Lei sa cucinare la morte

di GinevraCorvino
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Il mondo era oscurità e fiamme. Negli occhi di Bellatrix, esaltati dalla lotta, si poteva annegare in un abisso di follia e distruzione.
Danzava nefasta e terribile tra i cadaveri trucidati nella sala, assaporandone il piacere della morte ed inebriandosi del sangue versato; a quale schieramento appartenesse quel liquido cremisi, poco importava. Quel cimitero di corpi e macerie era il teatro della sua macabra superiorità e della sua fame di annientamento.
Rideva mentre scagliava l'anatema che uccide. Rideva come se quell'olocausto fosse in realtà un gioco di bambini.
Nelle narici il profumo pungente della polvere mischiata al sangue, nelle orecchie le urla di disperazione e di dolore, in punta di lingua quel sapore indecente di strazio e agonia che proveniva dalle sue prede.
Bellatrix godeva nel giocare col cibo. E quei luridi mezzosangue e traditori non erano altro che bocconi per la sua ingordigia di orrore, la sua famelica voluttà di terrore.
Sì, Bellatrix Lestange era innamorata della morte; la baciava oscena, sorbendone golosa ogni stilla di crudeltà.
Sì, Bellatrix Lestrange era l'amante disinibita del delitto che si lascia godere in ogni suo gusto, sapore, appetito.
Lei sapeva come cucinare la morte. I suoi ingredienti erano semplici ed efficaci: spietatezza, ferocia ed efferatezza.
Brutale, implacabile, dispensava atroce il suo ricettario.
Ma Molly Weasley aveva una spezia in più sulla punta della bacchetta: l'amore che sovrasta ogni altro elemento.
Bellatrix assaporò il gusto del proprio sangue ferroso nella bocca, neanche quello le dispiacque.




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