Camminava per il mercato di quel paesino da qualche minuto, Kidd, e non
poteva non sentirsi felice. Cielo azzurro, il vociare allegro della
gente, bambini festosi e, ciliegina sulla torta, gli uccellini
cantavano. Lui non era certamente un tipo da romanticismo principesco,
ma sapeva apprezzare le belle cose. E quel piacere che provava nel
mettere un passo dietro l’altro per quella strada lastricata
era dovuto a un desiderio che covava da tempo.
Pace interiore.
La anelava, per quanto amasse quella vita di pericoli e scorrerie, ogni
tanto sentiva il bisogno di staccare e camminare sulla terra ferma,
sentirsi parte del mondo senza nessuno a sussurrare alle sue spalle, a
deriderlo, a temerlo, a cospirare contro di lui. In quel paesino
nessuno sapeva chi fosse Eustass Kidd, nessuno temeva i pirati, nessuno
soffriva.
Sorrise e sospirò, beandosi di quell’angolo di
paradiso.
-Kiiiiiiiiidd!!-
Il suo sorriso svanì d’improvviso, il sudore
scivolò copiosamente lungo le sue tempie. Non osava
voltarsi, ma dovette, perché la voce non demordeva e si
faceva sempre più acuta e gioiosa.
ACUTA E GIOIOSA!
QUELLA VOCE!!
Kidd spalancò gli occhi nel vederlo arrivare, si
può dire che sbiancò e si sentì
mancare.
Perché passi che quel maledetto rospo interrompesse i suoi
sogni di pace, oltre che quelli di gloria, ma che arrivasse correndo e
spargendo cuoricini per strada urlando come una donnetta quello no!
Non si poteva vedere!
Si vergognava per lui, cazzo, era terrificante!
-Kiiiiiidd!- Law fece una piroetta sulle punte e si lanciò
su di lui, abbracciandosi a lui come un koala.
-Mi sei mancato!-
A quegli occhi da cerbiatto smarrito, il Capitano non resistette.
Urlò a squarciagola alzandosi bruscamente a sedere.
-E sta un po’ zitto, Eustassya!-
Qualcosa di morbido lo spinse bruscamente all’indietro,
facendolo cozzare violentemente contro la testiera del letto.
Rimase per interminabili secondi immobile, con un probabile bernoccolo
alla nuca e il naso sprofondato nel cuscino, improvvisamente
consapevole di aver, grazie al cielo, sognato tutto e di star per
soffocare.
-Ti sei calmato?- chiese Law.
Kidd fece cenno di sì e l’altro lo
lasciò andare.
-Allora?- continuò il moro, irritato per il brusco
risveglio. -Sognavi di guardarti allo specchio?-
Il rosso lo guardò a sua volta, constatando con sollievo che
la sua faccia presentava la sua solita, perfida e ambigua espressione e
si lasciò scivolare nuovamente sul materasso.
-Peggio… molto peggio.-
Law si mise di fianco.
-Qualcosa peggio della tua faccia? Ma no, non esiste.-
ridacchiò.
-Mi correvi incontro facendo piroette da checca.-
Il chirurgo smise di ridere.
-Hai una fantasia di merda… -
Kidd si mise di fianco a sua volta, rivolto verso il moro.
-Sei tu che mi perseguiti anche nei sogni.-
-E quello lo definisci un sogno?-
-Lo era finché non arrivavi tu a rompere! Spargevi cuoricini
e urlavi, poi…- il Chirurgo della Morte gli chiuse la bocca
col palmo della mano.
-Vuoi far venire gli incubi anche a me?- domandò irritato.
-Non è colpa mia, non decido io cosa sognare. Se decidessi
io, ti avrei maciullato la testa all’istante, altro che
cuoricini!-
-Ma non l’hai fatto…- sorrise malizioso Law
sfiorandogli la punta del naso col dito e scendendo sulle labbra
-Questo significherà pure qualcosa.-
-Che sono misericordioso?- ribatté Kidd tentando di ignorare
la provocazione.
-Nooo…- era davvero sarcastico -Dai, dillo…-
Law pareva divertirsi a provocarlo con quella voce sensuale e
provocante.
Grazie al cielo era provocante, se fosse stata dolce probabilmente Kidd
avrebbe pensato di essersi svegliato in un altro incubo. Per un attimo
contemplò l’ipotesi di cedere alla tentazione del
chirurgo, ma poi declinò l’offerta.
-Nooo.- rispose a tono -Adesso ho sonno, giochiamo domani doc,
buonanotte.-
Il medico sbuffò.
-Ma come?- domandò -Sei già esausto?-
Il Capitano neppure si sforzò di aprire gli occhi.
-Scusami se non sono un ninfomane come te, Law.-
-Prenditi la responsabilità per avermi svegliato,
Stupistass.-
Una contrazione delle venuzze sulle tempie dell’altro diedero
al medico la carica per continuare l’opera di seduzione e
disturbo.
-Laurie, non provocare.-
Laurie fece esattamente il contrario e si stese su di lui col viso
sulle braccia posate sul suo petto.
-Come vuoi, però dormo qui su.- sorrise -Mi concili il
sonno.-
Avrebbe dovuto dirgli che era il calore e il senso di protezione che
gli dava a conciliargli il sonno, ma non ci riusciva. Non riusciva
ancora a mostrarsi troppo fragile.
