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Salve a tutti! Mi presento a voi con un storia un
po’ WTF,
perché cerca di mescolare due fra le coppie RPS che
preferisco, e cioè l’Hiddlesworth e la Farrelleto.
Tutto nasce da qualche tweet idiota scambiato con ELE106 che alla fine
ho deciso di prendere sul serio (purtroppo per voi).
Non ho mai trattato Jared e Colin però siccome sono per le
sperimentazioni, ho scritto la storia dal punto di vista di Jared (per
la serie “iniziamo bene”).
Proprio per questo motivo, ho dovuto invadere questa sezione, visto che
inserirla nella Hiddlesworth sarebbe stato poco coerente. Perdonatemi
>.<
Comunque, se ancora non siete scappati via, vi do qualche nota:
- Tutto si
svolge ai giorni
nostri, in un’ipotetica serata di Gala che non ha nome -e
neanche
senso onestamente. (Non mi andava di informarmi molto, per cui prendete
tutto per buono u.u) Ed eventuali date citate posso essere inesatte.
- Ci
sarà la gentile partecipazione di Billie Joe Armstrong
nonché di Elsa,
la meravigliosa consorte di Chris.
- Uso di
linguaggio scurrile (obbligatomi per rispettare il carattere di alcuni
personaggi.)
- Sì, il titolo è un
omaggio a quella magistrale opera che è Game of Thrones.
- Mi auguro
che tutti conosciate Chris
Hemsworth e Tom
Hiddleston perché, se così non
fosse, state vivendo MALE! (Ad ogni modo CLICCA&SHIPPA)
Non so se Colin e Jared conoscano personalmente Tom e Chris, per cui mi
sono inventata di sana pianta tutto, amicizie e conoscenze comprese,
varie ed eventuali (Eh?)
Disclaimer:
I
personaggi protagonisti di questa storia sono persone realmente
esistenti ma tutti i fatti narrati sono frutto della fantasia.
Vi auguro una buona lettura e non insultatemi troppo!
kiss kiss Chiara
1. Doveri da
frontman
Jared
digrignò i denti
davanti allo specchio. Diede un’attenta controllata e poi
chiuse
l’acqua poggiando lo spazzolino nel bicchiere alla sua destra.
«Sbrigati
lì
dentro!» La voce proveniva dall’esterno del bagno
ma non se
ne curò. Si strinse la coda e sistemò alcune
ciocche
dietro alle orecchie. Forse avrebbe dovuto tagliarli. «Io
scendo,
ci vediamo lì.» Si voltò verso il vetro
della porta
per poi aprirla ed affacciarsi appena con la testa.
«Non mi
aspetti?» chiese con un che di offeso.
Colin si stava
sistemando
l’orologio. «No» ribatté secco
afferrando poi
la giaccia ed indossandola. Jared era ancora in boxer a guardarlo
parecchio accigliato. Colin sorrise, «Non sarebbe
appropriato. Ti
pare?»
Lui sbuffò.
«’Fanculo.» E tornò in bagno.
«Sbrigati!»
Si sentì raccomandare prima di udire la porta della camera
chiudersi.
Sotto il
completo nero di
Westwood, Jared scelse di indossare una semplice t-shirt di cotone
color grigio fumo con lo scollo a V - che le camicie e le cravatte se
le mettesse quell’irlandese ed il resto di quelle pecore che
avrebbe incontrato di lì a poco.
Il suo cellulare
squillò. Era Shannon.
«Avresti
dovuto esserci tu qui, bastardo!»
«Buonasera
anche a te, fratellino.»
Jared
soffiò con il naso e si sedette sul letto. «Che
c’è?»
«Volevo
sapere come andavano i preparativi per la grande serata.»
«Fottiti,
Shan.» Shannon rise e Jared soffiò di nuovo dal
naso.
