I
Tokio Hotel NON mi appartengono. Tutto ciò che è
scritto qui è frutto della mia fantasia e non
è a scopo di lucro
Los
Angeles, 8 p.m.
-
Bill!!!-
Tom
Kaulitz stava chiamando suo fratello da almeno tre o quattro minuti
ininterrottamente, ma Bill sembrava non sentirlo.
Normalmente
avrebbe cominciato a preoccuparsi, ma in quel momento era troppo
nervoso per pensarci.
Con
un solo gesto deciso, aprì la porta della stanza ed
entrò.
Suo
fratello era comodamente sdraiato sul suo letto in posizione supina,
le braccia piegate dietro la testa, e addosso un paio di vecchi
pantaloni della tuta ed una maglia sbiadita.
-
Bill!!- ripeté per l'ennesima volta, ma il gemello non
accennava a
muoversi.
Tom
si avvicinò al letto, e capì cosa c'era che non
andava.
Bill
giaceva sul materasso con gli occhi chiusi, gli auricolari
trapiantati nei timpani e il volume del lettore MP3 al massimo,
mentre con la testa teneva il ritmo della canzone.
Tom
sbuffò, per poi prendere il gemello per un braccio e
scuoterlo
energicamente.
Bill
aprì immediatamente gli occhi, spaventato, ed
aprì la bocca, pronto
ad urlare, ma appena vide il fratello sostare ai piedi del suo letto
a braccia conserte, la richiuse subito ed assunse una smorfia
infastidita.
-
Che c'è?- chiese, togliendosi una cuffia.
-
C'è che è ora di cena- spiegò Tom.
Bill
inarcò un sopracciglio, non capendo.
-
Oggi tocca a te- sospirò il fratello.
Il
viso del cantante sembrò illuminarsi:
-
Oh!- disse – Beh, non ho voglia- mentre si rimetteva
l'auricolare,
per poi ritornare a sdraiarsi.
Tom
sbarrò gli occhi, non credendo alle sue orecchie.
Scosse
un'altra volta il braccio del fratello, che gli rivolse uno sguardo
seccato.
-
Non puoi cucinare tu, per una volta?- disse, sbuffando.
-
Io l'ho già fatto ieri!- protestò Tom.
-
Io l'ho fatto molte volte al tuo posto!- esclamò Bill,
incrociando
le braccia.
-
Sì, ma era perché non stavo bene-
replicò il moro.
-
Beh, anche io non sto bene- disse Bill, portandosi teatralmente una
mano alla fronte – Tooooomi, sto malissimo!-
piagnucolò -
Potresti cucinare una bella insalata di riso, per favore?-
aggiunse, assumendo la miglior espressione dolce possibile.
Tom
mantenne il suo sguardo corrucciato per qualche istante, ma
finì per
cedere
-
Scansafatiche- borbottò, mentre usciva dalla stanza.
“Lo
odio, lo odio, lo odio” ripeteva nella sua testa mentre
scendeva in
cucina “Ogni volta finisce così: lui ozia e io
sgobbo”
Una
volta arrivato, riempi una pentola con dell'acqua e la mise sul
fuoco. Mentre aspettava che l'acqua per il riso bollisse,
iniziò a
preparare le verdure.
“Non
posso stare qui a cucinare ogni giorno. Dovremmo prenderci una
governante, ecco” pensò “Beh, riprenderci”
In
effetti, David aveva già procurato ai gemelli svariate
governanti.
Tutte
erano scappate a gambe levate.
La
più paziente era durata sì e no tre mesi e mezzo,
ma poi anche lei
aveva dato le dimissioni.
-
Quei due,- aveva spiegato la donna al manager
– mi hanno
fatto venire una crisi nervosa, accidenti! Sono incontrollabili! Mi
dispiace, ma non sono in grado di occuparmene. Sono pagata per pulire
e cucinare, non per fare da baby sitter-
“Ma
le governanti non dovrebbero fare anche quello?” si chiese
Tom
“Mah... secondo me erano tutte scuse”.
Poco
meno di un'ora dopo finì di cucinare. Mise il tutto su due
piatti
che poi mise sul tavolo.
-
Bill!!- urlò poi – E' pronto!-
In
men che non si dica, Bill si fiondò al piano inferiore,
prendendo
posto a tavola.
