Il corpo umano

di Malachia
(/viewuser.php?uid=417329)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 
Le promesse che i nostri cuori si facevano sotto un infinito cielo pieno di stelle infuocate, sono rimaste la, portate alla deriva da un mare di disperazione e agonia..
Era la notte in cui non riuscivi a guardarmi senza vedere la pazzia che mi circondava; nella quale mi stringevi la mano chiedendomi di rimanere, e allo stesso tempo implorandomi di liberarti da quel vortice di dolore che avevo portato con me.
 
Le tue labbra sussurravano in silenzio una preghiera funebre, pregavi Dio di morire, o di vivere, che poi alla fine é la stessa cosa, perché a volte mangi, dormi, parli e respiri, ma non vivi.
La risata dei morti, che ci guardavano  attendendo il momento in cui ci saremo uniti a loro, era diventata la nostra colonna sonora.
Come due bambini, che vagavano soli, in un edificio vuoto, sterile, freddo, visitammo le stanze del nostro cuore, per l'ultima volta, prima di gettarlo nei cassonetti abbandonati agli angoli delle strade di periferia.
"Portami a fare un viaggio" mi dicevi " voglio vedere la tua anima" aggiungevano i tuoi occhi..
Correvamo  tra l'inchiostro scuro dei post-it attaccati sulle mie ferite. "Non ti servirá piú" sussurravi staccandone uno e gettandolo nell'oscuritá, poggiando una mano sul dolore e fermando l'emorraggia per un attimo infinito..
Ti lasciai frugare tra le lacrime che avevo cristallizzato e messo in un cassetto, tra le sigarette spente sulla pelle, che disegnavano rose lugurbi; ti lasciai entrare nella mia mente, chiedendoti perché ci avessi messo tanto a trovarmi, a salvarmi.
Il fuoco avvolse gli involucri anoressici e demoniaci che intrappolavano le nostre anime, liberandole, lasciandole volare nel vuoto, fino al momento in cui, come le ali di Icaro, si sciolsero, diventando cera, cenere, polvere, nulla..
 
Quella fu la notte in cui osservai la sterile lama del coltello  che ti lacerava la pelle e apriva le vene, la notte in cui mi uccisi con quello stesso coltello, pregando la morte di perdonarmi se l'avevo fatta attendere tanto, lasciando un'ultima volta che le nostre labbra s'incontrassero e che i nostri cuori si promettessero amore eterno..




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1792715