Andare a quella
cerimonia era solo
un’offesa per lui ed il resto della band. Prima gli offrivano
di
esibirsi e alla fine venivano meno per preferire quel nano civettuolo
di Armstrong ed i suoi compari. “Sarebbe poco professionale non
andare”,
gli era stato fatto notare, e a nulla era servito sottolineare che i
primi ad essere stati poco professionali erano stati gli organizzatori.
“Andrò
io in rappresentanza di tutta la band”, si era offerto suo fratello,
per poi tirarsi indietro scaricando sulle sue spalle un tale onore.
Tomo aveva fatto finta che il discorso non lo riguardasse ed aveva
continuato a succhiare rumorosamente dalla cannuccia del suo enorme
milkshake.
Traditori!
«Stavo
giusto andando, non sia mai che arrivi in ritardo»
sospirò sarcastico.
«Allora
divertiti anche per
me, fratellino.» Jared lo mandò a quel paese
un’ultima volta e si alzò dal letto ancora
disfatto.
Avrebbe potuto mandare
tutto
all’aria e ‘fanculo alla
professionalità, ma poi
aveva saputo che Colin sarebbe stato presente ed aveva deciso di fare
il frontman responsabile e devoto alla sua band. In fondo, per i baci
di Colin, ne valeva la pena - e non solo per quelli.
La loro storia era
andata avanti per qualche tempo, dopo le riprese di Alexander.
A dirla tutta, Jared non sapeva neanche se avesse potuto realmente
definirla una storia, era certo che Colin non l’aveva mai
fatto.
Poi si erano visti e
sentiti sempre
più di rado. "Occasionalmente" era il termine corretto.
Perché era solo in determinate occasioni che le loro vite si
incrociavano per qualche ora: serate di gala, premiere, concerti,
eventi benefici, party di compleanno di grandi nomi.
Non c’erano
telefonate, non c’erano i “mi sei mancato.”
Non più, oramai non più da tanto. C’era
un letto
quando andava bene, o le mattonelle di un bagno ed i sedili in pelle di
una limousine, negli altri casi. Poi ognuno continuava per la sua
strada aspettando la prossima occasione.
Quella volta era
andata bene.
Uscì dalla
stanza e scese nella hall per poi immergersi nella notte multicolore di
New York.
I paparazzi e i fans,
erano come molliche di pane da seguire per giungere alla casetta di
marzapane o al castello. Forse.
Jared quella favola non se la ricordava poi tanto bene.
Tante piccole teste
che creavano un
lungo serpente umano. Tante facce, tanti sorrisi, tante storie diverse.
A Jared piacevano le storie, piaceva la gente. Le persone erano
interessanti.
L’autista
guidò per
tutto il tragitto restando in assoluto silenzio e lui gliene fu grato,
visto che quando si sarebbe fermato, avrebbe avuto talmente tante voci
nelle orecchie da ricordare quel breve viaggio con rammarico.
Arrivò sul
red carpet e prese un profondo respiro mentre la portiera gli veniva
aperta.
Un mare di flash lo
investì insieme al suo nome urlato da ogni dove.
«Da questa
parte,
Jared!» Si concesse ad ogni fotografo con
generosità ma
scelse poche interviste ed in tutte parlò solo del nuovo
lavoro
della band e della sua ultima interpretazione.
«Sei
innamorato?»
Sorrise in modo
studiato. «Della mia musica.»
Ai successivi
“Jared” era già entrato in sala.
C’erano un
paio di
giornalisti che facevano veloci interviste a chiunque gli capitasse a
tiro. Cercò per quanto possibile di evitarli, ma uno di loro
aveva messo le sue grinfie su Colin e lui non poteva perdersi il suo
gesticolare e la sua parlantina veloce che il più delle
volte
mandava in confusione chi lo ascoltava. Ghignò quando ad una
frase di Colin, che ovviamente non poteva udire, vide il giornalista
assottigliare lo sguardo con la chiara espressione di chi non ha capito
nulla.
Trovò i
suoi occhi alla
successiva domanda e gli sorrise sapendo bene che non sarebbe stato
ricambiato. Colin infilò le mani nelle tasche del suo
completo e
rispose con la solita mitraglietta.
