Shika…
Ti penso come non dovrei pensarti.
Ti penso troppo, ti penso male e poi mi pento; ti penso
vicino e ti sento lontano. Faccio di tutto per tenermi occupata…ci credi?
Sto leggendo tutti quei libri che mi hai prestato, e che ridendo prendevo in
giro, anche se lo facevo solo per vederti scaldare, per vedere quel fuoco nei
tuoi occhi, che solo chi ti conosce bene riesce a distinguere dietro la tua
espressione sagace.
E così vivo vite di altri per fuggire la mia,
perché se mi guardo dentro sento te: caldo e magnetico dentro il mio
petto.
Non so dire se ti amo, ma quando ti vedo sorridere mi chiedo se ce
ne sia mai stato uno, da qualche parte: un sorriso tutto per me.
E’ meglio così, è meglio così, mi
ripeto, perché è ciò che ho chiesto a quel Dio in cui tu
non credi: ho chiesto che finisse ora se doveva finire; e lentamente sta
morendo.
Sta morendo il fuoco del tuo impeto per me, sta gelando come
i boccioli nati d’inverno, nati dalla fretta di vivere e fioriti in una
notte.
Brucio per te mentre tu sei la tenebra imperscrutabile che
vorrei illuminare, ma forse se tutto questo ci fosse, se io e te potessimo
stare nella stessa stanza e vivere dello stesso respiro, forse non saremmo
più noi, e il mondo ne sarebbe cambiato.
Forse non è destino, forse il fato non ci vuole
insieme…ma forse neanche separati. Forse non è per noi, o non
è per me, non so…per un po’ ho creduto, ho sperato con tutta
me stessa che potesse esistere un noi…e non ero
più soltanto io, non ero più sola. O così credevo.
E ti sembrerà assurdo, ma ti aspetto ancora, sola e
dolente eppure gioiosa perché gioia è ciò che meriti,
ciò che ti vorrei dare, perché sei tu a suscitarla.
Ino.
Posò la penna piangendo, e piangendo si sentì
patetica. Prese il foglio e lo stracciò, scagliandolo con rabbia fuori dalla finestra di camera sua. Poi si rialzò, si
asciugò le lacrime e si truccò; non mise il mascara, ma scese
fiera, a testa alta per andare a incontrare lei.
Quella che intrufolandosi nella vita di lui,
aveva finito per rovinare la sua.