Everyone Deserves Tea
Un'Altra Prospettiva
Lizzie
Bennet stava seduta su una panchina, guardando le persone che passavano
lungo la strada, senza veramente far caso a nessuno. Stava lì,
praticamente immobile, i gomiti appoggiati alle ginocchia e il viso tra
le mani da un tempo non precisato, ma abbastanza a lungo da vedere le
ombre cambiare almeno un paio di volte.
Era domenica e avrebbe dovuto essere in camera sua a girare un video,
ma non aveva nè la forza nè la voglia di alzarsi e
tornare a casa. Dopotutto, era uscita di lì proprio
perchè la sola idea di sedersi di fronte alla telecamera e
parlare come se nulla fosse successo le aveva causato un attacco di
panico come mai ne aveva avuti. Non avrebbe nemmeno avuto la pazienza
di sopportare la voce stridula di sua madre per più di cinque
minuti, nè tantomeno voleva che Lydia entrasse come un tornado
nella sua stanza nella speranza di sabotare il video, di nuovo...
Charlotte se n'era andata e Lizzie si sentiva come se non avesse più una ragione per continuare.
Le lacrime le riempirono di nuovo gli occhi al ricordo della
discussione che avevano avuto mercoledì; si conoscevano da
ventiquattro anni e non avevano mai litigato così violentemente.
Charlotte era partita sabato e non si erano nemmeno salutate...Com'era
potuto succedere? Qual era stato l'esatto momento in cui la sua vita
aveva iniziato ad andare a rotoli? Perchè la sua migliore amica,
la persona che sembrava in grado di leggerle nel pensiero anche meglio
di Jane, la sua quasi gemella, come l'aveva definita una volta in un tema sulla famiglia alle elementari, non aveva capito i suoi motivi per essere arrabbiata? Perchè non si era resa conto...?
"Lizzie? Stai bene?" Una profonda voce maschile interruppe il flusso
dei suoi pensieri, facendole alzare la testa di scatto verso l'origine
del suono. Si trovò di fronte all'ultima persona che si sarebbe
aspettata di vedere in un parco pubblico, con un'espressione di sincera
preoccupazione nei confronti di un altro essere umano.
William Darcy.
Immediatamente raddrizzò la schiena e cercò di coprirsi
il volto con i capelli, asciugandosi rapidamente le guance. Se c'era
una persona che non doveva vederla in quelle condizioni era proprio
quel dannato robot con il papillon! "Sì, tutto bene..." Disse,
cercando di sembrare il più convincente possibile. Evidentemente
non ci riuscì molto bene, perchè Darcy, invece di
andarsene come lei sperava, si sedette accanto a lei e le offrì
un fazzoletto.
"Stavi piangendo." Replicò lui, con quella sua voce monocorde
che lei tanto detestava e si mise a fissarla. Lizzie strinse i denti. "Perchè continua a guardarmi in quel dannato modo?!"
"Quello che stavo o non stavo facendo non è affar tuo, Darcy!"
Sibilò lei in risposta. Una piccola parte della sua coscienza la
rimproverò per essere stata così maleducata: per quanto
lui la facesse infuriare, in quei due minuti in cui era comparso non
aveva ancora fatto o detto niente per offenderla. Perciò, anche
a rischio di passare per una bipolare, accettò il fazzoletto che
Darcy ancora le porgeva. Solo quando lo accostò alle guance si
accorse che non era un fazzoletto di carta, ma di tessuto. Lizzie
credette addirittura di vedere le lettere WFD ricamate su un angolo.
-o-
William guardò Lizzie asciugarsi le lacrime che ancora
rigavano il suo splendido viso, chiedendosi che cosa potesse aver
indotto una donna tanto solare a piangere così. Stava
passeggiando per il parco nel tentativo di sfuggire alle lamentele di
Caroline riguardo alla "criminale assenza di caffè biologico in
questo buco dimenticato da Dio", quando l'aveva riconosciuta, seduta su
una panchina a fissare il vuoto.
I suoi piedi si erano mossi prima ancora che lui potesse decidere se
fosse più opportuno avvicinarsi o lasciarla in pace e andarsene.
