Capitolo 1
Astio.
Mi raggiunse ad ondate ed
era così evidente che la mia presenza
nella stanza non fosse gradita, che mi bloccai dopo aver compiuto
neanche un
passo.
Zia Kate si
voltò a guardarmi, estremamente seria e scosse
il capo. Con la mano, mi fece cenno di accomodarmi e andò a
sedersi dietro la
sua scrivania.
Mi guardai intorno,
cercando una poltrona o una sedia o
qualunque cosa, ma le uniche due sedie disponibili erano occupate da
Zayn Malik
e da Liam Payne.
Sul divanetto posto contro
la parete opposta, invece,
c’era i restanti tre quinti dei One Direction e tutti e tre
(più i due seduti
davanti a zia Kate) mi guardavano decisamente male.
Arrossii e ciondolai sul
posto, in difficoltà. Forse
potevo ancora battere in ritirata senza sembrare una stupida.
«Evangeline, non
restare lì impalata come uno stoccafisso.
Siediti.»
Grazie tante, ma dove? Non
c’era posto e nessuno sembrava
intenzionato a cedermi il suo.
Poi, dopo un minuto che
parve interminabile e in cui
desiderai morire in almeno diciotto modi diversi, Liam
sbuffò e lasciò la
sedia.
Lo ringraziai con un
sorriso tirato, al quale non rispose.
Lo osservai, perplessa, mentre andava a sedersi sul bracciolo del
divano. Avevo
fatto qualcosa di male? Era improbabile, ancora non avevo aperto bocca.
Che
poi, fondamentalmente, ero innocua. Non ero una persona aggressiva,
né cinica,
né troppo orgogliosa. Forse un po’ sarcastica, ma
nessuno è perfetto.
«Questo»
zia Kate mi porse un plico di fogli «è il tuo
contratto.»
Confusa, inclinai la testa
da un lato e gettai un’occhiata
breve alla prima pagina. Era scritto in caratteri microscopici e, senza
gli
occhiali, non sarei riuscita a leggere nemmeno una parola.
Intanto, intorno a me,
c’era solo il più completo
silenzio.
Imbarazzata mi schiarii la
voce.
«Non ho gli
occhiali, non riesco a leggere.» borbottai,
con le guance in fiamme. Ma perché dovevo sempre fare certe
figure?
Zayn, seduto accanto a me,
emise uno sbuffo sprezzante. Lo
guardai con la coda dell’occhio, stupita da tutto quel
risentimento. Non gli
avevo fatto niente, allora per quale motivo mi guardava come se gli
avessi
appena accoltellato la madre?
Zia Kate sospirò.
«In poche parole,
sarai la fidanzata di Zayn. Il contratto
ha la durata di un anno e ti sarà garantito uno stipendio
sostanzioso e regolare.»
spiegò, con indifferenza.
Impallidii, con la speranza
di aver sentito male. Quello,
avrebbe giustificato senza ombra
di dubbio tutto l’astio che stavo ricevendo.
«Pensavo si
trattasse di un lavoro d’ufficio.» pigolai, in
difficoltà.
Ecco. Ancora una volta,
avevo avuto la conferma che
mettersi in affari con zia Kate non fosse mai una buona idea.
Ma come le era venuto in
mente di fare una cosa del
genere? Come potevano pilotare la vita delle persone fino a quel punto?
Capivo alla perfezione che
i One Direction fossero
celebrità - avevano conquistato il mondo musicale ed erano
famosi dappertutto –
e che, di conseguenza, avessero un’immagine da mantenere. Ma,
ingenuamente,
avevo sempre pensato che fosse più semplice. Una
truccatrice, magari qualcuno
che stabiliva il loro stile nel vestiario, o qualcuno che controllava
ciò che
avrebbero dovuto dire, ma non avevo mai sospettato che anche la loro
vita
amorosa potesse essere messa così sotto controllo.
Grazie al cavolo, che mi
odiavano tutti. Ero la stronza
pagata per fingere di stare con uno di loro.
«Io non ho mai
parlato di lavoro d’ufficio.»
puntualizzò
zia Kate, infastidita.
Probabilmente, si aspettava
che mi sarei prostrata ai suoi
piedi per ringraziarla della sua offerta.
«Zia, non credo
di poterlo fare.» sostenni, sincera.
Alla parola
“zia” si scatenò il putiferio.
Louis, seduto sul divano
accanto ad Harry, scattò in piedi
e cominciò ad urlare.
«Una
raccomandata! Dovevamo aspettarcelo! È
inconcepibile!» mi guardò con odio, poi
tornò a sedersi sotto richiesta di
Harry, che gli aveva afferrato il braccio per trattenerlo.
«Sai cosa
è inconcepibile, Louis? Che il tuo collega sia
stato fotografato sette volte, ubriaco, sempre in compagnia di una
ragazza
diversa: questo è
inconcepibile. E la
vostra immagine ne risente, ogni volta che esce fuori uno scandalo
simile.»
sibilò zia Kate, infastidita.
