Tutto sembrava così strano, era sempre stato così
strano, e in fin dei conti non m'interrogavo sul perchè di
tutto ciò. Stavo beatamente disteso sul mio letto, era tutto
perfetto, era tutto magnificamente perfetto. In realtà, non
c'era nulla che non andasse in quel momento. Avevo da sempre
l'impressione di possedere una marcia in più rispetto al
resto delle persone che mi circondavano, probabilmente
perchè la loro mancanza di cognizione risultava essere un
punto a mio favore, che a quanto pare, solevo nel dimostrare
più volte. Era una magnifica giornata di sole, i raggi
filtravano dalle tende mosse dalla leggera brezza mattuttina, e come al
solito quelle persone si premuravano di darmi tutte le attenzioni
possibili. Non avevo voglia di muovermi, probabilmente pigro, o forse,
forse c'era dell'altro, ma in fin dei conti, non me ne curavo,
perchè tutto era dannatamente perfetto. Quella donna, mi si
avvicinò, osservandomi, sorridendomi beatamente, quasi che
la sua vita dipendesse da un mio sguardo, quasi che la sua dipendenza
da me fosse vitale. La osservai, la osservai con indifferenza,
già, con estrema indifferenza, senza dire una parola, non ne
avevo voglia, non ne avevo mai avuto il bisogno. Ero pigro, ero
talmente pigro che erano gli altri a far le cose per me, ero
così idolatrato da quella gente, che qualsiasi cosa io
avessi il bisogno di fare o dire, c'era chi per me agiva. Mi sentivo
così entusiasta della mia situazione, della mia folle
genialità, che ogni altra persona mi sembrava fosse schiava
di ogni mia pretesa. Il mondo era così strano, la gente era
così strana, così anormale, che tutto
ciò che osservavo andava a rilento, come se una forza
superiore avesse obbligato il mondo ad andare a quella
velocità, quasi che tutti stessero rallentando
perchè inferiori a me, per la probabile paura di un mio
giudizio. Mi sollevarono, mi sollevarono dal mio letto prendendomi in
braccio, ed io non sembrai reagire, sembrai non pensar nulla, in fin
dei conti era una cosa normale, erano tutti ai miei servizi, e tutti
dovevano fare ciò che io desideravo. Mi fecero sedere su una
sedia, comoda a dir la verità, mentre il mio sguardo
osservava quegli strani esseri dalla finestra, volteggiare nel cielo,
muovendosi a quel modo senza capire il perchè, probabilmente
perchè cercavano di entrare all'interno della stanza, per
parlarmi, perchè avevano bisogno di me, tutti avevano
bisogno di me. Quella donna stava sistemando il mio letto, mentre
quell'uomo, quell'uomo così stanco, mi stava togliendo i
vestiti di dosso.
Ci risiamo, ma cosa
vuole?
Pensai, mentre gli abiti venivano messi all'interno di uno strano
contenitore in plastica e che successivamente venne portato in un'altra
stanza. La donna finì di sistemare il mio letto,
avvicinandosi a me, mentre io schiusi le mie labbra, sorridendo
ovviamente, per ringraziarla forse di quel gesto, che sebbene fosse
routine, dimostrava una morbosa adorazione verso la mia persona.
"Ti ringrazio per quanto
hai fatto, ora puoi andare."
Le dissi, mentre la donna accarezzò il mio viso, baciando la
mia fronte.
Ma chi le ha dato il
permesso?
Pensai, mentre nuovamente la osservai, con la mia classica
espressione d'indifferenza, formulando nuovamente.
"Ho detto che puoi andare."
Le feci un elegante cenno con la mano destra, indicandole la porta,
mentre quella strana donna, quell'essere mancante di corteccia
cerebrale mi abbracciò, tremando.
Questa gente
è davvero strana.
Mi dissi, mentre un suono secco e diretto sembrò provenire
da un luogo della casa.
"Uffa, ci risiamo, non
sarà quella tipa."
Dissi nuovamente in direzione della donna, mentre lei accarezzandomi
ancora il viso pronunciò delle parole sconnesse, muovendo la
testa lentamente su e giù, ed io non compresi quel suo gesto
di follia.
E così, varcando la soglia della stanza, una donna con uno
strano vestito bianco si avvicinò a me sorridendo, mentre a
sua volta pronunciò delle parole sconnesse, ed io, adirato,
probabilmente spazientito, insistetti inveendole contro, e stringendo i
pugni quasi senza controllo. Odiavo essere preso in giro, e
soprattutto, odiavo quando la gente non si faceva capire.
"Ma insomma, è
sempre la solita storia, siete tutti degli idioti, voglio andare via di
qui!!"
