Hooked
Quando
Killian si svegliò dal sonno impostogli dagli analgesici, la
prima cosa che vide fu una ragazza con lunghi capelli ricci.
La
giovane sedeva su una seggiola davanti al suo letto. Aveva girato la
sedia al contrario, così che la gambe stringevano lo
schienale, e si dondolava avanti e indietro, bevendo annoiata il suo
caffè da un bicchiere di carta.
Era
davvero attraente, e Killian non riuscì a trattenere un
sogghigno compiaciuto. Era sicuramente un modo piacevole in cui
svegliarsi.
«Beh,
sembra proprio che un angelo sia caduto dal Cielo. Oppure non
escluderei di essere morto.»
La
ragazza sobbalzò, presa alla sprovvista, ma poi gli sorrise.
«Non
saresti così scortese da morire in mia presenza.»
Sorseggiò
il caffè e strinse le labbra. Guardava Killian con occhi
vivaci, curiosi.
«Piangeresti
per me?» le domandò romanticamente.
«No.
Ma non sarei comunque felice.» rispose la ragazza, incline a
dargli corda.
«Oh,
sei così pura di cuore da soffrire per uno
sconosciuto?»
Lei
rise e scosse la testa, arricciando le labbra in una smorfietta
infantile, che Killian trovò interessante. C’era
una personalità complessa nascosta sotto i modi superficiali
della ragazza, che lo intrigava.
«Nemmeno.
Regina mi ha chiesto di tenerti d’occhio, e far sì
che tu non muoia nell’immediato futuro fa parte della
richiesta.»
Il
pirata fece una smorfia insofferente al nome della donna.
«Bene,
quindi sei il mio cane da guardia. A questo punto tanto vale fare
conoscenza: il mio nome è Killian Jones. Spero mi perdonerai
se non ti stringo la mano.» disse, mostrando allusivamente il
moncherino.
«Molto
lieta.» replicò la ragazza. Bevve un altro sorso
di caffè e guardò fuori dalla porta della stanza.
Alcune infermiere andavano avanti e indietro per il corridoio, alcuni
chiamavano, cercando il dottor Whale.
«E
tu sei?» la incalzò Killian.
Lei
si voltò di nuovo a guardarlo. Sorrise, e un lampo di
malizia le brillò negli occhi.
Facendo
il pirata si imparava a riconoscere da subito di che risma fossero
fatte le persone, e Killian giudicò la ragazza una di quelle
pericolose. E del resto era una conoscente di Regina, già
quello bastava a marchiarla. Il giovane decise che forse non era poi
così interessato a conoscere meglio la sua carceriera.
«Puoi
chiamarmi Katherine.»
Killian
cercò di tirarsi a sedere, ma un dolore lancinante alle
costole lo convinse a desistere. Rise del suo stato miserevole.
Una
cosa era certa: da che aveva lasciato il suo mondo, era più
il tempo passato moribondo o ferito, che quello in cui poteva stare in
piedi sulle proprie gambe.
«Che
nome meraviglioso. Come avviene che una ragazza come te conosca la
regina?»
«Siamo
buone amiche. La conosco da quasi vent’anni ormai.»
Katherine sorrise accondiscendente.
«Vent’anni?
Perdonami, mia signora, ma non puoi averne molti di più tu
stessa.» Killian risultò scettico.
«Ognuno
ha i suoi segreti, capitano.»
Il
modo in cui Katherine scandì l’appellativo gli
diede la pelle d’oca.
La
ragazza finì il suo caffè e si alzò
dalla sedia per gettare il bicchiere nel cestino.
«Sai,»
cominciò mentre gli dava le spalle. Ruotò sui
tacchi per tornare a guardarlo.
«Ho
sempre immaginato che Uncino fosse un uomo decisamente
più… carismatico. Ma del
resto non è solo la tua immagine ad essere deformata: qui ti
conoscono come James Hook. Nessun Killian Jones.»
Killian
tirò il polso legato alla banda del letto. Altra spiacevole
abitudine conseguita da quando conosceva Emma Swan. Indicò
la manetta con il moncherino.
«Liberami,
e ti mostrerò quanto posso essere carismatico.» la
provocò.
Katherine
si avvicinò gongolante, e gli sfiorò il polso
ammanettato con due dita.
«Pensavo
potesse piacerti questo genere di giochi.»
sussurrò divertita.
L’uomo
si scoprì a sorridere suo malgrado. Si morse
l’interno della guancia, annuendo pensosamente.
«In
verità lo preferisco a ruoli invertiti. Sai, la storia del
pirata. Non apprezzo venire incatenato.»
«Peccato.»
si rammaricò lei.
Katherine
si leccò le labbra, e Killian osservò la lingua
della ragazza lasciare una traccia umida sulla bocca.
Sicuramente
conosceva l’effetto che causava sugli uomini, e questo la
divertiva. Quella giovane avrebbe avuto la stoffa del pirata,
più di quanta ne aveva avuta Milah, che era solo affamata di
avventure e amore. La ragazza davanti a lui sembrava una di quelle con
un gusto per gli azzardi fatali.
