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I
piccoli fiocchi di neve erano diventati grandi petali simili ai fiori
di ciliegio.
Nevicava
da tutta la mattina e le strade, erano coperte da quella deliziosa
polvere bianca, facendo sembrare il paesaggio così tranquillo
e silenzioso.
Qualche
macchina passava lasciando le classiche strisce sull'asfalto per poi,
venire coperte nuovamente dopo qualche minuto.
I
lampioni, producevano una luce arancione, rendendo l'atmosfera ancora
più calda.
Produsse
una nuvola di vapore che appannò immediatamente il vetro.
Le
aveva detto: “aspettami, questa sera torno a casa”. Così,
da quella mattina, era rimasta attaccata alla finestra ad aspettarlo.
Aveva
mangiato velocemente e aveva reso la casa splendente.
Non
aveva nemmeno visto il suo programma preferito.
Da
quanto era mancato? Tre mesi?
Il
suo lavoro era impegnativo e capitava sempre che si assentasse da
casa. Questa volta però era durato molto di più.
La
paga era stata buona e tutti i soldi, erano arrivati sul loro conto
permettendogli di pagare le bollette e un po' dei debiti che quella
casa nuova aveva creato.
Sospirò
Nami, stringendosi addosso il morbido plaid. Staccò lo sguardo
dalla finestra solo per poter vedere l'orologio appeso alla parete.
Segnava quasi le dieci.
La
tavola era imbandita per il suo ritorno e voleva cenare con lui.
Aveva
sempre mangiato sola e voleva la sua compagnia.
La
maggior parte del tempo la passavano a litigare certo, ma amava quei
momenti. Non avrebbe permesso questa volta un assenza così
lunga. Ne avrebbero discusso, parlato, urlato...lo avrebbe costretto
a portarla con se.
La
gatta salì sopra le sue ginocchia e si acciambellò,
godendosi il tepore che il radiatore e il suo corpo emanavano.
Un'altra
macchina passò e attenta, la studiò: non era la sua...
Rilassò
le spalle tornando contro lo schienale della seggiola. Perchè
stava così? Sentiva un vuoto nello stomaco e la mano pronta a
sollevare il ricevitore nel caso le telefonasse.
Voleva
vederlo...Subito...Non resisteva più a quell'attesa.
Le
fusa della gatta la distrassero staccandola da quei pensieri. Tolse
una mano dalle tasche e le accarezzò il morbido musino.
-Zoro...-Mormorò
il nome del marito-Manca anche a te vero?-In risposta, miagolò
sfregando la testa contro il dorso della sua mano.
Si
fermò quando sentì un rumore di ruote. Avevano quella
macchina da due anni e aveva imparato a conoscerne i suoni. Il suono
di quando tirava il freno a mano, di quando il motore si spegneva,
degli sportelli che si chiudevano e delle bestemmie che lanciava
quando prendendo la valigia dal sedile posteriore, sbatteva la testa
contro la portiera. Un luminoso sorriso le illuminò il volto e
spostando la gatta dalle ginocchia, si alzò in piedi scostando
la tendina.
Una
figura girata di spalle che si massaggiava la testa stava cercando di
posare sulla neve una valigia ingombrante.
Corse
verso la porta andando ad aprirla, senza indossare qualcosa di più
pesante per coprirsi dal freddo.
-ZORO!-Urlò
il suo nome facendolo voltare.
-Stupida!-Le
rispose vedendola correre contro di se e lasciando perdere la
valigia, la prese tra le braccia.
-Zoro...-Mormorò
di nuovo il suo nome affondando il volto nel suo petto.
-Ti
prenderai un malanno...-Le baciò ripetutamente i capelli,
anche lui felice di vederla.
La
neve iniziò a posarsi sopra di loro.
-Bentornato
a casa-.
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