Scritta
per l'iniziativa “Il
prompt del lunedì.”
del gruppo Wanki!Fic.
Prompt
del 25/03: Map
–
Adam Lambert. Pairing libero.
Dedicata
con tanto affetto alla mia cara Elena,
perché ha deciso di aiutarmi nella gestione della suddetta
iniziativa e di essere il mio braccio destro per tutto il resto; e
perché sopporta i miei scleri, e non è una cosa
che farebbe
chiunque (io al suo posto me la darei a gambe). Ti amo, e grazie di
tutto. ♥
Dedicata
anche alla mia Soulmate,
perché è da troppo che non le dedico qualcosa e
ieri mi ha fatto
prendere un infarto e mi ha scaraventata in una crisi isterica di
prim'ordine pubblicando questa
storia senza avvertirmi in alcun modo. Ti odio tanto e ti amo di
più.
♥
And
now I'm laying beside you.
You
were a beam of light, lit up my broken sky,
there
was just something about you.
Harry
sta sorridendo senza saperlo, quando quella mattina apre gli occhi e
si accorge di avere le braccia di Louis intorno ai fianchi, i suoi
capelli sulla nuca e il suo respiro caldo sulla schiena. È
strano, è
la prima volta che si sveglia trovandoselo addosso, nudo nel suo
letto, ed è uno strano bello:
non quello strano fastidioso
di quando l'avventura di una notte rimane con lui fino al mattino e
le cose si fanno imbarazzanti, sbagliate; è più
quello strano di
quando si addormenta nella sua casa natale, in visita a sua madre, e
si risveglia circondato dai ricordi della sua infanzia e adolescenza.
Uno
strano familiare, in un certo senso, ed è assurdo che si
senta così
dopo la sua prima notte con Louis.
Sono
le labbra del
ragazzo che lo distolgono dai suoi pensieri, le mani che si spostano
più in basso sul suo ventre ed accarezzano piano la pelle
nuda, il
ginocchio che con delicatezza insistente si infila tra le sue gambe;
Louis sta ancora dormendo, Harry ne è sicuro
perché il respiro
sulla sua schiena è ancora profondo, regolare, ma il suo si
mozza lo
stesso per un lungo attimo, la mente piena all'improvviso di
ciò che
è successo prima di quel momento.
C'era
qualcosa, in
Louis, che l'aveva colpito dal primo istante in cui l'aveva visto: al
tempo non sapeva cosa fosse, e tutt'ora non ne è certo, ma
si era
avvicinato a lui come se una strana forza lo stesse guidando verso il
ragazzo con le iridi azzurre e le sottili rughe d'espressione accanto
agli occhi, il sorriso luminoso e i capelli castani. C'era qualcosa,
in Louis, che gli aveva ricordato com'era ridere, scherzare, vivere;
c'era qualcosa, in Louis, che sembrava volerlo portare di nuovo sulla
strada giusta, quella che aveva dimenticato. E per questo poche
parole si erano trasformate in uno scambio di numeri di cellulare, i
messaggi durante le mattine all'università erano diventate
telefonate prima di andare a dormire, le scuse per vederlo al
pomeriggio appuntamenti.
Louis
si muove di
nuovo, alle sue spalle, sfrega il naso contro la sua pelle e si
sposta appena dalla sua schiena; è sveglio, adesso, e Harry
sorride
consapevolmente del bacio che gli posa sulla nuca prima di
sbadigliare.
–
Giorno,
– bofonchia ancora assonnato, allontanandosi dal suo corpo e
girandosi di schiena sul materasso, stiracchiandosi come un gatto e
facendo scrocchiare le ossa della colonna vertebrale in un concertino
che fa ridacchiare l'altro. Harry si volta verso di lui, allungando
una mano per spostargli i capelli dalla fronte, e sorride davanti ai
suoi occhi ancora socchiusi.
–
Buongiorno,
– sussurra, la voce più bassa e roca di quanto si
aspettasse, e
questa volta è Louis a ridacchiare della sua espressione
sorpresa.
Si avvicina per baciarlo sulla bocca, le labbra chiuse e asciutte, e
Harry sente un calore quasi dimenticato nel ventre quando le dita
dell'altro si appoggiano al suo collo e il suo sorriso si fa
malizioso mentre schiaccia i polpastrelli su uno dei succhiotti che
gli ha fatto la notte prima; Harry grugnisce una risata, posando la
mano sulla sua e intrecciando le loro dita per portarsele davanti al
viso e baciarle, e l'espressione dell'altro si ammorbidisce
all'istante.
–
Hai
dormito bene? – gli chiede, sfiorandogli le labbra con gli
occhi
fissi nei suoi, e Harry annuisce; questa volta è lui ad
avvicinarsi
al suo viso per baciarlo, e sente la bocca di Louis piegarsi in un
sorriso contro la sua.
–
Era
da un po' che non dormivo così bene, – confessa
Harry, forse un
po' imbarazzato, e l'altro gli bacia la fronte con una tenerezza che
quasi lo commuove, come invitandolo a continuare senza parlare per
non farlo sentire costretto; la sua gratitudine per quel gesto
così
da
lui
è palpabile, – da... dall'incidente, ho avuto
incubi quasi tutte
le notti, e quando mi svegliavo lui non c'era e rimanevo sveglio a
piangere per ore, è... è stato un periodo orribile,
non so in che altro modo descriverlo.
