Una parte di te vuole che resti

di M4RT1
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Sono entrambi lì, uno di fronte all’altro, immobili.
Sono entrambi lì, si fissano, si squadrano, si guardano in cagnesco.
 
-Perché non me l’hai detto?
-Detto cosa?
-Che sei mio padre.
 
Sono entrambi lì, diversi, arrabbiati, eppure tremendamente uguali.
Entrambi lì, di fronte a te, l’uno contro l’altro.
 
Sam- James, tuo… no, non vuoi nemmeno dire quella parola, tira fuori qualcosa dalla tasca.
Di fronte a lui, come in uno specchio, Peter compie esattamente lo stesso movimento.
James prende un foglio. Peter ritrae la mano senza stringere nulla.
 
-Perché hai detto di essere Sam?
-Io non ho detto nulla! Vuoi l’avete supposto e io ve l’ho lasciato credere.
 
Peter fa una smorfia dolorosamente conosciuta.
Una cosa del tipo “Dov’è che ho già sentito questa scusa? Ah, giusto, da suo figlio!”. Ed è questo che ti fa male: tu non sei suo figlio, non in quel senso.
Potrai esserlo, sulla carta, ma non è stato lui a crescerti. Lui ti avrà creato, forse; e forse, quando avevi poco più di un anno, ti ha tenuto per mano mentre imparavi a camminare. Però poi ti ha lasciato solo.

Solo e barcollante, appena in grado di muovere qualche passo; solo, impaurito del buio e di quel peluche che qualcuno con poco buon gusto ti aveva regalato per il tuo terzo compleanno; solo, in compagnia di quel cappello da poliziotto troppo grande per te e di quella valigia che tua madre ha riempito di fretta, quella un po’ vecchia in cui sono entrati pochi vestiti di emergenza.
Ed eri solo quando tua madre piangeva. Ma tu la sentivi, mentre diceva che non voleva più vederlo, anche se non sapevi a chi si riferisse. E la sentivi quando, dopo averti messo a letto, parlava con l’amica di papà, Ellen.

E tu eri solo.

No, non gli assomigli per niente. Hai fatto qualunque cosa per allontanarti da lui, dalla sua immagine, da quei pochi ricordi che conservi della tua infanzia passata con un padre accanto.
Hai fatto di tutto per apparire diverso, migliore. Hai fatto di tutto per scappare quando, il giorno del tuo compleanno, una Ellen di quindici anni più vecchia ti ha confessato tutto.
Hai corso lontano, quel giorno. Un ragazzino appena diciottenne che scappa da solo, di notte, senza nient’altro che una valigia. La stessa valigia troppo vecchia che anni prima l’aveva accompagnato verso  una vita troppo stretta e finta.

Eri Neal, quel giorno. Da quel giorno, come fino al tuo terzo compleanno, non eri altro che Neal.
Eppure, il Neal che arrivò a New York, all’alba, non era lo stesso che salutò suo padre quella mattina.
 
-Piacere, Neal Caffrey.
Caffrey. Era quello il vero cognome di tua madre.
-Piacere, Neal Bennett.
No, quel cognome doveva sparire per la tua vita, come d’altronde era sparito l’uomo che lo portava.
 
E loro sono ancora qui, uno di fronte all’altro.
E non puoi fare a meno di pensare che Peter vuole proteggerti esattamente come un padre.

Ma lui non è tuo padre.

Nemmeno James lo è.
Tu non hai un padre. Non lo hai, non hai nessuno oltre Mozzie e quel Peter che la mattina controlla con attenzione i dati della tua cavigliera elettronica. Quel Peter che ti è amico, ma non padre.
Non hai un padre, né una madre, e ora hai perso anche Ellen.
Non hai nessuno.

Eppure, ora ci sono due persone, proprio di fronte a te, pronte a difenderti.

Da chi, poi? Non lo sai.
Probabilmente, l’una dall’altra.
Probabilmente, James crede che Peter voglia farti del male; oppure, semplicemente, vuole che vi lasci soli, come padre e figlio.
Probabilmente, Peter si preoccupa che James possa ferirti, e non solo fisicamente; oppure, semplicemente, non si fida a lasciarti solo con qualcuno che per così tanto ha distrutto la tua vita.

Colpevole, innocente, non importa.
Lui non c’era. Lui dovrà tornare da dov’è venuto. Deve sparire.
Eppure, una parte di te vuole che resti.




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