TUTTO E’ FATIDICO
Prefazione
Chi, oggigiorno, non conosce
Harry Potter? Penso nessuno. Se entri in una libreria, almeno due scaffali sono
dedicati al maghetto più famoso (e anche più ricco) del mondo. Le avventure di
Harry Potter, il “bambino sopravvissuto” a Voldemort, assieme ai suoi amici, il
rosso Ron(ald) Weasley e la saputella Hermione Granger, sono sbarcati in ogni
casa, trovando posto nelle camere dei più piccoli, e in quelle di coloro che tanto piccoli non sono più. Un misto di
storia antico-medioevale, con una carica mitologica e fantastica, rende il
libro avvincente ed accattivante , un “classico”, a suo modo, che di certo non
può essere scartato. Infine, anche i più scettici sono rimasti colpiti dal
fascino travolgente della saga, da quel suo sapore moderno che s’ intreccia
perfettamente con l’ ambiente suggestivo che si ricrea attorno alla Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts e alle vicende dei protagonisti che, nel corso
dei loro sette anni a scuola, combattono mille e più battaglie, entrando in
Camere dei Segreti, andando a caccia di Pietre Filosofali, partecipando a
Tornei Tremaghi, assistendo a buffe trasformazioni dagli incantesimi più
strambi. La Rowling ha saputo mettere a confronto il “nostro” mondo, quello di
comuni babbani, con quello magico a cui appartiene un vero e proprio Ministero
della Magia! Harry Potter è un fenomeno “magico” che racchiude tanti stili
diversi, in cui sono concentrate idee circa la magia, il “paranormale” che fa
di questo libro un vero e proprio trattato, un dibattito su ciò che è “fuori
dagli schemi”, ciò che i babbani non possono accettare. Ma tutto questo viene
amalgamato alla perfezione da mani abili con le vite di tre adolescenti, con la
storia oscura di un mago, e dei suoi seguaci, una lotta contro le forze della
natura, contro la cecità dell’ avaro Ministro della Magia, la presunzione di
Draco Malfoy, e la maestosità del preside, Albus Silente. Mistero, fantasia,
romanzo… sono innumerevoli gli intrecci della vicenda che prede sempre svolte
dierse; a ogni girata di pagina ti chiedi cosa accadrà: forse il protagonista
verrà ucciso, oppure si scoprirà una sconvolgente verità! Tante sono le ipotesi
che si possono formulare sulla trama, ed ogni singola parola nasconde un
secondo fine, un’ altra faccia della medaglia, più oscura e profonda, che sarà
poi svelata man mano che la storia prosegue. Nel frattanto, molti sono i
fan-writer che, in trepidante attesa di un nuovo libro da gustare fino al
nocciolo, ideano le storie più incredibili, alcuni seguendo la strada che
J.K.Rowling ha “segnato”, un percorso predefinito che porta ad una mèta ancor’
oggi sconosciuta a noi italiani, ed altri si dilettano ad uscire fuori dagli
argini, facendo prendere pieghe inaspettate alle vite dei protagonisti. Io, con
questa storia, voglio rompere ogni schema, scrivere ciò che, penso
involontariamente, la Rowling abbia fatto intedere a noi seguaci del maghetto.
Forse può essere solo una morbosa ipotesi della mia mente inferma, ma credo
che, in fondo, un po’ tutti abbiano sognato uno svolgimento sadico ed oscuro
alla vicenda potteriana che, a volte, tende ad essere minimizzata. “Tutto è
fatidico”, anche per l’ intoccabile Harry Potter che dovrà vedersela con un
nemico più astuto, più intelligente, un nemico invisibile..un nemico che si
nasconde nell’ ombra e che vola via col vento pungente di settembre..
Cos’ è Harry Potter? Solamente un libro?
È molto di più di quanto non si possa pensare, qualcosa che va oltre l’ immaginazione umana, una scarica eletrica
che ti attraversa la schiena paralizzandoti dal terrore, dallo stupore,
shockando i sensi, facendoti porre domande e quesiti che, dietro frasi enigmatiche, possono trovare risposta. Forse,
in fondo, Harry Potter è semplicemente il perfetto esempio della maestria di
un’ autrice scozzese, letterata di inestimabile fama a cui abbiamo “affidato”
il nostro tempo (e i nostri soldi) e, in parte, la nostra fiducia. Che la
Rowling abbia operato una magia?
