LA FABBRICA DI CIOCCOLATA
Fare la maestra d'asilo era sempre stato il mio sogno e finalmente lo
avevo realizzato.
Ero una ragazza madre,
dovevo crescere da sola il frutto dei festeggiamenti un po'
sconsiderati della notte del diploma, ma non rimpiangevo nulla e la mia
piccola Cristina era la luce della mia vita.
Quel giorno avrei
portato la mia classe, composta da dieci piccoli di cinque anni, mia
figlia compresa, a visitare la grande fabbrica di cioccolata che aveva
da poco aperto i battenti nella nostra monotona cittadina.
I bambini erano
esaltati oltre ogni limite e stavo faticando a mantenere l'ordine.
Appena scesi dallo
scuolabus, venimmo accolti da una giovane donna, bellissima ed
elegantissima che si presentò come Tanya Denali assistente
personale del CEO, Edward Cullen.
La signorina Denali ci
disse che ci avrebbe accompagnato per la prima parte della nostra
visita, quella ai piani dirigenziali (che io reputavo la più
noiosa per i miei angioletti), mentre per la visita allo stabilimento,
dove avremmo visto dal vero il lavoro di produzioni, ci avrebbe
affidati ai vari capi reparto.
Come avevo previsto
girare fra i vari uffici stava annoiando i bambini, che iniziarono a
diventare lagnosi, rumorosi e con una gran voglia di andare al bagno,
tutti allo stesso momento!
La testa mi stava
scoppiando e benché amassi il mio lavoro in certi casi era
davvero stressante.
Quando arrivammo allo
stabilimento il capo reparto ci venne incontro con un sorriso gentile
ed un grande cesto colmo di orsetti di cioccolata :
«Benvenuti bambini, ora vi spiegherò come si fa la
cioccolata che vi piace tanto», poi rivolgendosi a me disse:
«Signorina Swan, il signor Cullen ci ha incaricato di
stampare questi dolcetti da distribuire ai bambini, posso
procedere?» gli diedi il via libera, contenta che per un
po’ la classe sarebbe stata tranquilla a godersi quelle
leccornie...le ultime parole famose!
Mike, il mio alunno
più prepotente, leggermente obeso e molto goloso,
strappò dalle mani di mia figlia il suo orsetto di
cioccolata, facendola strillare come un'aquila e quando lei
tentò di riprenderselo, le diede una spinta, facendola
cadere cosa che le procurò una sbucciatura al ginocchio,
alla vista del sangue urlò ancora più forte
(aveva preso da me il sangue ci dava un tremendo fastidio), non
contento, le si gettò sopra tirandole i capelli e rompendole
il fermaglio del codino. Io provai ad intervenire ma venni respinta con
foga, tanto che finii gambe all'aria, per fortuna quel giorno avevo
optato per un paio di pratici pantaloni e non per una gonna
perché proprio in quell'istante una voce profonda
tuonò: «Cosa diavolo succede qui?»
All'istante tutto si
fece silenzio ed ognuno di noi, adulto e bambino, si girò
verso colui che aveva parlato...ora se non fossi già stata
sedere a terra, sicuramente ci sarei finita in quel momento dato che di
fronte a me avevo il più bel esemplare di sesso maschile che
io avessi mai visto in vita mia! Avvampai e in qualche modo mi tirai in
piedi, giusto in tempo per assistere ad una scena inverosimile: la mia
piccola e timida Cristina, ancora singhiozzante, con tanto di
lacrimoni, mocio al naso e mani imbrattate dal cioccolato dell'orsetto
che nella contesa si era sciolto, si lanciò in una folle
corsa saltando letteralmente in braccio al bellissimo sconosciuto.
Notai con sommo orrore che le sue piccole mani si stamparono sulla
camicia immacolata dell'uomo, camicia che ad occhio doveva costare tre
dei miei stipendi messi assieme.
«Cristina!»
provai a richiamarla, ma la piccola peste al suono della mia voce, si
rannicchiò ancora di più sul petto dell'uomo
senza dare l'impressione di avermi sentita o di voler scendere dalla
sua posizione.
Inghiottendo a vuoto,
mi feci coraggio e mi avvicinai: «Sono Isabella Swan la
maestra dei bambini, nonchè madre del piccolo Koala che le
si è avvinghiato al collo, sono mortificata, di solito
è una bambina molto timida e non si comporta mai
così, resta inteso che salderò io il conto della
lavanderia per smacchiare la sua camicia.»
«Salve, io
sono Edward Cullen, il capo della baracca, non si preoccupi per la
camicia, ne ho tante e tutte uguali pure, ora la cosa più
importante è capire perché questa bellissima
signorina sta piangendo», rispose lui, sfoggiando un sorriso
che avrebbe sciolto i ghiacci perenni.
Alzò una
mano, grande e curata iniziando ad accarezzare i ricciolini della
piccola e parlandole con dolcezza: «Allora stellina me lo
dici perché piangi?»
La bimba
tirò su col naso, si strofino gli occhi con la manina e
disse: «piango pecchè Mike ha pleso il mio olsetto
di cioccolata anche se aveva il suo e io non ho un papà come
gli atri bimbi che mi difende, io ho solo la mamma, ma lei non fa paula
a nessuno.»
