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Vorremmo
ringraziare di cuore Dama Gilraen, che ci ha fatto da beta reader e ci ha
suggerito il titolo, molto più appropriato del precedente, per questa
one-short. Grazie!
*
Sognando di essere Dio
Era una
calma giornata di settembre e a Glenoack il sole splendeva alto nel cielo. Gli
uccellini cinguettavano allegramente e le api volavano di fiore in fiore a
raccogliere il polline. I coniglietti saltellavano per i campi e si
accoppiavano graziosamente; le formichine facevano i loro lavori da formichine.
- Ah! Un’altra
splendida giornata regalataci dal Nostro Signore! - disse il Reverendo appena
uscito dalla porta di casa.
Rivolse gli
occhi al cielo e unì le mani in preghiera.
“It’s
better than a sex scene and it’s
So
fucking obscene, obscene yeah.”
Trasalì. Dal
piano superiore della sua lussuosissima casa voluta dal Signore proveniva il
rutto – ah no, scusate – la voce di Marilyn Manson.
- Gesù
aiutaci tu! - esclamò l’uomo.
- Papi, stai
chiamando Gesù come si fa con Superman - disse Lucy, appena arrivata.
- Questa
storia deve finire! La nostra casa è della chiesa e ci vive della gente tutta
casa e chiesa, non posso sopportare questa musica infernale!
Erik corse
al piano superiore ed entrò di corsa in camera di Ruthie.
- Ruthie!
Smettila di ascoltare questa robaccia! - intimò.
La ragazza,
vestita con una tuta di pelle nera, era sdraiata sul letto e stava pomiciando
con Peter. Si staccò per un attimo dalla dolce metà e si voltò verso il padre.
- Papà! Ti
ho detto migliaia di volte che non mi chiamo più Ruthie, io sono Dark Ruth! È
così che vuole la mia band e così sarà.
- Dark Ruth?
Cos’è, “Rutto scuro”? Va beh, lasciamo perdere, l’importante è che spegni
quella radio.
Il Reverendo
uscì sconsolato dalla camera della figlia. Sua moglie Annie gli corse incontro
e lo abbracciò. Lui le diede un bacio sulla fronte.
- Amore mio!
Il nostro amore voluto dal Signore va sopra a queste cose - lo consolò la donna.
- Mi sta prendendo
un infarto…
- Di nuovo?
È comprensibile amore mio. Su va’ a riposarti…
L’uomo si
diresse in camera sua, là dove aveva concepito sette figli per volere del Signore.
Adesso, però, questo non poteva più accadere, dato che sua moglie aveva
sbarrato le finestre in modo che non arrivasse più nessun Angelo Messaggero ad
avvisarli che avrebbero avuto un altro figlio. Erik fissò il soffitto e dopo un
po’ si assopì.
Tutto era
bianco e avvolto da una luce luminosa. Accanto a lui c’erano tanti Angeli che
lo salutavano in modo ossequioso. Stava camminando fra quelle che sembravano
nuvole, quando a un tratto sentì un boato.
- Erik
Camden - tuonò una voce forte e possente - dichiari di aver sempre creduto di
essere me?
- Mi
scusi - disse Erik - ma io non so chi è lei.
-
Sacrilegio! - replicò la voce - Io sono Dio e tu finirai all’Inferno, dove
espierai la tua colpa insieme a Berlusconi.
-
Berlusconi! NO!
- Papà,
papà. Svegliati!
- No! Non
voglio Berlusconi!
- Papà, è
solo un incubo - disse Matt - ma se vuoi ti porto in ospedale così faccio un
po’ di pratica con te.
- Cosa?
Come? - domandò Erik vedendo il figlio - Che ci fai tu qui? Non dovresti essere
a New York con Sarah?
- È per
questo che sono qui - spiegò il ragazzo - mi ha buttato fuori di casa perché
sono andato a cena con una mia ex che ho incontrato, per caso, alla fermata
dell’autobus.