Y.M.
NdA: Eccoci qua! Dopo un' interminabile Prefazione, siamo,
o per meglio dire, siete arrivati alle mie note d’ autrice. Non è mia usanza
scrivere note-psico-paranoiche all’ inizio di un capitolo, ma penso che qui sia
d’ obbligo.
Ci tengo a precisare che Harry
Potter NON è MIO (Ahimè triste verità)
ma di J.K.Rowling e svariati editori come Scholastic, Bloomsbury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.
Il titolo di quest’opera non è di
mia proprietà, purtroppo, ma di Stephen King, di un suo libro Something’s
Eventual, un best-sellers, una divinità per quelli che come me amano l’ horror
di SK.
La Prefazione, invece, è farina
del mio sacco e se qualcuno volesse usarla per il proprio sito o nelle proprie
storie(molto improbabile, cmq), è pregato di mandarmi una cortese ed educata
mail a Pan_z@inwind.it .
Come avevo già detto in
precedenza le one-shot che ho pubblicato su Erika’s Fanfiction Page, sono
correlate a questa fic, in quanto rappresentano i sentimenti dei protagonisti
che sicuramente qui non descriverò dettagliatamente.Se volete potete darci un’
occhiata! Mi farebbe piacere, anche se non è essenziale conoscerle. Diciamo che
è un di più!^^
Quello che segue è il prologo,
niente di partcolare, ma che già, penso, vi faccia entrare nell’ ambito (cupo)
della trama.
Ah, per chi non l’ avesse capito
le iniziali alla fine della prefazione sono quelle del mio nome!^^
Bè, infine vi chiedo solo di
lasciarmi un piccolo commento, solo per farmi sapere se vi è piaciuto oppure
no, ma siate clementi perché questa è la mia prima fic a puntate su HP che comincio a scrivere
anche se, devo dire la verità, è da un bel po’ che avevo in testa questa idea
di..eh eh..niente SPOILER! Dovrete leggere!! *evil laugh* (e’ un
ricatto!Nd Lettori) (Dite? Naaa! NdA)
Ed ora vi auguro una buona
lettura (spero)!
Pan_z
Solo
due cose sono infinite: l’ Universo e la stupidità.
Della prima non ne sono tanto convinto.
A.Einstein
PROLOGO
* * *
Ad Eli, per
Lei-Sa-Cosa.
Di nuovo.
* * *
Non regalate animali, non
comprate niente alle svendite di cortile, ricordate che il diavolo esiste, non
inimicatevi l’ adolescente ombroso della casa accanto.. e sappiate che tutto
è fatidico.
Probabilmente quel ragazzo,
supino sull’ erba verde bagnata di rugiada in un’ afosa mattina di mezz’
estate, non lo sapeva.
Chi fosse passato per le strade
di Privet Drive, non si sarebbe accorto certamente di un cespuglio di
indomabili capelli neri, sotto cui giaceva, inerme, una piccola saetta, cicatrice
di una ferita che, nell’ animo di quel ragazzo, non era ancora stata lenita.
L’ aria era calda, portata sin lì
da un affannoso vento di scirocco; alzò il capo verso il cielo terso, dove
nessuna nuvola candida sembrava voler posare la propria essenza mitigatrice. Le
previsioni del tempo avevano previsto caldo, con conseguente siccità, per tutto
il Regno Unito, ma nessuno si sarebbe mai potuto immaginare un caldo lancinante
come quello. D’ altronde, le previsioni del mondo babbano erano perennemente errate.
Quel ragazzo a volte si chiedeva come facessero gli “altri” a vivere senza
magia: eppure lui aveva vissuto i primi undici anni della sua vita come un
Babbano, senza conoscere la verità, ma ogni volta si stupiva della
testardaggine di quella gente che si ostinava a negare l’ esistenza di un altro
mondo. La magia era dovunque: per le strade, nei negozi, anche nelle case
stesse. Egli la sentiva poiché la magia scorreva dentro le sue vene, come
scorreva un tempo in quelle dei suoi genitori.
