Note
della storia:
Questa
shot gioca sul nick della persona a cui è dedicata. Una ragazza speciale che,
con le sue storie, è riuscita a suscitare in me tante emozioni.
Spesso,
leggere le sue fic, sia che fossero traduzioni oppure shot scritte da lei stessa,
mi ha fatto sentire una girandola. In balia del vento, di un turbinio di
emozioni che hanno fatto sussultare la parte più vera di me stessa.
Tanti
auguri di Buon Compleanno Grace!
Note
del capitolo:
L’incipit
iniziale, ovvero il gioco di parole (Dis)Grace, proviene da una conversazione
su msn fatta con la mia sorellina Kiboo agli inizi
di Ottobre, quindi la ringrazio. Peccato che affinché la storia iniziasse a
delinearsi in modo definitivo, con tutti i particolari e con i vari tasselli al
posto giusto, si sia invece arrivati praticamente agli inizi del mese
successivo.
Hogwarts.
Una mattina come tante altre, in un afoso giorno di inizio Aprile.
“Potter!” ringhiò il Serpeverde
appena furono usciti dall’aula di Trasfigurazione, dopo aver passato le ultime
due ore di lezione ad ascoltare la
McGranitt spiegare con largo anticipo cosa li avrebbe
aspettati da lì all’anno successivo per i M.A.G.O.
“Malfoy…” ricambiò a tono, ma
stancamente, il Grifondoro. Fece scivolare lo sguardo
sull’altro, cercando di capire a cosa fosse dovuto quell’ennesimo scoppio d’ira
che si preannunciava gli sarebbe piombato addosso. Poi, semplicemente, preferì
ignorarlo e proseguì lungo il corridoio, verso l’aula di Incantesimi per la
lezione successiva.
Da quando, qualche mese prima, la
guerra era finalmente finita, Harry Potter sembrava aver perso interesse per
qualunque cosa, come se niente di ciò che lo circondasse avesse più importanza.
Con quel suo sguardo perennemente spento, pareva essere diventato il fantasma
di se stesso.
Si trascinava per la scuola come
se il mondo attorno a lui non esistesse, tenendo a
debita distanza gli amici di sempre, persino Ron ed Hermione.
Come se questo non fosse già
abbastanza grave, ormai non rispondeva più a nessuna provocazione arrivasse dai
Serpeverde, nonostante molti di loro avessero cercato più volte di fargli del
male per aver fatto finire alcuni dei loro genitori ad Azkaban, o condannato la
maggior parte a morte durante l’ultima battaglia. Nessuno, nemmeno Malfoy,
riusciva a scuoterlo.
Tutti avevano fatto caso a questo
improvviso cambiamento, Preside e Professori più di una volta avevano provato a
chiedergli cosa non andasse non ottenendo nessuna risposta; Remus si era recato
spesso a scuola, grazie ad un permesso speciale, appositamente per vederlo ma,
finanche in quei casi, il ragazzo era rimasto indifferente.
Anche quel giorno, il Golden Boy
aveva guardato solo per un breve attimo e con malcelata sufficienza il biondo
innanzi a lui, per poi lasciar subito perdere. Tuttavia, si sentì afferrare per
un braccio e trascinare in un corridoio secondario dall’altro ragazzo, che tirò
dritto senza guardarlo in faccia ma non concedendogli alcuna possibilità di
liberarsi.
Fu solo quando arrivarono in un
punto abbastanza riparato che si voltò verso di lui, decisamente stupefatto da
quel comportamento singolare.
“Malfoy, cosa vuoi? Se te lo
fossi scordato, dovremmo già essere a lezione e…” protestò Harry, venendo
zittito da un dito che si posò sulle sue labbra, lasciandolo non poco
perplesso.
“Ho perso una scommessa Potter,
tu sei stato scelto come mia penitenza ed io non mi tiro mai indietro” affermò
tranquillo, come se quelle parole potessero spiegare il suo atteggiamento da
folle.
“Uhm…” iniziò titubante l’altro
“Che vuol dire? Cosa c’entro io in tutto… umpf!”
Il Grifone per eccellenza
spalancò gli occhi sorpreso, il Principe delle Serpi lo stava baciando, proprio a lui! E, Merlino… era una sensazione strana, ma
così bella e intensa! Si ritrovò a pensare. Le labbra del biondo erano qualcosa
di divinamente morbido e soffice, ed avevano un retrogusto di cannella e di un
qualcosa che Harry non riuscì di primo acchito ad afferrare. Si perse
completamente sotto quell’attacco e, improvvisamente, sentì sciogliersi dentro
di lui quel nodo che gli aveva impedito di respirare a pieni polmoni negli
ultimi mesi, ed un peso scivolare via dal suo cuore. Iniziò quindi a rispondere
ad ogni colpo di lingua, con sempre più passione, mentre avvolgeva le sue
braccia attorno alla vita dell’altro tirandolo a sé.
