Love
is just a Game
Note
dell’autrice: allora, questa storia ho deciso di
modificarla per una serie di motivi. Il prologo rimane sempre lo stesso
comunque e probabilmente anche il filo della storia. L’unica
differenza è che: 1. Ora la storia è ambientata
in una scuola americana e 2. Probabilmente il rating sarà
più alto, perciò, io vi ho avvisato :X Ah, i
commenti ovviamente, sono sempre graditi ^_^ Anche
perché sennò, sarà difficile che la
continui T_T
*Vi siete mai sentiti come se,
dopo anni di equilibrio perfetto nella vostra vita, quando avevate
ancora il controllo delle vostre azioni e tutto andava secondo i vostri
piani, all’improvviso qualcosa sembra sconvolgervi, qualcosa
o qualcuno che non avete mai pensato che potrebbe farvi questo effetto
e creare così tanto caos nella vostra mente, e in quel
momento vi ritrovate davanti solo un grande abisso ma l’unica
cosa che volete è buttarvi? Beh, io sì.*
Prologo
Aspettava in segreteria già da dieci minuti. Fuori udiva il
rumore degli studenti che entravano nelle rispettive classi, parlando e
scherzando tra di loro.
–Signorina Miller?- chiese un donna
dall’età indefinita distraendola dai suoi
pensieri. Scosse la testa.
-Come scusi?- chiese. Cercava di essere gentile ma in realtà
vorrebbe mandare a fanculo tutto quello. Aveva cambiata scuola e
città per un capriccio di sua madre, come lo definiva lei.
Da quando aveva deciso di sposarsi di nuovo, la sua vita era cambiata
completamente. Era andata ad abitare in un’altra
città, in un’altra casa con due ragazzi, belli ma
tremendamente stronzi, della sua età che giravano seminudi,
e aveva un uomo per lei quasi sconosciuto che le faceva la predica ogni
giorno, lamentandosi del suo comportamento e manipolando sua madre
contro di lei.
-E’ lei la Signorina Miller?- ripeté la donna
sistemandosi gli occhiali. La ragazza annuì.
-Prego, mi segua.- disse la donna aprendo la porta. Nei corridoi della
scuola ormai regnava il silenzio assoluto, solo la voce degli
insegnanti risuonava. La ragazza si guardava attorno cercando
un’anima viva.
E allora si fermò. E il suo sguardo si incrociò
in un altro.
-Jordan, quante volte glie lo devo dire di non stare a gironzolare nei
corridoi?!- disse la donna con tono di rimprovero. Dalla espressione
del suo volto però, il ragazzo sembrava non ascoltarla.
-Torni in classe immediatamente!- disse ancora la donna. La ragazza lo
fissò. Era davvero... bello. Ma con un’espressione
strafottente sul volto. Non riusciva a non guardarlo. E lui la guardava
finchè non staccò lo sguardo da quello della
donna ubbidendo.
-Oh, mi scusi, eccoci, siamo arrivate.- disse la donna indicando una
porta. –Agitata?- chiese.
La ragazza non rispose.
-Stia tranquilla, i ragazzi qui sono molto simpatici, sono sicura che
presto si farà tanti amici.- le solite cose che dicono
sempre.
-Prof.ssa, disturbo?- disse la donna aprendo la porta della classe e
indicando alla ragazza di entrare.
Davanti a sé, ragazzi e ragazze della sua età,
con un’espressione non esattamente felice, che la guardavano.
Capelli neri che ricadevano sulle spalle con riflessi rossi, delicati
occhi azzurri delineati dal kajal, alta ma non troppo e piena di curve,
ma solo nei punti giusti.
Dalla fine della classe, un basso fischio e una gomitata da una delle
ragazze. Gesti di approvazione e alcuni commenti sussurrati
all’orecchio dalle ragazze.
All’improvviso la porta si aprì con violenza e da
essa entrò un ragazzo.
-Un po’ più di delicatezza ad aprire la porta?- lo
rimproverò la prof. Sospirò. Non era un buon
inizio. La ragazzo lo guardò sedersi e notò la
stessa espressione che aveva notato pochi minuti prima nel corridoio.
-Allora, ti va di presentarti?- chiese la prof. Ma lei rimase muta a
guardare lui con quel suo sorriso soddisfatto.
-Finalmente questa scuola comincia ad essere ben frequentata.
_ _ _
2 anni dopo
La stanza era silenziosa, si udiva solo il tic tac
dell’orologio.
-E’ tutta colpa tua! Sei un pervertito maniaco!-
gridò la ragazza.
-Ma quante storie! Per un bacetto innocente!- disse lui sorridendo
maliziosamente. –Non può nemmeno essere
considerato un bacio.
La ragazza si alzò dalla sedia avvicinandosi a lui.
-Per colpa tua adesso devo rimanere qui per tutto il pomeriggio!
Quella mattina, durante le lezioni, si erano scontrati per
“caso” nel corridoio –ormai succedeva
spesso-. Come sempre, avevano finito per litigare e lui provocandola
decise di darle un piccolo bacio. Ma niente di serio, almeno non per
lui. Ma proprio in quel momento furono beccati da due prof che
gironzolavano per il corridoio ed erano stati obbligati a rimanere
tutto il pomeriggio a sistemare i laboratori della scuola.
-Ah, ho capito perché sei così incazzata.
Il ragazzo si avvicinò a lei prendendole il mento con una
mano e avvicinando pericolosamente le labbra alle sue.
-Non volevi essere interrotta, vero? Beh, possiamo riprovarci...-
Rimasero così per alcuni istanti, con i visi così
vicini, provocando un forte imbarazzo a lei che cercava di nasconderlo.
-Vedi... hai il tipico volto della ragazza che vuole essere baciata.-
le sussurò. Con un lieve schiaffo lei allontanò
il suo viso nascondendo il forte rossore.
Non lo sopportava, era la persona più stronza che avesse mai
conosciuto. Faceva di tutto per metterla nei guai, e quando era
arrivata in quella scuola si era preso gioco di lei e dei suoi
sentimenti. Per questo non andavano mai d’accordo e di solito
erano riputati una coppia visto che la maggior parte delle volte erano
assieme anche se discutevano.
-Taci.
Si sedette con la testa appoggiata uno dei banchi.
-Che fai, scema? Dormi?
Per sua sorpresa lei annuì. E lui non disse nulla.
Nonostante lei non dicesse mai nulla, lo sapevano tutti che non dormiva
bene già da tanto tempo. Aveva tanti problemi in famiglia ma
era così orgogliosa che non ne parlava mai con nessuno,
nemmeno con le amiche.
-Uhm, scema.
Si avvicinò e la guardò meglio spostando una
ciocca dal volto. Aveva tutt’altra espressione sul volto.
Dovrebbe sempre apparire così serena, come in quel momento.
Per un attimo si avvicinò alle sue labbra ma subito dopo si
allontanò. Era ingiusto approfittarsi di lei mentre dormiva.
Un giorno, sarebbe stata lei a cadere ai suoi piedi.