RED HEAD

di Botan
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Introduzione:

Introduzione:

 

Questa fanfiction nasce all’incirca tre anni fa, dalla mia povera mente malata, dopo che quest’ultima ha avuto il piacere e il lieto onore di conoscere per la prima volta, in assoluto, quel tizio dall’aria scanzonata e dai capelli rossi, apparso nelle sequenze del Final Fantasy VII: Advent Children.

E’ proprio grazie a questo film, infatti, che mi sono avvicinata maggiormente alla saga di questo 7° capitolo della Square, e quindi a Reno stesso.

Ho cercato informazioni dappertutto, mi sono documentata tantissimo, qualsiasi cosa che potesse aiutarmi a comprendere meglio la trama del gioco ed i suoi personaggi, pur non avendoci mai giocato (alla fine però l’ho fatto, finendolo in un lampo! La curiosità a volte può essere micidiale… credetemi!), si è rivelata davvero preziosa.   

Fatto ciò, è iniziata la pacchia vera e propria! Già, perché incentrare la storia sotto il punto di vista di Reno, e fargli narrare tutti gli eventi e le sensazioni che essi gli provocano con l’avanzare di ogni capitolo, per me è davvero una gioia incommensurabile! Ho provato a calarmi nel ruolo di quel Turk strampalato e geniale, e in tutto ciò che lo circonda, senza stancarmi mai. Con lui scrivere non è mai diventato così facile e piacevole! Sarà per questo, che non mi decido a dare una fine al racconto?

 

Due paroline sul bizzarro protagonista:

 

Reno è un Turk, si sa, ma dal passato ignoto. Ragion per cui, sono stata costretta (ma non tanto) a plasmargliene uno in base a ciò che ho avuto modo di sapere. Dai vizi e gli eccessi, dal suo modo di agire e di comportarsi… insomma, tutto mi è stato davvero molto utile. E così, è nata un’ipotetica famiglia, un’ipotetica infanzia, degli ipotetici ricordi legati alla sua adolescenza… ogni istante della sua vita ha preso forma nella mia mente. Lui e la Shin-Ra. Un’alchimia perfetta, secondo me. Tutto ciò che gli ruota attorno, è magia. Scrivere pensando a lui, è una magia stessa. Ancora oggi sono convinta che in realtà siano le sue mani a guidare le mie, i suoi pensieri, la sua voce che mi sussurra all’orecchio cosa scrivere, il comportamento da fargli assumere in quella determinata scena, cosa direbbe o farebbe, lo scambio di idee, quelle piccole e pungenti frecciatine, come e quando spruzzare dell’ironia all’interno di una battuta e quando invece farle assumere un tono maturo.

Per me è un po’ come commentare le scene di un film che scorrono fluide davanti al mio sguardo attento. L’occhio recepisce l’immagine, il cervello la trasforma in testo e le dita completano il tutto!

Poter creare tutto ciò che gli scorre attorno, e dargli vita, anche se attraverso lettere e carta, mi fa stare bene!

Tutto sommato, penso a lui, e non posso fare a meno di invidiare la sua vita.

Invidio tanto questo Turk dall’aria scanzonata. Il suo lavoro gli piace, lo diverte perfino! Conduce una vita forse un po’ troppo pericolosa, ma piena di avventure e soddisfazioni. E la cosa più bella, secondo me, è proprio una vita vissuta. Che ti appaga, ti lascia qualcosa di forte dentro. E’ un mare immenso di ricordi, una miriade di spumeggianti sensazioni, dei sorrisi pieni e veri, e delle emozioni, le più importanti, che solo tu hai condiviso, e che ti fanno sentire speciale. Morire pensando alla bella vita che hai vissuto, è un dono speciale.

 

Voglio entrare anch’io nella prestigiosa elite della Shin-Ra, per la miseria!

 

Reno ed il suo “zo to”:

 

Lo “zo to” che usa quasi sempre alla fine di ogni parole o frase, lo si potrebbe definire come una specie di dialetto dal quale non se ne separa mai.

Tecnicamente, nella lingua giapponese la sillaba “zo” conferisce alla frase un tono di avvertimento, quasi di minaccia, tipico del dialetto maschile. Il “to” invece non ha nessun significato.

Non è facile, tuttavia, rendere alla meglio questo gergo nel nostro italiano. I giapponesi ne usano a quintali di queste particolari sillabe, tutte diverse, alcune perfino combinabili tra loro (come lo zo to, per l’appunto. Anche se viene considerata corretta solo la prima.), e tutte con un significato proprio.

