non so chi sia, lei

di Emerson
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Se ne stava seduta, a guardare il vuoto.
Ma ciò che vedeva, non era proprio il vuoto. Era tutta una confusione, una confusione a colori. 
Aveva delle cuffie nelle orecchie, e della musica che scorreva forte e imponente. E la sentiva, eccome se la sentiva, la sentiva pulsare nelle sue vene, scorrere voraci per tutto il suo corpo, arrivare al cuore e al cervello e poi sentire un grande tonfo, si sentiva proprio libera, ciò che non era colui che provava ad immergersi nei suoi occhi, rimaneva prigioniero di quella profondità, inghiottito e disperso. 
Era una ragazza complicata, ma semplice al tempo stesso, ed era raro. Era una quelle che amava forte, amava davvero, con tutta se stessa. 
Era una di quelle con un sogno grande dentro loro, ma che non potevano tirar fuori, allora questo sogno a poco a poco si straziava e straziava anche lei. 
Si limitava allora a sognare, sognava tanto, fino a quando sentiva gli occhi deboli cedere allo sguardo immobile al  soffitto, mentre lei immaginava il suo sogno a grande schermo.
Poi piangeva, mentre la voce che tratteneva uno dei suoi sogni la accompagnava con dolci melodie e sembrava le sussurrasse: ”tutto andrà meglio, un giorno riuscirai ad essere felice.”  





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