Resistance

«Sei ancora vivo?» è notte.
Le stelle splendono sulle loro teste.
Mikoto lo sa: non ha mai parlato ad un estraneo con così tanta preoccupazione.
Il sangue le macchia i vestiti rovinati. Ha un taglio sulla fronte. La ferita pulsa, fa male.
Ma le viene comunque da chiedersi perché.
Perché non può vincere?
Perché non ci riesce?
Perché si è trattenuta?
Inspira profondamente mentre il cuore scandisce il ritmo dei suoi passi.
«Sei ancora vivo?» ora la sua voce è più autorevole e lei se ne compiace. Ma la sua è la stessa voce che poco prima stava sussurrando al vento ‘aiutatemi’.
Arriva a lui, a quel corpo disteso sull’asfalto che sembra addormentato. Il cervello le urla di tirare fuori una moneta e farla finita. Sente una sorta di resistenza.
Qualcos’altro dentro sembra non essere d’accordo. Le dice che c’è un’altra uscita.
Le dice di trovarla.
Cade sulle ginocchia, forse per la pietà, forse per la stanchezza.
Il corpo di lui giace sulla schiena. Ha graffi, contusioni, escoriazioni.
Ma sorride. Il suo sorriso sembra un miracolo e per qualche istante Mikoto crede di sognare.
«Perché ti sei trattenuta, Biri Biri?» la usa voce è un sussurro gracchiante, qualcosa che non assomiglia più a un verso umano. La cosa la fa arrabbiare.
La fa arrabbiare il fatto che lui sia ancora lì, vivo e vegeto.
La fa arrabbiare il fatto di essersi inconsciamente trattenuta.
La fa arrabbiare il fatto che non riesce proprio a smettere di chiedersi ‘perché?’.