Amore,
adorazione, compromesso, morte, ricordo
Amore.
Il sorriso fiducioso
sulle sue labbra se lui la guardava, lo sguardo improvvisamente acceso quando
lui le parlava. E quanto parlava! Parlava, parlava in un misto di inglese,
latino e spagnolo... Accento familiare, profumo di casa... E Caterina perdeva
il filo del discorso e si perdeva in mille pensieri in cui lui quasi per caso
si era insinuato a poco a poco.
"Mi state
ascoltando, vostra Maestà?" chiese lui prendendole dolcemente la mano.
Un gesto che adesso
appariva anche a lei normale... Troppo normale. Abbassò lo sguardo scoprendosi
vulnerabile. Eppure era quella vulnerabilità a renderla forte.
Cos'altro era se non
amore?
Adorazione.
Poteva essere questo
a dire il vero, se la domanda l'avesse rivolta a lui invece che al suo
specchio. Perché lui quando parlava, parlava solo per le sue orecchie e in
mezzo alla folla non cercava altro che i suoi occhi. Farla sorridere era
diventato il fine unico del suo lavoro in Inghilterra, prenderla per mano un
valido incentivo... La sua lealtà non era più verso Carlo, faceva ormai solo
quello che poteva essere utile a lei.
Ma mentre combatteva
al suo fianco in quella battaglia verso un ineluttabile sconfitta, progettava
in combutta con il sentimento che lo divorava, alla ricerca di qualcos'altro.
Compromesso.
Era oggettivamente
l'unica via di salvezza, lo sapevano entrambi. Un compromesso con Enrico, un
compromesso con il Papa, un compromesso con la coscienza... Un nuovo titolo,
una nuova sistemazione e poi chissà... Ma poteva davvero Caterina compromettere
se stessa e i suoi valori così? No, non avrebbe potuto e del resto Inigo non gliel'avrebbe permesso.
Combattere invano
insieme ancora per un po', perché un'altra via di salvezza in fondo c'era.
Morte.
Tutte quelle lacrime,
tutto quel coraggio, tutto quel dolore l'avrebbero portata lì, nella tomba e
poi nel Paradiso, se mai ce ne fosse stato uno. Inigo
cominciava a dubitarlo adesso a dire il vero, aveva cominciato a dubitare di
tante cose, ma ciò di cui era certo era che non ci sarebbe stato altro che
morte alla fine di quella battaglia e felicita per loro su quella terra sarebbe
rimasta sempre una vana illusione. Così se ne era andato, non per paura di
provare dolore, ma di sentire il suo, non per terrore di morire, ma di
assistere alla sua di morte.
"Siete stato un
bravo ambasciatore" gli disse lei semplicemente, come se d'un tratto non
ci fosse altro tra loro.
Si, bravo... Ma che
alla fine l'aveva delusa. E così se ne andava, con il piccolo ritratto di lei
tra le mani.
Ma, dopo averla avuta
davanti ai propri occhi dal vivo per così tanto tempo, a cosa sarebbe servito?
Ricordo.
Anni dopo, quando la
profezia di distruzione si era avverata, lei se n'era andata e lui era andato
avanti con la sua vita, se vita si poteva chiamare. Aveva preso i voti come lei
gli aveva detto di fare, del resto sposarsi sarebbe stato impensabile, per non
offendere la memoria di quell'amore non vissuto. Ma quale memoria?
Nuovi anni, nuovi
impegni, nuovi pensieri.
"Avete preso
tutto Senor Mendoza?"
Inigo
si voltò verso il suo fedele servitore e annuì distrattamente, mentre si
preparava all'imminente viaggio in Portogallo.
"E questo?"
chiese nuovamente l'uomo afferrando incuriosito un oggetto in oro sepolto tra
altri gioielli apparentemente dimenticati.
L'ex ambasciatore si
avvicinò lentamente e prese tra le mani quel ricordo, lo apri e l'immagine
della Regina apparve di nuovo di fronte a lui.
Chi vive si strugge,
si crogiola nei ricordi e poi dimentica.
Ma inevitabilmente torna a ricordare di nuovo.
NDA:
Ecco la mia
prima storia su questa particolare coppia! Devo ringraziare Nicole alias salierix per questa strampalata idea perché è stata lei a
darmi le cinque magiche parole! Spero vi sia piaciuta! Alla prossima! :)