrebbe fatto soffrire, almeno quanto
stava soffrendo lui.
“tieni Ryo!” disse Shukumei porgendo il the al demone.
Fu in quel istante che Ryo la aggredì alle spalle, facendola
svenire.
Adesso rimaneva soltanto aspettare che venisse Taisho e avrebbe agito
come aveva programmato li avrebbe fatto soffrire come soffriva lui.
Legò Shukumei alla catene della torre, e aspettò che arrivasse
lui.
Voleva mostrargli cosa significava vedere la persona che ami congiungersi
con un altro, mentre tu sei lì impotente e stai bruciando dalla gelosia.
“che diavolo..?” stava dicendo Taisho che aveva visto Shukumei appesa
alla parete.
Ryokotsusei prese uno strano uovo dalle tasche e lo puntò verso di lui,
che si ritrovò a essere bloccato dalle spire di quel demoniaco
affare.
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“AH!” “AH!”
Nel cuore della notte in due lati opposti del Giappone due demoni si
erano risvegliati bruschi, tormentati da un lungo incubo, dal ricordo del
passato.
Un demone cane e un demone drago, entrambi che desideravano che il
passato fosse solo un brutto incubo.
Taisho si guardò in giro per la grotta, vicino al fuoco c’era Totosay
addormentato e avvolti dal suo mantello c’era suo figlio e la sua donna
Izayoi.
Izayoi il suo presente la salvezza della sua anima!
Continua…
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