NickxGreg
Capitolo I
La cravatta
Greg si tolse la maglietta e la gettò
nell’armadietto.
Non si era minimamente accorto di essere in ritardo, tanto
era stato preso dal suo nuovo caso, e l’udienza dell’ultimo che
aveva risolto, e alla quale doveva partecipare come testimone, sarebbe cominciata tra poco meno di un’ora.
Per fortuna, nel suo armadietto c’era sempre un abito
di ricambio. Da quando era entrato a far parte della Csi, infatti, era solito
vestire in giacca e cravatta, alle volte anche sulla scena del crimine. Non era
certo la sua tenuta preferita, però ci si vedeva abbastanza bene e
persino Sara gli aveva fatto i complimenti per la sua eleganza.
Velocemente si infilò la
camicia, ne raddrizzò il colletto e tentò di abbottonarsi i
polsini, senza riuscirvi. In preda alla fretta lasciò i polsini della
camicia aperti e si sfilò i jeans gettando
anch’essi nell’armadietto.
-Ciao...- disse qualcuno alle sue spalle. Costringendolo a
voltarsi.
-Ah, ciao Nick.- rispose il ragazzo all’uomo che dopo
aver esaminato una scena del crimine nel bel mezzo del bollente deserto del Nevada, era appena uscito dalla doccia, accanto agli
spogliatoi.
Nick osservò Greg per un secondo e sentì uno
strano calore invadergli il basso ventre. Subito distolse lo sguardo e si
maledì per la sua debolezza. Aveva accettato il fatto, anche se con
molta fatica di essere gay, ma non poteva proprio
sopportare questa sua debolezza nei confronti di quel ragazzino. Ogni volta che
gli parlava non riusciva a guardarlo negli occhi e ogni volta che Grissom lo faceva indagare con lui non sapeva se essere
felice, perché aveva l’opportunità di stargli accanto, o se
disperarsi, perché pur standogli accanto non poteva far niente, se non
seguirlo come un cagnolino fedele, fissarlo mentre raccoglieva le prove e
pensare quanto fosse sexy in giacca e cravatta.
Mille e mille volte si era chiesto
come aveva potuto, quell’ex topo di laboratorio, piegarlo a quella
venerazione che senza sapere Greg gli imponeva e a cui lui non poteva far altro
che piegarsi.
Si conosceva troppo bene e sapeva per certo che non avrebbe
confessato nulla di quello che pensava e provava a Greg, non ne
aveva il coraggio e non ne avrebbe mai avuto.
-Nick?- lo chiamò Greg, distogliendolo dai suoi
pensieri e l’uomo seduto di spalle al ragazzo si fece
coraggio e si girò verso di lui, senza riuscire, neppure stavolta a
guardarlo in faccia.
-Si?- rispose quindi con finta nonchalance.
-Mi allacci i polsini?- disse
porgendogli i polsi.
Le mani di Nick tremarono nel fare ciò che gli era
stato chiesto e ciò non sfuggì al ragazzo.
-Dovresti prenderti qualche giorno di riposo, Nick...- gli
disse -sei così stressato che ti tremano le mani...non doveri dirtelo,
anche perché Grissom mi ha detto di non farlo, però siamo tutti
un po’ preoccupati per te...quando anche quando indaghi sembri essere in
coma...- Nick lo guardò stupito e si chiese come si possa prestare
attenzione ad un cadavere quando lavori con una
delizia del genere.
-Hai ragione...- fece Nick -dovrei davvero prendermi una vacanza...- e si alzò per cambiarsi.
Greg torno davanti al suo armadietto, si mise
la cravatta e se la sistemò meglio che potè. Nick non potè
più resistere.
-Hai messo male la cravatta...- gli
disse e da dietro gli cinse il corpo con le braccia con la scusa di sistemargli
la cravatta.
-Nick?- mormorò il ragazzo leggermente preoccupato,
ma l’uomo non l’ascoltò. Lasciò
perdere la cravatta, pretesto per il quale gli si era potuto avvicinare,
e si concentrò sull’inebriante profumo emanato dalla pelle della
creatura angelica che aveva tra le braccia.
-Ripetilo...- sussurrò Nick rafforzando la presa,
perché il suo oggetto del desiderio non fuggisse -ripetilo, ti
prego...è così bello quando dici il mio
nome!-