Anche i matti hanno una coscienza.

di MelodramaticFool_
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-Malcolm.
-Vattene.
-E' così che si accoglie un vecchio amico?
-Devi andartene.
-E' estremamente scortese da parte tua trattarmi in questo modo.
-Vattene, non puoi stare qui.
-Eccome se posso, invece.
-Non puoi.
-Hai ragione, non posso; devo.
-Non voglio parlarti.
-Lo stai già facendo.
-Vaffanculo.
-Ah! Che linguaggio colorito, Malcolm.
-Vattene, ti prego.
-Testardo, al solito.
-...
-Almeno abbi la decenza di guardarmi in faccia.
-...
-No, eh?
-...
-Non vuoi parlarmi, è così? Sai perché sono qui, Malcolm? Per convincerti a parlare, a confessare, esattamente. In due giorni di interrogatorio non hai aperto bocca, ma non riuscirai a reggere a lungo, lo sai meglio di me. Inoltre, è infinitamente stupido da parte tua, stiamo parlando di poliziotti, non di cucciolotti mansueti.
-...
-Malcolm, ascoltami bene, ecco, guardami bene negli occhi e ascoltami: non siamo in un gioco. Non ti processeranno prima di ottenere una confessione. Questa è la vita reale, Malcolm, non puoi rifugiarti nel tuo solito silenzio cocciuto, stavolta non funzionerà, perché riusciranno a far breccia nel tuo muro, un modo per farti confessare lo troveranno, e allora tanto vale parlare subito, non trovi?
-Potrebbero mandarmi al processo lo stesso, hanno i testimoni, le prove e tutto il resto, insomma loro sanno.. Sanno cosa ho fatto, non serve una confessione.
-Leman, il procuratore, è un osso duro, si è impuntato, pretende la tua versione dei fatti e non si arrenderà fino ad ottenerla, perché hai ragione, hanno i testimoni, le prove, l'arma, tutto, tranne il movente, quello che ti ha spinto ad uccidere quella donna, e quello lo possono ottenere solo da te, piccolo testardello.
-E tu sei qui per convincermi.
-Hai centrato il punto.
-C'è solo un piccolo problema.
-Tu non ne hai la minima intenzione.
-Hai centrato il punto.
-Non prendermi in giro, Malcolm.
-Quando mai.
-Piantala di fare il bambino!
-Non sbattere il pugno sul tavolo.
-I miei pugni sono affar mio.
-Il rumore mi ha infastidito.
-Finiscila, che diamine.
-Non voglio parlare.
-Malcolm, questa è la vita reale, non siamo in uno dei tuoi videogiochi, hai ucciso una donna e devi pagarne le conseguenze, sei intelligente, dovresti averlo capito.
-Non cambia il fatto che io non voglia confessare.
-E per quale strano e contorto motivo non dovresti?
-E' una cosa stupida.
-Se è una cosa stupida perché dovrebbe impedirtelo?
-Loro non capirebbero.
-Non capirebbero?
-No.
-Chi non capirebbe?
-I poliziotti, loro non mi crederanno mai, non mi daranno mai retta, sono convinti che io sia pazzo.
-Tu non sei pazzo, lo sai perfettamente, e lo sanno anche loro, Leman è il gamba, ti crederà.
-Dici?
-Certo, Malcolm! I poliziotti non sono così cattivi come li dipingi nei tuoi videogiochi, c'è anche gente a posto nelle loro file, fidati di me.
-Solo che..
-Solo che?
-Solo che.. Non me la sento.
-Di parlare?
-...
-Senti, Malcolm, facciamo una cosa, visto che non te la senti di vuotare il sacco-
-Non dire quella cosa.
-Cosa? Vuotare il sacco?
-Non dirlo, la fa sembrare una cosa brutta.
-Una cosa brutta?
-Sì, come se fossi un bambino sorpreso dalla madre a rubare i biscotti, come se dovessi vuotare le tasche, a testa bassa, aspettandomi la sberla.
-Capito, non lo dirò più.
-Grazie.
-Dicevo, visto che non te la senti di.. Esporre la tua versione dei fatti, facciamo una cosa, fai finta di raccontarlo a me, come fossimo solo noi due, e vedrai che riuscirai a sentirti più a tuo agio.
-..Con te?
-Perché quella faccia sorpresa? Lo so che in fondo ti fidi di me, non fare quella faccia.
-Mi fido di te, ma sarebbe strano.
-Strano, sì, ma l'importante è parlare, in qualche modo, e più sei tranquillo meglio è.
-Posso provarci.
-Bravo ragazzo.
-Da dove comincio?
-Dal principio.
-Non sono sicuro di riuscire a farlo nel verso giusto.
-Non c'è un verso giusto per queste cose. Vai.