Anche Draco si ritrovò più
coinvolto di quanto avrebbe mai voluto o creduto. Doveva essere solo un bacetto
veloce, il tempo di “pagare pegno” e via. Ma nell’istante in cui le proprie
labbra avevano catturato quelle del moro che si erano dischiuse sotto le sue,
ed il sapore di Harry era arrivato ai suoi sensi, aveva avvertito esplodere
dentro di sé un’emozione incontrollabile. Si era sentito come se finalmente
tutto avesse trovato la giusta collocazione, come se tutti i loro trascorsi non
fossero stati altro che il cammino per giungere a quel momento. E, quando la
lingua del Grifondoro iniziò a danzare con la sua un ballo sensuale ed erotico,
fu perduto.
La loro storia era iniziata così,
quasi per caso.
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All’inizio ovviamente si ritrovarono
impacciati ed imbarazzati da quella situazione così strana e che mai avevano
preso in considerazione. Ma l’euforia di quel sentimento nascente, il senso di
completezza che regnava in loro ogni volta che erano insieme, riuscirono a
spazzare via ogni dubbio o incertezza.
Nei mesi successivi fino al
termine di quel loro sesto anno, Harry era “rifiorito”. Non c’era altro termine
che esprimesse meglio quella rinascita spirituale e psicologica, oltre che
fisica, che aveva investito in pieno il ragazzo.
Era tornato a sorridere,
scherzava come mai aveva fatto prima, si era aperto con il biondo lasciandosi
totalmente andare, ricambiando tutte le piccole attenzioni che quest’ultimo gli
dedicava costantemente. Si era confidato, poco alla volta, spiegando la morsa
del senso di colpa che lo aveva attanagliato fino a quel momento; la
disperazione per essere divenuto un assassino, anche se di un mostro, la
sofferenza per tutto quello che le sue azioni avevano causato negli ultimi
anni.
Aveva pianto a lungo, abbarbicato
sul corpo del compagno, il quale lo aveva rassicurato e confortato giorno dopo
giorno, stringendolo forte a sé come mai prima d’allora Harry era stato
abbracciato. Un contatto così intimo e prezioso che non avrebbe potuto spiegare
a parole.
I primi tempi, ovunque andassero,
venivano osservati con timore e perplessità. A volte anche con odio, eppure non
si erano mai abbattuti, convinti che prima o poi sarebbe passato. Voci su voci
passavano di bocca in bocca, tutti si chiedevano come fosse potuto accadere e
cosa avrebbero dovuto aspettarsi da una situazione del genere. Poi, proprio
come i due ragazzi avevano sperato, nuove novità e pettegolezzi sostituirono il
loro essere una coppia come attrattiva principale e finalmente poterono godersi
i momenti insieme con la privacy dovuta e meritata.
La cosa più importante per loro
fu anche che i rispettivi amici, vedendoli così felici, decisero di seppellire
l’ascia di guerra ed avvicinarsi a loro volta. Per cui diventò un’abitudine
consolidata, vedere Draco, Blaise e Pansy sedersi al tavolo dei Grifondoro
insieme ad Harry, Hermione e Ron.
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Era da poco iniziato il nuovo
anno scolastico, quando un pomeriggio Theodore Nott entrò tranquillamente nella
stanza dei suoi due amici per prendere alcuni appunti che gli servivano.
Aveva chiesto a Blaise di
prestarglieli, poiché lui aveva dovuto saltare l’ultima lezione di Aritmanzia a
causa di una forte febbre che lo aveva costretto a letto per due giorni. E
questi lo aveva indirizzato alla propria scrivania.
Notò, sul letto di Draco, i libri
delle lezioni della mattina buttati alla rinfusa. Evidentemente il biondo era
rientrato velocemente in camera per poi tornare ad uscire in tutta fretta alla
ricerca del suo nuovo ragazzo. Stava per andarsene, quando la sua attenzione fu
attirata da una pergamena che faceva capolino dal libro di Pozioni di Draco.
Incuriosito, si avvicinò ed aprì
il testo. Fece scorrere il suo sguardo lungo lo scritto e ciò che lesse lo
lasciò indignato, pieno di rabbia e rancore. Senza pensarci due volte, puntò la
bacchetta contro il foglio mormorando prima “Inverte veritatem1” e subito dopo “Occulta partem2”.
Poi sorrise e se ne andò,
soddisfatto.
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Quando Draco rientrò in stanza,
subito dopo cena, decise di mettere a posto i libri che, preso dalla smania di
tornare da Harry, aveva lasciato cadere sul letto. Non si erano visti per più
di due mesi e, da quando era ripresa la scuola, trascorrevano ogni istante
insieme. Anche in quel momento era rientrato giusto il tempo di farsi una
doccia, per poi correre alla Torre di Astronomia dove aveva appuntamento col
suo ragazzo.
