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Aro nasce nel 1200 ad Atene da una famiglia nobile che deciderà di
trasferirsi a Volterra. Qui Aro, per tradizione, dovrà unirsi in
matrimonio con una donna scelta dai suoi genitori, un'aristocratica che
permetta loro di mantenere la loro posizione elitaria nella società.
Aro, però, non vuole saperne di sposarsi e per lui inizia un periodo molto difficile.
Cerca di stare a casa il meno possibile e si ritrova a passare il tempo
nei posti più malfamati; non gli importa delle regole, vuole solo
evadere dalla sua vita fatta di imposizioni e scelte non sue.
Passa le serate in loschi locali ai margini della città, bevendo e
cercando di dimenticarsi del matrimonio, degli obblighi familiari, delle
aspettative che ricadono su di lui.
Una sera, mentre torna a casa, vede una ragazza. Ad attirare la sua attenzione sono gli occhi: rosso cremisi.
Sta per dire qualcosa quando la giovane, in un battito di ciglia, sparisce.
Forse è ubriaco, non ne è certo. Confuso da quanto appena visto,
affretta il passo verso la propria abitazione; meglio non attardarsi
oltre in quei quartieri. Solo una volta raggiunto il portone d'ingresso
di casa e aver chiuso l'anta alle sue spalle, Aro si rende conto che
qualcuno lo sta aspettando nell'atrio mal illuminato.
”Aro, non mi piace che tu sparisca senza motivo. Devi sempre avvertirci
prima di uscire e non puoi tornare così tardi. Se ti vedesse
qualcuno...”dice la madre furiosa.
Aro ascolta la ramanzina senza dire una parola, annuendo di tanto in tanto.
Alla fine si congeda, accampando qualche debole scusa, e se ne va in
camera. Dopodiché apre la finestra; l'estiva aria notturna gli accarezza
il viso e i capelli legati.
Entra la sorella.”Ehi, ho sentito nostra madre arrabbiarsi con te... di nuovo.”
“Sono uscito di nascosto.”spiega semplicemente.
Lei, nel suo costosissimo vestito rosa, è inorridita.“Devi smetterla,
Aro! Così ti rovini la reputazione e la salute! Smettila di fare
stupidaggini!”lo rimprovera preoccupata.
“Jane, hai ragione, ma...”
“Niente ma, non ci sono scuse! Sei solo un'idiota!”lo interrompe
ancora, prima che possa avanzare qualche scusante, e se ne va sbattendo
la porta.
Bene, ha litigato con la madre e la sorellina in una sola sera.
Jane è sua sorella minore, ha 15 anni. Ha capelli biondi e lisci,
raccolti in una sobria acconciatura, e occhi nocciola. Nonostante la
bassa statura, è ben proporzionata. È sempre stata una ragazza leale e
gentile, in particolare con il fratello; eppure sa bene come nascondere
quella parte spietata di lei, rivolta verso chi più detesta, per timore
di essere giudicata.
Il matrimonio sarà tra pochi giorni, al tramonto, quando Jane compierà
gli anni. Un'espressione contrariata si disegna sul suo viso solo a
pensarci.
Non ha mai incontrato la sua sposa, neppure ne conosce il
volto.
Condividere la vita con una perfetta estranea non rientra
esattamente nei suoi piani, sebbene non possa ribellarsi al volere delle
due famiglie.
Stanco di quella giornata pesante, tra uscite notturne e litigi che
avrebbe preferito evitare, chiude la finestra e si mette sotto lo
coperte, attendendo il sonno.
Il sogno di Aro.
Mi trovo in un bordello con Elena, la quale mi chiede: ”Lo sa tua moglie che sei qui?”.
“No, certo che no. Se mi scoprisse....”
“Non succederà.” vengo spinto sul letto e lei si mette sopra di me a quattro zampe.
Mi bacia, le stringo le mani attorno alla vita, sento la sua pelle
fredda e un brivido mi attraversa il corpo... l'istinto all'improvviso
mi grida PERICOLO!
E' sempre più vicina al mio collo. Mi bacia ancora. Adesso che la guardo meglio noto che ha gli occhi rossi.
”Aspetta!” esclamo nervoso, irrigidendomi.
Ma lei non ascolta. Poi i suoi denti mi squarciano la pelle, affondando nella carne fino all'arteria del collo.
È la fine.
Aro scatta a sedere, sudato e terrorizzato dal sogno.
Guarda in ansia la stanza come se si aspettasse di trovarla lì. Davanti a
sé, ai piedi del letto a baldacchino in mogano, si trova un seggio
medievale senza schienale. Poco più avanti c'è un tavolino basso con
sopra alcuni
libri, oltre a due sedie in legno intarsiato. Alla sua destra, sopra al
comodino, una candela ancora spenta, così come il camino poco distante,
accanto a una delle finestre. Va bene... basta... sono solo... nervoso. Pensa cercando di tranquillizzarsi, tirando via le coperte rosse.
Poco dopo Jane entra nella sua camera e apre le persiane delle
finestre.”Svegliati! Mamma ha detto che devi accompagnarmi a
comprare il vestito.”lo informa, incurante del fastidio provocato
dalla luce improvvisa nella stanza.
“Non ci penso proprio! Vacci da sola, se vuoi. Sono stufo di
farti da balia.”risponde lui, passandosi una mano tra i capelli.
La quindicenne allora scende furiosa nelle scuderie.
”Signorina, non può uscire da sola!” dice il fattore agitandosi.
“Certo che posso, se voglio. E ora prepara il cavallo!” gli ordina.
“Come volete... ecco! Ma non mettetemi in mezzo.”
Il maniscalco le consegna le briglie in mano e lei sale in groppa
all'animale. Cavalca fino al paese, euforica di essere uscita da sola,
sa però che al ritorno dovrà fare i conti con il padre. Vuole godersi
quel giorno di libertà fino alla fine. Le ore passano svelte, è già
quasi sera e finalmente torna a casa.
Eccola andare in salone, tutti l'aspettano impazienti e preoccupati.
Aro la guarda come se stesse andando al patibolo.
”Perché tuo fratello non ti ha portato là?”
“Lui non c'entra. È colpa mia, volevo uscire da sola almeno per una
volta e dimostrarvi che posso farcela ad arrivare in paese.”mente lei
rapida. Non le importa della punizione, il legame fraterno è così... non
può farne a meno.
“Allora, chi dei due devo frustare?”
Aro scatta in piedi, prima che la sorella apra bocca.“Me, non
lei, padre.”risponde prontamente il ragazzo spaventato.
Le catene arrivano alla pelle tracciando solchi profondi e rossi. Quando
il padre finisce, lo lascia a terra svenuto.
Aro in realtà nasconde la
voglia di potere dietro all'essere impaurito dall'autorità del proprio
padre. Per troppo tempo ha sopportato di sottostare al volere della sua
famiglia; mettendo da parte il desiderio di comando sugli altri,
bramando però rispetto e controllo.
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