lz
Ho
deciso di inizare una nuova long-fic perché sono stufa di
tenermi le storie nella testa. Potrebbe esplodere, che ne so, quindi
meglio scriverle. Comunque, questa è la prima volta che mi
occupo di Ziam e sono, ehm, un po' in ansia. Spero di non
combinare un casino. Le due coppie (Larry e Ziam) dovrebbero avere lo
stesso spazio all'interno della storia, a meno che non mi stufi e
decida di buttarmi solo sui Larry che tanto ormai c'ho preso abbastanza
confidenza (no, spero vivamente che non succeda). La fic verrà
raccontata dai pov di due personaggi (Liam e Harry) ma non escludo che
più avanti possa inserire dei pov, per così dire, straordinari.
Il
titolo della storia si rifà all'omonima canzone cantata da
Jeff Buckley. Ah, sappiate che Jeff tornerà spesso nella
fic (tipo che non ne potrete più) perché è proprio
grazie a lui se è nata. Della serie che se tornasse in vita mi
ucciderebbe.
Un'ultima cosa: questo capitolo è introduttivo. I successivi saranno più lunghi.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
-LIAM-
“I'm
gonna pop some tags
Only
got twenty dollars in my pocket
I
- I - I'm hunting, looking for a come-up
This
is fucking awesome”
Liam
muove la testa a ritmo cercando di tenere dietro con le parole alla
hit
del momento. Tuttavia a pochi secondi dall'inizio deve arrendersi al
fatto che oltre al ritornello non può proseguire, perché lui non è
mica uno che si preoccupa di imparare le parole della hit
del momento. Soprattutto
se suddetta hit
è una maledetta canzone rap.
Si
sistema meglio sulla sedia – sedile? trono? come diavolo
si chiamerà la roba sulla quale è seduto? - facendo ruotare
nervosamente tra le dita la collana alla quale è agganciato il
fischietto. L'inutile
fischietto.
Se mai se dovesse soffiarci dentro come cavolo
farebbe a sovrastare la musica? Chi gliel'ha dato - dicendogli “non
avere paura ad utilizzarlo se dovesse essere necessario” come se
stesse parlando di una dannata pistola – evidentemente non ha
considerato il fattore “musica a tutto volume” nell'equazione.
Liam
si passa una mano sul viso cercando di nascondere ai circa duecento
invitati al party in piscina la sua frustrazione.
Ha imprecato – mentalmente, okay, ma non è scusabile per questo –
almeno quattro volte negli ultimi due minuti e questo urla
frustrazione!
da tutti i lati, cazzo.
Ooops, adesso sono cinque.
Non
è solo la frustrazione a renderlo, beh, frustrato
ma anche la noia, la peggiore nemica dell'uomo. Liam si guarda
intorno e cerca qualcosa, qualsiasi cosa, per intrattenersi ma non
trova nulla, assolutamente nulla in questa festa di ricconi che lo
aiuti a passare il tempo. Per un po' ha provato a prenderli
mentalmente in giro, facendo dei commenti arguti e sarcastici per poi
ridere tra sé e sé, ma alla fine ha finito per annoiarsi pure di
questo passatempo, stupido e infantile. Qualcuno lo ha guardato come
fosse pazzo. Beh, pazzo
forse lo è un po' stato ad accettare questo lavoro.
“Non
ce l'hai il salvagente, quello di Baywatch?”, domanda una ragazza
poggiandosi alla sua sedia, facendo roteare nel bicchiere il liquido
costoso che sta bevendo.
Liam
abbassa lo sguardo verso di lei e reprime un ringhio.
“Siamo
in piscina, non sull'oceano”, ribatte. Non è solito essere così
brusco, non con le ragazze e non durante l'orario di lavoro, ma
gronda frustrazione e noia e probabilmente anche sudore da tutti i
pori quindi sì, a questo punto si sente perfettamente in diritto di
replicare sarcasticamente alle domande stupide della gente, grazie
tante.
La
ragazza fa schioccare le labbra con indignazione e se ne va
sculettando. Liam cerca di scollarsi di dosso la maglia umida e
sospira stancamente.
“Questa
dannata festa dovrà pur finire a un certo punto”, borbotta.
Delle
urla sovrastano la musica. Un gruppo di ragazzi sta trasportando uno
degli invitati, tenendolo chi per le braccia chi per le gambe, verso
la piscina. Liam immagina che sarà l'ennesima persona che verrà
costretta a fare un bagno vestita dai propri amici in vena di
scherzi. Se
si divertono così,
pensa, scrollando le spalle. Ma è quando sente qualcuno gridare loro
dietro che i suoi sensi si mettono in allarme.