Quando prese il libro di Pozioni
per spostarlo come gli altri sulla scrivania, una pergamena scivolò per terra.
Si abbassò quindi a leggerla, incuriosito.
“Mio Draco…
Merlino, non immagini quanto detesti l’idea di definirti mio.
È un aggettivo così piccolo e quasi insignificante, eppure nasconde
dentro di sé un significato talmente importante, a tal punto pregno di
sfaccettature e sensazioni, da non poter subire l’onta di essere legato al tuo
nome.
Sono nella mia stanza di Grimmauld Place e vorrei non pensare a te,
perché ogni volta che accade sento una repulsione troppo forte da sopportare…
Tante volte in questi due mesi ho preso in mano pergamena e piuma per
scriverti, non so cosa mi bloccasse. Sicuramente non l’idea di utilizzare
parole troppo dure per spiegarti come stanno veramente le cose tra noi, né
tantomeno mi importava di crearti problemi con tua madre…
Ma settembre è ormai alle porte ed il pensiero di tornare ad Hogwarts
mi tormenta. Vorrei non arrivasse mai…
Mi sembra un incubo che diventa purtroppo realtà. Sarò costretto
nuovamente a stringerti a me, baciarti o anche solo tenerti per mano… ho
detestato così intensamente l’idea di doverlo farlo, durante ogni singolo
istante passato qui, che ormai mi sono quasi
rassegnato al pensiero.
Questi mesi sono trascorsi con una velocità impressionante e tra non
molto dovrò vederti ancora. Merlino, non puoi immaginare quanto ciò mi renda
insofferente! Sono stato così bene senza di te!
Quando ripenso a questo ultimo anno, in particolare agli ultimi mesi,
non posso fare a meno di sentirmi estremamente infastidito dal modo in cui il nostro
rapporto si sia è evoluto. Se qualcuno, tempo fa, mi avesse detto che saremmo
finiti così, arrivando anche a giurarmelo pur di convincermi, non ci avrei
comunque mai creduto. E nemmeno nel peggiore dei miei incubi sarebbe stato
ugualmente spaventoso, o altrettanto opprimente, da farmi sentire così in
conflitto con me stesso… molto più di quanto avrei mai potuto temere o
rifuggire.
Da quando quel giorno mi hai baciato, ho smesso di sentirmi completo.
Era come se stessi sprofondando sempre più in una voragine e sentissi addosso
il peso della tua compagnia; come se mi trovassi tra le fiamme dell’Inferno. È
ancora così… e solo tu riesci a farmi sentire male a tal punto.
Sei la cosa più brutta che potesse capitarmi.
Sei la mia disgrazia.
E anche se fino ad oggi non avevo ancora trovato il coraggio di
dirtelo… ti odio.
Spero non arrivi mai l’ora in cui ci rivedremo!”
Il Serpeverde sentì il suo cuore
spezzarsi. Un dolore sordo e lancinante nel petto.
Com’era possibile che fossero
quelli i veri sentimenti di Harry, come aveva fatto a non accorgersene prima…
e, soprattutto, cosa avevano significato quei mesi per il moro? Erano stati
solo una sottile rivincita perpetrata lentamente unicamente per vendicarsi di
tutti quegli anni di prese in giro e dispetti? Possibile che il ragazzo di cui
si era inconsapevolmente, ma irrimediabilmente innamorato fosse in realtà un
tale individuo? Mai avrebbe creduto di vedersi arrivare addosso tanta
meschinità e cattiveria gratuita…
Quella sera Draco si rinchiuse
nella propria camera, piangendo come poche volte gli era capitato nella sua
vita, ed il Grifondoro lo attese invano al loro appuntamento.
Harry aspettò a lungo e, quando
gli fu chiaro che l’altro non si sarebbe più presentato, rimase indeciso se
raggiungerlo o meno in camera.
Si chiese se non avesse sbagliato
a lasciar scivolare con discrezione, nel libro di Pozioni del biondo, quella
lettera che da quasi un mese si portava quotidianamente dietro. Certo era, che
forse quelle stesse parole avrebbe dovuto dirgliele di persona, tuttavia ogni
qualvolta ci aveva provato, il tipico coraggio rosso-oro era venuto meno e così
alla fine aveva deciso di dirgliele recapitandogli quello scritto.
Girovagò un po’ per la scuola,
preoccupato e timoroso di aver osato troppo, che la sua confessione avrebbe
potuto sortire l’effetto opposto a quello desiderato, spaventando il proprio
ragazzo e magari facendogli cambiare idea sulla loro relazione.
Alla fine, esausto, preferì
lasciare all’altro tutto il tempo che gli fosse servito per accettare quella
nuova realtà, e quindi tornò al dormitorio.
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Con la speranza nel cuore, Harry
camminava insieme agli amici di sempre, oltre che a Blaise e Pansy. Draco anche
quella mattina sembrava essere sparito nel nulla.
