Children of Bodom fanfic2
Carry me away from my pain
pt. 2
Flickan som lekte med
elden¹
I don't care if your world is
ending today,
because I wasn't invited to it anyway.
You said I tasted famous, so I drew you a heart
But I'm not an artist I'm a fucking work of art.
-Marilyn Manson, (s)Aint
Janika rimase sbigottita davanti all'espressione incerta ma sorridente
del suo interlocutore. Non era una novità, le aveva solo
confermato ciò che già sapeva. Ma sicuramente non
si
aspettava di trovarlo in quel bar, quella mattina, dopo il discorso che
le aveva fatto. Eppure era lì, accanto a lei, come se fosse
la
cosa più naturale del mondo, come se fosse ovvio; e lo era.
Ovviamente la giovane era a conoscenza dei sentimenti di Janne nei suoi
confronti e ovviamente era a conoscenza del fatto che il tastierista
stava soffrendo più di tutti per questa situazione. Ed era
solo
colpa sua. Perché proprio non riusciva a capire come un
ragazzo
potesse amarla e volerla proteggere senza volere nulla in cambio, non
riusciva a comprendere il suo amore spassionato e senza pretese; Il suo
rispetto per i suoi sentimenti e per la sua fragilità fisica
e
mentale. Semplicemente aveva sempre pensato che ognuno ha il
partner che si merita, e lei non si meritava la dolcezza di
Janne, ma il ruvido amore geloso e bramoso di Trygve. Pensava di
essersi sempre meritata la marea di botte che prendeva da lui, la forza
che usava per amarla e la violenza, tutta la violenza che le aveva
versato addosso.
Janne aveva abbassato la testa e fissava un punto indistinto sulla
tovaglia a quadretti, non stava veramente pensando a quello che aveva
appena detto, in realtà non stava pensando affatto. Le
parole
gli erano scivolate fuori dalla bocca con una naturalezza che quasi
l'aveva spaventato. In realtà non temeva le conseguenze ma i
suoi sentimenti. L'idea di andarsene, di abbandonare tutto e di
lasciare la band erano tornate ad accarezzargli la mente per poi
fuggire il più lontano possibile. Janika cercò le
parole
per rispondere, la sua voce era ancora la dolce melodia vellutata che
aveva fatto impazzire il ragazzo:
- Perché? Perché mi ami nonostante tutto quello
che ti
sto facendo passare? Perché mi ami anche se ti dico che non
ti
amo? Sei la persona più importante della mia vita, mi hai
fatto
capire la mia importanza ma, io non ti merito. Non merito il tuo amore.
Avevamo detto che non saremmo stati più che amici. E
funzionava.
Lo sai, io amo Alexi. -
L'altro annuì quasi impercettibilmente, voleva ribattere. Le
disse che non l'avrebbe lasciata andare, che non gli importava di
essere solo una seconda scelta. Avrebbe aspettato del tempo e sapeva
che prima o poi lei e Alexi si sarebbero lasciati. Perché la
ragazza aveva bisogno di sicurezza e stabilità sentimentale
e
fisica, cosa che il vocalist non sarebbe mai riuscito a darle.
In un primo momento lei pensò che si sarebbe dovuta
arrabbiare,
e urlargli di non dire queste cose perché era solo geloso di
tutto questo ma, probabilmente più di chiunque altro, sapeva
che
Janne aveva ragione. E continuava a non capire perché non si
arrabbiasse con lei, perché volesse proteggerla a tutti i
costi
e evitare di farla soffrire. Si limitò a dirgli "vederemo" e
a
uscire dal locale dopo aver pagato la consumazione che non aveva
neanche toccato.
Il tastierista la seguì, la prese per un braccio e la
fermò chiedendole se avesse voglia di andare a casa sua. No,
non
ne aveva voglia. Doveva andare a casa a fare una telefonata importante.