Sbuffò. Il caldo era davvero
insopportabile. Il sole di mezzogiorno pareva infuocato, e batteva possente
sulla testa del giovane, abbandonato ai suoi pensieri con una mano che gli
copriva gli occhi verde smeraldo dalla troppa luce che l’ astro sopra di lui
inondava per tutto l’ isolato. L’ auto dei Dursley, i suoi zii, era
parcheggiata difronte la modesta casa di periferia dove vivevano assieme allo
strambo nipote. Egli riflettè parecchio sull’ appellativo che i suoi parenti
gli avevano gentilmente affibiato: cos’era normale? Qualcosa che si poteva
spiegare tramite formule matematiche oppure che si trovava scritto sui libri di
storia? Per loro, forse, si. Ma non per quel ragazzo, perché era un mago. Era
un mago, come i suoi genitori erano stati maghi, i più brillanti. Allora si
chiese se tutto dovesse essere così.. inevitabile.
Al limitare della strada, un
piccolo ometto, avvolto in un pesante mantello bordeaux, camminava velocemente
nella sua direzione. Gli “altri” si sarebbero stupiti del fatto che, con questo
caldo atroce, quell’ uomo andasse in giro con stivali e maglione di lana. Lo
avrebbero etichettato come “anormale”. Era molto frequente che, a Privet Drive,
arrivassero strani tizi avvolti in sfarzosi mantelli ed era altrettanto
frequente che sua zia, spiando i vicini dalle veneziane della cucina, accortasi
di loro, uscisse fuori sbraitando contro certi individui, additandoli,
gridandogli dietro che erano “davvero strani”. Questo poteva dirsi inevitabile
poiché capitava quasi tutti i giorni, ormai.
Il tizio si avvicinò a passi
piccoli, ma schietti verso l’ aiuola dove era beatamente sdraiato. Si fermò,
fece poi un buffo inchino nella direzione del ragazzo che, quasi infastidito,
non lo degnò di più di uno sguardo.
-Salve signor Potter!-, gli
disse. Harry continuò imperterrito a mordicchiare il suo ciuffo d’ erba, ma l’
ometto non sembrava offeso dal suo comportamento.
-Arrivederci signor Potter!-, e
con un altro buffo inchino si dileguò sotto la calura estiva.
Senza ombra di dubbio, ciò che si
ripeteva monotamente giorno dopo giorno da ormai sedici anni era assolutamente
inevitabile. Seppure lui fosse il “bambino sopravvissuto” a
Colui-che-non-deve-essere-nominato, si disse Harry, Voldemort era rinato
proprio sotto i suoi occhi, grazie al suo sangue e a quel suo vile servitore,
lo stesso che tradì i suoi genitori, che gli diede la sua carne. La guerra
incombeva paurosamente nel mondo dei maghi, ma nessuno sembrava volerlo
ammettere. I morti aumentavano ogni minuto che passava, eppure la gente
continuava a salutarlo, a illudersi che il tempo si fosse fermato il giorno
della scomparsa del Signore Oscuro. Ciò era inevitabile? Era fatidico? Harry
Potter non poteva saperlo.
-Alzati da lì,
scansafatiche!Vieni dentro!Muoversi!-, la voce acuta di Petunia Dursley irruppe
nei pensieri del giovane mago che, sbuffando, si avviava all’ entrata del
numero 4 di Privet Drive.
NdA: solo due parole per
concludere questo Prologo. La frase che ho citato all’ inizio del capitolo è
presa dal libro Something’s Eventual di Stephen King, quindi è sua di diritto.
Tutto il resto è opera del delirio pomeridiano della mia mente malata. Chi
volesse modificare la mia storia può farlo, l’ importante è che, prima, mi
mandi una cortese ed educata mail per avvisarmi. Bene, ed adesso non mi resa altro
che dirvi di RECENSIRE, RECENSIRE e RECESIRE altrimenti gli altri capitolo non
verranno!!^^ Potete anche mandarmi una mail contenente minaccie di morte!
(Anche?! O.O Nd Lettori)
Ed ora un saluto e un grazie a
coloro che sono riusciti ad arrivare fino in fondo, un bacio a chi
recensisce!^__^
See you later! (La frase “fatidica”
di Strekon che io prendo a volte in prestito. Posso usarla, Strekkù?
Plizzzzzzzzz!!^^)