LE VERE FAN DEI TOKYO HOTEL
Era sera: quattro splendide fanciulle camminavano tranquille
per le vie di Milano, consumando vigorson alla menta.
I loro nomi erano Francesca, Isabel, Giulia e
Martina.
Una aveva dei lunghi e lucenti capelli castano scuro legati in due simpatiche codine. Indossava uno
splendido maglione sintetico color fucsia e dei pantaloni jeans CK all’ultimo
grido.
Un’altra, aveva dei capelli mossi e castani che le
incorniciavano il volto, illuminato da due splendidi smeraldi e portava una
maglietta di PUCCA nera, con rifiniture dorate, una cinta abbinata con delle
converse identiche a quelle della ragazza sopra citata.
La terza ragazza, dall’aspetto sinistro, si aggirava per le
strade con in mano una ventina di giornaletti
altrettanto inquietanti, a detta delle amiche, chiamati manga ed indossava una
maglia grigia e fucsia, shocks abbinate, jeans grigi,
una cinta, anche questa fucsia, ed era ricoperta di borchie e teschi.
L’ultima, invece, aveva i capelli castani raccolti in una
coda alta e indossava uno splendido maglioncino di
cachemire nero.
Erano del tutto ignare del fatto che
a pochi metri da loro, stava per iniziare l’attesissimo concerto dei Tokio
Hotel. Quindi non badarono al fatto che dietro di loro tanti pericoli urlanti (ergo una mandria di fan inferocite)
puntava proprio in quella direzione.
In men che non si dica i loro corpi si trovarono guarda caso proprio sotto un
palco sul quale, quattro SPLENDIDE ragazze…No: ragazzi…Beh, no, il cantante è
una donna, con la sorpresa, ma credo sia una donna….un
uomo?? Ah, si…Un uomo, ok…insomma: quattro marmocchi
erano proprio su quel palco e cantavano in una lingua derivante dall’aramaico antico.
La base musicale partì: le note della chitarra del
chitarrista, più simile ad un mocio vileda, risuonarono nell’aria.
Un suo sosia dai capelli pettinati con l’elettroshock (più
simile ad uno swiffer) iniziò a cantare a squarcia gola.
Insomma…Sorbitesi circa due ore di concerto, le povere
ragazze tentarono di scappare: speranza vana.
Una luce bluastra le illuminò, come fossero delle evase (ed effettivamente, quello erano…).
Solo una parola risuonò nella mente delle quattro
“CAZZO” .
Non sapevano di cosa si trattasse,
ma sapevano che non gli sarebbe piaciuto. Intuirono, la situazione alquanto
tragica, quando vennero trascinate di peso da una
ventina di uomini-armadio vestiti di nero, nel backstage di Bill, Tom, Gustav e Georg….I TOKYO
HOTEL!!!
Non riuscirono neanche a notare la folla di ragazzine
inferocite che cercavano di attentare, gelose, alla loro vita, e tanto meno,
ebbero l’opportunità di filarsela.
Le portarono in una stanza lussuosissima e per circa un
secondo pensarono che poi non gli era andata tanto
male… fino a quando non videro entrare dalla porta i 4 donn… uom…. Ragazzi… che prima
stavano sul palco. Quando le informarono di aver vinto un concorso ( a cui però non avevano mai partecipato) che avrebbe loro dato
la possibilità di incontrare i Tokio Hotel… beh, almeno due di loro iniziarono a
fare testamento.
La prima ad incontrarli fu la ragazza con le codine. Aveva
paura.
Molta paura.
Soprattutto dell’uomo-porcospino.
Sussurrò al traduttore un flebile “quell’uomo mi intimorisce” ma tutto
quello che questo fece fu una semplice alzata di spalle.
Decise allora di adottare un metodo di rilassamento
psicofisico: LO YOGA.
Si accomodò a terra e a gambe incrociate iniziò a fare strani
versi come “AUMMMMMMMH”.