Il Serpeverde gli aveva riferito
che, quando si era alzato, il compagno era già uscito dalla stanza. Glielo
aveva raccontato, commentando con un “Chissà cosa si sta inventando questa
volta… magari una sorpresa per te”, e gli aveva scoccato uno sguardo malizioso.
Il cuore del Grifondoro fece una
capriola al pensiero di come il suo ragazzo stesse magari preparandogli una
sorpresa per rispondere alla lettera che gli aveva scritto.
Di certo non si aspettava quello
che vide una volta arrivato nel cortile interno della scuola. Lui, come tutti
gli studenti di Hogwarts che si ritrovarono a passare di lì.
Draco Malfoy e Theodore Nott si
stavano baciando, profondamente e con passione.
Harry rimase pietrificato dalla
scena. Sentì le ginocchia cedergli ed il suo corpo sprofondare in un baratro.
Era fin troppo evidente che il biondo non avesse apprezzato le sue parole. Anzi,
a guardar bene, divenne fin troppo chiaro che, al contrario, queste avessero ottenuto
l’effetto opposto e avessero fatto decidere al ragazzo che fosse arrivato il
momento di mettere in chiaro i suoi sentimenti, dimostrando al moro che loro
non erano stati niente più di un gioco e non significavano niente l’uno per
l’altro.
Il Golden Boy sentì le lacrime
risalire prepotentemente agli occhi, tutti lo stavano guardando in attesa di
una sua mossa, una reazione. Tuttavia egli fece l’unica cosa che in quel
momento ritenne possibile: si girò e scappò via, seguito dai suoi migliori
amici.
Blaise e Pansy nel frattempo si
avvicinarono ai due ragazzi, troppo impegnati a succhiarsi via le tonsille per
accorgersi di ciò che era accaduto attorno a loro. Il corvino li separò con uno
strattone, poi guardò il suo migliore amico con gli occhi intrisi dalla
delusione.
“Ma che cazzo stai facendo?! Sei
impazzito?!” gli urlò contro, rabbioso.
“Lasciami andare Blay, e fa’ un
favore ad entrambi: fatti i cazzi tuoi!” gli sibilò questi in risposta.
“Che diavolo ti prende, si può
sapere?! Possibile che tu debba sempre rovinare tutto ciò che di bello ti
capita?! E per cosa poi?!” ringhiò verso di lui, per poi rivolgere il suo
sguardo anche a Theo, squadrandolo con biasimo.
La brunetta gli diede man forte.
“Sei proprio un pezzo di idiota! Hai fatto la stronzata più grande che potessi
immaginare e adesso ti ritroverai solo…” inveì, mentre gli occhi le diventavano
lucidi dalla frustrazione. Avrebbe tanto voluto mollargli un ceffone.
“Beh, sono fatti miei. E poi chi
siete voi per farmi una predica?! Non devo certo rendere conto a voi di quello
che faccio… e comunque ho i miei motivi!” sputò l’interessato in risposta.
“Quale, ferire di proposito
Harry?! Perché sai, è appena scappato via in lacrime brutto pezzo di merda!”
gli gridò ancora contro Blaise. “Ti prenderei a pugni, te lo giuro…” sbraitò
poi.
Theo, in tutto quel caos,
gongolava visibilmente divertito e compiaciuto dallo scompiglio che era
riuscito a creare… se tutto fosse andato come aveva previsto, niente e nessuno
lo avrebbe più separato dall’algido Principe delle Serpi.
Il sorriso arrogante sulle labbra
del compagno di Casa, fece infuriare Pansy. Non sopportava il modo in cui lo
vedeva gioire di quella circostanza. “E tu che hai da sogghignare? Come se non
sapessi che in tutta questa situazione c’è il tuo zampino”, gli urlò contro con
una rabbia indescrivibile.
Draco, che aveva cercato di
scacciare dalla sua mente l’idea di un Harry in lacrime a causa sua ed irritato
da quelle accuse, ribatté “Veramente, se proprio volete trovare un colpevole a
tutto questa situazione, prendetevela con San Potter!” e, detto questo, tirò
fuori dalla tasca della veste la lettera di Harry spingendola in mano al corvino.
“Adesso, se volete scusarmi, sarei impegnato” aggiunse, dopodichè trascinò via
un Nott sempre più soddisfatto.
I due Serpeverde rimasti soli
dispiegarono la pergamena, spalancando poco alla volta gli occhi man mano che
la leggevano.
Fu la moretta a parlare per
prima. “Dobbiamo chiedere spiegazioni ad Harry”, soffiò.
Tuttavia, il Grifondoro era
scomparso insieme agli amici, che riapparvero solo all’ora di cena e senza di
lui.