-
Stavi male, eh?- disse ironico Tom, sedendosi a sua volta.
I
due cominciarono a mangiare in silenzio. Poi Tom ruppe il ghiaccio.
-
E se ci prendessimo una governante?-
Bill
alzò gli occhi dal suo piatto e guardò il
fratello con incredulità.
-
Ma se l'hai detto tu che non volevi più nessuno che toccasse
le tue
cose!
-
Sì, lo so- sospirò Tom – Ma non posso
stare sempre a pulire,
cucinare e rassettare anche quando tocca a te!- disse poi –
Sono un
chitarrista, io- aggiunse – E, decisamente, tutto questo non
rientra nel mio mestiere.
-
Quindi,- fece Bill, riprendendo a mangiare - secondo te dovremmo
assumere qualcuno?-
Tom
annuì, convinto, e il cantante scrollò le spalle.
-
Chiediamo a David- disse.
-
Ci dirà di no- replicò Tom.
-
Lo so-
Tom
rimase in silenzio per qualche istante, poi riprese a parlare.
-
Potremmo cercarcene una da soli-
Bill
guardò il fratello con sguardo torvo.
-
Tom, non ne saremmo capaci. Dove diavolo la andiamo a prendere? Non
crescono mica sugli alberi!
-
Beh, facciamo un annuncio, un'inserzione su un giornale, qualcosa,
insomma! Non voglio passare il resto della mia vita a cucinare per
te!
-
Sentiamo,- disse Bill, divertito – cosa intendi fare? Un
annuncio
sui quotidiani? Cercasi governante per i gemelli Kaulitz?
-
Perché no?- fece il gemello con un'alzata di spalle.
-
Io sono ancora dell'idea che dovremmo chiedere a David –
rispose
Bill – Sarebbe molto più semplice.
-
E cosa gli diciamo?
-
Gli diciamo che non siamo più in grado di occuparci della
casa e che
il sistema dei turni non funziona come dovrebbe.
-
Ci riderà in faccia, Bill.
-
Tentar non nuoce-
Tom
cedette, rassegnato, ed annuì: in fondo quella di Bill
sembrava
un'idea un poco più sensata.
-
Se non funziona, però,- chiarì – si
passa la mio piano.
~
il
giorno dopo
-
No. Assolutamente no-
Il
tono di David era deciso, perentorio e non ammetteva repliche.
Com'era
potuto saltare in mente a Tom e Bill di fargli una richiesta simile?
Non
era bastata la sfuriata di qualche tempo prima?
-
David, noi...- cercò di dire Bill.
-
No- ripeté risoluto il manager – Cascasse il
mondo, non vi
procurerò un'altra governante!- esclamò
– Non ne ho né il tempo,
né il denaro, né la voglia- continuò,
sedendosi su una sedia di
fronte alla cabina di registrazione – Ed ora, forza, andate
dentro.
Dobbiamo registrare- disse indicando ai due la cabina, dove Georg e
Gustav stavano sistemando i loro strumenti.
Bill
e Tom sospirarono, e fecero ciò che era stato loro detto.
-
Ha detto no?- chiese Georg, guardando i gemelli.
-
Non si è sentito?- fece ironico Tom.
-
Dovevate aspettarvelo- disse Gustav, con una scrollata di spalle
–
Con tutte le povere donne che avete fatto scappare!-
I
Kaulitz guardarono l'amico con sguardo offeso.
-
Sono loro che hanno voluto andarsene!- protestò Tom.
-
Già,- sostenne Bill – Non è colpa
nostra-
Georg
e Gustav si guardarono, per poi roteare gli occhi, sorridendo
divertiti.
-
Se lo dite voi...- disse il batterista, mentre l'altro ridacchiava.
I
gemelli fecero per ribattere, ma una voce li interruppe.
-
Ragazzi, si comincia- annunciò David da fuori –
Vediamo di finire
quest'album.
~
la
sera
-
Sono sfinito!- esclamò Bill, entrando in casa, seguito dal
fratello.
Gettò
la sua borsa in un angolo e andò stendersi sul divano, senza
la
minima intenzione di alzarsi da quella postazione per le successive
quattro ore o cinque ore.