E quando aveva visto i suoi bellissimi occhi verdi, gli occhi che lo
tenevano sveglio la notte da quasi due mesi, lucidi per le lacrime e
quell'espressione così...persa sul suo volto, gli era stato impossibile controllarsi. Doveva fare qualcosa per farla sorridere di nuovo, qualunque cosa!
Offrirle il fazzoletto era stato un gesto istintivo, almeno quanto
fissarla, come al solito; gli si era stretto il cuore a vederla
così triste, ma nonostante le lacrime, Lizzie sembrava aver
mantenuto il suo temperamento combattivo, oltre alla sua pessima
abitudine di fraintendere volontariamente tutte le sue interazioni con
lei. Quando vide che aveva finito di asciugarsi il viso, decise di
riprovare a parlarle, sperando che il mento non gli si affossasse di
nuovo nel collo, tic involontario che rendeva la sua voce inespressiva.
"E' successo qualcosa?"
Lei lo guardò come se fosse impazzito e lui pensò di aver
detto la cosa sbagliata. Gli sembrò di sentire la voce
esasperata di Fitz rimbombargli nella testa: "Gesù, Darce, un'aragosta se la caverebbe meglio!"
Lizzie rispose di nuovo con un tono acido, ma stavolta sembrava quasi
stanca. "Non vedo come la cosa possa interessarti, Darcy...E anche se
mi fosse successo qualcosa, cosa ti fa credere che ne parlerei con te?"
"Già, cosa?" Pensò
William, abbassando lo sguardo verso i lacci delle scarpe. Le parole
che pronunciò dopo furono poco più che un borbottio. "A
volte, parlare di una questione di cui non si riesce a venire a capo
con una persona...esterna ai
fatti, diciamo, aiuta a vedere le cose da un'altra prospettiva." Fece
un profondo respiro e alzò lo sguardo, per guardarla negli
occhi. "Perciò, qualunque cosa ti sia successa, ti andrebbe di
parlarne?"
-o-
Il mondo doveva aver iniziato a
girare al contrario: era l'unica spiegazione che Lizzie riusciva a dare
al comportamento così assurdamente gentile e premuroso di Darcy. Non era possibile che uno come lui potesse
essere minimamente interessato alla sua vita senza avere un qualche
secondo fine! Eppure, l'espressione nei suoi occhi azzurri era
così sincera che nemmeno lei, per quanto lo odiasse, poteva
dubitare dei suoi motivi. Abbassò lo sguardo per qualche
istante, torturando il fazzoletto che ancora teneva in mano; alla fine,
prese un profondo respiro e raddrizzò le spalle.
"E va bene. Vediamo qual è la tua...prospettiva,
Darcy." Si alzò, si mise le mani sui fianchi e tornò a
guardarlo negli occhi, portando in avanti il mento a mo' di sfida.
Lui si alzò in piedi, si passò le mani sui pantaloni e si
schiarì la voce, per poi dire: "Beh, forse sarebbe meglio andare
in un posto...più comodo, per discutere; posso offrirti qualcosa
da bere? Del the, magari?"
Lizzie non ricordò di aver accettato, ma si ritrovò
comunque nell'unico negozio della cittadina che vendesse the in foglie
invece che in bustine; Lizzie non c'era mai entrata, ma sapeva che
quello era il luogo dove Jane comprava i suoi the dai più vari
aromi. "Come fa Darcy a conoscere questo posto?" Non sembrava tipo da frequentare negozi del genere.
Darcy l'accompagnò ad un tavolino vicino alla finestra,
scostando una delle sedie per farla sedere; si avviò verso il
banco, parlò per qualche minuto con il cassiere, che sembrava
conoscerlo abbastanza da sorridergli e offrirgli vari tipi di the, per
poi tornare con due tazze, una teiera e un portazucchero. Lizzie
sollevò un sopracciglio quando lo vide portare lui stesso il vassoio. "Che cosa si è fumato? Dov'è finito il vero Darcy?"
