Una vita da non vivere.

di Allyy
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Ein, Zwei, Drei ... ALT!

 

Una voce aspra e metallica mi sveglia di soprassalto.

 

Ho paura di aprire gli occhi.
Ho paura di affrontare la realtà.
Ho paura di vivere.

 

Ma è inevitabile, sollevo una palpebra ed ecco il finimondo.
I generali tedeschi urlano a più non posso, i bambini piangono, le mamme disperate gridano con le lacrime agli occhi, gli anziani si rassegnano.
Vedo pistole, divise militari, stelle di Davide, morti, insomma, vedo la Guerra.

Ho tredici anni, ma sono una ragazza già vecchia, i miei occhi sono stanchi e colmi di immagini di una crudeltà infinita. Ho le rughe agli angoli della bocca, il mio cuore sta diventando di pietra, questa guerra mi sta strappando tutto ciò che mi era rimasto. Sono in balia degli avvenimenti, come una foglia spezzata che il vento impetuoso porta con sè.

Mi giro di scatto, dov'è Fiamma?! La cerco disperatamente, niente, non si trova. Mi faccio coraggio, stringo forte la mia penna in tasca ed esco dal treno.

Un tedesco mi squadra dall'alto in basso.

 

«AUF DER RECHTEN SEITE!», urla, indicandomi la sua destra.

Mi sposto velocemente ed impaurita, ed ecco che un «Ali!» mi salva!
Fiamma mi si avvicina e dice: «Vieni con me, noi ragazze dobbiamo stare da quella parte.»
Noto una fila di donne che, con la parola 'sottomissione' scritta in fronte, si avvicinano ad una stanzetta sporca. Cerco di leggere l'insegna:

H..IER Ha...R GE..SH.TTEN

Non capisco, questa maledetta scritta è sbiadita ed incomprensibile, chiedo così alla signora davanti a me.

«Scusi, sa cosa c'è scritto là?»
«Qui vengono tagliati i capelli.»
«Cosa?! E perché?? I miei lunghi boccoli neri, no, non possono!»
«Shh.» E' l'unica risposta che ricevo.

Trascorrono attimi interminabili, poi, ecco il mio turno!

Entro nella stanza e in pochi secondi sono fuori. Sfinita, triste, arrabbiata, brutta. Con forbici enormi e qualche coltello mi hanno rasata, ho molte ferite sulla fronte ed un taglio abbastanza profondo in mezzo alla testa. Provo a sfiorarlo, ma il sangue mi inonda. Ho la nausea, sto davvero male, sento che sto per svenire, quando percepisco appena forti mani sorreggermi per la vita. Perdo conoscenza per qualche minuto e, al mio risveglio, trovo due occhi azzurro ghiaccio scrutarmi con fare indagatore.

«Aiutooooo!» urlo.
«Zitta!» risponde l'uomo con voce stridula.
Mi accorgo che sono sdraiata su una panchina, mi siedo e ritorno a fissare il misterioso sconosciuto. Noto che indossa una divisa tedesca, ora ho davvero paura, cosa vorrà farmi?! Con uno scatto repentino cerco di sfuggire dalla sua stretta, ma non ci riesco, sono troppo debole.
«Non muoverti!» mi intima.
Poi vedo che in mano stringe una pistola. Ed ecco che realizzo: mi vuole uccidere.
Evidentemente non sono brava a celare le mie paure, il generale si accorge che sono terrorizzata e ben cosciente, infatti mi dice:
«Muta! Vieni con me e non fiatare.»





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