Ebbene, non appena i ragazzi videro la
giovane fanciulla in posizione del pesce morto, si scambiarono un’ occhiata
interrogativa. Uno dei quattro, un giovane dai capelli biondi e la faccia da
scemo, cercò di sfiorare la dolce ragazza con una delle bacchette della sua
batteria. Quest’ultima, aprì di scatto gli occhi e, con la sua soave voce,
disse: -NON TI AZZARDARE A SFIORARMI, ESSERE IMMONDO. N-O-N P-R-O-V-A-R-E A
T-O-C-C-A-R-M-I!!-
Il poveretto, saltò in braccio al bassista dai capelli leccati da una mucca. Indietreggiarono
e guardarono la fanciulla spaventati. Lei li fissò con
uno sguardo dolce e, pacata, aggiunse:- Mantenete la calma, liberate la mente
dagli influssi negativi, e lasciate andare anima e corpo-
Il traduttore ripeté in tedesco le suddette parole: i ragazzi
si guardarono nuovamente, questa volta, però sorrisero. Fecero cenno a tutti i
presenti di uscire e restarono soli con la loro nuova insegnate di YOGA.
Passarono circa 60 minuti ed il ragazzo con i rasta,
apprese nuove posizioni da sperimentare nel letto (con l’orsacchiotto, disse
lui…), finché non portarono all’interno della stanza un’altra delle ragazze.
Insieme al traduttore, entrò la ragazza dagli occhi verdi e,
vedendoli in posizione fetale, si sbalordirono entrambi non poco. I Tokyo hotel, dopo essersi resi conto della situazione, si
ricomposero alla meno peggio e si presentarono alla ragazza. Non appena
quest’ultima sfiorò la mano del rasta (povero rasta) urlò indignata: -Ma che schifo: ma da quant’è che non ti lavi i capelli??-
Tom la fissò per un istante,
rivolgendosi poi al traduttore :-Errr…ha detto che…sei molto bravo- rispose in tedesco il
pover’uomo. Il mocio vileda fece un sorriso a trentadue denti e, sensuale,
sussurrò qualcosa alla giovane Isabel, che per tutta
risposta, senza neanche sapere cosa avesse detto, gli
lanciò un ceffone in pieno viso facendolo finire addosso a suo fratello.
-Ma quindi ‘sti quattro so
tedeschi?- domandò al traduttore. Quest’ultimo fece un cenno affermativo e lei,
infuriata come non mai, li linciò con lo sguardo.
-Ma bravi!! Io sono ebrea…Si sono
divertiti i vostri nonni ad uccidere i miei??- domandò
Isabel con fare tragico. I poveri
Tokyo hotel, sentendosi in colpa, si misero in un angolino a fare
cerchietti.
-Ma sei davvero ebrea?- fecero domandare i quattro. –No, sono
mezza spagnola- Allibiti, i ragazzi tentarono di sforzarsi di sorridere e
ricomporsi nuovamente, per quanto gli fosse
possibile.
Senza peli sulla lingua, la giovane si avvicinò al bassista, gli toccò i capelli, si guardò le mani e
disse :- Tu vai dalle stesso parrucchiere di Renato
Zero e Riccardo Scamarcio, vero?-
Il traduttore non ebbe neanche la forza di parlare, mentre
Georg la guardò di sbieco.
Speravano che la ragazza, dopo quelle affermazioni, si
sarebbe fermata, ma non fu così.
Continuò a inferire: -Tom, tu sei
il donnaiolo di turno, ma lo sai che può capitare a tutti il
preservativo bucato??- il traduttore si astenne dal tagliarsi in due
dalle risate e tradusse. Bill guardò con rimprovero il
gemello e, pronunciando parole incomprensibili, diede ragione alla balda Isabel.
PER NOSTRA GRANDE FORTUNA, anche il secondo incontro terminò,
lasciando a dir poco sconcertati i poveri Tokyo Hotel.
La terza ad entrare fu Giulia, timida, timida. Si sedette su
una sedia e i quattro sventurati pensarono di aver finalmente trovato una
ragazza più calma.
La ragazzina alzò la mano in segno di saluto.