«Per quanto
riguarda te, Evangeline, ti conviene firmare
il contratto. Ho già contattato il tuo padrone di casa, ha
detto che non paghi
l’affitto regolarmente e che ha tutta l’intenzione
di sfrattarti alla fine di
questo mese.»
Arrossii fino alla radice
dei capelli, umiliata. Perché mi
faceva questo? Mi stava facendo passare per una morta di fame
– cosa che forse
potevo anche essere, ma non c’era bisogno di farlo presente
in quel modo –
davanti a cinque quasi coetanei che probabilmente avevano tanti soldi
da
potersi comprare dieci palazzine come quelle in cui vivevo.
Tuttavia, aveva detto la
verità. Non avevo pagato
l’affitto dello scorso mese, ma non era colpa mia se i
signori Jackson non mi
avevano pagato come d’accordo. Cosa avrei dovuto fare?
Prostituirmi?
Zia Kate mi
allungò una penna e aprì il plico di fogli,
fermandosi sulla pagina in cui avrei dovuto lasciare la firma.
Deglutii, in
difficoltà. Cosa dovevo fare? Firmare, oppure
no? Mi sentivo quasi una prostituta e la cosa non mi piaceva. Non
volevo essere
scorretta e non volevo neanche costringere Zayn a sopportarmi. Forse,
però,
avrei potuto essergli d’aiuto, in qualche modo. Non sapevo
come, ma ci avrei pensato.
Cosa fare?
Pensai un’altra
volta all’affitto, a Andy – che anche se
mi avrebbe accolto, sarebbe senz’altro rimasta delusa per il
mio fallimento – a
mamma e papà, che erano così fieri di me e
raccontavano a tutti quanti che la
loro bambina era cresciuta ed era indipendente.
«Mi
dispiace.» mormorai, rivolta a Zayn.
Firmai, con mano tremante e
con la sensazione di aver
appena commesso un terribile sbaglio.
Zia Kate si
sfregò le mani, soddisfatta dalla vittoria
appena conseguita. Io mi limitai a fissare la scrivania con aria
assente. Non
avrei dovuto firmare. Ero una persona orribile.
«Ora, mentre
aspettiamo Suzanne con la colazione, sarà il
caso di chiarire un paio di punti.» zia Kate si
sistemò gli occhiali sulla
punta del naso e fece cenno ai One Direction di avvicinarsi alla
scrivania.
Con aria svogliata, tutti e
quattro si posizionarono
dietro la sedia di Zayn, che continuava a rimanere stoicamente in
silenzio. Io,
stretta in un angolo, mi sentivo piccola e infame.
Mi detestavo per quello che
avevo fatto, ma avevo scelta?
In realtà sì, avrei potuto non firmare, ma non
volevo proprio tornare a casa e
ripetere a tutti che non ero stata capace di cavarmela da sola.
«Punto primo:
nessuno, ovviamente, deve venire a
conoscenza di questo accordo. Vale per tutti voi. Evangeline, tieni la
bocca
chiusa.»
Certo, perché
proprio non vedevo l’ora di dire che ero una
persona di merda. Quel contratto sarebbe stato il primo dei miei
scheletri
nell’armadio.
«Punto secondo:
vi comunicherò le date delle uscite
ufficiali, per tutto il resto, sarebbe meglio che non vi faceste vedere
in giro
senza avvisarmi. Punto terzo: per ogni cosa, dovrete fare riferimento a
me. La
vostra immagine è tutto, mettetevelo bene in testa. E,
ultima cosa, quando
siete insieme, sorridete, fate finta di divertirvi, parlate come se
foste
davvero innamorati. Se qualcuno sospettasse qualcosa, decideremo come
agire. Oh,
ecco il caffè!» cinguettò,
improvvisamente entusiasta.
Non avevo neanche il
coraggio di guardare Zayn negli
occhi, certa che vi avrei trovato solo il disprezzo. Non avrebbe mai
funzionato, nessuno ci avrebbe scambiato per una coppia di innamorati.
Era
impossibile. E poi, io ero una pessima attrice.
«Caffè?»
Suzanne – la segretaria che poco prima mi aveva
guardato con disgusto – mi porse il bicchiere di Starbucks
con un sorriso
maligno.
Non capii il motivo del suo
divertimento, fino a che non
finse di inciampare e mi rovesciò il contenuto del bicchiere
sulla camicia
bianca.
Balzai in piedi,
perché il caffè scottava e la camicia mi
si era appiccicata addosso.
«Sono
mortificata.» sibilò Suzanne.
Come no, era il ritratto
della desolazione. Agitai una
mano, per dirle di lasciar perdere.
«Non importa.
Potresti darmene un altro, per cortesia?»
stupita dal mio tono tranquillo, mi porse un altro bicchiere.