Ora che non era più occupata a cercare di mandarlo via,
Lizzie potè osservarlo meglio, mentre si sedeva di fronte a lei.
Rimase a dir poco sconcertata quando vide che non indossava una
cravatta di qualche genere, nè una camicia, ma una semplice polo
a maniche corte e che i pantaloni erano sospettosamente simili ai
jeans...E poi, dov'era quella ridicola sciarpa che indossava
benchè fosse estate? Non l'aveva mai visto vestito così casual,
nemmeno quand'erano a Netherfield e Bing praticamente girava in
pigiama, mentre lui sembrava sempre sul punto di andare ad un meeting
con il Presidente.
Una parte del suo cervello non potè fare a meno di notare che Darcy aveva delle spalle decisamente...affascinanti, oltre a dei bicipiti non eccessivi ma ben delineati...e delle belle mani...e gli zigomi...e il profilo...
Scosse la testa e smise di guardarlo, come a scacciare una mosca: "Sono impazzita?! Che mi prende? Devo essere stata troppo tempo al sole..."
Darcy mise le foglie in infusione, dicendo: "Mi sono permesso di
scegliere il the nero alla vaniglia..." Allungò le mani verso
una delle due tazze e continuò. "Latte, zucchero o limone?" Dopo
qualche secondo, Lizzie replicò: "Nessuno dei tre, grazie." Lui
si limitò ad annuire, poi mise un po' di zucchero nella propria
tazza e versò il the ad entrambi.
Dopo il primo sorso, Lizzie dovette ammettere che era delizioso. "Darcybot sa fare un the come si deve...sono sconvolta!"
pensò, ancora incredula. Lo guardò sorseggiare il suo
the, poi non riuscì più a trattenersi. "Non avrei mai
immaginato che tu fossi un tipo da the...Gli uomini d'affari non sono
tutti caffeina-dipendenti?"
William alzò lo sguardo, stupito che Lizzie lo immaginasse un
bevitore compulsivo di caffè solo perchè lavorava molto.
Non ricordava di averne mai bevuto di fronte a lei, quindi cosa poteva
averle dato quell'idea? Sollevò un sopracciglio e disse: "A dire
la verità, Lizzie, a me il caffè non piace molto. E'
Caroline quella che ne beve in quantità industriali. Ho sempre
preferito il the, anche perchè..." Abbassò lo sguardo e
l'ombra di un sorriso apparve sul suo volto. "...Quando io o mia
sorella avevamo avuto una brutta giornata, mia madre metteva su il
bollitore e tirava fuori dal nascondiglio i biscotti al cioccolato
più buoni del mondo per tirarci su di morale. Diceva che nei
momenti peggiori tutti meritano un po' di sano the caldo."
Lizzie faticò a richiudere la bocca quando vide un sorriso
sul volto di Darcy ed era certa che gli occhi le sarebbero usciti dalle
orbite quando lo sentì parlare di un ricordo d'infanzia. Si
sentì terribilmente a disagio quando si rese conto che la madre
di Darcy si comportava come Jane. Che a Darcy piacevano i biscotti al
cioccolato. "Sto sognando...Questo
è un incubo e quando mi sveglierò, lui sarà di
nuovo un robot con il farfallino e Charlotte starà bussando alla
porta della mia camera per dirmi che dobbiamo girare il video per
lunedì!"
Rimasero in silenzio per qualche altro minuto, poi Darcy
sembrò ritornare il solito pezzo di legno e disse: "Come mai
stavi piangendo, Lizzie?"
Lei sospirò, specchiandosi nel the rimasto nella tazza, prima di iniziare a parlare del diverbio tra lei e Charlotte.
-o-
Gli disse tutto. O meglio, quasi
tutto. Omise completamente la parte che riguardava i video,
semplicemente nominandoli come un vago "progetto di tesi" che Charlotte
l'aiutava a realizzare, ma raccontò di Ricky Collins e della sua
azienda di comunicazioni web, dell'offerta di lavoro che lei aveva
rifiutato ma che Charlotte aveva accettato e del litigio che ne era
seguito. La sua formidabile memoria, così utile quando si
trattava di ripetere conversazioni drammatizzate di fronte alla
telecamera, le ricordava con terribile chiarezza ogni parola dolorosa
che si erano gridate contro. La voce le tremava quando finì di
raccontare, quindi bevve un po' per calmarsi.
