So che dovrei dedicarmi a Parlami d’amore, tuttavia non
riesco a trovare il giusto proseguimento per quella fic,
ed è per questo che, ovviamente ne scrivo un’altra.
Premetto che è nata di getto, non ho la più
pallida idea di come verrà fuori, ma non penso affatto che sarà
lunga, anzi cercherò di limitarmi a una decina forse dodici capitoli,
non so ancora bene, per ora ho solo i primi due…
Per passare ad una breve presentazione… la protagonista in
questione si chiama Agata, come vedrete molto presto non ha una situazione
molto facile e non è la persona più fortunata del mondo, ma ha
sicuramente un amore infinito per l’arte… compensato da un odio
viscerale per tutti gli uomini…
Nel prossimo capitolo conoscerete il co-protagonista…
Quello che
sta dietro la maschera
Capitolo
1
-Agatha-
Agatha guardò la cornice con dentro
il suo disegno... nonostante fosse quasi diplomata con un titolo da
restauratrice era tutto inutile.
Non le aveva ancora permesso di
appendere nemmeno uno schizzo.
Tornò in camera sua e
sospirò desolata, non aveva più spazio per appendere nulla.
Fotografie scattate di getto, un
calendario che lei stessa aveva progettato, vecchi soprammobili, scaffali con
libri e fumetti, schizzi attaccati con lo scotch e un po' penzolanti, due metri
per quattro in cui conservava tutto ciò che le restava del suo mondo.
Non buttava mai niente e questo
vizio cominciava a renderle la sua permanenza in quella casa sempre più
difficile.
Sospirò ancora una volta,
allontanò uno specchio decorato e spostati altri schizzi ci
infilò la cornice, nascosta sotto una pila. Guardò altrettanto
distrutta i rotoli di carta da spolvero nell'angolo, anche quelli ormai sbordavano.
Evitò accuratamente di guardare il cavalletto bendato adiacente all'unica
parete tappezzata, le era passata anche la voglia di dipingere.
Da tre mesi lavorava su quel dipinto
ad olio e nessuno l'avrebbe mai visto, esattamente come tutto il resto dei suoi
disegni.
Questo grazie a suo padre.
Chiunque, tra tutti quelli che la conoscevano,
avrebbe trovato anche solo un commento piacevole sui suoi disegni, tutti tranne
lui. L'aveva disprezzata e insultata dal primo giorno in cui aveva scelto di
frequentare una scuola d'arte rifiutando di andare a ragioneria.
Perchè lui non capiva il suo
amore per l'arte. Non l'avrebbe mai capito. La voleva dietro una fottuta scrivania a battere i tasti di una tastiera e non
dietro ad un cavalletto con davanti un dipinto.
Voleva sua figlia maritata a
vent'anni con in arrivo qualche marmocchio, una figlia
che amasse la moda, fosse magra, bella, che ascoltasse musica da discoteca come
tutti gli altri.
Ma Agatha
era esattamente l'opposto.
Ascoltava gruppi punk, se ne fregava
di quello che indossava, odiava stare in ufficio, aveva costantemente le dita
coperte di colore e graffi per le troppe giornate passate a martellare pezzi di
legno da farli incastrare in un mobile che a stento stava in piedi. Non aveva
uno straccio di fidanzato, non pensava nemmeno alla parola matrimonio, non era
magra, tanto meno bella e questo a suo padre non andava giù.
Non sarebbe mai cambiata la sua
espressione indifferente, non sarebbe mai stato gentile davanti ad un suo
disegno, nemmeno fosse stata la riproduzione esatta della Monna Lisa. E per
questo lei lo detestava.
Non lo odiava ma
allo stesso tempo l'avrebbe strangolato se solo non fosse stato suo padre. E
per questo odiava anche tutti gli uomini.
Per tutti lei era l'amica, la
persona sempre così scema da fare tutto quello che loro chiedevano, senza
mai rifiutare, ma Agatha anche se non apriva bocca
sapeva ben custodire i suoi segreti...
Tutto quello che gli altri credevano
che fosse in realtà era solo quello che lei voleva che loro pensassero.
Era una maschera, come quelle del
teatro, un'attrice sempre pronta a sorridere o piangere a comando, ma che in
realtà era molto di più.
Dietro le sue quinte, dietro al suo
cavalletto, sapeva essere se stessa, forse un po' troppo orgogliosa, come tutti
gli attori, ma comunque una personalità indipendente, molto diversa dal
personaggio che interpretava.
Tornò in cucina e
guardò l'uomo sdraiato sul divano... era perso davanti all'ennesimo
programma su barche da multimilionari, barche che poteva solo sognarsi.
Come la vide sorrise e indicò
il modello che preferiva iniziando a sparlare sui vari optional del modello, ma sua figlia non l'ascoltava.
Sua madre stava guardando la
televisione in un'altra stanza, quella donna aveva avuto una giornataccia, Agatha lo sapeva perchè era lei che l'ascoltava
tutti i giorni, sapeva bene che avevano un casino di debiti da pagare, ma lui,
quello sdraiato che sognava uno yacht da sogno, nemmeno immaginava come potessero
sentirsi gli altri membri della famiglia.
Si spostò verso il lavello e,
meccanicamente, prese a lucidare i piatti.
Era così abituata a dover
pulire la casa, che ormai era diventato un modo per sfogarsi, era come se
lucidare quella porcellana bianca la aiutasse a ripulire via anche le cose
tristi della sua vita.