“Fermi,
coglioni!”, sta dicendo questo qualcuno, con un tono piuttosto
agitato e impotente,
“è ubriaco e non
sa nuotare!”.
Liam
scivola giù dalla sedia e per un attimo pensa scioccamente di
soffiare dentro al fischietto per fermarli ma oops,
è troppo tardi e nessuno, nessuno
avrebbe sentito il fischio, tra la musica, le urla e le risate dei
cinque burloni che hanno appena gettato la loro vittima in piscina.
“Non
sa nuotare!”, urla il ragazzo di prima con tutto il fiato che ha in
gola, ma il suo amico ha appena fatto
splash
nell'acqua e adesso sta annaspando per tenersi a galla ma nessuno
sta prendendo sul serio né lui né il suo amico che si è fiondato a
bordo piscina.
Nello
stesso istante in cui Liam realizza, non senza una punta di panico,
che è arrivato il momento di fare il suo lavoro - quello per cui è
pagato, quello per cui si trova bloccato a una maledettissima festa
di snob con un pessimo, pessimo
senso dell'umorismo - registra che, oltre all'amico della vittima di
uno degli scherzi più stupidi e pericolosi da fare a un essere
vivente, altre due persone si stanno muovendo di corsa verso la
piscina per tuffarsi.
Liam
si butta in acqua pensando Se
muore sono licenziato.
E subito dopo Che
diavolo sto pensando? Se muore...muore!
Con
poche bracciate riesce a raggiungere il ragazzo che ormai galleggia
con la testa sott'acqua, nello stesso momento in cui altre mani lo
afferrano e cercano di tirargli la testa fuori per farlo respirare.
Il ragazzo però ha già perso conoscenza.
“Zayn!
Zayn!”, urla il suo amico, scuotendolo per le spalle. “Cazzo,
Zayn, mi senti?”.
“È
svenuto”, osserva un altro ragazzo, uno con gli occhi verdi
arrossati dal cloro, che indossa la divisa da cameriere e che adesso
li sta aiutando a tenere Zayn
a
galla. Non che ci sia bisogno di tutte queste mani, Liam se la
caverebbe benissimo da
solo.
“Lo
vedo, idiota!”, replica l'amico di Zayn con un ringhio, agitando
una mano sulla superficie dell'acqua come a voler schizzare il
ragazzo che ha parlato.
“Dovremmo
portarlo fuori dall'acqua”, dice il terzo dei salvatori,
un ragazzo biondo che indossa pure lui la divisa da cameriere. Liam è
sicuro che a inizio serata gli abbia offerto dello champagne
credendolo uno degli invitati.
“Ma
sono circondato da idioti?”, si lamenta l'amico dell'annegato,
lasciandosi sfuggire un singhiozzo. È
chiaramente in preda al panico e non risparmia insulti a nessuno. “Se
vi toglieste dalle palle lo porterei fuori”.
Liam
stringe la presa sul corpo di Zayn, che ormai è pallido e fa un po'
paura.
“Ci
penso io”, afferma risoluto.
“E
tu chi cazzo sei?”, sputa sempre lo stesso ragazzo. “Levati di
mezzo”.
“Io
sono il bagnino”, ribatte Liam. “Probabilmente dovrò fargli una
respirazione bocca a bocca, fammelo portare su prima che-”. Prima
che vada in arresto cardiaco o subisca danni irreparabili al
cervello,
si trattiene dal dire.
Liam
non ha mai fatto una respirazione bocca a bocca a una persona
incosciente. Ha preso il brevetto di bagnino da poco e non ha mai
salvato dalle acque nessuno che fosse svenuto,
per questo se la sta facendo addosso. E
se lo uccido?
L'altro
ragazzo molla il corpo del suo amico intimando agli altri di fare lo
stesso.
“Allora
fai il tuo cazzo di lavoro prima che il mio amico muoia”,
sbraita.
Liam
trasporta il corpo privo di sensi del ragazzo fino a bordo piscina.
Il suo amico e gli altri ragazzi sono già su e lo aiutano a fare
uscire Zayn dall'acqua, per poi depositarlo sul pavimento.
“Zayn,
Zayn, Zayn”, cantilena il ragazzo di prima, inginocchiato accanto
al corpo dell'amico, prendendogli il viso tra le mani. “Zayn se
muori-”, la sua voce si rompe e gli sfugge un altro singhiozzo.
“Non
morirà, spostati”, ordina Liam, cercando di suonare convincente.
“Appena
becco quegli stronzi li strozzo, anzi, no, li annego”,
esclama l'amico, mordendosi un pugno.
