Binario 3
Binario
9 ¾
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«Tesoro,
sei sicuro di aver preso tutto?»
«Sì, nonnina…»
«Ma sei proprio…»
«Sì,
nonnina…»
«Hai insistito a preparare le valigie tutto da
solo…potresti aver dimenticato
qualcosa! »
«Mamma, ti prego…è
molto più ordinato e responsabile di noi tutti messi
insieme…»
Molly
Weasley si accorse appena dell’osservazione irritata di sua
figlia Ginny e
continuò il suo discorso, guardando negli occhi un bambino
minuto di undici
anni:
«Se hai qualche problema scrivici subito, chiaro?
Così Pickwick farà un po’ di
pratic…»
Si interruppe e frugò con lo sguardo fra i bagagli del
ragazzino.
«Dove diavolo è la gabbia di
Pickwick?» chiese a tutti i numerosi
presenti.
Erano
venute davvero molte persone a salutare il ragazzino. Nulla di strano:
chiunque
avesse parlato con quel bambino si sarebbe subito accorto di avere
davanti una persona
dotata di spiccata sensibilità, intelligenza e simpatia.
Anche i suoi innocenti difetti, quali una sporadica timidezza e una
buona dose
di goffaggine, erano considerati pressoché adorabili.
Perciò tutte le persone lì presenti, che avevano
a che fare quotidianamente con
quel bambino, non esitavano a definirsi la sua famiglia, sebbene non
fossero
legati da vincoli di sangue.
C’erano
davvero tutti: nonna Molly, nonno Arthur, quasi tutti i loro figli con
le loro
mogli, la sua migliore amica Victoire, zio Harry e zia Ginny con i loro
due
figli, e naturalmente nonna Andromeda, che teneva in mano una gabbia
contenente
un piccolo gufo giallo.
«Molly!
Ti eri dimenticata che lo portavo io? » disse in tono
divertito.
«Oh, cara! Meno male…mi ero proprio
scordata!» rispose la donna con un certo
imbarazzo.
Il
tempo aveva spento i capelli rosso fuoco della signora Weasley, ma non
il suo
lato materno: voleva anche lei curarsi del piccolo, ma a volte aveva
l’impressione di inserirsi troppo prepotentemente nel
rapporto tra lui e la sua
vera nonna.
Ma non poteva farci niente: quel ragazzino le ricordava molto Harry,
orfano e
quasi senza una persona al mondo. E poi, il modo in cui la chiamava nonnina…la
faceva impazzire!
Andromeda,
dal canto suo, si lasciava aiutare volentieri dalla signora Weasley,
senza aver
mai provato risentimento nei suoi confronti: suo nipote aveva bisogno
della
presenza e dell’affetto di altre persone, oltre che del suo.
Sapeva però che tutte le persone del mondo non avrebbero
riparato la sua grave perdita…e
questo la faceva soffrire.
Ricordava sempre, e con vergogna, a come si era opposta alla scelta
della
figlia di sposare quel “dannato licantropo”: se i
due non si fossero
abbandonati alla forza dell’amore Andromeda si sarebbe
trovata sola. Senza marito,
senza figli, senza nipoti.
Ora,
invece, aveva davanti a sé il frutto di un vero amore che
aveva sconfitto la
morte. L’unica cosa che la spingesse a dimenticare, anche se
per poco, il
dolore delle persone perdute per sempre.
L’unica cosa per la quale valesse la pena vivere.
Il suo nipotino Teddy Remus Lupin.
«Dalla pure a me la gabbia, nonnina! Pick deve fare un
giretto prima di
partire!»
Sia Molly che Andromeda spalancarono gli occhi.
«In una stazione?! Con tutta questa gente? Adesso?
Caverà gli occhi a
qualcuno! Cara, pensi che sia…» chiese Molly
esitante, rivolta ad Andromeda.
«Non è assolutamente il caso! Teddy, lascialo
tranquillo nella sua gabbia,
tesoro…sai come può essere…esuberante,
in certi casi.»
Benché Teddy non fosse un tipo testardo, questa volta
insistette:
«Vi dico che adesso mi ubbidisce!
Guardate…»
E aprì la gabbietta.
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«
Cosa?! Tonks… Tonks ha avuto il bambino? »
« Sì! Sì! E’ nato! »
« Congratulazioni! »
« Harry…sarai il padrino? »
«I-io? »
« Sì, tu, naturalmente…Dora
è d’accordo! Chi altri se non te? »
« Io… Sì »
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«Visto?» esclamò Teddy sorridente.
Harry guardava divertito la scena: il gufetto volava sopra le teste di
tutti,
mentre le due donne erano sbiancate.
Pick, da quando era stato comprato per il compleanno di Teddy, era
sempre stato
un gufetto un po’ violento. E vederlo volare tranquillamente
senza che fosse
tentato dal beccare le teste delle persone o lacerare ogni genere di
stoffa che
gli si ritrovasse sotto gli artigli…beh, è una
scena piuttosto gratificante.
Ci
fu
un lampo giallo, quasi accecante: Pick era planato a gran
velocità sulla spalla
del suo padroncino.
«Wow, Ted!» disse Harry, ammirato. Teneva in
braccio il suo secondogenito,
Albus, che ripose con cura nel suo passeggino. Dopodichè si
avvicinò al suo
figlioccio.
«Infine sei riuscito a domarla, quella bestia! »
«Oh, bastano le buone maniere.» rispose Teddy con
un gran sorriso.