-E' cominciato tutto.. Quattro giorni fa, ero andato a fare il bucato alla lavanderia a gettoni in fondo al viale dove vivo, stavo tornando a casa, quando mi resi conto che qualcuno mi stava inseguendo, sentivo la loro presenza alle mie spalle.. Allora cominciai a correre senza una destinazione precisa, con il solo intento di sfuggirgli.. Finii in un vicolo, spalle al muro, loro mi raggiunsero e mi buttarono a terra..
-Come erano fatti?
-..In che senso?
-Riusciresti a descriverli?
-..Sì.. Vestiti di nero, da testa a piedi, tranne per una maschera bianca, che rende illeggibili i lineamenti del viso.. Indossano un giubbotto antiproiettile e si portano sempre dietro almeno una pistola ciascuno, le vedevo brillare nel buio, però non le hanno tirate fuori, fatta eccezion per il capo che l'ha usata per.. Per minacciarmi..
-Con calma, Malcolm.
-Come sto andando?
-Stai andando benissimo, tranquillo, adesso prendi un grosso respiro e continua.
-Il capo mi parlò, ordinandomi di alzarmi, e nonostante avessi una paura feroce riuscii ugualmente a tirarmi in piedi da solo, con le gambe che tremavano come foglie, quindi mi sbattè contro il muro e disse cosa avrei dovuto fare.
-Malcolm, capisco che per te sia difficile parlarne, rivangare questa orribile esperienza, ma devi farlo, lo sai.
-Mi disse che la mattina dopo mi sarei dovuto intrufolare nella Miriam Beckett, la scuola del mio quartiere, e che.. Sarei dovuto entrare nella terza elementare, in fondo al corridoio del piano terra, mi ha detto che.. Che.. Che avrei dovuto spararle, ucciderla, la maestra.. Avrei dovuto ucciderla..
-Hai chiesto il perché?
-Sì, glielo chiesi.
-E lui cosa rispose?
-Mi rise in faccia, e la sua risata era come quella di una iena, mi mise letteralmente i brividi, e mi disse che non erano fatti miei, e che.. Che il mio unico compito era quello di farla fuori.
-Tu accettasti?
-Cercai di oppormi, non volevo fare una cosa simile, commettere un omicidio è una cosa.. Tremenda.
-Però alla fine l'hai fatto lo stesso.
-Mi hanno minacciato.. Hanno detto che, se non l'avessi fatto, avrebbero ucciso.. Lei.
-Ah, ecco.
-Non mi guardare così.
-Io te l'ho sempre detto di non affezionarti troppo alla gente.
-Vaffanculo.
-Permalosetto. Oh, su, dai, Malcolm, torna qui, dannazione.
-Tu non hai nessun diritto di insultarla! Tu non sai cosa c'è tra di noi, non puoi capire!
-Ho tutti i diritti di insultare te per esserti compromesso in modo tanto idiota, il vostro rapporto non è mai stato una cosa positiva, e quello che è successo ne è la dimostrazione.
-Tieni Lei fuori da questa storia! Non c'entra niente, la colpa è solo.. solo..
-Tua?
-E' colpa loro! Io non gli ho mai fatto nulla di male, perché ce l'hanno tanto con me?!
-Perché tu sei speciale, Malcolm, tu sei diverso, e quelli come te non possono legarsi ad altre persone.
-Cazzate.
-Non mi sembra il momento di parlarne, comunque, e torna qui, diamine, stavi andando così bene.
-Prima che la insultassi.
-Torna qui, da bravo.
-Non sono un cane, grazie.
-Eppure mi hai ubbidito.
-Vai al diavolo.
-Insultarmi ti fa sentire così bene?
-Mi appaga.
-Almeno a qualcosa ti servo, magra consolazione.
-Contento te.
-Continuiamo? Eravamo rimasti al tuo incontro con il capo.
-Mi lasciarono andare via, e io tornai a casa correndo.
-E l'arma? Te l'hanno data loro?
-No, la pistola.. Era mia, è mia, era nascosta in un cassetto, l'avevo comprata in un banco dei pegni anni fa, per proteggermi da loro.. Ma non l'avevo mai usata.
-Ricordo quando la comprasti, ci eravamo andati insieme, un mese prima che tu finissi a Greencourt, pensavo te ne fossi liberato.
-Avevo dimenticato di averla, a dire il vero, me lo ricordò il loro capo quando mi disse cosa dovevo fare.. Ma non ho idea di come facesse a saperlo.
-Loro sanno tutto, ragazzo, dovresti averlo capito ormai.
-Misi la pistola sotto il cuscino e cercai di dormire, ma non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte, io non volevo farlo..
-Inutile piangersi addosso a questo punto, ragazzo mio, piuttosto, continua.