Motivo
in più per cercare di starle lontano.
Katherine
si sporse su di lui, appoggiando le mani al materasso. Quel semplice
movimento del letto riuscì a strappargli un’altra
smorfia di dolore.
Non
ricordava come si fosse fatto male quest’ultima volta. La
memoria gli restituiva solo sprazzi di immagini, e pensò che
li avrebbe ricomposti più tardi, una volta che fosse stato
solo.
«Lo
sai perché Regina vuole che tu sia controllato?»
chiese la ragazza.
«Vuoi
dirmelo?» ribatté Killian con un sorriso.
Katherine
si rialzò, drizzò la schiena e lo
guardò con aria di derisione.
«No.
Penso sia più divertente lasciarti vivere nel
dubbio.» lo schernì.
«Credo
di averla fatta arrabbiare.» ipotizzò Killian.
«Questa
era una supposizione semplice.» sbuffò la giovane,
incrociando le braccia e dandogli le spalle. Katherine
guardò fuori dalla finestra. Era mattino presto, ma
c’era già abbastanza movimento per le strade.
Sospirò,
e picchiettò le dita contro il vetro.
«Okay,
andiamocene.» proclamò spazientita.
«Cosa?»
«Mi
sono annoiata per tre ore aspettando che ti svegliassi, ora
andiamocene.» chiarì scocciata.
Raccolse
da terra una busta che Killian ancora non aveva notato, e gliela
lanciò. Dentro c’erano alcuni vestiti moderni.
Giacca, un cambio di biancheria, jeans scuri, e una maglia.
Hook
trovò i capi fastidiosamente anonimi, ma non era il caso di
lamentarsi.
«I
tuoi stivali possono andar bene, ma non puoi ostinarti a girare per
questa città vestito da pirata. Sarebbe come urlare al mondo
che non hai intenzione di comportarti bene. Non voglio attenzioni
indesiderate.» gli spiegò la ragazza, chiudendo la
porta della camera d’ospedale.
Killian
guardò verso di lei.
«E
la storia del controllarmi?» domandò sospettoso.
«Regina
ha chiesto di tenerti d’occhio. Non ha detto nulla sul fatto
che restassi in quest’ospedale mentre lo facevo.»
«Molto
bene. C’è solo un problema: mi ritrovo ad avere
qualche osso rotto. Temo sarei un pessimo compagno di
passeggiata.»
«A
questo c’è un rimedio molto semplice.»
Katherine
avvicinò il proprio polso alla bocca, e diede un morso
deciso. Alcune gocce di sangue sporcarono la pelle del braccio.
La
ragazza gli mostrò la ferita e si leccò le labbra
arrossate. Inspirò appena, nascondendo un sospiro deliziato.
«Bevi.»
gli ordinò.
«E
questo mi aiuterebbe come?»
Katherine
trattenne un sospiro, e alzò gli occhi al soffitto. Il
momento dopo aveva afferrato i capelli del giovane e gli costringeva il
polso contro la bocca.
Killian
leccò il sangue, e non ne riconobbe il tipico sapore
metallico. Sulla lingua sentiva un gusto molto più forte e
intossicante, che lo spinse a succhiare e cercarne di più.
«Ora
ci intendiamo.» sussurrò la ragazza, lasciandogli
i capelli per accarezzargli dolcemente la testa, mentre il pirata
beveva il sangue avidamente, mordendole il braccio nella foga di
inghiottire.
Quando
Katherine allontanò il braccio, Killian si spinse in avanti
per trattenerla. Al suono della sua risata, il pirata si riebbe, e si
accorse che il dolore al petto e alle gambe stava svanendo. Poteva
quasi udire il rumore delle ossa che si riassestavano.
La
fissò sbalordito. Si pulì il sangue dalla bocca
con il palmo della mano, salvo poi leccarne via la traccia rossa dalla
pelle.
«Cosa
sei? Qualche strano tipo di fata?»
Katherine
ridacchiò corrugando le sopracciglia sconcertata,
apparentemente divisa tra il disgusto e il divertimento.
«Oh,
ti prego. Luccico, forse? Vedi delle ali?»
«Ho
visto molte cose in vita, ma da nessuna parte esistono creature dal
sangue magico.»
Almeno
non nel suo mondo, né
all’Isola-Che-Non-C’è. Ma sapeva che non
era stata solo la Foresta Incantata a venire trasportata a Storybrooke.
Katherine doveva provenire da uno di quei mondi stranieri.
«Come
ho già detto, ognuno ha i suoi segreti. Non pretendere
l’esclusiva.»
Killian
trattenne una protesta, e accettò il riserbo della ragazza.
«Donna
di mistero. Mi piace.» si complimentò. Fece
tintinnare la manetta che ancora lo bloccava. «Non hai per
caso la chiave di queste, vero?»
Katherine
fece spallucce, scuotendo la testa. Aggirò il letto e lo
raggiunse. Prese la catena di acciaio tra le mani, studiandola per un
attimo, poi ne afferrò le estremità, e con uno
strattone la spezzò. Alcuni anelli caddero con un clangore
metallico sul pavimento in linoleum.