In meno di venti minuti Janika era di nuovo nel suo salotto, accese il
portatile e aspettò che la connessione internet desse segni
di
vita. Era ormai diventata un'abitudine da quando sua madre era via
quella di controllare le sue e-mail tutti i giorni, come se si
aspettasse che qualcuno le scrivesse qualcosa di davvero importante.
Aprì la casella delle mail e trovò una lettera da
Trygve:
"Cara Janika,
No, in realtà non mi sei affatto cara ma, in un modo o
nell'altro, dovevo aprire questa mail e ho scelto il metodo
più
usato.
Il nostro ultimo incontro è stato alquanto violento, non per
mia
scelta. Stupida ragazzina, secondo te come si sente un padre quando gli
viene detto che suo figlio è morto per un capriccio di una
bambina insolente? Male, molto male. Tu sai di esserti meritato
ciò che ti ho fatto e sai che non è finita.
Sì,
penso che ti denuncerò in tribunale per ciò che
hai
fatto. O forse non ce n'è affatto bisogno, forse il
tribunale
peggiore è quello che sta nella tua testolina vuota. Io
davvero
mi sto sforzando ma non riesco a capire come possa una madre uccidere
suo figlio. Insomma, se ti ritenevi abbastanza grande per venire a
letto con me lo eri anche per assumerti le tue
responsabilità.
Sapevi che sarei tornato e sapevi che avrei preteso mio figlio. Eppure
ti sei sbarazzata di lui, come se fosse un inutile peso per la tua
vita. Già, con un figlio a carico non ci si può
divertire, vero? Perché un bambino richiede
responsabilità
e competenza. Povero piccolo ... Possibile che tu non abbia pensato
neanche un secondo alle conseguenze? Non ti sei fatta troppi scrupoli a
sentirti Dio. In ogni caso questa e-mail te l'ho inviata solo per farti
sapere che fra di noi non ci sarà mai più nulla.
Hai
infranto tutto l'amore che provavo per te. L'hai gettato via. Non
cercarmi, non ti risponderò. Ormai è inutile. E'
Finita.
Per sempre.
A mai più rivederci,
Trygve"
Janika rimase qualche secondo a fissare lo schermo. Poi,
come a
scoppio ritardato, scoppiò a ridere. Cliccò
sull'icona
"rispondi" e scrisse solo due parole:
"Ma davvero?"
Si alzò dalla sedia e prese il telefono. Come
se dovesse davvero chiamare qualcuno. Sapeva benissimo che era stata
solo una scusa per allontanare Janne. Per stare da sola con i suoi
pensieri. La solitudine che aveva sempre temuto era ora l'unica cosa
che desiderasse davvero. Chiuse gli occhi e rimase ad ascoltare i
rumori che la circondavano: gli alberi che si scrollavano di dosso la
neve e i mobili che scricchiolavano. Sarebbe volentieri rimasta
lì, nel più totale silenzio, aspettando che la
vita le scivolasse dalle mani e facesse il suo corso senza di lei.
Avrebbe voluto guardare tutto come dagli spalti di un campo da calcio,
essere solo uno spettatore impassibile davanti a tanto scempio.
Probabilmente non le sarebbe piaciuto quello che vedeva, avrebbe voluto
chiudere gli occhi e sforzarsi di non piangere, ma poi si sarebbe fatta
coraggio, perché quella non era la sua storia. La ragazza
bionda che inscenava la tragedia non era lei. Ma avrebbe comunque
pianto, sarebbe comunque stata triste: Ma essendo consapevole che
quelli non erano fatti che la riguardavano. Sarebbe stata male solo
durante la catarsi poi, tutto sarebbe andato meglio. Ma forse lei non
avrebbe avuto tutta questa fortuna. Forse la sua vita era destinata a
essere una tragedia senza catarsi. Come quelle di Euripide che aveva
studiato quando era un'adolescente e quando la vita le sembrava tanto
semplice e bella, senza pretese e senza problemi che non si potessero
risolvere. Ovviamente prima della malattia di sua sorella, del casino
col suo ex ragazzo e prima che rimanesse incinta e conoscesse Janne ed
Alexi.
