"Molto
spesso la vita ci sorprende, molto spesso siamo NOI a sorprendere la
vita. I nostri gesti. Le nostre parole. Un nulla può far
diventare un piccolo e insignificante gesto un TUTTO.
Questo capita alle
persone innamorate, quelle persone che sognano ad occhi aperti, quelle
persone che, pur sapendo che in quel momento c'è ben altro
su cui concentrarsi, non ce la fanno e cedono ai sogni,
cedono all'avere un pizzico di speranza, speranza che ad alcuni non
è concessa.
Molte persone non
credono all'amore, altre persone lo apprezzano, altre ancora pensano
che l'amore sia strettamente e SOLO legato al sesso. Ovviamente questi
non sono ragionamenti corretti, ovviamente. Ecco perchè
spesso ci concentriamo sulla vita degli altri e proviamo ad immaginare
cosa avviene nella mente altrui. Almeno i sognatori di relazioni
effimere, senza alcun reale significato cercano questo a mio parere:
CONFERME.
Conferme che forse
arriveranno presto da qualcun altro che la pensa allo stesso modo, o
che non arriveranno mai: a quel punto si potrà dire che il
mondo non è più malato, che è guarito
dalla malattia denominata sesso."
Prove di un discorso o
di un articolo? Cosa ne voleva realmente fare di quella mezza pagina
battuta a macchina? Nessuno le avrebbe dato retta in questo mondo
così consumato dal materialismo. Tutto doveva avere un
riscontro materiale, anche le relazioni affettive e se c'era una cosa
che le dava realmente fastidio era proprio quest'ultima: una vita
passata a raccogliere sensazioni morte, sensazioni non durature nel
tempo, sensazioni impulsive, sensazioni senza alcun impatto emotivo.
Continuava a chiedersi perchè, perchè tutta
questa assurdità nel mondo, perchè ragionare in
base a qualcosa che dieci, ma anche cinque minuti dopo non
c'è già più? Qualcuno risponde che
è più comodo, ma più comodo cosa? Non
impegnarsi? Non voler AMARE? Non voler tenere le emozioni nel tempo?
Cavolate secondo lei. Tutti devono amare.
Strano per una ragazza
della sua età fare questi ragionamenti, ma in fondo Hermione
Granger era sempre stata una ragazza giudiziosa, molto razionale.
All'inizio era nel gruppo di quelli che non credevano all'amore, beh si
in effetti, quando era un po' più giovane, ma neanche
troppo, non riteneva possibile volersi affidare a qualcun altro.
Perchè affidarsi a una persona mortale quando c'erano i
libri che attraverso gli anni, i secoli e i millenni portavano notizie,
esperienze e quant'altro? Perchè in fondo l'uomo non
è TOTALMENTE un essere razionale. Era stata questa la sua
conclusione qualche tempo prima. Già quanto tempo prima? Se
ne era ormai quasi dimenticata, confondeva giorni, mesi, anni,
circostanze... In questo momento, però, era più
grave del solito: non si ricordava il momento in cui aveva imparato ad
amare.
Era scioccata dalla sua
stessa ignoranza. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Ma
qualcosa nel frattempo iniziò a muoversi nella sua mente,
all'inizio faticò non poco a capire cosa si stava smuovendo,
ma alla fine ricollegò tutto: il Ballo del Ceppo, tre anni
prima. Era stata proprio quell'occasione a farle a capire molte cose.
Al quarto anno ancora non sapeva cosa aspettarsi dal mondo, non credeva
che potesse essere crudele con lei, lei che si era impegnata
più di tutti a studiarlo in ogni suo aspetto, impegnata a
capirlo soprattutto, ma ripensare a quei momenti le fece scendere una
lacrima dagli occhi impudemente emozionati. Una dolce, malinconica,
sognante lacrima che con il suo calore voleva ricordare tutto di
quell'occasione, ma in fondo a lei non le importava dell'occasione, ma
delle persone. C'era una sua carissima amica che le diceva sempre una
cosa che sarebbe potuta servire in un'occasione del genere: CHI? COSA?
Preoccupati di TE!
Mai come in questo
momento la ragazza aveva creduto quelle parole le più valide
e vere di tutta la terra, era un momento molto difficile della sua
vita, erano passati due anni da quel ballo, da quel suo quasi totale
cambiamento, probabilmente la cosa era stata visibile dall'esterno solo
la sera del Ballo: con quel vestito blu pervinca molti ragazzi non
credevano che fosse davvero lei, ma poi nella vita di tutti i giorni,
nessuno le aveva più detto niente, alias, il mascherone da
"so-tutto-io" era ancora fermamente sul suo viso unitamente al suo nome.
