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"Tu da oggi farai quello che ti dico io! È un ordine!" queste
parole mi rimbombano sempre nella testa durante il giorno e la notte
sogno ciò che è successo prima di queste parole.
Dopo
allora, io “lavoro” per quell essere, perché non
è una persona, non è un uomo, non saprei descrivere cosa
sia. È solo un essere che non sa quello che vuole, anzi si,
vuole solo soldi, quei ******issimi pezzetti di carta che sembra che
cambino la vita, ma non la mia, lui fai soldi attraverso me e altre
ragazze, con questo “lavoro” così lo definisce lui.
A me fare ciò fa schifo, Faccio ciò da quando avevo 16
anni, sono passati 2 anni e mezzo ormai, dice che io sia la più
esperta in questo ambito, non vuole lasciarmi andare, ho tentato di
scappare, ma mi ha ritrovata e l’ho pagata cara, mi ha picchiato,
non è stata la prima, lo fa da quando sono nata. Vi chiederete
‘come fa a picchiarti da quando sei nata?’
quest’essere è mio padre. Eh bene si, quando avevo 3 anni
vedevo che picchiava mia madre in una maniera assurda, vedevo che lei
stava male, sanguinava, lo denunciava e lui si vendicava sempre
più fino a quando ha iniziato ad alzare le mani su di me. Avevo
5 anni, mi picchio così forte che persi l’equilibrio
cadendo a terra e perdendo i sensi. Risultato? Un anno di coma. Appena
mi svegliai trovai mia mamma addormentata vicino me, che appena mi
mossi si sveglio dicendomi che MIO PADRE era stato condannato a 8 anni
e 6 mesi di carcere e lavori forzati, a me questo non bastava, speravo
che in carcere subisse tutto ciò che è accaduto a me e
mia madre.
Gli anni passarono e lui ritornò a casa dicendo che
quest’esperienza lo aveva cambiato, ma non fu così. Dopo 2
mesi uccise mia mamma e il giorno del mio sedicesimo compleanno mi
picchiò nuovamente ma questa volta abusò di me e disse
quella frase che rimbomba sempre nella mia testa. Sono Katy, ho 19
anni, alta, fisico normale, bruna e occhi color miele, non ho mai
finito gli studi non per colpa mia ma perché mio padre mi ha
obbligato a lavorare dall’età di 16 anni. Il mio lavoro?
Sono una prostituta.
Ogni sera sono costretta ad indossare quei vestitini o quelle gonne che
non coprono nulla e che io odio molto, calze a rete e tacchi
vertiginosi, trucco troppo scuro. Ogni sera mi porta il quel posto
intorno alle 22:00 e viene a prendermi la mattina alle 07:00. Vedo
così tanti uomini, di differenti età, che non sanno la
storia che ho alle mie spalle, non sanno chi sono io realmente, anzi
chi ero, perché mi sono chiusa in me stessa, non ho più
fiducia in nessuno.
Questa sera non sto molto bene, ma devo andare lo stesso in quel posto
li. Aspetto e aspetto. Cammino avanti e indietro, sempre solita
routine. Ecco si è appena fermata un auto, mercedes, nero con
vetri oscurati. Mi avvicino, abbassa il finestrino, tipo affascinante,
è più giovane di tutti quelli che si fermano. Capelli
castani, occhi color ghiaccio, la luna ci si specchiava dentro,
bellissimo, avevo l’impressione di averlo già visto,
sicuramente sarà venuto nuovamente.
"Non sei troppo giovane per fare questo?" chiese curioso
"Non sei troppo giovane per andare a prostitute?" chiesi di rimando con lo stesso tono
"Hai ragione ho osato troppo, sali" salgo senza esitare, intanto era partito.
"Allora, viene…" non riesco a finire di parlare
"Non mi interessa saperlo, non sono venuto per quello"
"Allora, sei pregato di riaccompagnarmi, ho del lavoro da svolgere"
"E’ così ce lo definisci? Lavoro?"
"Come posso chiamarlo se non tale? È questo che devo fare e lo faccio" cosa interessa a lui di come lo definisco io
"Katy,
hai 19 anni, diamine, non puoi continuare così, non puoi farti
sottomettere così" inizio a preoccuparmi. Come fa a sapere
queste informazioni su di me?
"Chi
sei? Cosa vuoi da me?" cerco di aprire lo sportello dell’ auto ma
non ci riesco, c’erano le sicure. Ho davvero paura, cosa
può volere da me questo tipo, non lo conosco, ha solo un viso
familiare ma non riesco a capire chi sia. Si ferma e mi guarda
attentamente
"Non può essere…. Louis…"
Era
proprio lui, quegl’occhi, come poterli dimenticare? È
stata la persona più importante della mia per 10 anni, oltre a
mia mamma naturalmente, il mio migliore amico, io ero una tipa che non
credeva nell’amicizia tra ragazzo e ragazza, fino a quando non ho
trovato lui, riusciva a capirmi, ad aiutarmi nel momento del bisogno,
c’è sempre stato, anche quando mia mamma morì.
Lui era sempre lì, a sostenermi, a strapparmi anche un misero
sorriso, con le sue stupide battute, riusciva a farmi cambiare
l’umore da un momento all’altro. Ma da quel maledetto
giorno, non l’ho più rivisto, mi è mancato
così tanto i primi mesi, non sapevo con chi sfogarmi, non avevo
nessuno a parte un quaderno ed un quaderno che usavo e uso ancora come
“diario segreto” con cui sfogarmi. La sua famiglia era
accogliente nei miei confronti, mi trattavano come una figlia,
chissà cosa hanno pensato quando sono sparita così
all’improvviso, senza ne un ma ed un perchè, chissà
cosa penseranno di me ora se sanno o se scoprono ciò che faccio.
Li avrò delusi sicuramente.
Chissà come sarà stato Louis senza di me, se ha accettato
subito la mia “scomparsa”, anche se non era così,
eravamo nello stesso paese sole che io la mattina dormivo e la notte
lavoravo, mentre lui andava a scuola, senza di me, che lo rimproverava
per ogni minimo errore che faceva, anche il più stupido, che
litigavamo per alcune stupidaggini, solo che non riuscivamo a stare
lontani per più di 2 ore che sentivamo la mancanza
dell’altro. Chissà come avrà superato tutto
ciò, cosa ha dovuto inventare a scuola come scusa quando ho
iniziato a non frequentare più.
"Si,
sono io" sorride, quel sorriso, quanto mi è mancato e mi manca
ancora, mi faceva impazzire, un suo sorriso, provocava in automatico
uno mio. Perché è venuto questa sera? Cosa vuole?
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