-
Ehi,- lo richiamò Tom – non stai dimenticando
qualcosa?-
Bill
alzò la testa quel tanto che bastava per scorgere il viso
del
fratello.
-
Di che parli?
-
L'annuncio sul giornale- gli ricordò Tom.
Bill
si mise a sedere, sgranando gli occhi.
-
Tu eri serio?- chiese, incredulo.
-
Sì, certo- disse Tom, sedendosi accanto al fratello.
-
Tom, hai idea di quello che diranno tutti se mettessimo un annuncio
del genere su un giornale?- fece Bill, con una smorfia – Non
ho
intenzione di diventare lo zimbello di tutti.
-
Credo che tu sia arrivato piuttosto tardi- disse Tom – Sei
già lo
zimbello di tut...- cercò di aggiungere, ma fu interrotto da
una
violenta cuscinata in faccia.
-
Stronzo- sibilò Bill.
-
Come sei permaloso- disse il moro, sistemando il cuscino dietro di
sé
– Allora?
-
Allora cosa?
-
L'annuncio, Bill!- sbuffò Tom.
-
Tom, è una gran stupidata- commentò il cantante
– Già immagino
la fila di fan che si spacciano per governanti fuori dalla nostra
porta- continuò – Sarebbe una catastrofe! Saremmo
costretti a
trasferirci davvero in India!-
Tom
rifletté sulle parole del fratello, assumendo un'espressione
pensierosa. All'improvviso però, il suo viso
s'illuminò.
-
Beh,- disse, sorridendo – non dobbiamo necessariamente
scrivere chi
siamo-
Bill
inarcò un sopracciglio, confuso. Aprì la bocca
per chiedere
spiegazioni, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, suo fratello
era già volato al piano di sopra.
Tom
ritornò poco dopo, tenendo il suo computer portatile sotto
braccio.
-
Mi vuoi spiegare?- chiese Bill, quando il moro si sedette accanto a
lui ed accese il computer.
-
Nell'annuncio possiamo omettere i nostri nomi e mettere semplicemente
il numero di telefono- spiegò Tom, mentre scriveva su una
pagina di
annunci online – Ecco qua! Non è perfetto?-
esclamò entusiasta.
Bill
si sporse per leggere meglio ciò che il gemello gli stava
mostrando.
-
Giovani scapoli-
lesse – cercano
governante educata,gentile, discreta e soprattutto brava ai
fornelli. Nessuna competenza/età particolare richiesta. Se
siete
interessate, chiamate uno dei numeri sotto indicati, in modo da
fissare un colloquio. Grazie in anticipo-
Seguivano
il loro numero di casa, quelli di cellulare e gli orari
approssimativamente migliori per chiamare.
-
Beh?- disse Tom – Che ne dici?-
Bill
guardò ancora per qualche istante lo schermo del pc,
esitante.
-
Immagino che non abbiamo altra scelta- sospirò, infine
– Dai,
fallo prima che cambi idea-
Tom
sorrise, soddisfatto di averla avuta vinta, e cliccò invia.
~
Un
paio di giorni dopo, la prima candidata chiamò, e
fissò con i
gemelli un colloquio per il giorno successivo alle tre del
pomeriggio.
L'indomani,
la donna, puntuale come un orologio svizzero, suonò alla
loro porta
alle tre in punto.
-
Vado io- disse Bill, alzandosi dal divano dove sedeva con il
fratello.
Arrivato
alla porta, si sistemò la maglietta e prese un respiro
profondo, per
poi aprire.
Davanti
a lui stava una donna piuttosto in là con gli anni, magra
come un
chiodo, i capelli grigi raccolti in una crocchia, un paio di occhiali
da vista sulla punta del naso aquilino, vestita con un
pullover nero sopra una camicia bianca e una gonna con motivi
scozzesi.
Stava
dritta come un palo, con il naso all'insù, ed assunse una
smorfia
contrariata appena notò lo strano look di Bill.
Il
ragazzo cercò di non farci caso, e le porse gentilmente la
mano.
-
Buongiorno,- disse con un sorriso – lei deve essere la
signora
Winkler.
-
Signorina-
lo corresse la donna, con tono acido – Lei è...?-
disse poi,
stringendo la mano al biondo.