Jared si diresse verso
il tavolo
che gli era stato destinato. Prima di arrivarci, però, fu
costretto a stringere numerose mani e a sorridere ad ogni frase e a
ringraziare e a ringraziare ancora. Non era piacevole.
Il suo tavolo si
trovava nel lato
destro, quasi a metà della sala, e lui aveva la visuale del
palco alla sua sinistra. Afferrò il cartoncino con il suo
nome e
lo rigirò fra le dita prima di rimetterlo al suo posto. Non
sapeva chi altro ci sarebbe stato seduto lì con lui a
condividere quella serata, ma gliene importava poco. Tutto
ciò
che contava era che sul cartoncino alla sua destra ci fosse scritto
“Colin Farrell”.
Una bella coincidenza.
Una bella
coincidenza che aveva il nome di Catherine Willsard, membro
dell’organizzazione della serata ed ex di Jared. Ora amica,
ottima e cara amica.
Si versò
dell’acqua
accavallando le gambe e poggiando un braccio sullo schienale della
sedia. Si guardò in giro bagnandosi le labbra. Le solite
facce,
le solite voci, ah,
la solita noia.
Intravide la testa
nera ed
appuntita di Billie Joe - solo perché non c’era
gente a
coprirgli la vista, dato che era alto quanto la sua chitarra - e si
disse che avrebbe dovuto cantargliene quattro per avergli fregato
l’esibizione. L’avrebbe anche preso a calci nel
culo fino a
rompersi un piede se non fosse che lo adorava. Di certo, se al posto
dei Green Day ci fosse stato qualcun altro, neanche Colin sarebbe
bastato a calmare la sua ira.
«Sembri uno
che aspetta di essere rimorchiato.» Il suo accento irlandese
gli arrivò ironico alle spalle.
Sorrise e
poggiò il bicchiere sul tavolo voltandosi a guardarlo.
«Forse lo sono» ammiccò.
Colin si sedette ed
annui con un
ghigno. «Buona fortuna, allora.» Lo
sospirò senza
troppa emozione ma Jared ridacchiò lo stesso.
«Con chi
cavolo siamo?» Chiese poggiando il mento nel palmo della
mano.
«Leggi i
segnaposto.»
«Non mi va.
Fallo tu»
brontolò beccandosi un’occhiataccia da parte di
Farrell,
ma alla fine lo vide raccogliere i cartoncini e leggeri. Colin era
molto attraente quella sera. Aveva una leggera barba curata ed i
capelli tirati indietro in modo elegante. Li stava brizzolando un
po’ ai lati, ma era solo un fascino in più. Il
completo
blu notte in cui era stretto, lo fasciava in modo aggraziato ma virile
allo stesso tempo. Jared pensò che sarebbe stato divertente
sgualcirglielo un po’, magari più tardi.
«Hiddleston.»
Il primo
nome lo ignorò. «Non capisco perché ci
abbiano
infilato qui sotto.» Alzò annoiato le spalle
all’annotazione di Colin sul loro posizionamento nella sala
ed
aspettò che leggesse anche gli altri due cartoncini.
«Hemsworth e... Ah, sua moglie, credo.» Jared si
illuminò.
«Oh,
Chris»
sospirò e Colin lo guardò interrogativo.
«L’ho incontrato tempo fa. È simpatico.
Ah, meno
male.» Diede un’altra occhiata in giro sperando di
vederlo,
ma forse non doveva essere ancora arrivato. Non sarebbe stato difficile
adocchiarlo, non passava di certo inosservato.
«Simpatico...
Solo?» La voce di Colin aveva una nota divertita che fece
sorridere anche lui.
«È
sposato.»
«Non mi pare
che questo ti abbia mai fermato.» Gli diede un leggero pugno
sulla coscia.
«Coglione»
sibilò con un sussurro e Colin rise voltandosi anche lui
verso la folla.
«Anche Tom
è simpatico.»
Jared gli
lanciò
un’occhiata di sufficienza. «Chi?» chiese
falsamente
sapendo benissimo che si riferiva ad Hiddleston.
