Venere e Marte
Venere e Marte
“Gli opposti si
attraggono, è sempre stato così. Fin dall’alba dei tempi. E per sempre
continueranno a farlo.”
Questo è sempre
stato detto a Bulma Brief.
Che il giorno non
può stare senza la notte, che la luna senza il sole non può vivere, che il bene
e il male convivono, e continueranno a convivere per sempre.
E lei non ci aveva
mai creduto veramente. Mai. E ne aveva avuto la dimostrazione con la separazione
da parte del Grande Mago Piccolo dal corpo del supremo.
Il bene e il male
non possono convivere.
Quante parole a
vuoto aveva sprecato il professore di storia dell’arte di Bulma, quando lei era
ancora una liceale, cercando appunto di spiegarle tutto questo!
Era un uomo un po’
bislacco, dall’aria stravagante… però amava la materia che insegnava e ci
dedicava sempre tanta cura e devozione. Le sue spiegazioni erano ricche di
particolari, interessanti e sempre sorprendenti.
Bulma ascoltava
sempre la sua lezione, nonostante non fosse proprio il classico esempio di
alunna modello. Le piaceva ascoltare le spiegazioni di quei quadri, di quelle
sculture armoniose e affascinanti. Nascondevano un fascino nascosto, ma che
sapeva incantarti e deliziarti.
Eppure, ci fu una
volta in cui lei non apprezzò la lezione.
Era la lezione
dedicata al dipinto di Botticelli chiamato “Venere e Marte”.
Venere, dea
dell’amore della mitologia romana.
Marte, dio della
guerra della mitologia romana.
Due
opposti.
Due completi opposti
che però… che però si amavano.
E Bulma non era per
niente d’accordo su questo punto. Insomma, come può l’amore legarsi con la
guerra? Non era, non è e non sarà mai possibile tutto questo.
Venere e Marte non
potevano amarsi, non potevano, punto e basta.
Lei, Venere, nel
quadro compare in congiunzione simmetrica con Marte.
Lui, Marte, dorme
quieto, beato. Libero dalla sua rabbia, dalla continua violenza che lo
contraddistingue.
Uno di fronte
all’altro, lei pensierosa, lui dormiente.
Lei, che rappresenta
l’amore, è riuscita ad ammansire
la guerra, che invece è rappresentata da lui.
Venere quieta
Marte.
L’amore quieta la
guerra.
La pace si impone
sulla violenza.
Oh, che parole
strane per Bulma! Che parole difficili da comprendere a quel tempo!
Eppure, ora che è
sdraiata sul divano, e che sul lato opposto è sdraiato il suo uomo, ha un mezzo
sorriso sul volto. L’uomo di fronte a lei dorme, tranquillo, beato. Per terra
c’è la sua armatura, la battle suit.
Il suo uomo usa
quell’armatura quando combatte… ma adesso è deposta a terra, non gli
serve.
E il loro piccolo
gioca con la parte che protegge il petto del padre: fa rumore, la batte a terra…
eppure il padre non si sveglia, è caduto in un sonno profondo.
Ora Bulma comprende
le parole del suo professore.
Soltanto l’amore può
prevaricare sulla guerra.
E la cosa strana è
che soltanto Venere può placare le ire bellicose di Marte… Venere ha quel suo
strano influsso benefico su Marte, un influsso strano, che lo rende
calmo…
Era proprio strano, eppure era
vero…
Dall’unione dei contrari
nasce l’armonia.
Gli opposti devono
vivere insieme, non possono essere lontani. La notte non può vivere senza il
giorno…
E lei e Vegeta ne
sono la prova vivente. Certo, lei non è pacata e gentile come Venere, ma in
qualche modo è riuscita a calmare Vegeta.
È riuscita a calmare
il suo Marte… Bulma sorrise. Poi prese il cuscino e con un sorriso sornione lo
lanciò addosso al marito, che ancora dormiva tranquillo.
Lui però tese una
mano e bloccò il cuscino prima che quest’ultimo gli arrivasse sul
viso.
“Cosa stai cercando
di fare?” chiese il principe con gli occhi ancora chiusi.
“Niente!” rispose
lei con aria innocente. Si alzò quindi dal divano, e si diresse verso la
porta.
Mentre stava per
girare la maniglia della porta si fermò un attimo. Si voltò verso Vegeta, che
era ancora sdraiato sul divano dietro di lei, e disse:
“Ti amo, mio Oh
Marte!”
Lui per tutta
risposta emise un grugnito, ma lei fu più che soddisfatta.
Si… l’amore
sconfigge la violenza… strano eppure vero.
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