“Li
conosci?”, domanda il ragazzo riccio, senza staccare gli occhi da
Zayn, con un tremore nella voce che fa aumentare l'ansia nello
stomaco di Liam.
L'altro
ragazzo non lo degna di una risposta ma sposta dalla fronte del suo
amico una ciocca di capelli bagnati prima di fare spazio a Liam
ordinando agli altri di fare lo stesso.
Un
capannello di gente si è radunata attorno a loro. Qualcuno si
domanda se per caso non sia meglio chiamare un'ambulanza.
Liam
si sta
cagando in mano.
Si inginocchia accanto al ragazzo svenuto - ok,
ce la posso fare, ce la posso fare, si
ripete mentalmente - poi gli spinge indietro la testa poggiandogli
una mano sulla fronte e sollevandogli il mento con l'altra. A questo
punto accosta l'orecchio alla sua bocca e spera.
“Respira,
vero? Sta respirando, giusto?”, domanda l'amico con urgenza.
Liam
è quasi sicuro di non
sentire
il respiro di Zayn, ma non
deve entrare nel panico. Afferra un polso del ragazzo e tira un
enorme sospiro di sollievo quando sente il battito cardiaco.
“Devo
farla”, annuncia. “Devo fargli la respirazione bocca a bocca”.
Si
impone di stare calmo e tappa il naso di Zayn con due dita poi con
l'altra mano gli apre la bocca.
“Ok,
ci siamo”, si fa coraggio prima di poggiare le labbra su quelle del
ragazzo svenuto e soffiare quanta più aria possibile nei suoi
polmoni. Ti
prego, ti prego, ti prego.
Ripete l'operazione un'altra volta.
“Perché
non si riprende?”, domanda il suo amico piagnucolando. Liam prova
pena per lui, per Zayn e per se stesso.
“Acqua”,
mormora. “Avrà bevuto dell'acqua”.
Liam
sa
come fargliela sputare, lo sa. Sa come salvarlo.
Lo piega su un fianco e poggia un pugno chiuso sulla bocca dello
stomaco del ragazzo, come gli hanno insegnato al corso – se non
ricorda male, e se
ricordasse male?
- poi gli tira indietro la testa e preme
sullo stomaco, con forza. Il ragazzo ha uno spasmo e rigetta l'acqua
dalla bocca. Liam è così sollevato che sta per mettersi a piangere.
“Zayn!”,
urla l'amico, cercando di gettarglisi addosso ma viene trattenuto dal
riccio.
“Non
ha ancora finito”, dice questi afferrandolo per le spalle. Il
ragazzo se lo scrolla di dosso e si inginocchia accanto a Liam.
Liam
sistema Zayn di nuovo sulla schiena e riprende con la respirazione
bocca a bocca e ci vogliono altri due tentativi prima che Zayn
riprenda conoscenza.
“Zayn!!!”
esclama sempre lo stesso ragazzo, afferrandogli un braccio. “Pezzo
di merda, mi hai fatto venire un colpo!”.
Zayn
tossisce per un po'. Quando ha finito, sbatte le palpebre, confuso.
Liam, ancora sopra di lui, gli sorride.
“Va
tutto bene”, lo rassicura.
Zayn
strizza gli occhi poi si lecca le labbra.
“Sono
morto?”, domanda, con voce roca.
A
questo punto il suo amico spinge Liam di lato e si getta addosso a
Zayn, stringendolo tra le braccia.
“No,
coglione, non ti avrei lasciato morire. Piuttosto ti avrei ucciso
io!”.
“Lasciagli
un po' d'aria!”, esclama il biondino, che non parlava da un po'.
Liam apre la bocca per dargli ragione ma viene zittito dalla
successiva frase dell'amico di Zayn.
“Zitto,
sconosciuto! Devo festeggiare il ritorno alla vita del mio
migliore amico!”.
“Allora
ero
morto?”, dice questi, con un filo di voce. “In pratica sono Gesù
Cristo”, continua, gongolando.
Louis
ride, spalancando la bocca, e Liam nota un piercing alla lingua che
prima non aveva visto, troppo preso
dal salvataggio di Zayn.
“Sei
ancora ubriaco, cazzone”.
Zayn
ridacchia.
“Come
cazzo ci sono finito qui? Chi cazzo sono questi?”, domanda,
puntando gli occhi su Liam, che è ancora in ginocchio accanto a lui,
i pugni chiusi poggiati sulle cosce e un'espressione sconvolta in
viso. Ti
ho appena salvato la vita!,
vorrebbe urlare.
“Un
gruppo di deficienti ti ha buttato in piscina e sei tipo annegato.