Avrei sarebbe piaciuto
rovesciarglielo addosso, ma non
volevo abbassarmi ai suoi livelli. Perciò mi sedetti, la
ringraziai e cominciai
a bere.
Che giornata del cavolo.
Era cominciata male, ma avevo la
sensazione che le cose sarebbero peggiorate ulteriormente.
«Suzanne, porta
una delle mie camicie di scorta. E fa in
modo che non succeda più, o la prossima volta ti licenzio in
tronco.» berciò
Kate.
Suzanne arrossì
e annuì, rivolse un’occhiata ai ragazzi ed
uscì dalla stanza.
«Tutto
okay?»
Era la prima domanda
gentile che mi veniva posta e mi
colse decisamente in contropiede.
Guardai Liam con
gratitudine, ma lui sembrava già essersi
pentito di avermi parlato. Probabilmente, era una persona gentile e gli
era
uscito spontaneo chiedere, ma non significava che mi avrebbe accolto a
braccia
aperte o che si sarebbe mostrato disposto a conoscermi.
«Sì,
grazie.» mormorai, imbarazzata. Zayn mi rivolse
un’occhiata risentita – l’ennesima
– e si voltò dall’altra parte. Perfetto,
già
non mi sopportava.
Cadde di nuovo il silenzio,
finché Suzanne rientrò con la
camicia di zia Kate. Me la porse con un sorriso gelido, poi mi
indicò il bagno
con un cenno del capo.
Ringraziai e corsi a
cambiarmi. In tutta probabilità,
l’aria del bagno sarebbe stata più respirabile di
quella dentro la stanza.
Non appena chiusi la porta,
mi sentii libera di tirare un
sospiro di sollievo. Non mi ero nemmeno accorta di essere rimasta
praticamente
in apnea, fino a che non avevo sentito la necessità di
prendere fiato.
Mi cambiai lentamente,
cercando di ritardare il più
possibile il momento in cui avrei incontrato di nuovo lo sguardo di
cinque
quasi sconosciuti che mi odiavano.
«Stupida,
stupida, stupida.» mi insultai.
Mi cadde lo sguardo sullo
specchio. Rifletteva esattamente
ciò che non avrei mai voluto vedere: una brutta copia di zia
Kate.
Quella camicia,
all’improvviso, mi sembrava troppo
stretta, i capelli troppo ordinati e la mia faccia non era
più la mia faccia.
Era una sconosciuta
dall’aria familiare e non mi piaceva.
La vera Eve non avrebbe mai firmato quel contratto e non sarebbe mai
caduta in
quel subdolo tranello.
Perciò, in quel
momento, decisi che sarei stata dalla
parte di Zayn, anche se lui mi avrebbe disprezzata, anche se non mi
avrebbe mai
accettata.
Doveva essere rimasto un
po’ di me stessa, sotto quella
camicia bianca.
Un po’
più serena, tornai in ufficio.
La situazione non era
cambiata poi tanto, se non per il
fatto che la mia sedia era stata occupata di nuovo da Liam: non avrei
mai avuto
il coraggio di chiedergli di alzarsi e, dopotutto, pensavo che la
“riunione” –
se così poteva chiamarsi quello schifo di incontro
– fosse finita.
Perciò sorrisi a
zia Kate, afferrai il mio contratto,
ripromettendomi che l’avrei letto molto meglio una volta
arrivata a casa e agitai
la mano verso Liam, che si stava alzando per cedermi il posto.
«Non ti
preoccupare, rimani pure. Tanto sto andando via.»
gli sorrisi, tranquilla e mi avviai verso la porta. Una volta superato
lo choc
iniziale e presa una decisione più o meno intelligente, mi
sentivo più a mio
agio.
Dopotutto, ero una persona
pratica.
«Evangeline?»
mi richiamò zia Kate, stupita dal fatto che
me ne stessi andando di mia iniziativa. Chissà, forse
cominciava a pensare che
non fossi dotata di un cervello funzionante.
«Sì,
zia?»
«Ti
accompagnerà Zayn. L’autista è a vostra
disposizione.
Fate conoscenza, ti contatterò io per decidere le date delle
prossime uscite.»
sostenne.
«Potete
andare.»
E fu in quel momento, che
Zayn Malik mi guardò negli occhi
per la prima volta. Quello che vide, però, non gli piacque
per niente.
***
Buonaseeera,
fanciulle! Ecco qua il primo capitolo, in cui si comincia a capire
qualcosa di più su Eve, sul suo modo di pensare, sulla
bastardaggine di zia Kate e... be', vi dico solo che questo Zayn lo
amo, don't know why. O, meglio, lo so perchè, ma non posso
dirlo anche a voi, o spoilero troppo e non và bene.
E niente, spero che
il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per le recensioni al
prologo, per aver inserito la storia tra le seguite e blablabla e vi
adoro. Punto.
Se vi
và, fatemi sapere che ne pensate :):)
Baci,
Fede!
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