E quella donna, probabilmente spaventata dalla mia reazione
sembrò sobbalzare, mentre l'altra iniziò a
perdere dello strano liquido trasparente dai suoi occhi, forse stava
male.
La signora vestita di bianco, sembrò prendere una cosa
strana, una cosa di un colore marrone, in pelle, che aprì,
ed estrasse un oggetto appuntito.
Quella cosa la conosco,
me la fanno ogni volta che voglio spiegare che sono degli idioti.
Pensai, mentre osservai quell'oggetto impaurito, senza nascondere una
certa perplessità.
Vogliono punirmi per le
mie parole. Ma è la verità.
Pensai, mentre quell'oggetto sembrava penetrare la mia carne, bucando
quelle strane linee violacee sulle mie braccia, ed io urlai, urlai,
mentre l'uomo di prima sembrò tenermi fermo. Mi stavano
torturando, ed io avevo paura, avevo paura perchè erano
cattivi, erano degli stupidi esseri crudeli.
Quasi come catturato da una forza superiore, non riuscì a
tenere aperti i miei occhi, come se un sonno improvviso avesse
catturato il mio corpo, facendomi cadere in un baratro, intorpidendo i
miei sensi.
Al mio risveglio, sembravo essere all'interno di una grande stanza
bianca, con diverse persone lì dinnanzi a me ad osservarmi,
mentre alcuni di loro sembravano disegnare dei simboli strani con un
oggetto che produceva perdita di un liquido scuro, lungo un ripiano
bianco, sottile, segnato da righe orizzontali, sulle quali erano
vergati quei simboli. Il mio stupore divenne maggiore, e tuttavia non
compresi il fare di tali trogloditi. Uno di loro mi si
avvicinò, per appormi uno strano beccuccio in lattice lungo
il viso. Tentai di dimenarmi quanto più possibile, ma il mio
corpo era bloccato con delle strane cinghie, che non mi permettevano di
muovermi. Sussultai, mentre il mio corpo s'addormentava nuovamente,
cadendo in un torpore tale, da non lasciarmi il tempo di un'eventuale
reazione. Ricordo che mentre stavo per addormentarmi, una strana serie
di utensili di un materiale argenteo, stavano riposti sopra una base,
mentre uno di quegli uomini ne provava l'uso. Non compresi,
giacchè ormai ero beatamente cullato tra le braccia di
Morfeo. Era come un brutto sogno che non aveva mai fine.
A dire il vero, quando mi capitava di sognare, erano sempre le solite
immagini. Non capivo il perchè di determinate cose,
nè perchè in determinate parti della giornata il
cielo fosse prima chiaro e poi scuro. Erano successioni a me illogiche.
Mossi i miei arti, benchè credetti fossero atrofizzati
all'inizio, quasi che non li muovessi da tempo.
Il respiro mi sembrò mancare, cadendo in un baratro di false
illusioni. Credetti di morire, ma non mi resi conto che stavo per
nascere..
Tutto come un viaggio astrale, osservavo il mio corpo dall'alto verso
il basso, mentre sembravo essere lungo quel letto, privo di vita. Non
capivo il perchè.
Uno schermo piatto sul quale una linea verde continua scandiva un suono
secco e fastidioso, mentre la spina attaccata a delle strane forature
lungo la parete, scollegavano i contatti con quella mascherina che mi
dava la vita.
Vidi il mio corpo sussultare, mentre attorno alla mia figura silente,
si raccolsero quelle persone che non conobbi mai.
Dai loro volti, iniziai a chiamare lacrime quel liquido trasparente,
Quella donna che tanto si disperava sul mio corpo, ebbi come l'impulso
irrefrenabile di abbracciarla,
Come fose mia Madre.
E intorno a loro, quelle persone vestite di bianco, a scrollare le
spalle, mentre quell'uomo a me sì forte un tempo, ora dai
capelli bianchi e lo sguardo spento.
In una scintilla scandita da un battito di ciglia, compresi il
significato di un lasciarmi vivere totale, mentre la mia essenza veniva
presa per mano da una luce soffusa, che mi faceva ascendere
verso l'alto.
Da lì, ogni cosa sembrava così chiara, e pure, mi
sentivo sicuro, nonostante non fossi a casa.
Così compresi.
Al mio risveglio, il mio corpo giaceva in un'urna di cristallo, mentre
coloro che tanto piansero per me, disprezzavano il loro fallimentare
intervento nei miei confronti.
Quando riaprì gli occhi, la mia mente era baciata da una
luce soffusa, mentre il mio corpo in decomposizione annunciava la reale
constatazione della mia attuale situazione.
Sorridendo amorevolmente alla vita, genuflessi la mia comprensione,
incalzando quell'ignoranza protratta ad oltranza sino a quel momento.
E solo allora, compresi di non essere mai nato..
|