William l'aveva ascoltata in silenzio, senza interromperla. Dovette
trattenere l'impulso di mettere la propria mano sopra quella di lei
quando vide i suoi occhi ridiventare lucidi. Sapeva come ci si sentiva
a litigare con una persona a cui si teneva così tanto e anche se
non poteva certo dire di conoscere per esperienza i problemi di debiti
scolastici che Charlotte e Lizzie stavano attraversando, poteva
immaginare che cosa l'amica di Lizzie dovesse aver pensato prima di
prendere una decisione così seria.
Il silenzio tra i due si protrasse per quasi cinque minuti, tanto che
Lizzie si ritrovò a picchiettare il tavolo con le dita,
impaziente. Alla fine, stanca di aspettare, sbottò: "Niente da
dire, Darcy?" Si era già pentita di avergli parlato della sua
situazione finanziaria e dei suoi problemi con l'università. "Gli ho solo dato un motivo in più per considerarmi indegna della sua nobile presenza!" Pensò, acida.
Darcy raddrizzò le spalle, si versò dell'altro the e si
schiarì la voce. Infine, si decise a parlare. "Non pretendo di
capire esattamente la situazione economica che state passando, Lizzie,
ma da quello che mi hai detto, la famiglia di Charlotte è in una
condizione meno...ottimistica della tua, esatto?" Lizzie annuì,
assottigliando lo sguardo sospettosa. "Immagino che Charlotte, di
fronte alla possibilità di guadagnare un salario che potesse
aiutarla a...pagare i debiti scolastici senza ulteriormente pesare
sulla sua famiglia, abbia preferito questa opzione a quella di dover
sostenere un altro semestre di università, con il rischio di
veder passare molto tempo prima di avere un lavoro soddisfacente."
Lizzie avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. "Hai ragione, Darcy, tu non
puoi capire e soprattutto, tu non conosci Charlotte come la conosco io!
Non avrebbe mai gettato all'aria i suoi sogni per un lavoro come
quello! Ha troppo talento per sprecarlo producendo pessimi reality
e...e...ridicoli video istruttivi!"
William sospirò. Per quanto Lizzie diventasse adorabile quando
si inalberava in una discussione, in quel momento stava vedendo tutta
la questione in un'ottica utopistica, la stessa che aveva avuto lui
quando aveva iniziato l'università, prima che il mondo gli
crollasse addosso. Forse, se fosse riuscito a farle capire, poi non
sarebbe stata così dura per lei affrontare la vita e accettare i
cambiamenti.
"Lizzie, non metto in dubbio che Charlotte sia una persona di talento,
nè che il suo attuale ruolo nella...Collins&Collins, giusto?
ti possa sembrare piuttosto sminuente, ma devi renderti conto che
le sarebbe potuta andare molto peggio! Pensaci, se ti avesse detto che
l'alternativa era, diciamo, lavorare come cameriera da Carter's per
dieci anni per ripagare i debiti senza poter finire il college, saresti
stata ancora così contrariata all'idea che lavorasse per
un'azienda che si occupa di ciò che effettivamente lei ha
studiato negli ultimi cinque anni? E' vero, non è il massimo, ma
se la Collins&Collins si sta ancora sviluppando, c'è una
buona probabilità che Charlotte possa farsi strada e plasmare il
proprio ruolo all'interno dell'azienda, se non addirittura agire
attivamente per migliorarla!"
Si fermò, per lasciare che Lizzie assimilasse tutto ciò
che le aveva detto. La vide mordersi il labbro inferiore, ma nei suoi
occhi leggeva ancora molto sospetto verso le sue parole. Alla fine, lei
voltò la testa verso la finestra e mormorò: "Ho sempre
pensato che io e lei saremmo state sempre insieme...Che avremmo
affrontato anche l'ostacolo dei debiti e della disoccupazione
post-laurea unite, ma così..." Scosse di nuovo la testa e il
sole fece risplendere i riflessi ramati nei suoi capelli.