- Capisco…
ma perché non sei andato da tuo suocero? Non vai sempre da lui quando hai
problemi?
- Sì, ma
oggi è sabato, giorno di riposo per lui. Non mi andava di disturbarlo - replicò
Matt con un sorriso.
- Ma a me
devi sempre rompere le palle con i tuoi problemi – mormorò il Reverendo,
sottovoce.
- Come papà?
- domandò il figliol prodigo, che non aveva sentito.
- Niente
figliolo, siamo contenti che tu sia a casa.
- Bene, allora
io esco
- Dove vai?
Pensavo che rimanessi con me - il poveretto era dispiaciuto.
- Vado a
mangiare un gelato con Heather, a più tardi. A proposito hai un preservativo?
- Figliolo,
il miglior modo per fare sesso sicuro è non farlo…
- Si va beh,
lascia perdere papà: tanto tu, con sette figli, chissà che razza di
preservativo bucato mi rifilavi!
Matt uscì
dalla stanza sbattendo la porta e lasciando suo padre a un passo dall’infarto. L’uomo
dovette respirare profondamente e contare le pecore, per riaddormentarsi.
Una pecora,
due pecore, tre pecore, quattro pecore, cinque, sei…
Era una
splendida giornata e gli uccellini cinguettavano. Il Reverendo stava camminando
per un prato circondato da un sacco di pecore, pecorelle e caproni. Ad un
tratto arrivò un pastore e lo guardò arrabbiato.
- TU!
- Il Signore
sia lodato - disse il Reverendo al collega.
- Non mi
freghi - rispose il pastore sempre più furente - pensi che non lo sappia che
freghi le pecore dal mio gregge? Chi ti credi di essere, Dio?
- Io? Sì…
Un tuono
ruggì nell’aria e le nuvole divennero nere, cariche di pioggia.
-
Risposta sbagliata? No, lo giuro Signore – Erik cadde in ginocchio - Non mi
credo Dio.
- La sai
la tua punizione: all’Inferno con…
Prima che
la voce potesse terminare, l’interessato aveva lanciato un urlo disumano.
- Papà,
svegliati!
- No, l’Inferno
no - gridò il Reverendo ancora sotto shock.
- Papà, è
molto peggio - disse Simon guardando il padre.
- Berlusconi
è qui? - chiese Erik preoccupato.
- Che c’entra
lui? Papà! Ho messo sotto un topo e tutta la sua famiglia di topolini! - strillò
Simon.
- Oh,
figliolo pazzo omicida, perché l’hai fatto? -
- Avevo investito
il topo e non volevo che i topini restassero orfani.
- Allora hai
fatto la cosa giusta, figlio mio.
- Grazie
papà, tu sì che mi dai conforto.
Il ragazzo
uscì dalla stanza, ma prima che la porta si chiudesse Lucy entrò di corsa in
camera, tanto agitata da sembrare pazza furiosa. Suo padre la guardò sconvolto,
chiedendosi cosa potesse esserle capitato. Forse il marito aveva capito che razza
di folle avesse sposato? Lo sguardo cadde sulla pancia della giovane, testimone
che ormai il pover uomo era incastrato nella faccenda. Quinto mese: non c’era
via d’uscita.
L’uomo
trasse un sospiro, pronto ad ascoltare la figlia, ricordandosi di prendere un
paio di pastiglie per evitare l’infarto.
- Papà papà!
- Che c’è? -
domandò Erik sconsolato.
- La mia
amica Tracy è bulimica!
- Gesù
aiutaci tu!
- E Jason
spaccia droga!
- Gesù
salvaci tu!
-
Yuma è anoressica!
-
God help us!
- Karen si è
tagliata le vene.
- God save
us!
“Mio Dio,
che pettegola – pensò il Reverendo – ora so perché Gesù quand’è risorto è
apparso ad una donna: perché spargesse la voce”
- Jessy è
lesbica!
- Oh, Gesù
aiutaci tu!
