Life is now.

di Chiarailrapepoesia
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Dedico questa storia a tutte le fans 
dei oned, perché possano 
realizzare i loro sogni .
E la dedico anche alla mia migliore amica.


Prologo. 

Non ho mai sopportato i lunghi viaggi aerei, quando non puoi usare il cellulare, non puoi leggere perché ti viene da rimettere, non puoi mangiare.
Devi restare immobile, e a volte devi anche stringere la mano a qualche ansiana che ha paura. 
E quando viaggi controvoglia, verso una meta in cui resterai per anni e anni, fino a che al telefono di tuo padre non arrivi una chiamata che vi trasferisca in un altro luogo, forse anche peggiore, o finché non arrivi la tua maggiore età, è ancora peggio.
Perché il viaggio non fa altro che annintarti e senti delle voci urlarti nelle orecchie -sei fottuta, ora non puoi più tornare indietro.- e ti senti peggio del post partenza, e desideri di essere ovunque, in qualsiasi altro posto, anche in una discarica, ma non lì. Ma si sa che, a sedici anni, si è ancora troppo piccoli per decidere ciò che è giusto per noi, per decidere dove andare e dove no. E i genitori non fanno altro che ricordartelo ogni secondo della tua infanzia-adolescenza. 
E ti fanno venire le crisi di identità perché ora sei adulta e un attimo dopo sei solo una ragazzina.
-Elisa, stacca pure il cinturino, siamo arrivati a destinazione.- urla felice mia mamma. 
-Sei felice piccola di essere in America?- dice invece euforico mio padre.
-Oddio, che felicità.- ribatto io, voltandomi di spalle per prendere lo zaino che avevo posato qualche ora prima negli scompartimenti superiori. 
Mia mamma e mio papà si guardano e abbassano lo sguardo.

Qualche ora dopo siamo per le vie di New York, con un gelato al pistacchio e vaniglia tra le mani mie e di mio padre e un té al limone tra le mani di mia madre. 
-Elisa, lo sappiamo che ora sei scontenta di questo posto, che ti sembra la cosa peggiore del mondo essere lontana dalle tue amiche....- cerca di dire mia madre, ma io la interrompo.
-Mamma, lo è. Che schifo questo posto, tutta questa confusione. Non c'è verde, non c'è sole.-
-E i gelati fanno schifo.- prosegue mio padre, facendo una smorfia di disgusto. 
-Alberto..- richiama mia mamma, guardandolo male. -ti sembra il momento di lamentarsi per un gelato?- continua.
-Mamma, torniamocene a casa, dai. Ammettilo, so che anche a te non piace questo posto.- 
-Elisa, siamo appena arrivati. Perché dovrebbe non piacermi, poi?! Siamo a New York, chiunque vorrebbe vivere in questo posto.-
-Eccetto me.- ribatto io. 
Mia mamma abbassa la testa in segno di resa, e ritorna a camminare. 
Direzione: la nostra nuova casa. 
New York, un nuovo mondo del tutto differente dal mio vecchio globo, piccolo, sicuro.
Potevo mettere piedi fuori da casa a qualsiasi orario, senza nessuna preoccupazioni.
Conoscevo tutto, c'erano negozi adatti ai miei gusti, e, sopratutto, c'erano le mie amiche. E potevo mangiare ottime pizze. 
E avevo anche una camera confortevole.
Ma la vita sconvolge sempre tutto. 
E la felicità dura attimi.



Spazio autrice
Sì, questo capitolo è molto piccolo,
ma è solo il prologo.
I prossimi capitoli saranno molto più articolati e lunghi,
ci sarà più storia.
Vi chiedo solo di recensire.
I oned faranno presto il loro ingresso. 
Best whishes,
Chiara.





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