-
Bill- si affrettò a dire lui – Bill Kaulitz-
aggiunse,
aspettandosi un minimo di sorpresa sul volto della donna, che
però
non ci fu.
Aggrottò
la fronte, quasi infastidito: quella donna non lo conosceva?
Ma
da quale parte dell'universo arrivava?
-
Posso entrare?- fece la signorina Winkler, spazientita.
-
Sì, certo- disse Bill, facendosi da parte – Entri
pure-
La
donna gli scoccò un'ultima occhiata di disapprovazione ed
entrò,
seguita dal biondo.
-
Il salotto è da questa parte- le disse Bill.
La
signorina Winkler entrò e fu accolta da Tom.
-
Salve, io sono Tom- disse il moro – E' un piacere
incontrarla,
signora Winkler.
-
Signorina-
disse lei.
-
Uhm... sì, certo, mi scusi- farfugliò il
chitarrista – Si
accomodi- disse poi, indicando una poltrona.
La
donna si sedette, tenendo la schiena dritta e le mani incrociate
poggiate sulle ginocchia.
-
Bene, signorina
Winkler,- disse Bill,
sedendosi sul divano, seguito a ruota dal fratello – Ha
già
lavorato come governante?
-
Sì, certo, per chi mi ha presa?- rispose seccata la donna
– Faccio
questo lavoro da ben 30 anni, e nessuno si è mai lamentato,
devo
dire.
-
Non ne dubitiamo- disse Tom – E' sposata? Ha figli?
-
Secondo lei perché mi faccio chiamare 'signorina'?- fece la
governante.
Tom
roteò gli occhi e si zittì. Bill prese quindi a
parlare.
-
Io e Tom siamo dei musicisti- disse.
-
Non vedo come questo possa interessarmi- replicò la donna,
senza
trattenersi dal mostrare ancora il suo disappunto per la maglietta
del cantante.
-
Ciò che volevo farle capire,-disse Bill, sforzandosi di
essere
educato – E' che sia io che Tom siamo spesso via. E, inoltre,
se
dovessimo assumerla, dovremmo chiederle di non far trapelare la
notizia. Sa, i paparazzi...
-
Io sono una persona molto discreta, signor Kaulitz- lo interruppe la
governante - Non tollero che si insinui che io non sappia tenere la
bocca chiusa!-
Bill
e Tom si guardarono, mentre un comune pensiero attraversava le loro
menti: “Liberiamocene, ora”
Fortuna
volle che in quel preciso istante uno dei loro cani, Scotty, avesse
deciso di mostrarsi alla governante.
Il
cane entrò in salotto e si avvicinò alla gamba
della donna, che
saltò sulla poltrona.
-
C-cos'è?!- balbettò, a metà tra lo
spaventato e l'inorridito.
-
Un cane- disse Bill, perplesso – Non ne ha mai visto uno?
-
Tenete quella bestia lontano da me!- esclamò la donna,
mentre
cercava di allontanarsi il più possibile da Scotty.
Tom
richiamò il cane, che andò ad accucciarsi ai suoi
piedi, quasi
offeso dal ribrezzo che quella donna provava per lui.
-
L'annuncio- disse la signorina Winkler, tornando a sedersi –
non
diceva che avete un... cane.
-
In realtà,- disse Tom, mentre accarezzava Scotty –
ne abbiamo
quattro.
-
Quattro?!-
fece la donna, sbiancando – Avete quattro cani?!-
I
gemello annuirono, e la donna si sentì mancare.
-
No, no, no, assolutamente no!- esclamò balzando in piedi
– Mi
dispiace ma non posso lavorare in questo posto- disse, mentre
prendeva la sua borsa – Sono desolata, ma, davvero, non
sopporto i
cani!- aggiunse – Signori Kaulitz, arrivederci- disse infine,
uscendo con fare teatrale dalla stanza.
Dopo
che sentirono la porta chiudersi con un sonoro
clac, i gemelli si
scambiarono uno sguardo basito.
-
Quella deve avere qualche rotella fuori posto- mormorò Tom,
scuotendo la testa.
-
Ti avevo detto che quest'idea era solo l'ennesimo aborto della tua
mente- disse Bill alzandosi.
-
Tu non hai mai detto una cosa del genere- obbiettò il
fratello.