Quel giorno,
però, sapeva che a soli sedici/diciassette anni non si
può scrivere un intero paragrafo parlando molto seriamente
di che cos'è l'amore se almeno una volta nella vita non si
è rimasti delusi dalle proprie aspettative. Questo capita a
chi si monta la testa prima ancora di parlare, a lei quella brutta
esperienza era successa proprio in occasione del Ballo del Ceppo, le
sue aspettative erano state molto ridotte in confronto a quanto si
aspettava. Lei sognava il ballo insieme al SUO cavaliere per
eccellenza, l'unico problema era che non sapeva molto bene chi potesse
essere questo suo ipotetico cavaliere. Ecco il suo problema era proprio
questo: si accorgeva troppo tardi delle cose che voleva più
di tutto, questa ne era stato il caso più eclatante.
Aspettava l'invito del
"ragazzo della su vita" (che ovviamente a 14 anni non si può
trovare) e alla fine è finita con l'accettare quella
all'incirca del primo che passava. Già... Viktor Krum
l'aveva invitata e subito dopo chi aveva deciso di farlo?! Ron... Ah,
Ron... Se solo due anni prima avesse capito, se lui due anni prima
l'avesse trattata con più tatto... Quanti se, ma i SE e i MA
non fanno la storia, questo lo ripetono dalle scuole per i bambini
piccoli. E lei in quel momento, suo malgrado, si riteneva tale: una
lattante che faceva ragionamenti a dir poco patetici. Ma lei quei due
anni prima nel momento in cui sarebbe servito a qualcosa non sentiva di
provare nulla in partcolare per il ragazzo dai capelli rossi e non
credeva che questo sarebbe potuto succedere, ma è vero che
molto speso sono quelli che conosciamo a scuola e con cui passiamo
più tempo che ci fanno sognare di più...
E lei sognava
ininterrottamente da due anni a quella parte: lo studio si era al primo
posto, ma subito dopo al secondo c'era lui, Ron! Sognava e i suoi sogni
galoppavano veloci come un cavallo in una prateria libero di correre. I
suoi pensieri spesso erano confusi tra sogno e realtà:
alcune volte addirittura non capiva dove iniziava uno e finiva l'altro,
il che era un bel problema. Ma con il ragazzo tentava di far filare le
cose sempre per il meglio, anche se le dava i nervi quando la sfruttava
unicamente per i compiti e niente di più, lo odiava
profondamente in quei momenti. Non solo quando si comportava
direttamente male con lei, ma anche quando lo faceva tramite il
rapporto che aveva con le altre ragazze: odiava che lui dedicasse
più attenzioni ad un'altra ragazza che non fosse appunto
lei, che la abbracciasse o che tantomeno la baciasse, non riusciva a
guardarlo in faccia per giorni.
I suoi sentimenti,
però, li aveva dovuti sempre dovuti tenere nascosti: se
qualcuno avesse scoperto che "amava" Ron Weasley: apriti cielo!
Critiche da ogni punto, ostacoli da ogni parte e bastoni tra le ruote
perennemente! Soprattutto ora che era così popolare,
soprattutto ora che LEI lo aveva fatto entrare nella squadra
di Quidditch del Grifondoro come portiere. Era stata proprio lei, per
renderlo felice ed essere più felice anche lei vedendolo
felice, invece, ciò che ne era uscito fuori era un pasticcio
ancora più grande: mezza scuola sbavava dietro il rosso, lo
inseguiva nei corridoi e non gli lasciava un momento di pace.
Così man mano che il ragazzo si abituava questa nuova
popolarità, le ragazze ai suoi piedi aumentavano, ma di
conseguenza anche le probabilità che lui guardasse proprio
LEI si abbassavano gradualmente.
Così si
diede origine a una discussione su un tema serio, a cui la ragazza
quando era triste e pensava a cosa fosse l'amore (e ogni volta lo
riscriveva su un pezzo di carta) pensava continuamente: la
più seria discussione mai avuta con Ron in vita sua.
*-Herm,
credi di star bene?- era iniziata così da una semplice
domanda fatta dal ragazzo a lei, giù di morale per la
"popolarità" di lui.
-Certo-
un certo detto in modo molto secco, che non ammetteva repliche o
disaccordo.
-Non
mi pare...- il tono di lui, però, man mano che parlavano
diventava più dolce e interessato.
-Ron,
cosa pretendi?- sembrava offesa da quella domanda.
-Pretendere?
Vorrei solo sapere cos'ha la mia milgiore amica...- il ragazzo voleva
capire, voleva capire cosa c'era di strano nell'aria.
-Beh,
Ron, non ci vuole un genio...-
-Beh,
non sono alla tua altezza ho bisogno di una spiegazione- anche il tono
di lui si era fatto più offeso.
