the
new flatmate
È
una rosa rossa quella che Andy vede quando apre gli occhi.
Sbatte
le palpebre. È supina sopra un morbido lenzuolo di flanella.
“Andy?”
La
voce di Leon la chiama e quello le basta per girarsi sulla schiena e
guardarsi intorno.
Il
ragazzo poggia un ginocchio sul letto e le scocca un bacio sulla
guancia. “Alzati, la colazione è pronta”.
È
uno di quei momenti in cui Andy ha il cuore in gola. Perché
Leon si comporta sempre così naturalmente con lei, e questo la
uccide. Perché Andy gli vuole bene. Non come amici. Andy lo
ama. Ma non gliel'ha mai detto.
Guarda
le ragazze avvinghiarsi a lui una dopo l'altra, ogni sera una
diversa. E da un angolo lo ama, in silenzio, indisturbata.
Andy
sa come Leon la vede. Come la bambina che l'ha portato lontano dalla
scena del suo stesso crimine quando erano piccoli. Lei è
l'unica a sapere ciò che ha fatto. A conoscere il suo più
oscuro segreto.
Molte
volte Andy si chiede se quello non sia l'unico motivo per cui sono
ancora amici. Perché Leon teme che lei spiattelli la verità
a qualcuno per vendetta nei suoi confronti. Ma forse non sa che
qualunque cosa le faccia, Andy non potrebbe mai. Perché lei
non vuole ferirlo. Andy non vuole vederlo soffrire.
Andy
balza fuori dal letto e con cadenza ciondolante si dirige al tavolo
da pranzo. Leon è indaffarato a preparare i piatti.
I
genitori di Leon fanno lavori importanti, imprenditori di ditte
famose. Be', avere i soldi per comprare un appartamento al loro
figlio nel centro di Londra vuol davvero dire guadagnare tanto. Andy
crede che Leon sia fortunato ad avere dei genitori come loro, ma lui
non la pensa allo stesso modo. Dice che ha passato l'infanzia con i
nonni, che non ha molti ricordi di suo padre e sua madre, erano
sempre da qualche altra parte, più preoccupati per il lavoro
che per loro figlio.
Ognuno
ha il proprio prezzo da pagare.
I
genitori di Andy sono in riabilitazione per uso di stupefacenti. Lei
vive con sua nonna appena fuori città. È una casa
modesta, ma piena d'amore.
Andy
non ci pensa mai ai suoi genitori. A dire il vero, qualche volta le
capita. Ma non sono mai pensieri positivi.
“È
meglio se ti vesti, aspetto qualcuno”.
Dice
Leon, sedendosi dall'altra parte del tavolo e dando un'occhiata alla
vestaglia di lino semi trasparente di lei.
Andy
infilza una fragola e la porta lentamente alle labbra. Alza gli occhi
su Leon. “Una delle tue amichette?” butta lì con
una nota d'invidia.
Leon
abbassa lo sguardo, fa un sorriso di sbieco. “No, il mio nuovo
coinquilino”.
Andy
mastica la fragola in fretta, sgranando gli occhi.
“Questo
appartamento è troppo grande solo per me, così ho
pensato di affittarlo per dividere le spese. In questo modo potrò
risparmiare per gli studi”.
“E
cosa hanno detto i suoi genitori?”
“Non
lo sanno, ancora. Ma non credo gli importi”.
Andy
fissa il suo piatto. Quell'invitante omelette non l'attrae più
tanto. “Questo vuol dire che non potrò stare a dormire
qui da te”.
Leon
la guarda con i suoi occhi azzurri e per lei è come essere in
balia di un mare mosso che la culla con dolcezza.
“C'è
un'altra camera di là. E lo sai che qui sei sempre la
benvenuta. E credo che anche lui la penserà allo stesso modo
se ti vede con quella vestaglia quando arriva”. Sorride, mentre
le sue palpebre si abbassano, mentre scruta il suo corpo attraverso
il misero capo di abbigliamento.
Andy
non riusce a trattenere un sorriso compiaciuto. Tuttavia, non può
non sentirsi imbarazzata. Si alza dalla sedia, e guarda Leon fare lo
stesso.
Legge
nel suo sguardo qualcosa che non capisce. È come in attesa, in
stand by della sua prossima mossa. Andy vorrebbe solo baciarlo,
stringersi alle sue braccia forti, affondare il viso sul suo petto.
Abbandonarsi al suo profumo. Quanto lo desidera.
Ma
non può. Non sa quale possa essere la sua reazione. Potrebbe
spingerla contro il muro, o gridarle di non toccarlo.
Magari
non lo fa. Ma vale la pena rovinare così la loro amicizia?
Andy
si volta per raggiungere il letto dove ha lasciato i suoi vestiti.
Sente lo sguardo di Leon sul suo corpo, e le strappa un altro
sorriso.
“Che
cos'hai da guardare?”
Gli
lancia un'occhiata. È una domanda stupida, ma lo vuole mettere
in imbarazzo, magari cogliere in lui un gesto che le faccia capire
che lei le piace.
Leon
si passa il pollice sul labbro inferiore e china il capo di lato.
Suonano
alla porta. È un brippp ottuso
e disturbante.
Leon
scatta in piedi. “Eccolo”.
Fa
un piccolo gesto verso Andy ad intimarle di vestirsi in fretta. Lei
si infila nei jeans ai cento all'ora. Ancora indaffarata ad impiccare
il bottone, sente una voce interessante con un accento particolare.
Alza
lo sguardo e avrebbe voluto essere mille volte più
presentabile.
Leon
è uno dei ragazzi più alti che abbia mai incontrato, ma
quello lo superava. Di poco, a dire il vero, ma qualcosa in lui lo
faceva apparire più slanciato.
È
nero di pelle, i capelli corti ad incorniciarli il capo. Indossa una
tuta grigia dell'Adidas e un giubbotto imbottito su cui cade un
borsone a tracolla da sportivo.
Avanza
sul pavimento lustrato con una cadenza morbida, tranquilla. Ha un
viso da copertina o da pubblicità televisiva. È così
attraente senza neanche provarci che Andy si sente subito a disagio.
Si
trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non dovrebbe essere
lì, non vorrebbe dare quell'idea di sé al primo
incontro.
“Non
sapevo avevi compagnia, mate”.
Borbotta senza voler essere sarcastico.
Leon
alza una mano in aria. “Oh, no. Lei è Andy, spero non ti
sia di disturbo. È un'amica d'infanzia”.
Andy
sente il cuore palpitarle.
Che
diavolo.
Quindi il nuovo arrivato l'ha già
etichettata come puttana. E per Leon è soltanto “l'amica
d'infanzia” desiderabile quanto un rotolo di carta
igienica.
“Allright. Mi chiamo
Maddox, piacere di conoscerti”.
Avanza verso di lei, che lo fissa
negli occhi castani sapendo di essere diventata di un colore vicino
al bordeaux e gli stringe la mano.
“Sono Andy, piacere”.
Maddox arriccia le labbra carnose in
un sorriso. “Vorrei posare le mie cose, mi mostri la stanza?”
dice rivolto a Leon.
Leon lo guida verso la sua nuova
camera da letto. La lasciano lì, a pensare alla figura di
merda più di merda che abbia mai fatto.
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