-
Oh...- fece il biondo – beh, l'ho certamente pensato- disse,
uscendo dalla stanza.
~
Una
settimana più tardi si presentò la seconda
candidata, una certa
Rose Myers.
Era
una signora dalla figura piuttosto rotonda, con le guance piene, i
capelli biondi e ricci e gli occhi piccoli e scuri.
Simpatica,
certo, ma parlava decisamente troppo.
Dopo
solo una decina di minuti dal suo arrivo Bill e Tom la congedarono,
promettendo che si sarebbero fatti sentire loro.
-
Ok, via anche questa dalla lista- disse il biondo, dopo aver
chiuso la porta alle spalle della donna
-
Io mi sono perso quando si messa a parlare del figlio che va ad
Oxford- disse Tom.
-
No, Tom- fece Bill – Quella era la figlia, Mary. Il figlio va
a
Princeton.
-
No, Mary va alla Hillman- replicò il fratello –
Sono certo che nel
discorso ci fosse Oxford- aggiunse poi, pensieroso.
-
Comunque sia,- disse Bill, distogliendolo dalle sue riflessioni
–
Mi è venuto mal di testa a furia di sentirla parlare-
affermò,
massaggiandosi le tempie – Questa storia mi farà
diventare matto.
-
Forse la prossima sarà la volta buona- disse Tom, cercando
di essere
incoraggiante.
Non
fu così.
Nelle
due settimane successive, una dozzina di governanti si presentarono a
casa dei gemelli, ma nessuna aveva i requisiti necessari.
C'era
chi sembrava essere direttamente arrivata da uno degli eserciti di
Hitler.
Altre
erano letteralmente terrorizzate dalla vista dei cani.
C'erano
poi quelle, come la signora Myers, che appena aprivano bocca,
sommergevano i propri interlocutori con fiumi di parole.
Una
di loro, una giovane donna sui trent'anni circa, aveva voluto
dimostrare il suo talento in cucina, preparando una deliziosa torta
alle mele. Aveva rischiato di intossicare Bill.
Alcune
erano giovani, sui 25 anni, altre invece erano piuttosto anziane.
Come
la signora Evans, 70 anni. Nonostante l'età era piuttosto
arzilla, e
anche simpatica. Per non parlare della cucina. Aveva portato ai
Kaulitz una pizza margherita da far leccare i baffi.
La
governante perfetta, insomma. Peccato fosse sorda come una campana.
In
poche parole, la ricerca dei due gemelli non era servita a nulla.
~
Era
ormai sera, e l'ultima candidata aveva appena lasciato
l'appartamento.
-
Siamo punto e a capo- sospirò Bill.
Suo
fratello, scompostamente seduto accanto a lui sul divano,
annuì.
-
Credo che dovremo ritornare ai turni- disse, passandosi una mano tra
i capelli – Domani cancello l'annuncio da quel sito-
Bill
non disse nulla, e tra i due calò il silenzio, interrotto
all'improvviso da un borbottio.
-
Ho fame- si lamentò il biondo, portandosi una mano allo
stomaco.
-
E' avanzata un po' di pasta di ieri- disse Tom – Sai, quella
che io
ho fatto al posto tuo, perché tu
non ne avevi voglia, per l'ennesima volta-
Bill
sbuffò, ma non replicò.
-
Dai,- disse invece – andiamo a mangiare-
Il
fratello acconsentì e i due andarono in cucina. Cenarono
piuttosto
velocemente, e una volta finito, Bill fece per alzarsi, ma Tom lo
fermò.
-
Ehi, non così in fretta- disse – Devi sparecchiare.
-
Lo faccio domani- rispose Bill, facendo un gesto di noncuranza con la
mano – Oppure potresti farlo tu-
Tom
roteò gli occhi, non stupendosi della pigrizia del fratello.
-
Io vado a vedermi un film- annunciò Bill, dirigendosi verso
la porta
– Ah,- disse, fermandosi e voltandosi verso il fratello
– la
pasta era un po' insipida. Mettici un po' più di sale la
prossima
volta- concluse, per poi uscire dalla cucina, lasciando Tom a bocca
aperta.
“La
prossima volta” pensò quest'ultimo, mentre
iniziava a sparecchiare
“Ti ci soffoco con la pasta”
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