-Alle otto in punto uscii di casa, la pistola nascosta nella tasca della giacca e andai alla scuola.. Alla portineria mi presentai come il fratello di una delle bambine e raggiunsi l'aula..
-Bene, da qui in poi la storia la sappiamo, può bastare co-
-Indugiavo, non volevo farlo, sudavo freddo e mi tremavano le mani, stavo per andarmene quando mi girai e vidi loro in fondo al corridoio che mi guardavano fisso, non potevo rinunciare, così bussai e-
-Può bastare, davv-
-Prima di sparare la guardai negli occhi, era spaventata, io l'ho guardata in quegli occhi e le ho sparato, le ho strappato via la vita, l'ho privata del suo futuro, e tutto per Lei, perché volevo proteggerla, e nessuno mi capirà mai, nessuno capirà mai noi due e il motivo per cui l'ho fatto, ho sparato a quella donna e c'era così tanto sangue, il sangue mi spaventa ma io ho accettato di macchiarmene, di versare il sangue innocente di una persona che non se lo meritava, e l'ho fatto per Lei.. Solo per Lei..
 
-Leman.
-Berg.
-Novità?
-Guarda tu stesso.
-Ma che diavolo?!
-La mia stessa identica reazione, su per giù.
-Come hai fatto a convincerlo?
-Non ho fatto niente.
-E allora come diamine..?
-Hai parlato con la Jordan?
-Sì, ho raccolto la sua deposizione, ero venuto a riferirti che vorrebbe parlare con il ragazzo per farlo parlare..
-..E invece, a quanto pare, non si è rivelato necessario il suo intervento.
-A quanto pare.. Per grazia, vorresti spiegarmi come, dopo due giorni passati a fissare il vuoto, abbia deciso di dire tutto, così, improvvisamente?
-Temo di non riuscire a spiegare bene, piuttosto, cosa ha detto la dottoressa?
-Fitch soffre di Schizofrenia Paranoide; ammetto di non averne saputo granché fino a poco fa, quando la dottoressa ha avuto la magnanimità di spiegarmi nel dettaglio cosa comporti.
-Ovvero?
-La Schizofrenia Paranoide comporta tutti i sintomi di una normale Schizofrenia, quindi allucinazioni estremamente credibili e delirio, però in questo caso il soggetto manifesta la paura di essere perseguitato, interpreta fatti, comportamenti e comunicazioni come prove di complotti orditi contro di sé, dimostra un estremo egocentrismo e spesso fatica a socializzare; la Jordan è uno degli psichiatri più conosciuti al mondo per la cura di questa malattia, Greencourt è uno dei tre centri specializzati qui in America e lei ne è la direttrice.
-Avevo letto un suo articolo sul Times a riguardo, qualcosa lo sapevo; la storia medica?
-Dopo la diagnosi, tra il 2006 e il 2008, i genitori provarono a tenerlo in casa; all'epoca Malcolm era in cura sotto un altro psichiatra che però non riuscì ad aiutarlo più di tanto, lo spedirono a Greencourt verso la fine del 2008 dopo averlo visto girare per casa di notte con un coltello da cucina, convinto che lo stessero venendo a prendere. La Jordan si interessò immediatamente al suo caso, dice che era "una persona affascinante da analizzare, con una psiche estremamente complessa", una sorta di sfida che si è autoimposta, una sfida che ha vinto, peraltro, perché l'anno scorso Malcolm è uscito dal centro con anni di clinica alle spalle e la consapevolezza di essere malato, cosa che la dottoressa mi ha assicurato essere fondamentale per la guarigione del paziente.
-In che senso?
-Mi ha detto che molte persone affette da Schizofrenia Paranoide rifiutano di accettare la propria malattia, rifiutano di assumere i medicinali e raramente parlano delle loro allucinazioni, e in questo caso diventa difficile proseguire con i trattamenti perché non vi è un'effetiva risposta, anche emotiva, del paziente.
-Capisco. Nel caso particolare, c'è qualcosa di interessante?
-Malcolm è convinto di essere perseguitato da un'organizzazione con scopi non del tutto chiari, e ha rischiato molto spesso di nuocere a se stesso e a chi gli sta intorno.
-Coerente con la definizione della sua malattia.
-E non è tutto..
-Non avrei mai messo in dubbio le tue capacità persuasive in un colloquio, Berg, sapevo che avevi altro da dirmi.
-Innanzitutto mi ha riferito di aver visto Fitch per l'ultima volta dieci giorni prima dell'omicidio.
-In quale occasione?
-La dottoressa fa continuamente avanti e indietro tra il suo studio qui in centro e Greencourt, e Martedì 18 era, appunto, qui in città, in attesa di un incontro con un paziente, quando Fitch ha fatto irruzione nello studio e si è messo ad urlarle contro, dicendole di non essere malato e che lei gli aveva mentito per tutto quel tempo; ha provato a calmarlo e lui è scoppiato in lacrime, dicendole che loro erano tornati, le sue allucinazioni ovviamente, ma prima che lei riuscisse a stappargli qualche informazione in più, è scappato via.. A quanto pare, non era guarito del tutto.