Al tavolo grigio-verde erano
visibili Draco e Theo ancora impegnati in scambi a dir poco al limite della
decenza, tant’è vero che più di una volta vennero richiamati dal Professor
Piton, mentre Blaise e Pansy rivolgevano sguardi sempre più ansiosi a Ron ed
Hermione i quali, tra l’amareggiato e il furioso, a loro volta occhieggiavano
malevoli il biondo.
I quattro amici, al termine di
quella che apparve loro come una lunghissima cena, si avvicinarono l’un l’altro
in un muto accordo.
Blaise porse, senza dire una
parola, la pergamena ai due Grifondoro i quali ebbero la stessa loro reazione
alla lettura.
“È impossibile che Harry abbia
scritto una cosa del genere” si inalberò Hermione.
“Però è effettivamente la sua
scrittura questa… la riconoscerei tra mille” ribatté Ron, che tentava
disperatamente di trattenersi alternativamente dal correre dal suo amico a
chiedere spiegazioni e dal picchiare il furetto per averlo ferito.
“Lo so anche io, ma…” rifletté
ancora lei. “C’è qualcosa che non torna. Harry non avrebbe mai pensato una cosa
del genere, figuriamoci scriverla. Come se ciò non bastasse, quest’estate non
ha fatto altro che parlarci di Draco e pensare a lui, lamentandosi del fatto
che, nonostante la Guerra
fosse finita, loro due non potessero vedersi perché Narcissa Malfoy si sarebbe
opposta con tutte le forze, dato che non approva la relazione del figlio con il
Ragazzo Sopravvissuto che ha spedito
suo marito ad Azkaban”, spiegò brevemente guardando il rosso, che annuì
confermando le sue parole.
“Quindi, anche se questa è la
scrittura di Harry, questa lettera non è sua. Oppure…” continuò,
interrompendosi all’improvviso come folgorata da un’idea. Avvicinò la bacchetta
al foglio ed enunciò “Manifesta falsam imaginem3”, vedendo immediatamente le parole tramutarsi ed altre ancora apparire
dal nulla, rivelando l’esatto contrario di quello che fino ad un istante prima
era impresso su di esso.
“Qualcuno ha incantato la lettera, per far sì che mostrasse l’opposto di
quel che c’era scritto in realtà. Non è un incantesimo particolarmente
complicato, ma sicuramente chi l’ha lanciato non aveva intenzione di fare un
semplice scherzo. Poi, non contento ne ha lanciato un secondo che eliminasse
anche un intero pezzo”, spiegò quindi.
“Quel farabutto!” ringhiò il corvino, prima di prendere in mano la
pergamena, per poi girarsi e correre via.
“Blaise, aspetta! Ma cosa?!” cercò di richiamarlo inutilmente la Grifondoro.
“Temo di aver capito…” dichiarò Pansy la quale, allo sguardo confuso
degli altri due, chiarì “Theo. Lui e Draco stavano insieme l’anno scorso, fino
a poco prima della battaglia. Nulla è un caso quando c’è di mezzo lui. Andiamo
anche noi, prima che facciano qualche stronzata.”
In effetti, quando entrarono nella Sala Comune Serpeverde, il ragazzo le
stava dando di santa ragione a Nott, senza risparmiarsi e sputandogli addosso
cattiverie su cattiverie.
“Sei un gran bastardo! Hai incantato la lettera che Harry aveva scritto a
Draco perché hai pensato che così lui avrebbe voluto vendicarsi, credendo di
essere stato preso in giro, e tu avresti potuto approfittarne” urlava Zabini
mentre continuava a colpirlo. “Salazar benedetto, ma come hai potuto?!”
Poi non contento, quando si ritenne anche solo minimamente soddisfatto,
si rivolse al biondo. “E tu, come hai fatto a credere davvero che Harry avesse
potuto scriverti delle cose del genere senza dargli nemmeno il beneficio del
dubbio… mi hai davvero deluso Draco” gli disse con amarezza.
Malfoy, che nel frattempo aveva cercato di capire di cosa l’amico stesse
parlando, rimase basito dalle parole dure che questi gli rivolse. Ma
immediatamente la sua attenzione venne catturata da quella stessa pergamena che
solo qualche ora prima aveva sbattuto in faccia all’altro.
Non aveva notato l’entrata di Pansy, seguita da Ron ed Hermione. Solo un
nome vorticava furiosamente nella sua mente, mentre nel suo cuore un dubbio
faceva capolino insieme al senso di colpa.
Abbassò lo sguardo e lesse nuovamente, eppure per la prima volta, le
parole del proprio ragazzo.
“Mio Draco…
Merlino, non immagini quanto sia felice all’idea di poterti definire mio.
È un aggettivo così piccolo e quasi insignificante, eppure nasconde
dentro di sé un significato talmente importante, a tal punto pregno di
sfaccettature e sensazioni, da trovare la giusta, anzi perfetta collocazione vicino al tuo nome.
