Note:
Questa fic non brilla d'intelligenza. Ma ogni volta che sento la
spiegazione sulle discutibili abitudini di Hierophant Green mi viene da
fare l'ovvio paragone. Poi Polnareff è il più
adatto a fare certe uscite, perché è un
chiacchierone e un sempliciotto, anche se... mai fermarsi alle
apparenze. L'unico che mi sembra davvero rincitrullito qui è
Jotaro, ma suppongo che non avendo quasi aperto bocca, l'ooc non serva.
Nella nostra mente siamo tutti più ooc di quanto pensiamo.
U.U e detto ciò... buona lettura.
Non cercate di uccidermi con gli Emerald Splash anche voi *si copre la
testa*
-Ora che ci penso, Kakyoin, il tuo Stand mi ricorda tanto un criceto.-
A quelle parole, Kakyoin e Jotaro si scambiarono un’occhiata
eloquente, inarcando un sopracciglio, poi guardarono Polnareff curiosi,
ma timorosi, di scoprire che viaggi mentali si era fatto.
-Come, prego?- domandò il portatore del Gerofante scoprendo
un poker d’assi.
-Al tuo Stand non piacciono gli spazi aperti, ama stare raggomitolato
in spazi angusti e se lo costringi a uscire s’imbestialisce.
Mi ricordo che da piccolo avevo un criceto che non sopportava di uscire
dalla sua casetta.-
Kakyoin scosse il capo dandosi una manata sulla fronte, mentre Jotaro,
apparentemente impassibile, ascoltava lo sproloquio del francese con
molto interesse.
-Era una cosa minuscola, sembrava tutto tranquillo, però
quando mordeva, faceva un male cane… -
Il moro dovette ammettere fra sé e sé, che il
paragone reggeva non solo per Hierophant Green.
Kakyoin scelse di ignorare l’altro e, visto che Jotaro aveva
come al solito stracciato tutti, di rimettere in ordine le carte da
gioco e le fiches. Aveva ben capito che quando Polnareff se ne usciva
con certe stronzate era meglio ignorarlo o assecondarlo. A quanto pare
il turno di assecondamento era toccato a Jotaro quella volta.
-E una volta mi si è infilato nel pigiama, mi ha morso
ovunque quella piccola peste… -
L’immagine di Kakyoin stretto a lui solo la notte prima, i
suoi baci maliziosi e le sue mani che s’infilavano ovunque,
mandarono in tilt il cervello del moro.
Per un attimo ebbe il dubbio che Polnareff sapesse più di
quanto lasciasse intendere. Ad ogni modo, perso in quella poco casta
quanto dolce visione, si accorse appena in tempo di una raffica di
smeraldi che sfrecciò a pochi millimetri dal suo viso.
Polnareff, dal canto suo, riuscì a parare i colpi con il
fioretto di Silver Chariot e, offeso, sbraitò contro il
compagno.
-Sei impazzito? Volevi uccidermi, ciuffetto!?-
-Scusa, Polnareff, mi è scappato.- disse quello incrociando
le braccia al petto. Il suo sorriso sarcastico e irritato diceva
esattamente il contrario. Il francese si rimise a sedere sul letto e,
prese le carte, si mise a distribuirle.
-Insomma, che ho detto di male?! I criceti hanno quei culetti morbidi
che sembrano pasticcini ripieni, ti sembra offensivo? Ti senti toccato?
Hai il culo peloso?-
Una seconda venuzza pulsò selvaggia sulla fronte di Kakyoin.
Jotaro si calò la visiera sugli occhi mormorando un -Ma
pensa te.- appena percettibile sotto le raffiche di Emerald Splash.
Nessuno si accorse del rossore sulle sue guance.
Il paragone era fin troppo azzeccato.
Anche se, no, bisognava precisarlo, il “culetto" di Kakyoin
era morbido ma non peloso.
|