-E' impossibile guarire dalla Schizofrenia, Berg, al massimo si possono contrastare i sintomi con i medicinali e con le terapie psichiatriche.
-Curioso, è la stessa cosa che mi ha detto la Jordan; temo abbia frainteso il mio commento come una critica al suo operato. Mi ha detto, inoltre, che questa è una cosa che capita spesso ai malati di Schizofrenia Paranoide: le ricadute, la perdita di efficacia di qualche medicina.. Niente fuori dall'ordinario. La dottoressa era pronta a prescrivergli un altro tipo di terapia, prima di venire a conoscenza dell'omicidio.. Pareva sentirsi molto in colpa.
-Non è colpa sua, è una psichiatra eccellente, un medico molto capace, solo che la medicina non è una scienza esatta, e la psichiatria temo ne sia il ramo più fragile. Ha detto altro?
-Mi ha riassunto il percorso di Malcolm negli anni di Greencourt.
-Avanti.
-Due anni fa alla arrivò una ragazza di nome Eve Gunner, coetanea di Fitch, con la sua stessa malattia e una storia alle spalle non dissimile da quella del ragazzo; a differenza di molti altri pazienti, però, lei era fondamentalmente una tipa curiosa, molto meno chiusa in se stessa.
-Fammi indovinare: i due hanno fatto amicizia.
-La stessa Jordan mi ha detto di essere rimasta profondamente sorpresa dal legame che si è formato in poco tempo tra i due, e lei di matti ne deve aver visti parecchi.
-La natura del loro rapporto?
-La dottoressa non è mai riuscita a farsi rivelare granché della loro relazione, ma ha saputo da diversi infermieri della clinica che avevano l'abitudine di gironzolare nei pressi della camera dell'altro dopo il coprifuoco.
-Questo lascia intuire parecchio, e mi permette di comprendere altrettanto.
-Che intende dire?
-Adesso ti tocca la mia, di spiegazione, e sarà piuttosto difficile da digerire.
-Sono tutto orecchi.
-Una decina di minuti fa è arrivato un uomo in sala interrogatori, un uomo che è riuscito a convincere Malcolm a sciogliere il suo silenzio e a confessare, e il ragazzo ha raccontato tutto, anche particolari al di fuori della nostra conoscenza, tra cui la provenienza dell'arma che, a quanto ha detto, ha acquistato ad un banco dei pegni prima essere ricoverato a Greencourt, quando le sue allucinazioni non gli davano tregua, e ha rivelato anche il movente dell'omicidio: i membri di un'organizzazione criminale lo hanno placcato la notte prima dell'intrusione nella scuola, ordinandogli di uccidere la D'Alene; per convincerlo, pare abbiano minacciato di uccidere una certa Lei, a cui Fitch pare tenere molto.
-E questa lei, ovviamente, sarebbe Eve Gunner.
-Precisamente.
-Aspetta un secondo: tu hai detto che un uomo è entrato nella saletta per convincerlo.
-Esatto.
-Ma non c'è nessuno lì dentro, e nessuno può entrare senza il nostro permesso. 
-Questo perché l'uomo in questione ha la deplorevole caratteristica di essere invisibile ai nostri occhi: è un'allucinazione, Berg, un'allucinazione provocata dalla malattia di Malcolm, così come gli uomini che gli hanno commissionato l'omicidio, perché non sono altro che frutto della sua immaginazione paranoide.
-Dio..
-Difficile da digerire, come ti ho già detto.
-Cosa ne faranno di lui?
-Verrà processato, com'è ovvio che sia verrà mandato in una qualche clinica, la Jordan verrà accusata di negligenza.. Chissà.
-E' il caso più incredibile e contorto che mi sia mai capitato tra le mani.
-La malattia mentale è qualcosa che noi sani non possiamo vagamente concepire, poiché ha origine nella mente umana e il nostro cervello è una macchina estremamente difficile da studiare.
-Non c'è limite alla follia.
-Una sola cosa, di tutto questo, mi conforta.
-Cioé?
-L'allucinazione di Malcolm lo ha convinto a confessare, insomma, guardalo: è l'immagine stessa del pentimento.
-E quindi? Cosa c'è di confortante in ciò?
-Quell'allucinazione non è altro che un frutto della sua mente malata, che nonostante sia per l'appunto, malata, ha partorito un personaggio che lo ha spinto a fare ammenda del suo crimine. Significa che, nonostante tutto, anche i matti, in fondo, hanno una coscienza.




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