«Ci siamo
incrociati a Londra in un paio di occasioni. È una persona
deliziosa.»
«Deliziosa?
Mh... Mi sta già sulle palle.» Sentì
Colin ridere ma non ricambiò.
Che voleva dire deliziosa?
Le persone non sono deliziose. Le ciambelle sono deliziose, i muffin,
i foulard etnici sono deliziosi. Da quando Colin usava
aggettivi
come quello? Sulla sua lingua suonavano proprio male.
«Quando lo
conoscerai
cambierai idea.» Farrell gli soffiò quella frase
dandogli
le spalle e Jared sollevò la fronte diffidente.
«A me basta
che ci sia
Hemsworth con cui farmi due risate» sentenziò e
Colin
continuò a dargli le spalle.
Aveva incontrato Chris
un paio di
volte, non di più, ma gli era stato simpatico a pelle da
subito.
Era un ragazzone dalla battuta facile e che sapeva metterti a tuo agio
nonostante dovessi guardarlo con il naso all’insù.
Jared
adorava le persone con questa capacità. Chris gli aveva
fatto i
complimenti per la sua musica e lui l’aveva invitato ad un
concerto a Los Angeles. Gli aveva risposto che non sapeva se poteva
andare perché in quel periodo sarebbe stato da qualche parte
in
Europa a girare qualcosa con qualcuno - i dettagli non se li ricordava.
Di fatti al concerto, Chris non andò, e Jared si
dimenticò di averlo invitato. Gli tornò in mente
solo in
quel momento. Anche sua moglie era una persona affabile. Sarebbero
stati un’ottima compagnia per quella serata soporifera che
gli si
prospettava.
Colin si
alzò, «Vado a fare una telefonata.»
«Lavati le
mani dopo.»
Sulla faccia
dell’irlandese,
Jared lesse un “fottiti” grande come l'Empire State
Building. Sorrise soddisfatto e lo vide sparire nella folla.
Guardò l’orologio, non era ancora iniziato e quel
Gala lo
aveva già annoiato.
«Posso?»
Si
sentì chiedere da un occhialuto fotografo. Sorrise e gli
concesse un paio di pose eleganti. Dopo qualche scatto,
l’uomo
ringraziò e passò alla sua prossima vittima.
Peccato che Colin non ci fosse, avrebbero potuto farsi fotografare
insieme. Quasi sorrise di sé per quel pensiero
così
stupido e inopportuno, come se a Colin fosse importato
realmente di quel genere di cose. Lui era diverso, lui
conservava
gelosamente nel cassetto del comodino una vecchia foto scattata durante
le riprese di Alexander,
in
cui Colin rideva mentre lui gli arruffava i capelli tinti, quegli
orribili capelli tinti. Ogni tanto gli capitava di guardarla, ogni
tanto
pensava di gettarla, ogni tanto lo faceva, poi la raccoglieva dal
cestino e la ributtava nel cassetto senza più guardarla per
interi mesi.
Prese a chiacchierare
con i vicini
di tavolo - produttori di una serie che lui neanche si ricordava
andasse ancora in onda. Ma non erano molto stimolanti e così
preferì la compagnia del suo bicchiere d’acqua. Si
chiese
come mai a quelle dannate cerimonie rimpinzassero i tavoli di inutili
bottiglie d’acqua invece che di vino o champagne. Non
c’era
da stupirsi che ai party che ne seguivano, tutti finivano con lo
sbronzarsi in modo indegno. Se non puoi sopportare una serata, allora
puoi solo cancellarla. Era abbastanza ovvio.
Cercò Colin
ma non lo trovò. La sua telefonata doveva essere
un’intercontinentale...
Si domandò
se non fosse
stato bloccato da qualche giornalista - di nuovo. Era per questo che
lui aveva preferito sedersi al tavolo invece di girovagare stupidamente
come una zanzara; rischiavi sempre di finire in qualche placcaggio
fastidioso.