Sono nella mia stanza di Grimmauld Place e penso a te in ogni istante
ormai, ed ogni volta che accade sento un’emozione troppo intensa da spiegare…
Tante volte in questi due mesi ho preso in mano pergamena e piuma per
scriverti, tuttavia fino ad ora non ero mai riuscito a trovare le parole adatte
a spiegarti quello che provo. Ma, soprattutto, volevo evitare di crearti
ulteriori problemi con tua madre…
Invece oggi mi sono deciso, perché sfogliando il libro “Le ali
spezzate” dello scrittore babbano libanese Kahlil Gibran, ho letto un paio di
poesie che mi hanno emozionato e la mia mente è corsa immediatamente a te, a
noi…
Farò della mia anima
uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l’eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.
|
Lo spirito afflitto trova pace
solo in unione a uno spirito a lui simile.
I due convergono nell’affetto,
come uno straniero si rallegra
a vedere un altro straniero
in una terra lontana.
I cuori che si uniscono
per mezzo del dolore
non saranno separati
dalla gloria della gioia.
L’amore lavato dalle lacrime
rimane eternamente puro e bello.
|
Lo so, probabilmente ti sembrerò smielato ed eccessivamente romantico,
ma queste parole sono estremamente vere. Perché tu sei la persona a cui ho
deciso di donarmi totalmente e per la quale sarei disposto a tutto, ma anche
quella che è riuscita a capirmi meglio e verso cui sento un’affinità mai
provata prima.
Quasi non riesco a credere che Settembre sia ormai alle porte e, con
esso, si avvicini il tempo di tornare ad Hogwarts. Non vedo l’ora…
Mi sembra un sogno che diventa finalmente realtà. Potrò nuovamente
stringerti a me, baciarti o anche solo tenerti per mano… ho desiderato così
intensamente di avere la possibilità di farlo, durante ogni singolo istante
passato qui, che quasi non mi sembra vero adesso.
Questi mesi sono trascorsi con una lentezza impressionante, ma tra poco
potremo vederci ancora. Merlino, Non puoi immaginare quanto io sia impaziente!
Mi sei mancato così tanto!
Quando ripenso a questo ultimo anno, in particolare agli ultimi mesi,
non posso fare a meno di sentirmi estremamente euforico per come il nostro
rapporto si sia è evoluto. Se qualcuno me lo avesse detto, tempo fa, arrivando
anche a giurarmelo pur di convincermi, non ci avrei mai creduto. E nemmeno nel
più ardito dei miei sogni sarebbe stato ugualmente meraviglioso, o altrettanto
intenso, da farmi sentire così in pace con me stesso… molto più di quanto avrei
mai potuto sperare o desiderare.
Quando quel giorno mi hai baciato, per la prima volta mi sono sentito
completo. Era come se mi stessi librando in aria e passeggiando sulle nuvole,
volando leggero; come se mi trovassi in Paradiso. È ancora così… e solo tu
riesci a farmi sentire bene a tal punto.
Sei la cosa più bella che potesse capitarmi.
Sei la mia grazia.
E anche se fino ad oggi non avevo ancora trovato il coraggio di
dirtelo... ti amo.
Non vedo l’ora di poterti riabbracciare!”
Gli occhi di Draco si riempirono sempre più di orrore, mano a mano che
andò avanti, capendo il grandissimo sbaglio che aveva commesso. Ogni singola
parola di quella lettera era piena dell’amore di Harry nei suoi confronti,
gridava tutto il sentimento che in quei mesi il moro non era riuscito ad
esprimergli a voce, anche dopo che erano rientrati dalle vacanze. Eppure, in
quel momento, non poté gioirne come avrebbe voluto e dovuto. Anzi, sentì una
rabbia feroce montargli dentro, pari solo al dolore per l’idea di quanta
sofferenza aveva sicuramente provocato ad Harry. Non sapeva se l’altro sarebbe
mai riuscito a capire le sue azioni e a non condannarlo per questo, eppure in
quel momento tutto il suo corpo urlava per raggiungerlo ed implorare il suo
perdono.
“Blaise…” richiamò l’amico, che ancora teneva Nott per la camicia pronto
a riprendere da dove si era fermato, avvicinandosi con l’intenzione di
separarli. “Lascialo perdere, non ha importanza”, aggiunse mestamente.
“Ma che dici?!” soffiò l’altro in risposta. “Ti rendi conto di quello che
ha fatto?!” domandò perplesso.
“Certo che me ne rendo conto, ma credo che adesso sia oltremodo
consapevole che se solo prova ad avvicinarsi nuovamente a me o ad Harry,
sarebbe un uomo morto. Soprattutto se Harry decidesse di non ascoltare quello
che ho da dire… vero Theo?” disse guardando l’ex con occhi gelidi ed una
freddezza sul volto tali, che questi non poté impedirsi di tremare e fare un
semplice cenno d’assenso.