Nei confronti di Stupistass poi…
-Non riesco a dormire io, però.- protestò Kidd,
imbarazzato e irritato.
Law sbadigliò con fare teatrale.
-Perché ti fai pensieri sconci, Captain.-
-Io? Tu no?-
-Se continui a stare così tranquillo, devo pensare che stare
sotto ti piace.-
Kidd intercettò un bacio col palmo della mano.
-Finiscila!-
Ovviamente, il medico non la prese bene.
-Ti sei svegliato suora?!-
-Cosa ti sfugge del concetto “io.voglio.dormire”?!-
-E quando IO voglio dormire?!-
-Non mi pare che tu opponga molta resistenza!-
-Non mi dai molta scelta!-
I due rimasero immobili a fissarsi in cagnesco, faccia a faccia.
-E comunque sei tu che insisti sempre.- fece Kidd, infine.
-Tu ti lasci convincere sempre.-
-Credi che non possa resistere a quella faccia da gatta morta?!-
-Vogliamo provare?- domandò il Chirurgo della Morte
sogghignando mefistofelico, pregustando la vittoria e la resa del
nemico. Kidd gli prese il viso fra le mani con forza e lo costrinse ad
un bacio da capogiro. In pratica aveva deciso di ucciderlo!
Law si ritrovò immediatamente fra il materasso e il corpo
dell’altro, soffocato in un bacio violento, prigioniero di
una presa ferrea.
Però, cavolo se non gli piaceva quando l’imbecille
faceva così!
Gli cinse la testa fra le mani a sua volta e ricambiò
l’effusione con la stessa passione e violenza. Boccheggiarono
fra un bacio e l’altro, le loro lingue si cercarono nel buio
della stanza, i loro corpi si strusciarono frementi e sudati. Quando si
separarono, Law era soddisfatto, Kidd lo fissava con gli occhi liquidi
di piacere e lussuria, l’aveva convinto, the show must go on
risuonava nella sua testa come uno scampanellio di vittoria. Si
allungò nuovamente verso di lui, quando il corpo pesante del
Capitano lasciò spazio al nulla.
-Ehi!- protestò il Chirurgo della Morte.
-Come vedi, so resisterti, Laurie. Adesso dormi, domani ti do il resto.-
Se Kidd non si fosse voltato di spalle forse avrebbe avvertito il
pericolo. Le venuzze pulsavano minacciose sulle tempie di Law, il
medico pensò rapidamente ai “mille e duecento modi
per far supplicare un Cretinostass” per poi scegliere
qualcosa di più impulsivo e doloroso fisicamente.
Sferrò a Kidd un forte calcio al bacino
scaraventandolo giù dal letto con un gemito strozzato di
dolore e sorpresa.
-Che cazzo fai?!- ruggì quello.
-Buonanotte, Stronzass!- ruggì a sua volta circondandosi con
la sua Room. Kidd avrebbe voluto restituire il favore sette volte e con
sette volte la potenza devastante di quel calcio condito con
l’Ambizione, ma decise che ritrovarsi sparpagliato a pezzi ai
quattro angoli della stanza non era il massimo delle aspirazioni.
Perciò scelse, con molta sofferenza, di andarsene a dormire
sul ponte.
La mattina dopo, Killer lo trovò in cucina, sofferente,
intento a massaggiarsi la parte inferiore della schiena.
-‘Giorno, Kidd…- borbottò ficcando una
cannuccia in una bottiglietta di latte.
-‘Giorno, Killer.-
Il Massacratore lo fissò per qualche secondo.
-Dovresti andarci un po’ piano con questi appuntamenti
notturni, sai.-
-Tu zitto, che ti fai fottere da un pinguino.- borbottò
Kidd, accorgendosi, sconcertato, d’invidiare Killer. Penguin
sicuramente non dava calci con l’Ambizione
all’amore della sua vita, non era permaloso e soprattutto era
molto affabile. Law invece…
-Prima ho incrociato Law, sul ponte.- fece Killer ignorando il commento
-Aveva una faccia da far paura alla morte. -
-E’ la sua normalissima faccia, te
l’assicuro…-
-A me è sembrato strano. E’ la stessa faccia che
fa Penguin quando non batte chiodo ad oltranza.-
Kidd osò alzare lo sguardo, assonnato per la pessima
nottata. Fissò il suo vice come a supplicarlo di non ficcare
ulteriormente il dito nella piaga.
-Ti assicuro che il chiodo l’abbiamo battuto, poi
però ha sbattuto me fuori da letto.-
Killer rimase in silenzio e sorseggiò rumorosamente il suo
latte.
Se c’era una cosa che aveva imparato negli anni in cui aveva
conosciuto Kidd era che ridergli in faccia avrebbe comportato una morte
lenta e dolorosa.
E poiché riteneva di essere troppo giovane per morire,
arraffò due brioches e se la svignò
strategicamente in cabina, per terminare con Penguin la sua colazione.
E soffocare le risate fra le lenzuola, al sicuro dalle sensibili
orecchie del rosso e dallo spappolamento convulso delle sue povere
cervella.
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