Nota
legale:
Percy Jackson &
The Olympians © 2005, Rick Riordan. Titolo
© I'm
almost grown, 1959, Chuck Berry (L'uomo che
inventò il rock'n'roll).
Il
qui presente intreccio è da considerarsi
proprietà esclusiva
dell'autrice; pertanto, non può essere riprodotto
- totalmente o
parzialmente - senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti: angstino-ino-ino
Note:
Chi parla
è Thalia, non Annabeth. Thalia, capito?
I'm
almost grown
L'amore è, esiste.
E niente di quello che
dite può farlo sparire,
perché
è il motivo per cui noi esistiamo qui.
È la vetta
più alta, e una volta che l'hai scalata e
guardi gli altri da
lassù, ci rimani per sempre.
Perché se ti
muovi, allora... cadi. Cadi.
(Pauline Oster)
Siamo ancora una
famiglia, Luke, io e te, soli contro il mondo, dopo tutti questi anni.
Mentre accarezzo la
corteccia ruvida del pino che è stato la mia casa, guardo il
cielo azzurro che sovrasta il Campo Mezzosangue; la stessa sfumatura
dei tuoi occhi limpidi, lucidi, che brillavano e si animavano quando
fantasticavamo della nostra vita insieme, in quei pochi momenti di
respiro che la nostra fuga ci concedeva.
Ricordo quando
sognavamo di quel futuro, che, per ironia della sorte, o per un
capriccio del Fato, non c’è mai stato.
Quel dannato futuro
che ora è diventato il nostro presente, e dove ho visto le
ossa del nostro amore forte, irragionevole, un amore bambino,
come noi, abbandonate agli avvoltoi.
Forse, se in questi
anni non fossi mancata, se non fossi rimasta racchiusa impotente in
questo insulso albero, le cose sarebbero andate diversamente. Non
avresti abbandonato la tua famiglia, voltando le spalle al campo, non
saresti uno stupido fantoccio nelle mani di Crono. Non posso smettere
di crederlo, non posso non sentire il peso della colpa di averti
abbandonato.
Ora saresti qui,
accanto a me, e le tue iridi non sarebbero oro, fredde e spietate, ma
ancora così dannatamente azzurre.
Ne sono sicura.
Sai, nonostante tutto,
credo ancora che possiamo raggiungere il nostro lieto fine.
Mi piace quasi credere
all’idea che tu abbia un piano, e che ti sia schierato dalla
parte del Signore dei Titano proprio per farci riportare indietro in
quei giorni felici.
Tempo. Ci serve solo
questo. Ci sarebbe servito solo questo¹.
Socchiudo gli occhi
per la luce improvvisa del sole che sta per tramontare. Ho addirittura
guidato il carro di Apollo. Ti sarebbe piaciuto.
Sorrido
all’idea, ma il sapore dell’amaro impasta la bocca;
perché è questo che mi manca davvero, lo
stendermi accanto a te davanti al fuoco a raccontarti le mie giornate,
le storie della mia infanzia, il sentire il suono della tua risata che
rende più chiara la notte che avanza.
Le tue frecciatine sul
fatto che stia diventando una femminuccia romantica.
Spero ancora nel tuo
riscatto, ma la mia anima è stanca e non posso permettermi
ancora di crogiolarmi nei ricordi lontani.
Una volta,
canzonatorio, avevi detto che sembravamo gli animali che si
vedono nei documentari, quando non si comprende se si stiano
massacrando, o scambiando tenerezze.
Non capivo. Ora lo so.
Noi stavamo solamente
facendo l’amore.
Non posso aspettare
che ti distrugga con le tue stesse mani. Entrerò nelle
Cacciatrici di Artemide e lotterò, con tutte le forze,
l’anima, il cuore. Ti ritroverò e ti
farò ricordare di essere un eroe.
Il mio.
*Piccola l’allusione
al fatto che Crono è il Signore del Tempo.
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