“La cosa più importante adesso per me è trovare Harry e sperare che mi
perdoni…” finì tristemente.
Si voltò quindi verso i due Grifondoro. “Dov’è adesso?” chiese.
“Draco non so se è il caso che tu ci parli in questo momento…” ribatté
lei. Le dispiaceva per il ragazzo, ma allo stesso tempo era consapevole che se
non fosse stata per la sua mancanza di fiducia nell’altro e per il suo orgoglio
non sarebbero mai arrivati a quello
“Herm, per favore”, la pregò. Lui, solitamente così freddo e distaccato,
così reticente a mostrare apertamente i propri sentimenti, era lì incapace di
nascondere ulteriormente quel dolore sordo.
“Vieni con noi”, lo invitò Ron e la sua voce risuonò gelida, nonostante
avesse percepito anche lui una sofferenza sincera in ogni gesto o parola del
Principe delle Serpi.
Un silenzio pesante scese della Sala Comune, mentre i tre uscivano.
Quando il biondo si rese conto che si stavano avvicinando al Platano
Picchiatore rimase un attimo spiazzato, chiedendosi dove i due lo stessero
portando. “Ehm, ragazzi?” balbettò indeciso.
Ron lo guardò sghignazzando, tuttavia quando parlò la sua voce non
risultò per nulla amichevole “Non puoi fare altro che fidarti furetto… e, nel
frattempo, inventati delle parole convincenti da dire ad Harry. Perché non sono
per niente convinto che vorrà ascoltarti o darti la possibilità di spiegarti.”
Draco non rispose, ma abbassò lo sguardo, per cui non poté notare
l’occhiataccia che Hermione riservò al sesto di casa Weasley. Però le sentì
mormorare un incantesimo che fece fermare i rami del maestoso albero, al che
spalancò gli occhi sorpreso. “Herm ma…” tentennò nuovamente.
“Tranquillo, sarà stesso Harry e spiegarti con calma, dopo che avrete
chiarito”, gli spiegò la ragazza.
Il biondo seguì silenziosamente i due Grifondoro attraverso un cunicolo
scavato nella terra e al quale si accedeva da un’entrata riparata alla base del
Platano. Si ritrovò alla fine in una casa dall’aspetto un po’ trascurato, ma calda
ed arredata confortevolmente. “Dove siamo?” chiese stupito.
“Alla Stamberga Strillante”, rispose Ron che gongolò discretamente quando
lo vide impallidire. “Ma non devi spaventarti, non ci sono mai stati fantasmi
qui…” lo schernì ancora.
Una voce, intrisa di malinconia e velata di tristezza, risuonò fino a
loro ovattata dalla distanza ma comunque ben udibile. “Ron, Herm… siete voi?”
chiese Harry.
“Vado io” disse sottovoce ma con decisione Draco, dirigendosi nell’altra
stanza mentre i due annuirono facendogli segno che li avrebbero lasciati soli,
in modo che potessero chiarire.
“Harry…” riuscì solo a mormorare quando lo vide, rannicchiato su di un
letto con le gambe piegate e le braccia ad avvolgerle, mentre la testa era
china, nascosta alla sua visuale.
Il moro scattò al suono di quella voce e l’altro poté vedere gli occhi
gonfi ed arrossati. “Malfoy” ringhiò in risposta. “Cosa vuoi ancora? Continuare
a ridere di me? È questo che ti diverte? E poi, come sei arrivato qui?” urlò nuovamente.
“Ti prego, fammi spiegare…” balbettò il biondo, mai si era sentito così
vulnerabile come in quel momento.
“No, non voglio sentire le tue patetiche scuse o peggio ancora chissà
quali accuse nei miei confronti. Mi sono illuso che fossimo qualcosa di più, ma
è evidente che mi sbagliavo e solo io reputavo la nostra relazione come
qualcosa di importante. Per fortuna adesso ho aperto gli occhi e non commetterò
nuovamente lo stesso errore. Ora, se volessi scusarmi
e farmi almeno il favore di andartene e lasciarmi in pace…” si sfogò rabbioso.
“Harry io…” farfugliò, sentendosi interrompere immediatamente con un
“Potter. Sono Harry solo per gli amici” detto con rancore.
L’altro si arrese all’idea che il compagno non l’avrebbe mai e poi mai
perdonato. Tuttavia, doveva provare a fargli capire, dirgli cosa era successo,
avere l’opportunità di farsi credere, per cui cedette “E Potter sia…” poi
accadesse quel che doveva accadere.
“Io so di non avere scusanti. Eppure vorrei anche solo pochi minuti, per
poterti almeno spiegare. Poi, deciderai tu se darmi un’altra chance oppure no”
iniziò, per poi raccontargli di Theo e della lettera incantata.