E’ un po’ come se ognuno di noi ripetesse alla fine di ogni frase sempre lo stesso suono.

- Andiamo a mangiarci una pizza, ah?

- Per te va bene, ah?

- Che mal di testa, per la miseria! (in questo caso quell’ ”ah” ,con l’aggiunta di un’esclamazione, diventa “per la miseria”)

Purtroppo non riesco a dirvi di più, e meglio, su questo particolare idioma, perché le spiegazioni che i giapponesi ci offrono, sono limitate. Per loro è così, punto e basta!

Ad ogni modo, ho deciso di limitare l’uso del suo famosissimo “zo, to”, non tanto per la poca chiarezza del termine, ma per la scorrevolezza del racconto. Leggere la stessa cosa alla fine di ogni battuta, risulterebbe estremamente frustrante!

 

Parlando di Yuffie:

 

Questa nanerottola è davvero un portento!

Alla fine dell’Advent Children, non avevo dubbi: lei e Reno erano fatti l’uno per l’altra!

Mi scuso con tutti quelli che patteggiano per la coppia Yuffientine (YuffiexVincent), sarà perché Vincent lo vedo come uno di quei pochi uomini che amano in eterno la propria donna, anche se questa gli muore, ma io non riesco proprio a vederlo al fianco di una presenza femminile che non sia la sua bella Lucrecia. Mi fanno una tenerezza quei due piccoli bambini…!

 

Occhio (è proprio il caso di dirlo) ai suoi occhi:

 

Questo è un vero e proprio mistero. Dunque… Nel primissimo Final Fantasy VII, li ha castani, quel bel nocciola davvero intenso e scuro. E’ davvero il colore che più le si addice, non ci sono dubbi!

La scena però cambia totalmente non appena fa il suo arrivo l’Advent Children. Abito nuovo e… occhi nuovi! Lì ce li ha grigi, freddi ma comunque assai espressivi. Rimangono però pur sempre diversi dai suoi.

Arriva poi il turno del bellissimo Dirge of Cerberus e… la musica è sempre la stessa! Cambio d’abito, e cambio d’occhi! L’ho osservata attentamente in alcune scene che la riprendono in primo piano. Pare averceli violacei, a tratti sul grigio, e a volte perfino blu! Incredibile!

Un errorino ogni tanto tra la troupe della Square, ci può anche stare, no? Giusto ogni tanto, però. 

Pensavate che fosse finita qui? No! Certo che no!

La mazzata finale l’ho avuta con l’action figure di Yuffie, versione Advent Children!!

Ebbene sì, il colore cambia ancora una volta, addirittura in verde!!!

Ci sono rimasta di sasso, quando l’ho vista… Non volevo crederci! Mezz’ora a fissarla con un’espressione sconvolta e amareggiata però, non mi ha aiutato di certo. Una vera delusione.

Premetto che la figura che ho io, mi è stata recapitata a casa direttamente dal Giappone. Non si tratta dei soliti “made in china” che arrivano da noi e che vengono spesso spacciati per giapponesi, e che il più delle volte sono perfino colorati mali. Oltretutto è pure una limited edition…! Non si può confondere un particolare così importante!

Qui le cose sono due: o quelli della Square soffrono della perdita di memoria a breve termine, che, a quanto pare, ha effetto solo sulla nana ninja, oppure Yuffie porta le lentine a contatto. Per la mia fanfic, comunque, ho optato per la seconda delle ipotesi.

Se si pensa poi che nel Kingdom Hearts ce li ha sul blu bello deciso, la cosa si fa grave!

Nei Final Fantasy che ho avuto modo di conoscere e di giocare, non c’è mai stato un personaggio con qualche caratteristica riprodotta diversamente dall’originale. Rikku è rimasta la stessa, sia nelle illustration art che nei seguiti (FFX-2), comparse varie (Kingdom Hearts 2 e un altro giochino di cui adesso mi sfugge il nome), e nelle action figures e statue che la ritraggono, non cambia mai di una virgola. Lo stesso si può dire di Tifa, Aeris, Squall, Cloud e compagnia bella.

Comunque sia, per me il suo colore base rimane il castano scuro, o nocciola. E’ un classico, e non le guasta per niente!

Ah! Nel Before Crisis (il gioco dei Turks destinato però ai cellulari… se ci ripenso mi viene un nervoso…) li ha neri… ovviamente non potevano non cambiarglieli pure là! Certo che no! Fatto 30 si fa anche 31. Mi pare giusto!