-Allora…- I tokyo hotel la
guardarono accigliati in attesa che continuasse –
Ciao!- i ragazzi salutarono. –Come và?- il traduttore tradusse e i quattro
risposero: -Bene.-
-Ah, che bello…- disse Giulia in difficoltà, senza sapere
cosa aggiungere. Ad un tratto ebbe un lampo di genio:-
Sapete dire qualcosa in italiano?-
Non appena gli furono tradotte queste parole, Gustav sorrise, si alzò in piedi, prese aria e, con aria
solenne, guardò la ragazza e disse –VAFFANCULO!!-
Giulia, presa alla sprovvista, sentì il sangue ribollirgli
nelle vene, si alzò in piedi e cominciò a pestare i quattro.
-MALEDUCATI, NON SI TRATTA COSì UNA
GIOVANE PULZELLA COSTRETTA A CONOSCERVI!! CERCATE
ALMENO DI AVERE UN COLLOQUIO NORMALE, VISTO CHE è Già TANTO CHE SONO RIMASTA QUI
AD ASCOLTARVI-
La ragazza venne trascinata via
dalla stanza, mentre si dimenava e tentava di strappare i capelli al povero
Gustav.
Finalmente, fu il turno dell’ultima: Martina.
Con la sua sfilza di borchie e
giornaletti entrò all’interno della stanza, si guardò intorno, gettò i manga a
terra e fissò intensamente Bill. Il ragazzo
indietreggiò, preoccupato. –Tu…- sussurrò la ragazza –Tu…per caso ti chiami
Goku?- il traduttore scoppiò a ridere. –Se non sei
Goku ti sei pettinato i capelli con le scosse
elettriche di Lamu??- a Bill prese un tic all’occhio, dopo che, a fatica, ottenne la
traduzione di quanto detto. –Dai, sei sicuramente uscito da un manga: hai
lineamenti femminili e i capelli sparati. Con quella matita
nera…sembri…sembri…L!! IL MIO L!!! RYUZAKI!!! Kira l’ha
ucciso…- Martina si disperò e i quattro cercarono di consolarla.
Non appena si riprese, la ragazza
disse: -Sentite, voi prendete il nome da Tokyo: Tokyo è in Giappone!!! Vi piace il Giappone? Perché?? Per i videogiochi?? Per i Manga?? Io adoro i
videogiochi e i manga. Li disegno pure…O magari vi interessa la musica
giapponese…Vi piace Gackt??-
la fanciulla continuò a pronunciare nomi e parole incomprensibili come “ Dattebayo”, “Kira”, “Suzaku”, “Baka” e
simili…Sconcertati, i Tokyo Hotel si limitarono a fissarla.
Alla fine, si riunirono le quattro
amiche e, il gruppo di ragazzi, si avvicinarono a loro. Sussurrarono qualcosa al
traduttore che guardò basito prima loro, poi le ragazzine.
-Ecco- proferì – I Tokyo Hotel, colpiti dai vostri caratteri, vorrebbero
chiedere la vostra mano. Tom a Isabel, l’unica donna riuscita a colpire il suo cuore e le
sue palle; Bill a Martina, perché ha apprezzato la sua
capigliatura e riconosciuto il suo stile; Gustav con
Giulia, per la sua dolcezza e il suo modo di fare; ed infine Georg e Francesca, per le sue capacità nello yoga e la sua
disciplina. Volete sposarli- le ragazze fissarono inorridite il
traduttore e poi rivolsero lo sguardo verso ai quattro ragazzi che si erano
inginocchiati ai loro piedi con degli anelli in mano.
Emozionate ed eccitate iniziarono
a balbettare e ad arrossire, senza sapere cosa dire. –Oh….beh…ecco…noi…è
difficile…emh…è inaspettato….che sorpresa….si…emh…noi….- ci
rifletterono su e poi diedero la fatidica risposta: -No! Ci dispiace, ma proprio
no- e detto ciò, si defilarono all’orizzonte, mentre i
Tokyo Hotel vennero trasportati via da un
“MONSOON”.