Mentre tentava di
trovare la testa
scura di Colin, intravide quella bionda di Chris. Era appena entrato
nella sala con un braccio attorno alle spalle di sua moglie ed un
sorriso sulle labbra. Portava i capelli sciolti che gli sfioravano
appena le spalle. Un completo elegante grigio chiaro ed una candida
camicia sbottonata in buona parte. Nessuna cravatta. Si
ritrovò
a sorridere, lo aveva capito subito che era un tipo con cui si andava
d’accordo. Sua moglie era stretta in un tubino dorato che le
sottolineava il fisico minuto ed armonico. Capelli biondi
più
corti del marito che le davano un’aria molto sexy. Formavano
davvero una bella coppia, almeno esteticamente.
Vide Chris sciogliere
il suo
braccio per stringere la mano di qualcuno. Notò che era meno
“grosso” dell’ultima volta che
l’aveva
incontrato, ed il viso rasato sembrava ringiovanirlo.
Spostò lo
sguardo alla sua
destra quando avvistò Colin tornare. Si stava chiudendo il
secondo bottone della giaccia.
«Ti sei
lavato le
mani?» chiese quando gli si sedette accanto. Colin non
rispose e
si limitò a fargli un gestaccio da sotto al tavolo. Jared
tornò a guardare Chris. «Solo tu indossi la
cravatta come
un idiota» sospirò.
«La
indossano tutti. Sei tu ad esserti vestito come un cafone.»
Gli lanciò
un’occhiataccia. «Neanche Chris la indossa, e non
mi sembra
proprio abbia l’aria di un cafone»
sibilò
indicandoglielo e Colin seguì la direzione del suo indice.
Jared
studiò il suo viso, ma
come aveva imparato bene, Colin Farrell era tanto espressivo sul set
quanto imperscrutabile nel privato. E il suo viso rifletteva il suo
stesso cuore.
«È
sua moglie?»
«Mh...»
mugugnò come risposta.
«Cavolo se
è sexy!»
Sospirò
annoiato. «Se
fossi in te, terrei a freno gli ormoni. Lui ti spaccherebbe la faccia
in meno di un secondo.» Ed
anche io. Lo pensò ma se lo tenne per
sé.
Colin sorrise e si
sistemò meglio sulla sedia.
Mentre tornava a
guardare verso
l’ingresso i nuovi arrivi, Jared si trovò a
storcere il
naso. «C’è anche il tuo amico
delizioso.»
Enfatizzò l’ultima parola mentre Hiddleston
entrava in
sala con un sorriso luminoso - ed irritante - sulle labbra. Jared lo
studiò con un che di indispettito. I corti capelli castani
in
perfetto ordine, il viso liscio e rilassato, il completo di un blu
più chiaro di quello di Colin che gli ricadeva in modo
fastidiosamente impeccabile. Cravatta e camicia. Ebbe la conferma che
gli stava decisamente sulle scatole.
Buttò un
occhio al tavolo e
notò solo allora che, secondo la disposizione dei posti, Tom
gli
sarebbe stato seduto accanto, mentre Colin avrebbe diviso il fianco con
la moglie di Chris.
Afferrò il
segnaposto di
Hiddleston in meno di un secondo. «Passami quel
coso!»
ordinò indicando quello alla destra di Colin, e Colin lo
guardò confuso.
«Cosa?»
«Quel coso,
il
segnaposto.» Colin guardò il segnaposto e poi di
nuovo
Jared. Jared guardò Tom che si stava avvicinando e di nuovo
Colin e mentalmente bestemmiò.
«Perché?»
«Passami
quel cazzo di
cartoncino e basta!» Per sua fortuna Farrell non volle
indagare
oltre e gli passò ciò che gli aveva richiesto.
Buttando ancora un
occhio
all’inglese che si era fermato a chiacchierare con qualcuno,
fece
il veloce scambio in modo da avere i coniugi Hemsworth alla sua
sinistra.
«Sei da
curare. Spero tu te ne renda conto» sentenziò
Colin intuendo finalmente le sue intenzioni.