-Beh,
ma guardati, sommerso da un mare di ragazzine che urlano il tuo nome
per cosa poi?!-
-Hermione,
non ti capisco eri così contenta che anche io avessi trovato
la mia vocazione per il Quidditch...- era confuso.
"Dio
solo sa quanto lo ero, e quanto poi me ne sono pentita", ma non lo
disse non voleva spingersi troppo in là. Rimase in silenzio
a guardare gli occhi del ragazzo animarsi di impazienza per una
risposta non ricevuta.
-Allora?!-
-Allora,
Ronald, vedi di trattarmi decentemente- mentre diceva quest'ultima cosa
si era alzata dalla poltrona sulla quale era mollemente appoggiata
nella loro Sala Comune. Il ragazzo non riusciva a capire cosa stesse
succedendo.
-Hermione, alle volte sei proprio incomprensibile...- una frase detta
in tono scherzoso, ma che aveva rivoltato la situazione.
-Ah, IO sarei l'incomprensibile, Ronald, IO! Ma guardati!- Il suo tono
si era alzato di un'ottava e le lacrime miravano ad uscire da un
momento all'altro.
-Scusami, Signorina Granger, se non capisco i tuoi discorsi a
metà! Sfido, comunque, chiunque a capirti!-
-Che tu ci creda o no, c'è gente che mi capisce! Devi
crescere!-
-Hermione, io ho sedici anni! So bene come comportarmi piuttosto tu!-
-Io cosa Ronald?! Ti metto in imbarazzo?! Ti do fastidio?! Ti sto
sempre tra le scatole?! Ti rovino i momenti più belli della
tua vita?! Dillo Ronald, sii sincero per una volta!- anche se non
voleva darlo a vedere la ragazza era preoccupata da quello che ne
sarebbe uscito, lui le avrebbe di sicuro detto che non la sopportava e
tante altre cose che a dire così sembravano
niente, ma che l'avrebbero ferita.
Il ragazzo la sorprese andandosene.*
Questo era
ccaduto qualche giorno prima, ma dopo quella domanda così
indagatoria e insunuante, il rosso non le aveva più rivolto
la parola e questa situazione ormai per Hermione era diventata
stressante. Mentre era appunto in sala comune a riflettere una voce la
distrasse dal filo logico dei suoi pensieri: una voce alquanto
famigliare che chiedeva di lei.
-Ron sono qui...- Disse lei sperando che il ragazzo volesse parlarle e
chiarire gli ultimi avvanimenti, ma soprattutto l'ultima discussione
ancora aperta.
-Ah ecco dov'eri, ti stavamo cercando...- il suo tono non esprimeva
alcuna emozione. -Volevo parlarti...-
-Riguardo...?- il tono della ragazza era interrogativo, ma
più che altro speranzoso.
-Riguardo all'altro giorno, Herm.-
-Ah...- finta delusione, entusiasmo pieno invase la ragazza.
-Beh, Herm, ti devo delle scuse... Non avrei dovuto scappare
così... Mi...-
- Si?!-
-Mi... Mi dispiace...-
-Non ti preoccupare Ron... Ma dimmi una cosa: qual era la risposta alla
mia domanda?!- il ragazzo sembrò pensarci qualche secondo e
nel frattempo la ragazza sperava che reagisse meglio dell'ultima volta
in cui avevano affrontato il discorso.
-Come... Come potresti disturbarmi?-
-Ma..- la ragazza non capiva.
-Herm, tu mi piaci...!- la ragazza capiva sempre meno della situazione
che era venuta a crearsi.
-Cosa?-
-Herm, mi piaci, ti adoro non so stare senza di te!- aveva finalmente
trovato il coraggio per dirglielo. La ragazza alle sue parole
avvampò.
-Si?! ...Ma allora...?!-
-Perchè con altre?!-
-G-già...-
-Ragionamenti da poppante, credevo che così tu ti saresti
interessata a me... Scusa se ti ho fatto soffrire in passato, sono
pronto a rimediare.-
-Si?! ...E come?- Hermione era incuriosita da ciò che era
venuto fuori, perchè lui aveva trovato il coraggio di dirle
ciò per cui lei non aveva abbastanza coraggio.
-Beh... Non a parole di certo...- si avvicinò alla ragazza
rossa per l'imbarazzo, le prese il viso fra le mani e le diede un bacio
sulle labbra: dolce e romantico come dovrebbe sempre essere.
- ...Vuoi sapere altro?- chiese lui con fare sarcastico.
-Si in realtà: come vorresti spiegarmi tutto questo?- detto
questo la ragazza si avvicinò ancora di più a lui.
I loro nasi a qualche centimetro, i loro respiri emozionati che si
incrociavano, e poi un bacio avvolgente: la miglior spiegazione per
tutto.
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