- Per non
parlare di Karl, l’amico di Frank, che è il cugino di Luke… sai Luke no? Il
cognato di Robert! Ha aperto un sexyshop!
- Finalmente
una cosa interessante! Ragazzi, io esco… - Erik saltò fuori dal letto.
- Dove vai
amore mio? - gli chiese sua moglie.
- A fare
ricerche sul campo! -
- Oh, papà,
tu si che sai risolvere i problemi - esclamò Lucy, saltandogli in braccio.
- Certo,
certo. A stasera.
L’uomo uscì
di casa per fare una capatina nel famoso sexyshop. Aveva dimenticato di
chiedere alla figlia l’indirizzo, ma non pensava avrebbe avuto problemi a
trovarlo: Glenoack era un piccolo paesino, di certo qualcuno ne sapeva qualcosa.
Si diresse,
quindi, nel covo dei pettegoli, ovvero la sua chiesa, dove incontrò uno strano
uomo dalle gambe storte con in mano un pulcino.
- Mi scusi -
disse il Reverendo facendoglisi incontro - ma lei chi è?
- Ah, lei
deve essere il signor Camden - replicò l’altro - io sono il nuovo aiutante per
lei e il Reverendo Chandler.
“Un
altro?” pensò Erik, stupito.
- Io sono
Fra Parentesi e lui è Padre Pio - continuò il frate.
- “Lui” chi?
- domandò il Reverendo, guardandosi attorno.
Fra
Parentesi alzò il pulcino che aveva in mano indicandoglielo.
- Lui è
Padre Pio - ribadì.
- Ah -
l’uomo era perplesso.
- Oh, Erik,
finalmente sei qui - esclamò Chandler arrivando trafelato - Ho chiamato a casa,
ma mi hanno detto che eri uscito. Sapevo di trovarti qua. Abbiamo un problema:
il fondo cassa della chiesa è a secco e noi dobbiamo pagare un sacco di conti…
non hai letto il bigliettino che ti ha lasciato il cassiere?
Il Reverendo
guardò la scrivania, ne prese un foglietto piegato e lesse: “Siamo senza soldi.
BACIONI, Giuda”
- Beh, usate
il solito metodo per racimolare un po’ di soldi - sbuffò, stufo della
conversazione - Chiamate la signora Bink e…
- Non
possiamo. Da quando si è sposata non la dà più in beneficenza –
I tre si
sedettero sulla scalinata della chiesa, intenti a pensare a una soluzione;
Padre Pio dava il suo contributo zampettando e pigolando incessantemente.
D’un tratto
una luce accecante li avvolse e comparve un Angelo con un pezzo di carta in
mano. Il Reverendo Camden, riconoscendolo, rabbrividì.
- Io sono la
luce - disse l’Angelo avvicinandosi - e voi mi dovete trecentocinquantasette dollari
di bollette.
- Ti prego Angelo
dell’Enel, ancora un mese: dacci il tempo di trovare i soldi - implorò Erik in
ginocchio.
- Mi
dispiace, faccio credito solo a Dio - disse l’Angelo dell’Enel sedendosi sui
grandini - non me ne andrò finché non mi pagherete.
Chandler e
Fra Parentesi lo fissarono preoccupati, mente uno strano luccichio comparve
negli occhi del Reverendo Camden che gli si avvicinò e gli cinse le spalle con
un braccio.
- Sai, credo
che potremmo arrivare ad un compromesso - disse stringendo più forte - Pochi lo
sanno, ma in realtà io sono Dio.
Appena ebbe
pronunciato tali parole il cielo si oscurò, le nuvole divennero nere, tuoni e
lampi ruggirono nell’aria e una voce possente si fece sentire.
- Erik
Camden - chiamò la voce – eri stato avvertito, eppure hai continuato a fare di
testa tua! Avresti fatto meglio ad andare subito al sexyshop di Karl, ma sarò
caritatevole perché io sono Dio.
- Sì, Vostra
Eccellenza - l’uomo si inginocchiò - farò tutto ciò che vorrete.