«Molto
obbligato. Ne hai altri di questi trucchi?» la
ringraziò, strofinando il polso libero contro il petto,
massaggiando la pelle arrossata.
Katherine
rispose in tono lezioso «Se farai il bravo potrei mostrarti i
miei preferiti. Quindi non sperare di svignartela una volta uscito di
qui. Non sono facile da seminare, e non ti piacerebbe farmi
arrabbiare.»
«Katherine,
mi offendi! Non abbandonerei mai una signora che desidera la mia
compagnia.» replicò beffardamente, muovendo la
mano in un gesto teatrale.
La
ragazza non si scompose e lo fissò negli occhi.
«Capitano,
mio capitano.» sospirò. «Non cercare di
prendermi in giro. Sei un pirata, per te scappare e ingannare sono
azioni naturali quanto respirare, anche se a quanto pare non sei molto
bravo in nessuna di queste.»
«Ed
io penso che tu invece ne sappia parecchio di entrambe, vero, mia
signora?»
Katherine
inarcò un sopracciglio. Sorrise.
«Touché.»
Gli
fece un cenno con il capo, e Killian capì di doversi alzare.
Intanto Katherine poggiò la schiena alla porta, per
assicurarsi che nessuno entrasse.
Il
giovane poggiò con cautela i piedi per terra, accertandosi
di essere veramente guarito dalle fratture. Non aveva più
nemmeno i lividi. Si meravigliò di quel piccolo miracolo.
«Hai
qualche idea su dove andare?» le chiese.
La
ragazza inclinò il capo, dondolando le spalle.
«Una
volta ho incontrato una persona, e mi ha raccontato molte cose
interessanti su questa città. Voglio fare un giro per
accertarmi che le sue non fossero chiacchiere da ubriaco, e tu farai il
gentiluomo e mi accompagnerai.» gli spiegò
eloquentemente.
«Va
bene, ma prima c’è una cosa da fare: ho bisogno di
riavere il mio uncino.»
Katherine
lo squadrò mentre Killian infilava un paio di boxer e si
sfilava il camice, rimanendo a petto nudo prima di infilarsi la
maglietta nera. Non era abituato a vestirsi senza l’uncino
assicurato al polso, e lo sguardo penetrante della ragazza lo
innervosiva.
«Il
caso vuole che un’infermiera molto gentile lo abbia fatto
scivolare nella mia borsa. Ma al tuo posto aspetterei di essere fuori
da quest’ospedale prima di farmi riconoscere.»
Killian
rise, armeggiando a fatica con la chiusura dei jeans
«Suppongo che il tuo charme abbia colpito anche
lei.»
«Forse.»
rise la ragazza.
Katherine
gli si avvicinò, e tirò su la cerniera dei
pantaloni di Killian sorridendo maliziosamente. Infilò il
bottone nell’asola dei jeans, accarezzandogli la pelle sopra
il bordo della biancheria.
«C’è
qualcosa che non va con i vestiti?» gli chiese a voce bassa,
schiudendo le labbra. Lo solleticò con le punte delle dita,
e adagiò la mano sul profilo della chiusura lampo.
Decisamente
Katherine sapeva come giocare.
Il
giovane sostenne lo sguardo della ragazza, ingoiando il respiro.
«Oh
no. Direi che ora sono perfetti.» rispose roco, sorridendo
noncurante.
«Ottimo.»
commentò allegramente lei, allontanandosi di qualche passo.
Killian
indossò anche la giacca, avendo cura di tenere il moncherino
nascosto nella manica.
«Stivali?»
si informò.
«Nell’armadietto.»
Venire
guardato dalle donne gli aveva sempre causato un gran piacere, ma per
quella volta Killian fu contento di parlare a Katherine perfettamente
vestito.
Infilò
anche le calzature e le porse il braccio. La ragazza lo prese
elegantemente, drizzando la schiena come solevano fare le dame nobili
scortate dai loro ammiratori.
«Ora
possiamo andare.»
«Ottimo.
Sai, non mi spiacerebbe avere l’occasione di conoscerci
meglio, prima che Regina schiamazzi per riaverti indietro.»
«Nel
qual caso potremmo sempre decidere di andarcene prima che questo
avvenga.» propose Killian.
«Capitano,»
sospirò lei drammaticamente «non tradirei mai la
fiducia di un’amica a questo modo.»
Uscirono
dalla stanza, e Katherine gli accostò la bocca
all’orecchio, sussurrando.
«Ma
ammetto di avere un debole per gli uomini con gli occhi azzurri.
Dimostrami che varrebbe la pena di inimicarsi la regina cattiva per
te.»
Killian
aumentò la stretta sul braccio di Katherine e
sogghignò.
«Farò
del mio meglio.»
Si dà il caso
che qualcuno mi abbia fatto notare che Hook e Katherine sarebbero una
bella coppia.
E chi sono io per negare tale possibilità?
Il titolo è un ovvio gioco di parole ♥
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