I suoi pensieri vennero interrotti dallo squillo del campanello. Lei si
gelò il sangue nelle vene. Sapeva esattamente cosa sarebbe
successo, sapeva esattamente chi avrebbe trovato dall'altro lato della
porta. Perse qualsiasi capacità di ragionare, si diresse
velocemente in cucina dove prese un coltello per il sushi, uno degli
arnesi più affilati che si potesse trovare in una cucina e
corse verso la porta d'ingresso; Guardò attraverso lo
spioncino e i suoi timori vennero confermati. Trygve. Era
lì. Con la faccia più strafottente che avesse mai
visto. Come se stesse ritornando a casa dopo una lunga giornata di
lavoro e si aspettasse di trovare la cena preparata e la moglie pronta
a dargliela. Janika nascose il coltello dietro la schiena,
aprì la porta e, sorridendogli, lo invitò a
entrare. Ovviamente era stupito di tutta quella gentilezza, non se la
sarebbe mai aspettata. Inarcò un sopracciglio e la
squadrò. Non era cambiata di una virgola. Era sempre la
solita nanetta bionda e troppo infantile. Ricambiò il
sorriso e le chiese se avesse letto la lettera. Certo che l'aveva
letta. E le dispiaceva tanto ... avrebbe voluto rimediare.
Riuscì quasi a farsi uscire una lacrima dagli occhi. Gli
disse che non era stata colpa sua, anzi lei avrebbe voluto avere questo
bambino e poterlo crescere insieme a lui una volta che fosse tornato.
Trygve la squadrò di nuovo. Quasi non riusciva a credere
alle sue orecchie. Poi Janika riprese a parlare:
- Ascolta, so di averti ferito e so che tu tenevi davvero a questo
bambino poichè era tuo figlio. Ma, come ho detto se avessi
potuto scegliere l'avrei tenuto e l'avrei cresciuto con te ma.. se
davvero vuoi che finisca così, non mi opporrò.
Lascia solo che ti dia l'ultimo abbraccio poi ognuno andrà
per la propria strada. -
Il ragazzo sembrava incerto sul da farsi. Ma era convinto delle parole
di Janika e compiaciuto del fatto che stesse tornando da lui
strisciando come un verme, esattamente come aveva sempre desiderato. Si
avvicinò a lei e le tese le braccia, lasciando che la
giovane le venisse in contro, le cinse le spalle con le braccia e
Janika prese il coltello che aveva infilato nei pantaloni,
allargò le braccia e si strinse a lui, conficcandogli la
lama nella schiena. Lui gemette e strinse più forte la
ragazza, come se tentasse di soffocarla, inconscio del fatto che
così facendo l'arnese andava più a fondo scavando
nella ferita. Janika estrasse il coltello e diede un calcio a Trygve
che cadde a terra, macchiando il tappeto di sangue, era completamente
privo di forze. Finalmente la giovane riusciva a sentire la forza nelle
sue mani, la vista le si annebbiò e in pochi secondi si
ritrovò sopra il corpo del ragazzo sferrandogli colpi al
petto prima col coltello poi a mani nude. Lui sputò un
fiotto di sangue misto a saliva e esalò il suo ultimo
respiro. Janika si alzò e si guardò le mani
intrise del liquido scarlatto, sentì le lacrime rigarle il
volto e cadde sulle ginocchia, come se qualcuno le avesse tirato un
colpo alla schiena, vide la sua faccia riflessa nel sangue sul
pavimento e inorridì. Cercò di alzarsi senza
successo e si ritrovò sdraiata a terra piangendo e fissando
il cadavere di fianco a lei.
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Come promesso in poco tempo
sono riuscita ad aggiornare. Penso che tutto questo si commenti da solo.
Alla prossima e grazie a tutti.
N.d.a.: ¹= "La ragazza che giocava con il fuoco". Anche questo
è svedese ed è il titolo originale dell'omonimo
libro di Stieg Larsson.
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