Louis
annuisce,
avvicinandosi nuovamente per abbracciarlo, questa volta, petto contro
petto, e preme le labbra sulla sua guancia per rassicurarlo, per
dirgli che capisce cosa intende dire e che lo ascolterà ogni
volta
che sentirà il bisogno di parlarne con qualcuno;
è un attimo, e gli
occhi di Harry sono pieni di lacrime. Singhiozza, e Louis non dice
nulla: lo lascia piangere baciandogli piano la guancia e la tempia,
accarezzandogli la nuca con una mano e la schiena con l'altra.
–
A
volte mi mancava così tanto che non riuscivo a respirare,
–
sussurra, schiacciandosi di più contro il suo corpo, e Louis
lo
bacia dietro l'orecchio, – rimanevo a guardare il nulla
finché non
sentivo di soffocare, finché il panico non mi risvegliava e
facevo
qualcosa, – continua, le frasi spezzate dai singhiozzi e le
labbra
gentili dell'altro ancora sulla pelle, – era orribile, mi
mancava
così tanto che pensavo fosse inutile continuare a vivere,
senza di
lui; lo amavo così tanto...
Louis
non dice
nulla, di nuovo, Harry gli ha parlato più di una volta di
come
stesse in quel periodo, e nonostante facesse davvero male sentire
quelle cose orrende aveva lasciato che si sfogasse, come in questo
momento, offrendogli il suo conforto senza imporglielo.
Harry
continua a
piangere per qualche minuto, l'unico suono nella stanza i suoi
singhiozzi, e Louis aspetta che si calmi, che torni a respirare
normalmente, prima di fargli spostare il viso dalla propria spalla e
guardarlo negli occhi: sono umidi e rossi, gonfi, e con i pollici
asciuga le lacrime ferme sulle sue guance, sorridendo un poco; bacia
le sue palpebre chiuse, le ciglia bagnate contro le sue labbra, e con
una mano, alla cieca, cerca di prendere il pacchetto di fazzoletti
che la notte prima hanno lasciato sul comodino. Harry ride, appena
esitante, dell'espressione schifata che fa quando le sue dita si
fermano sul fazzoletto in cui hanno infilato il preservativo usato, e
Louis la esagera di proposito per farlo ridere ancora; Harry ha anche
le guance rosse, e il naso che cola non è certo lo
spettacolo più
bello del mondo, ma quando Louis sorride e gli sposta con la mano
libera i capelli dalla fronte il suo sguardo è innamorato.
Tiene un
angolo del pacchetto tra i denti, mentre sfila un fazzoletto pulito e
glielo porge, e Harry lo ringrazia con gli occhi prima di usarlo e
ridere di nuovo della sua espressione disgustata. Abbandonano il
letto poco più tardi, mettendosi addosso due magliette e i
pantaloni
di due tute di Harry che sembrano enormi sul corpo di Louis, e vanno
in cucina a fare colazione insieme, le dita di una mano intrecciate
come sempre.
Harry
si mette ai fornelli, Louis prende i piatti e le posate canticchiando
una canzone che l'altro non conosce; non gli chiede cosa sia, non
vuole interromperlo, ma sorride soltanto mentre apre le uova sulla
padella e con la coda dell'occhio lo vede sedersi sul tavolo
dondolando le gambe come un bambino. C'è qualcosa di
profondamente
suo
nelle parole che Louis sta pronunciando a bassa voce, come per non
disturbarlo, e Harry torna a riflettere sul loro primo incontro senza
quasi rendersene conto: c'era qualcosa, in Louis, che l'ha attirato
dal primissimo istante; la sua risata era forte e piena, i suoi occhi
chiari e sinceri, puri, e il suo modo di sorridergli era
così dolce
che si era sentito quasi costretto a conoscerlo. Il suo mondo era
buio e a pezzi quando Louis vi era entrato, ed era stato proprio lui
ad illuminarlo di nuovo, a ricostruire tutto daccapo.
Prima
di mettere la
colazione in tavola, Harry si infila tra le sue gambe e lo bacia
sulle labbra, tenendo una mano sulla sua nuca e l'altra su un fianco,
la bocca di Louis umida e calda e sorridente sotto la sua; ed
è
proprio in quell'attimo, più che nell'amore che hanno fatto
la notte
precedente e di cui porta ancora i segni addosso, che Harry capisce
di aver finalmente trovato qualcuno che può davvero aiutarlo
a non
smarrirsi più nella disperazione.
I
don't need to wander any more,
I
have found what I've been looking
for.
Questa
cosa si è scritta da sola, giuro! ç^ç
Come
ho detto ieri notte a Soulmate (o qualcosa del genere, ho
cancellato il messaggio, lol): il
concentrato di fluff che sto scrivendo si è trasformato in
una cosa
angst random e solo adesso sta tornando ad essere fluff.
Ecco, parlavo di questa storia. ♥
Perciò
non chiedetemi cosa sia successo a Harry, cosa sia l'incidente, chi
sia il “lui” di cui era innamorato
perché, sinceramente, non ne
ho la più pallida idea nemmeno io. Sì, sono una
merda.
Il
titolo, i versi in corsivo all'inizio e alla fine ed alcune cose
nella storia sono prese da/liberamente ispirate alla magnifica Map
di Adam Lambert *si prostra davanti al cd*. Ve la consiglio con tutto
il cuore, è bellissima, e vi consiglio anche tutte le altre
canzoni
di questo ragazzo perché meritano, ve lo assicuro. Lo amo
troppo,
non potete capire. ♥
Buona
Pasqua a
tutti! :)
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