- Da’ il
permesso a tua figlia Ruthie di ascoltare tutta la musica che vuole.
- Ma Signore…
- Niente
“ma”. Ogni sabato pomeriggio andrai al circolo delle vedove a depilare le
vecchiette; la domenica dirai Messa, questo ti è concesso e poi… per finire la
lista aspetto questa notte, quando forse avrò l’ispirazione. Ora vado, sennò
perdo la puntata di Beautiful.
Erik deglutì
a fatica e annuì, dopodiché il sole tornò a splendere, gli uccellini a
cinguettare allegramente e le api a volare di fiore in fiore per raccogliere il
polline. I coniglietti saltellavano per i campi e si accoppiavano graziosamente;
le formichine facevano i loro lavori da formichine. L’Angelo dell’Enel se ne
stava ancora seduto ad aspettare i soldi che gli erano dovuti.
- Allora,
dopo aver appurato che tu non sei Dio - disse con un tono che non ammetteva
repliche - credo che tu mi debba quattrocento dollari.
- Che cosa?
Ma non erano trecentocinquantasette? -
- Il mio
tempo costa. Allora, me li dai questi soldi o devo chiamare il Capo un’altra
volta?
- No, no: te
li do subito - rispose Erik sfilando il portafogli a Chandler - Ecco qua e
tieniti pure il resto.
- Beh, al
prossimo mese - disse l’Angelo dell’Enel scomparendo.
- Sta
minchia! - sbottò il Reverendo Camden - Dovessi dire Messa al buio!
- Dimmi,
dove hai trovato quei soldi? - domandò Chandler guardando il collega.
- Non ha
importanza - rispose Erik, cercando di sviare la conversazione - dobbiamo
trovare una soluzione per il fondo cassa.
I tre
tornarono a sedersi sulla scalinata della chiesa, intenti a pensare a una
soluzione; Padre Pio dava il suo contributo zampettando e pigolando
incessantemente.
Quattro ore
dopo i tre erano ancora seduti sulla scalinata della chiesa, ma ormai avevano
rinunciato a trovare una soluzione e avevano intavolato una partita a briscola:
Fra Parentesi e Padre Pio contro Chandler e Camden. Naturalmente i primi
stavano vincendo, mentre i secondi avevano iniziato a litigare fra loro.
- E colpa
tua - disse Chandler - di chi sennò?
- Io non
sbaglio mai, io sono…
- Chi? - domandò
l’altro, sarcastico.
- Io sono il
Reverendo Camden e risolvo sempre ogni problema alla perfezione.
Un rumore di
passi si avvicinò loro, subito seguito da una voce possente.
- Erik
Camden - chiamò - lo sai che è già ora di cena?
- Ma cara…
- Niente “ma
cara”: temevo che ti fosse successo qualcosa, che fossi scappato, che avessi un’altra…
o un altro.
- Amore,
come vedi sto bene - rispose l’uomo cercando di abbracciare la moglie, ma questa,
dato che i suoi ormoni facevano ancora pazzie, si scostò e lo prese per un orecchio.
- Lo vedo
che stai bene - ringhiò - A letto senza cena. Credi che per te le regole della
nostra famiglia non valgano? Ora saluta i tuoi amichetti e andiamo.
- Ma…
- Sono stata
abbastanza chiara?
- Sì - disse
mogio il Reverendo - Ciao, ci vediamo domani.
Chandler e
Fra Parentesi salutarono rimettendosi a giocare a briscola; Annie, sempre tenendolo
per un orecchio, trascinò il marito fino a casa, dove lo mise subito a letto
come promesso. Erik, ormai distrutto dalla giornata, intonò una preghiera per
addormentarsi, quando:
“It’s
better than a sex scene and it’s
So
fucking obscene, obscene yeah.”
L’uomo tirò
un lungo sospiro e contò fino a dieci, poi si voltò dall’altra parte e si
addormentò sognando di essere Dio.
**
Fine
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