Si scusò infinite volte per essere stato così idiota da aver creduto a
quelle parole senza chiedergli nulla, le stesse che gli si erano conficcate una
alla volta nel cuore come spine affilate. E cercò quindi di fargli capire
quanto si fosse sentito a sua volta ferito e tormentato dal dubbio di essere
stato preso in giro.
Sentì il proprio cuore perdere un paio di battiti, nel momento in cui si
accorse che gli occhi del moro si addolcivano lentamente, facendo nascere in
lui una tenue speranza. Gli rivelò anche di essersi sentito impazzire di gioia
scoprendo dell’inganno, avvertendo tanti piccoli brividi percorrergli la
schiena mentre leggeva la reale missiva, ma di quanto contemporaneamente si
fosse sentito in colpa per avergli fatto volontariamente del male e che avrebbe
accettato e rispettato qualunque decisione, anche quella di non avere più nulla
a che fare con lui, facendosi da parte. Parlò ancora e ancora, per quelle che
sembrarono ore, mettendosi a nudo forse come mai prima di allora aveva fatto,
esponendosi per la per la prima volta a lui, e lui soltanto, con il cuore in
mano. Nemmeno si accorse che lacrime silenziose avevano iniziato a scorrergli
lungo le guance, almeno fino a quando il compagno gliele asciugò
accarezzandogliele.
Harry lo guardava con un’intensità tale da spezzargli il fiato. Come fosse
possibile che il compagno gli facesse un effetto del genere, il biondo non
l’avrebbe probabilmente mai capito, eppure era così. Senza rifletterci sopra,
si abbassò per posare le proprie labbra su quelle dell’altro, ritrovare il suo
sapore e perdersi in esso. Ma lo fece con timore, preoccupato che l’altro lo
scacciasse, nonostante tutto.
In effetti, il Grifondoro avrebbe voluto allontanarlo, avrebbe voluto
ferirlo e dirgli che non voleva sapere più nulla di lui… avrebbe voluto
ripagarlo di tutto il male e il dolore provati in quella giornata. Ma, quando
avvertì la bocca del compagno sulla sua, tutto sparì in un istante e rimase solo
il calore di quel contatto, agognato e bramato con tutto se stesso a dispetto
di ciò che era accaduto. Schiuse quindi le labbra in un gesto istintivo e quasi
inconsapevole, e tremò quando sentì il biondo non riuscire a trattenere un
gemito di sorpresa per quella risposta inattesa, che si fece via via più
passionale.
Non ci furono parole di perdono, Harry non sentì la necessità di
pronunciarle, né Draco di ascoltarle… bastò quel tocco, languido e pregno di
emozioni inconfessabili.
E mentre si baciavano, il Serpeverde continuò a sussurragli delle scuse
infinite. I “Mi dispiace” andarono avanti a lungo, fino a quando il compagno
non lo bloccò con un semplice “Dimmi qualcosa che non so.”
“Ti amo anche io…” fu la sua risposta emozionata.
Quella notte non dormirono, ma trascorsero le ore a tenersi stretti,
quasi avessero paura che separandosi potessero perdersi. Nuovamente. Parlarono,
di loro stessi e del futuro che avrebbero voluto.
Le loro mani intrecciate non si sarebbero più sciolte.
Note
di fine capitolo:
1, 2, 3 sono tre incantesimi di
mia invenzione, creati utilizzando la seconda persona singolare dell’imperativo
presente dei verbi e l’accusativo
singolare dei sostantivi.
Inverte veritatem: rende la verità il contrario di quello che è. “inverto, invertis,
inverti, inversum, invertĕre”
significa invertire.
“vērĭtās,
veritatis” vuol dire verità.
Occulta partem: cela una parte scritta di una lettera. “occulto, occultas,
occultavi, occultatum, occultāre”
significa nascondere, celare. “pars, partis” vuol dire parte.
Mănĭfesta falsam imaginem: rivela un’illusione. “mănĭfesto, mănĭfestas, manifestavi,
manifestatum, mănĭfestāre”
significa rivelare, svelare. “falsus, falsă, falsum” abbinato ad “ĭmāgo,
imaginis” vuol dire illusione.
So
che suonano molto meno “poetici” di quelli utilizzati dalla Rowling ma, quando
ho scelto di inserire le formule di alcuni incantesimi, ho finito col
soffermarmi con maggiore attenzione su alcuni di quelli classici… ed ho scelto
di utilizzare termini esistenti e, soprattutto, nella loro forma corretta.
La
scena del bacio iniziale si è ricreata perfettamente nella mia mente, grazie ad
una fanart che ho modificato un po’ e potete trovare qui, qui oppure qui, in tre differenti versioni.
Per
chi non conoscesse Kahlil Gibran,
può invece andare qui.
Un
ringraziamento speciale va alla mia chica, Valuz, che mi ha aiutato nella
prima stesura della lettera “contraria”, ed ovviamente alla mia infaticabile
beta, Athala.