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Mi svegliai di scatto. Il respiro affannoso, il cuore che
batteva quasi come fosse perseguitato da colpi di tuono, le mani
sudate, ma sopratutto quell'orribile sensazione. La sensazione di
essere catapultata in quell'orribile incubo e di non poterne uscire
più, accompagnata da quell'orribile voce, e quegli orribili
rumori: bloccata in quel terribile mondo. Mi misi lentamente a sedere,
mi asciugai le mani con un lembo del lenzuolo e presi, quasi
tremando, la bacchetta magica dal comodino. Sottovoce e con tono
insicuro pronunciai "lumos" e dalla punta della bacchetta apparve una
flebile luce biancastra, abbastanza potente da illuminare lo spazio
circostante. Ebbi un po paura prima di aprire del tutto gli occhi e
rendermi conto del luogo in cui ero, ma nell'oscurità della
notte potetti vedere che per fortuna ero ancora nel mio letto, con le
tende del baldacchino completamente spalancate. Vidi che tutte le
mie compagne non si erano accorte di niente, dormivano beate e senza
sembrare per niente infastidite. Probabilmente ero l'unica sveglia in
tutto il castello, lo percepivo dal profondo, quasi inquietante,
silenzio che regnava ovunque. Scostai leggermente le coperte e mi
diressi verso l'uscita della stanza, scendendo poi la scaletta a
chiocciola che portava alla sala comune dei grifondoro. Ancora tremavo,
cercando di non pensare così intensamente a quell'incubo e a
quella voce, che cercava in tutti i modi di penetrarmi nelle orecchie.
Come sospettavo la sala comune era completamente deserta. Non c'era
nessun rumore, se non quello di un lieve fuocherello che ardeva ancora
a stento nel camino. In punta di piedi mi sedetti su di una
scricchiolante sedia in legno, vicino al tavolo, sfogliando uno dei
tanti libri della biblioteca che gli studenti del grifondoro usavano
per ripassare ed approfondire le lezioni alla sera. Se dopo
quell'incubo non riuscivo a dormire, valeva la pena di leggere
qualcosa. Il primo libro che presi era intitolato 'cura e manutezione
dei manici di scopa' e a quel punto, osservando la copertina un po
sciupata e le pagine giallastre mi resi suito conto che doveva essere
di mio fratello James. Lo percepii immediatamente perchè
papà gliel'aveva regalato a novembre di quest'anno, quando per
l'appunto era diventato capitano della squadra di quiddich del
grifondoro. Da quel momento James non faceva altro che parlare di
quiddich, dopo le lezioni andava ad allenarsi per quattro giorni la
settimana, ed ogni sera era sempre l'ultimo ad andarsene a dormire:
leggeva e rileggeva sempre quel grandissimo volume, disegnando ogni
volta piccoli schemi e strategie su come organizzare meglio la squadra.
Era diventato davvero un patito del quiddich, e sopratutto un fratello
pessimo. Aveva cominciato a montarsi troppo la testa e, come al solito,
trattava me ed Albus come se fossimo dei rammolliti. Proprio per questo
non passavamo molto tempo insieme, anzi, non stavamo mai insieme a dire
il vero. Albus invece era completamente diverso. Era un ragazzo
semplice, tranquillo, intelligente ed attivo, in parte l'esatto
contrario di James. Nonostante fosse un po introverso e a volte un po
troppo chiuso Al era sempre stato il mio punto di riferimento. Lui era
il fratello che mi aiutava quando ne avevo bisogno, che mi consolava
quando ero triste, che a volte si comportava in modo severo ma che
comunque sapeva sempre rendermi felice, per me era il fratello migliore
del mondo, e non so cos'avrei fatto senza di lui. Cominciai a sfogliare
velocemente il manuale, guardando di tanto in tanto gli appunti di
James scritti con l'inchiostro sopra le varie figure, i quali, la
maggior parte delle volte non erano molto attinenti al quiddich, ma
piuttosto a come la nuova cercatrice della squadra fosse simpatica ed
attraente.
Arrivata quasi all'ultima pagina chiusi il volume, stando ben
attenta a rimetterlo nell'esatta posizione in cui l'avevo trovato.
Appoggiai la testa sul tavolo, con le braccia sotto ad essa che
facevano da 'cuscino'. Mi resi conto di essermi tranquillizzata, e che
la voce finalmente se ne era andata, senza alcuna memoria delle parole
indecifrabili che pronunciava con quel tono così maligno ed
inquietante. Chiusi per un attimo gli occhi, feci un bel respiro e mi
resi conto di aver finalmente superato quel terribile incubo che in
quel periodo stava tornando sempre più spesso, lasciando dietro
di se una scia di paura e di terrore, ma nessun ricordo che mi
permettesse di decifrarlo. Guardai fuori dalle grandi finestre in vetro
della torre, aveva smesso di piovere, e gli alberi ondeggiavano quasi
creando un'elegante danza, accompagnata dal fruscio delle foglie e dal
vento. Cominciai a pensare alle lezioni dell'indomani, e a come avrei
trascorso la lezione di trasfigurazione, da sempre mia materia
preferita. Nel pensare, mi addormentai, e da quel momento, solo buio,
ed un estremo e pacifico silenzio.
Spazio autrice: Salve a tutti,
questo è il primo capitolo della mia nuova storia. Non è
un capitolo molto sorprendente, visto che è solo il primo di
molti altri, ma spero che sia di vostro gradimento ugualmente. Grazie a
tutti di aver letto, commentate e recensite, accetto ogni tipo di
critica.
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