In quel momento sarei
voluta sprofondare, ma cercai di darmi un contegno: «Forza
Cristina ora chiedi scusa al signor Cullen e scendi.» Provai
il mio miglior tono autoritario, che però non doveva essere
molto convincente dato che la bambina scosse la testa facendo segno di
no (dentro di me la capivo chi avrebbe lasciato un posto simile?).
«E
così ti chiami Cristina, ma è un nome davvero
bellissimo tesoro, facciamo così, lasciamo perdere il signor
Cullen che fa tanto nonno coi capelli bianchi, per te sono Edward ok? E
ora chiediamo a Tom di preparare altri orsetti, d'accordo?»
La bimba fece un
sorriso birichino e annuì solennemente.
«Cosa si
deve dire in questi casi Cristina?» intervenni e lei
furbetta, «Glazie Eddy!» e stampò un
bacio cioccolatoso sulla guancia del pover'uomo.
Dopo questa breve
parentesi tragi-comica, la visita riprese in modo tranquillo e fummo
scortati dal boss in persona che si premurò di spiegare con
calma ogni processo di lavorazione, illustrando ogni macchinario e
rispondendo con infinita pazienza alle molteplici domande.
Evidentemente, a mia
figlia la figura paterna mancava più di quanto avessi
pensato, dato che rimase incollata ad Edward tutto il tempo,
con la sua piccola manina stretta in quella grande e forte di lui. La
vista di quella scena provocò in me una forte commozione,
tanto che una lacrima sfuggì al mio controllo. Forse il mio
dedicarmi solo alla bambina ed al lavoro, non prendendo minimamente in
considerazione l'idea di cercare un compagno e di conseguenza un padre
per mia figlia, non era stata una scelta proprio perfetta...
Arrivò
presto per noi il momento di rientrare, e mentre io mi occupavo di far
salire tutti sullo scuolabus, vedevo Cristina ed Edward parlottare
complici poco distanti, sorridenti e persi l'uno negli occhi dell'altra.
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Una settimana dopo...
Stavo correndo dalle 7
di quella domenica mattina: era il compleanno di Cristina e avevo
organizzato una piccola festicciola per lei ed i suoi amichetti,
proprio mentre stavo portando in tavola i succhi di frutta, suonarono
alla porta, certa fosse qualche piccolo ospite ritardatario corsi ad
aprire e...per poco non mi venne un colpo!
Sulla soglia della mia
modesta casetta, bello come il sole, con un sorriso da
pubblicità, stava Edward Cullen, dietro di lui un altro uomo
vestito da autista che reggeva un cesto colmo di cioccolata di ogni
forma e tipo. Mr Cullen invece aveva fra le mani un'enorme pacco bianco
legato da un lucente nastro rosa.
«Buongiorno
miss Swan, non mi invita ad entrare?»
«Oh mi
scusi, ma certo si accomodi, posso sapere però come mai
è qui?»
«Vede la sua
incantevole bimba mi ha confessato che oggi sarebbe stato il suo
compleanno e che avrebbe fatto una festa con i suoi amici. Io le ho
chiesto che regalo le sarebbe piaciuto e lei mi ha risposto, che voleva
almeno una volta festeggiare avendo vicino...diciamo una specie di
papà e così eccomi qui, ovviamente era
impensabile che mi presentassi a mani vuote, per cui cioccolata per
tutti gli ospiti e la casa delle bambole più grande che sono
riuscito a trovare» spiegò continuando a sorridere.
Ero completamente
spiazzata: Mr.Cullen mi piaceva molto, ma non capivo come un uomo
simile potesse darsi tanta pena per una bambina sconosciuta...e glielo
chiesi senza mezzi termini. La sua risposta mi lasciò di
stucco.
«Vede miss
Swan, sua figlia mi ha letteralmente conquistato e non solo lei, anche
sua madre mi interessa molto e mi piacerebbe avere
l'opportunità di conoscervi meglio e di farmi
conoscere...miss Swan, Isabella, se posso, quello che sto cercando di
dirti è che ho tutta l'intenzione di corteggiarti e di
corteggiare anche la piccola principessa.»
Quelle parole mi
resero enormemente felice. Al termine della festa per i bambini, Edward
rimase con me, mi aiutò a rimettere in ordine e si
occupò anche di mettere a letto Cristina, raccontandole una
favola, fino a quando non si addormentò.
Da quella sera
cominciammo a frequentarci assiduamente, a volte coinvolgendo anche la
bambina, con gite allo zoo, pic-nic, parco dei divertimenti e tante
altre cose, a volte ritagliandoci del tempo solo per noi due e quando
mi baciò la prima volta, seppi di aver trovato la mia
metà perfetta.
A distanza di un anno
ci sposammo e fu bellissimo vedere la mia piccola vestita di bianco
raggiungerci all'altare reggendo il cuscino con le fedi.
Credo non sia nemmeno
il caso di precisarlo, ma la nostra torta di nozze, alta tre piani era
interamente di cioccolato bianco.
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