Harry piegò le ginocchia, in modo da poter guardare il
ragazzino negli occhi.
“Oggi sono azzurri” pensò Harry:
“Meno male…temevo che sarebbe stato agitato,
al pensiero di dover partire.”
Improvvisamente,
la sua mente si riempì di ricordi: quando vide Teddy la
prima volta, piangente
nella sua culla, come se in qualche modo sapesse cosa fosse accaduto ai
suoi
genitori.
Quando fu appurato che Teddy non era un lupo mannaro…
Quando, in un pomeriggio d’estate, era venuto da lui e aveva
chiesto: «Zio
Harry, chi erano i miei genitori?»
Harry, per un attimo, guardò oltre la figura del suo
figlioccio e vide il treno
che lo avrebbe condotto ad Hogwarts.
Pensò
come il destino potesse giocare con le vite delle persone, legandole
per
sempre.
Lì,
in uno scompartimento del vagone, tanti anni fa, aveva incontrato un
uomo.
Un
uomo profondamente addormentato, dai vestiti consunti e i capelli
castano
chiaro.
Chi
avrebbe mai immaginato che lui, Harry Potter, sarebbe stato il padrino
di suo
figlio?
Di
quello sconosciuto?
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«
Anche a me dispiace... non lo conoscerò mai »
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«Spero
tanto di finire a Grifondoro, zio Harry.»
I ricordi cessarono bruscamente: «Perché,
Teddy?»
«Ci
siete finiti te e mio papà, giusto?»
«Sì, ma non è una buona ragione per non
considerare le altre Case. Tua madre
era di Tassorosso, sai?»
Teddy si grattò il naso col dorso della mano.
Harry capì che cosa preoccupava il ragazzino, e fece un
piccolo sorriso.
«Sarò orgoglioso di te, Teddy. In qualunque Casa
andrai. E lo sarà anche tuo
padre.»
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«
Ma saprà perché sono morto, e sperò
che capirà… »
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Quando
i due si furono sciolti dall’abbraccio, il treno
fischiò.
«Saluta tutti gli altri, Ted. Ci penso io ai
bagagli.» disse Harry, che
prese le valige e sparì dentro il vagone.
Prima che Teddy potesse muovere un solo muscolo si ritrovò
schiacciato al petto
di Molly Weasley: un abbraccio più stretto del solito, ma
pensò che gli sarebbe
mancato.
Poi fu il turno di Andromeda, che lo strinse a se come a volerlo
proteggere e
gli fece qualche raccomandazione da nonna.
Man mano che salutava tutte quelle persone a lui care, Teddy si rese
conto di
una cosa: che stava per entrare in una realtà in cui tutte
quelle persone non
ci sarebbero state. Non aveva amici a Hogwarts, nessuno su cui fare
affidamento.
Come avrebbe fatto ad ambientarsi? Lui, così timido nei
confronti degli
estranei…
All’improvviso
sentì qualcosa che gli stringeva la vita: erano le braccia
della piccola
Victoire. Cosa avrebbe dato per portarla a Hogwarts con se…
«Buona fortuna, Teddy.»
E gli accarezza i capelli celesti. Le piacciono tanto.
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«
Cercavo di costruire un mondo
in cui potesse vivere una vita più felice »
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«Accidenti,
gli scompartimenti sono tutti pieni!» borbotta un ragazzino
di undici anni,
piuttosto alto per la sua età.
«Forza, andate avanti! Ci saranno dei posti liberi, non vi
preoccupate…»
esclama incoraggiante un altro ragazzino dai capelli neri come la pece.
«Hei! In questo c’è solo una persona!
Che fortuna!» squittisce una bambina
bassa e bionda.
La
ragazzina apre la porta scorrevole. Seduto vicino al finestrino
c’è un ragazzo
della sua età, un ragazzino minuto. I suoi capelli sono di
un sorprendente
rosso acceso, come le sue guance.
«Ciao! » saluta allegra la bambina:
«Possiamo sederci? Tutti i posti erano
occupati….»
Il ragazzino annuisce energicamente.
«Come ti chiami? » chiede il ragazzo alto,
sistemando il suo bagaglio.
«Ted
Lupin, o Teddy, se preferite…».
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Una
vita più felice.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Salve!
Dunque…da
dove
comincio? Ah, già…
Hem…di
certo
avrete capito che questa è la mia prima FanFiction, per cui
ho ancora molto da
imparare XP
La
cosa che mi
preoccupa maggiormente è la caratterizzazione di Teddy
Lupin: l’ho
descritto esattamente come lo immagino io, ma mi rendo conto che
potrebbe anche
non piacere, per cui ditemi cosa ne pensate ^^’’
Un altro dubbio che mi perseguita è il continuo passaggio
del punto di vista:
all’inizio si leggono i pensieri di Molly, poi quelli di
Andromeda… Spero che
non vi abbia dato troppo fastidio. E spero anche di essere riuscita a
trasmettervi il perché di questo cambio di punti di vista.
Anche se non ho ancora l’abilità di trasmettere
emozioni ai lettori (finalmente
dico una cosa sensata) spero almeno che questo racconto vi abbia almeno
un
minimo interessato e che non l’abbiate trovato troppo banale!
Se così non
fosse…vi prego, ditemi dove ho sbagliato!
Scusate se vi ho seccato, ma cercate di capirmi XDD
Grazie dell’attenzione e…commentate, please!!
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