Valerio e Alice
Valerio
sbuffò infastidito. Era seduto su quella sedia da ben cinque
ore e non ne poteva più.
Fissò
con sguardo disgustato il foglio pieno di segni rossi che
aveva sul banco: non era mai stato un genio in fisica e adesso doveva
assolutamente trovare il modo di recuperare quell'ennesimo votaccio,
altrimenti sarebbe stato rimandato e addio alla vacanza studio a Londra.
-Mazzocchi,
quando ti deciderai ad arrivare alla sufficienza nella mia
materia? Ti ricordo che siamo ad aprile e con i voti che ti ritrovi
rischi di dover trascorrere la tua estate a studiare per l'esame di
settembre. Siccome non stai facendo niente per alzare la tua media, ho
deciso di pensarci io; per questo motivo a partire dalla prossima
settimana dovrai trascorrere del tempo con Marini che ti
darà
delle ripetizioni.-
Il
ragazzo non fece in tempo a protestare che la campanella
suonò e il professore abbandonò la classe; stava
per
abbandonare la testa sul banco, sconfitto, quando un leggero tocco
sulla spalla lo fece voltare e si ritrovò davanti una
compagna
di classe. Si trattava di Alice Marini, la ragazza per cui stravedeva
dall'inizio della scuola.
Alice
non era comunemente definita una bella ragazza, ma Valerio la
considerava la migliore di tutte. Era piuttosto bassina, superava di
poco il metro e cinquanta di altezza ed era magra, ma non
esageratamente. I capelli della ragazza erano color rosso fuoco,
palesemente tinti, e ricadevano più lunghi su una spalla
rispetto all'altra, con un tipico taglio orientale; erano lisci e
lucenti come seta, tanto che Valerio faticava a resistere alla
tentazione di toccarli. Il ciuffo che le ricadeva sull'occhio destro le
dava un'aria timida, quasi in contrasto con l'occhio sinistro, del
colore degli smeraldi, che scrutava con curiosità tutto e
tutti.
Ciò che magnetizzava l'attenzione della gente su di Alice
erano
i suoi occhiali, fin troppo grossi per il suo viso così
piccolo
e color verde fluo: era uno dei particolari che la faceva additare come
quella strana all'interno della classe. La sua bocca era ciò
che
Valerio adorava maggiormente del suo viso: aveva due labbra carnose,
che racchiudevano denti dritta e bianchi, splendenti come le stelle. Al
di sopra di quella cavità vi era un nasino piccolino e
aquilino,
che le conferiva quasi un aspetto nobile.
Il
suo bellissimo viso era sorretto da un collo fine e di media
lunghezza, dalla pelle morbida e chiara come il latte. A questo
sottostava il busto eretto e allenato, caratterizzato da un petto poco
sporgente e dai fianchi stretti; non era una ragazza dalla pancia
piatta e dagli addominali scolpiti, ma non se ne lamentava: mantenere
la linea non era certo la sua priorità assoluta.
Quest'ultima
affermazione era evidenziata dalle gambe grosse e troppo corte rispetto
a quelle delle sue compagne di classe, ma proporzionate al resto del
corpo.
-Mi
dispiace che il professor D'Ambrosio ti costringa a farti dare
ripetizioni da me, cercherò di rendere tutto il meno pesante
possibile.- la ragazza sorrise dolcemente e a Valerio mancò
un
battito. Prima di uscire entrambi da scuola si diedero appuntamento
alla settimana successiva, accordandosi per giorno, ora e luogo di
quell'appuntamento di studio.
Tornando
a casa Valerio si sentì felice, perché forse
qualcosa di positivo c'era nell'avere voti pessimi in fisica.
Il
martedì dopo, a mezz'ora dall'appuntamento, Valerio si
ritrovò a fissarsi davanti allo specchio.
Non
gli andavano a genio i suoi capelli castani, solitamente tenuti in
piedi dal gel, che quel giorno faticavano a stare al loro posto.
Guardando il suo riflesso si rimproverò di non utilizzare
delle
lenti a contatto colorate, come ormai facevano tutti, poiché
si
ritrovava con le pupille di quell'orrendo color ambra.
Oltre
a lamentarsi dei capelli e degli occhi, Valerio non potè
far altro che imprecare, accortosi del brufolo che gli segnava la pelle
liscia e abbronzata del mento, appena al di sotto della bocca piccola
dalle labbra fini. Tentò di sorridere, per avere un'aria
radiosa
e notò che almeno i suoi denti erano perfetti come sempre,
dritti e sani.
Dopo
l'attenta osservazione del viso, passò a rassegna del
corpo. La camicia che aveva scelto di indossare era a quadri blu e
bianchi; gli evidenziava l'addome piatto, le braccia muscolose e i
pettorali scolpiti. I suoi jeans erano chiari e strappati in
più
punti all'altezza delle ginocchia, ma fasciavano alla perfezione le sue
gambe forti e lunghe. Alla fine si potè ritenere soddisfatto
del
risultato ottenuto, era pur sempre un bel ragazzo, nonostante non
somigliasse ad un principe azzurro.
Prima
di preparare lo zaino col libro di fisica e il quaderno degli
appunti lesse il messaggio appena inviatogli dal suo migliore amico,
che voleva sapere che programmi aveva nel pomeriggio. -Sto andando da
Alice a studiare. A quanto pare le insufficienze in fisica portano a
qualcosa di buono.- attese la risposta di Virginio, che non
tardò ad arrivare. "Amico, si può dire che stai
pescando
nel torbido". Sorrise allo schermo del cellulare e uscì di
casa
per recarsi al parco, luogo dell'appuntamento.
Il
sole illuminava tutto il manto erboso, facendolo quasi sembrare
magico. Le panchine disposte un po' ovunque erano occupate da tanti
ragazzi che, come loro, avevano deciso di rendere piacevole lo studio;
era estasiante osservare tutte quelle persone attorniate dal verde
giada del prato.
Valerio
si accorse di Alice solo dopo pochi secondi, grazie alla sua
fiammeggiante chioma riconoscibile anche a due chilometri di distanza.
Si avviò verso di lei, che lo aspettava, bella come il sole,
seduta all'ombra di un grande salice. Non indossava vestiti
particolari; una camicia di jeans chiara sopra ai pantaloncini blu;
aveva un aspetto quasi angelico grazie a quegli abiti, in contrasto con
il colore dei capelli che sembrava invocare l'inferno.
I
due ragazzi iniziarono a ripassare insieme l'intero programma del
quadrimestre e Valerio scoprì che alla fine dei conti quella
materia non era poi così difficile; il segreto stava nel
studiarla nella maniera giusta.
A
fine pomeriggio, quando entrambi furono stanchi di stare sui libri,
tornarono a casa.
Prima
di addormentarsi ambedue ebbero modo di ripensare a quel
pomeriggio col sorriso: Alice era felice che al ragazzo non fosse
pesato passare del tempo con lei, Valerio invece era soddisfatto dei
progressi fatti in un solo pomeriggio, sia nell'apprendere la materia
scolastica, si nel rapporto con la ragazza.
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