Non so quanti di voi effettivamente se ne siano accorti, comunque mi è sembrato più che giusto farvi notare questa nota piuttosto bizzarra, che in qualche modo condiziona un pochino anche la mia fanfiction.

 

Tseng, Zeng o Shion?

 

Questo è un altro bel dilemma. Ad ogni modo, non è affatto complicato come lo zo to di Reno!

Dunque... Trasformato nella lingua giapponese, “Tseng” si scrive Tson, che successivamente si pronuncia “Shion”. Quest’ultimo lo si sente annunciare da Elena all’inizio dell’Advent Children, quando sono entrambi nel Northen Crater. In parole povere, si scrive Tson ma i giapponesi, per questioni di fonetica, lo pronunciano Shion. 

L’origine del nome però è cinese. InfattiZeng”, è la versione autentica delle tre.

In realtà tutte queste trasposizioni, se interpretate sotto diversi punti di vista, sono corrette.

Per la mia storia, comunque, ho utilizzato “Tseng”, la traduzione che un po’ tutti conosciamo, nonché quella del gioco.

Tuttavia, in una scena del Last Order è possibile leggere “Zeng” sulla firma di un documento che lui stesso sottoscrive.

Il problema è che la lingua cinese ha una pronuncia assai complessa e poco precisa da riportare in altre lingue. Soprattutto per il katakana dei giapponesi. 

 

Tutto ciò vale anche per Elena. Si scrive Iriina, ma si pronuncia a metà tra l’Elena e l’Iriina stessa.  

Comunque, la base e l’idea da dove è partito questo nome, rimane pur sempre Elena, o Erena. (per via di quella “L” che nell’alfabeto giapponese non c’è, ma che loro pronunciano ugualmente creando una sorta di ibrido tra la R e la L.)

 

Ancora una cosa:

 

La storia ripercorre alcuni momenti dell’Advent Children, per poi passare al Dirge of Cerberus (se non vi piacciono gli SPOILER, allora questa fic non fa per voi!), sempre e rigorosamente commentati e descritti sotto il punto di vista di Reno.

Si fa riferimento anche al Before Crisis, ma solo di poco. E’ un modo come un altro per tirare in ballo alcuni personaggi di quel gioco, Turks come lui, visti anche all’interno del Last Order.  

Infine… l’età dei Turks!

Su questi 4 loschi individui purtroppo non si sa granché, a parte il nome e qualche altra particolarità approssimativa.

Personalmente, mi son fatta un’idea generale sui loro anni aiutandomi attraverso immagini ed informazioni provenienti dal Before Crisis.

Non so alla fine se ci ho preso per davvero, vi avverto!

Nella tabellina qui in basso ci sono i vari FFVII con i relativi anni che dividono un capitolo dall’altro. Nello schema dopo, invece, ci sono i nomi dei Turks, e la loro rispettiva età, catalogate sempre in base al periodo di quel gioco. 

 

FFVII Before Crisis: Molti anni prima (non si specifica quanto, ma tutto ha inizio da qui)

FFVII: Passano 6 anni dal BC

FFVII Advent Children: Passano 2 anni dal FFVII

FFVII Dirge of Cerberus: Passa 1 anno dall’ AC

 

                  

                      BC                           FFVII                             AC                            DOC

RENO:          17                              23                                 25                              26

 

RUDE:          19                              25                                  27                             28

 

TSENG:        24                              30                                  32                              33

 

ELENA:        14                              20                                   22                             23

 

 

Cos’altro aggiungere?

Auguro a tutti voi una piacevole lettura, e vi saluto con la speranza che questa fanfiction vi faccia trascorrere momenti spensierati e sorridere!

Ve lo auguriamo sia io, che Reno!

Non prendetemi per matta, vi supplico! Se ho scritto quest’introduzione, è perché infondo volevo rendere partecipi tutti voi delle mie sensazioni, dei miei pensieri, di ogni mia piccola scoperta che magari per me può sembrare importante.

Ahimé non ho l’abilità di Reno nel colloquiare così limpidamente, non sono brava come lui ad esprimermi, a centrare il bersaglio alla prima scoccata di arco… malgrado tutto, mi arrampico.

O meglio, ci provo. E se poi dovessi cadere, pazienza.

Vorrà dire che me lo farò insegnare da quel Turk senza cravatta, e dalla testa rossa, zo to!

  

 

                                                                                                       

                                                                                                                      Botan





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