«Non lo
voglio seduto accanto.»
«Ma se
neanche lo conosci?»
«E non lo
voglio conoscere! E
poi eviterò di farti ammazzare da Chris per aver sbirciato
tutta
la serata nella scollatura di sua moglie.» Colin
continuò
a guardarlo interdetto e scosse la testa.
Hiddleston aveva
finito la sua chiacchierata - purtroppo - e Jared lo vide avvicinarsi
al loro tavolo. Merda!
Avrebbe dovuto scambiare anche i segnaposto di Chris e di sua moglie,
almeno avrebbe potuto chiacchierare con il biondo in modo
più
“intimo”. Eh sì, era anche un modo per
far irritare
Colin. Ovviamente.
«Ehi,
Colin!» La voce di Hiddleston gli arrivò come una
passata di unghie sulla lavagna.
«Tom, come
stai?» Colin
si alzò e si scambiarono un abbraccio. Lui guardò
la
scena in silenzio senza sforzarsi di assumere un’espressione
meno
acida.
«Condivideremo
questa serata.
Bene, sono contento!» E quello era uno delizioso? Per Jared
lo
era come un calcio nelle palle, di punta.
I suoi occhi
incrociarono quelli di Tom e questi gli sorrise.
«Tom,
conosci Jared?»
Anche Colin iniziava ad essere insopportabile. Ma che aveva quella
sera? Si era fatto un clistere di “rompiamo le palle a
Jared”?
«Non ho
avuto ancora il piacere, ma adoro i tuoi lavori.» Datemi un secchio, devo
vomitare...
Gli sorrise solo per
educazione e gli allungò una mano senza preoccuparsi di
alzarsi né di ringraziarlo.
«Jared»
alitò vago. Tom la strinse con decisione e
continuò a sorridergli a sua volta.
«Tom
Hiddleston.»
Aveva dita lunghe ed
affusolate. Si chiese se suonasse qualche strumento.
Tom si sedette al suo
posto - o
meglio a quello destinatogli negli ultimi secondi - ed
iniziò
subito a chiacchierare con Colin.
Jared non sapeva come
avrebbe fatto
ad affrontare quella stramaledetta serata senza decapitare almeno uno
dei presenti, e Hiddleston aveva anche soppiantato Armstrong in cima
alla sua sanguinaria lista di persone da uccidere prima
dell’alba.
«Buonasera.»
Per fortuna Chris era giunto a risollevarlo con il suo bel sorriso da
californiano adottivo.
«Buonasera»
rispose cortese alzandosi prima degli altri.
«Jared! Non
ero sicuro fossi tu.»
«Sono un
po’ dimagrito.»
«L’avevo
sentito
dire.» Chris ridacchiò e lo abbracciò
amichevole.
Poi salutò anche sua moglie con un bacio sulla guancia.
«Sei
stupenda.»
«Oh, grazie.
Ma confesso che
sono due notti che non dormo.» Le sorrise e le fece posto
cosicché potesse accomodarsi. Si sedette a sua volta
incrociando
lo sguardo di Tom. Non gli fu concesso molto per poterlo decifrare
ché lo aveva già distolto.
«Sono Colin,
piacere.»
«Chris,
piacere mio.» I due si strinsero la mano senza bisogno di
intermediari.
Colin si
presentò anche a sua moglie sparando il suo sorriso da irishman che Jared,
in quel momento, avrebbe voluto stamparsi sulla suola della scarpa.
Chris si rivolse poi
ad un
esageratamente sorridente Hiddleston. «Piacere, Chris
Hemsworth!» Tom rise e gli strinse la mano e Chris si sedette
con
un ghigno divertito.
«Smettila,
non vorrai farti
già conoscere?!» Lo riprese bonariamente la moglie
ma il
biondo continuò a sorriderle sornione. Jared
studiò
incuriosito l’espressione sul viso di Hiddleston.
Buttò
giù un sorso d’acqua. Forse quella serata non
sarebbe stata proprio così noiosa.
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