Lizzie si girò di nuovo verso di lui quando lo sentì
rispondere, anche lui con lo sguardo perso nel vuoto, un'aria di
nostalgico rimorso sul suo volto. "Non è mai così facile
seguire i propri sogni, soprattutto quando sono coinvolte altre
persone...Fidati, lo so bene; a volte semplicemente le cose non vanno
come ti aspettavi." Si fermò, poi alzò lo sguardo e la
fissò, com'era solito fare, ma con un'intensità che non
gli aveva mai visto prima negli occhi. "So poco di voi due, ma è
chiaro che siete molto più unite di molte coppie di amici di mia
conoscenza. Pensaci su, ma non tagliare i ponti con lei; so come ci si
sente a perdere un amico ed è una sensazione che non augurerei a
nessuno, men che meno a te."
Si alzarono quasi in simultanea, ma William insistette per pagare; in
un'altra occasione il gesto l'avrebbe irritata, ma non era uscita con
il portafogli, quindi era un bene che saldasse lui il conto. Le
aprì la porta del negozio, ma prima che potesse offrirsi di
riaccompagnarla a casa, Lizzie si girò e disse: "Devo ammettere
che è stato...istruttivo, Darcy. Grazie per il the. Ci si vede
in giro." Dopodichè, si girò e si avviò verso
casa, senza quasi lasciargli il tempo di salutarla.
-o-
Quando fu di nuovo sulla soglia di
casa, Lizzie si ritrovò di fronte Lydia e Jane, la prima pronta
a lamentarsi perchè avrebbero già dovuto girare il video
e la seconda con una tazza di the al profumo di lampone in mano, pronta
a consolarla. Alla fine, si sedette di fronte alla telecamera e
cominciò a dire che Charlotte le mancava da morire, ma poi Lydia
entrò nella camera e si intromise nella discussione,
distraendola e togliendole dalla testa la bizzarra conversazione con il
Darcy più umano con cui avesse avuto a che fare da quando
l'aveva incontrato la prima volta.
Tornato a Netherfield, William cercò di evitare sia Bing che
Caroline, troppo confuso riguardo alle emozioni che quell'inaspettato
incontro con Lizzie aveva sollevato nel suo cuore per poter sostenere
una conversazione coerente, o per lavorare. Non era mai stato
così vicino a confessare a qualcuno che non conoscesse da sempre
la sua storia con Wickham, nè aveva mai parlato a nessuno di
quel particolare su sua madre, eppure gli era bastato vederla triste
per quasi abbattere tutti i muri protettivi attorno alla sua privacy.
Sperò che Lizzie si fosse accorta che non era normale per lui
aprirsi così. Chissà se avrebbe ascoltato le sue parole?
Aveva letto tra le righe? Aveva capito che era attratto da lei in modo
quasi inesorabile?
Nota dell'Autrice: Salve
a tutti! Non l'avrei mai immaginato, ma a quanto pare la mia ossessione
assoluta per The Lizzie Bennet Diaries si è attenuata a
sufficienza per permettermi di scrivere qualcosa di coerente e sensato,
anche se una semplice one-shot...Normalmente scrivo di Orgoglio e
Pregiudizio, ma quando ho visto che esisteva un reparto italiano per le
fanfiction di TLBD mi sono detta: "Prima o poi scriverò qualcosa
anche qui!"
Lo spettacolo è finito da meno di una settimana e già ho
avuto un attacco nostalgico, quindi mi sono riguardata un po' di
episodi...Mi ha colpita di nuovo la forza dell'episodio 42 e la mia
vena artistica ha colpito inaspettata! Questa one-shot è
ambientata nel breve lasso di tempo tra il 42 e il 43 e non sono
riuscita a NON mettere un momento Dizzie, per quanto poco fluffy
perchè è ancora troppo presto...(DIZZIE FOREVER!)
Spero vi piaccia!
Beijos
JudithlovesJane
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