Noi ti abbiamo tirato fuori”, spiega il riccio, piegandosi in
avanti e poggiando una mano sulla spalla dell'amico di Zayn. “Ti
consiglierei di scegliere meglio le persone con cui passare la
serata. O di bere di meno la prossima volta”.
Il
ragazzo sul quale si è poggiato si scosta, facendogli quasi perdere
l'equilibrio. Il riccio lancia un'occhiataccia alla sua nuca.
“Sei
quasi morto come Jeff, amico”, dice questi dando una pacca sulla
coscia di Zayn. “Non è meraviglioso?”.
Liam
aggrotta le sopracciglia e pensa di essere finito in una gabbia di
matti.
Zayn
ride come se l'altro avesse detto la cosa più divertente del mondo,
come se non fosse stato con un piede nella fossa fino a un attimo
prima.
“Chi
è Jeff?”, interviene il biondo. “E perché dovrebbe essere
meraviglioso?”.
“Buckley”,
replica Zayn e la sua risposta suona indignata nonostante il
tono dimesso con cui l'ha pronunciata, poi prova a mettersi seduto.
Liam
gli poggia una mano sulla spalla.
“Sarebbe
meglio che andassi in ospedale a farti visitare”, afferma. “Sei
stato incosciente per-”.
“Nah”,
lo interrompe Zayn. “Sto benissimo”.
Peccato
che subito dopo riprenda a tossire.
“Sul
serio, amico”, insiste Liam, assumendo un cipiglio severo.
Zayn
lo fissa per qualche secondo, sbattendo le sue lunghe ciglia, e Liam
comincia a sentirsi un po' in imbarazzo. Non sopporta quando la gente
lo guarda e non parla.
“Sei
tu quello che mi ha fatto la respirazione bocca a bocca?”, domanda
finalmente Zayn.
Liam
annuisce e cerca di reprimere un sorriso orgoglioso. Cazzo, è
riuscito a fargli sputare l'acqua per poi cimentarsi in una
respirazione bocca a bocca da manuale. Gli ha salvato la vita
e fa il bagnino da un mese, eh.
“Bene,
allora il tuo lavoro qui è finito”, dice Zayn dandogli uno paio di
schiaffetti conciliatori sul viso, poi fa leva sulle braccia e si
rimette in piedi.
Liam
apre e chiude la bocca come un pesce fuor d'acqua.
“Non-non
mi ringrazi neanche?”, balbetta. Non che si aspettasse una medaglia
al valore o un qualche premio di sorta, ma almeno un grazie!
Zayn,
che si sta sbottonando la camicia bagnata, alla frase di Liam alza la
testa per incontrare il suo sguardo. Il suo amico rotea gli occhi
come se fosse infastidito che Liam sia ancora lì. Neanche lui l'ha
ringraziato, razza di ingrato.
“Vieni
al mio concerto domani, ti dedico una canzone”, afferma. “Porta
degli amici”.
Liam
è senza parole. Questo deficiente lo sta prendendo per il culo?
“Venite
anche voi”, dice Zayn estendendo l'invito agli altri ragazzi che
hanno preso parte all'operazione di salvataggio e che se ne stanno
ancora lì in piedi, probabilmente più preoccupati per la salute di
Zayn di quanto non lo sia Zayn stesso.
“Suoni?”,
domanda il biondo.
Liam
scuote il capo. Questa è una conversazione da matti. Perché nessuno
sta costringendo Zayn a farsi visitare? Perché neanche il suo amico
sembra consapevole della necessità che ha Zayn di andare in
ospedale? Che se ne vada a fanculo, allora!
“Zayn
stava scherzando”, replica suddetto amico. “Non siete invitati a
nessun concerto”.
Zayn
gli rifila una gomitata.
“Sì
che sono invitati!”, esclama.
L'altro
ragazzo sbuffa.
“Come
ti pare. Andiamo?”.
“E
dove sarebbe questo concerto?”, chiede il biondino.
“Niall,
chiaramente non siamo i benvenuti, non insistere”, dice il riccio e
a Liam non sfugge l'occhiataccia che lancia all'amico di Zayn.
“Oh,
parole sante”, esclama il ragazzo in questione tirando il suo amico
per un braccio. “Adesso possiamo andare? Ho un sacco di acqua
dentro alle scarpe”.
Zayn
lo ignora.
“Suono
al One Direction. Si trova-”.
“Sì,
so dov'è”, lo interrompe Niall, annuendo entusiasticamente. “A
che ora?”.
“Cristo
santo, tutto questo è ridicolo”, si lamenta il ragazzo di prima.
“Alle otto, ok? Ora levatevi dai coglioni”.
Detto
questo gli da le spalle e si trascina dietro il suo amico. Liam
osserva le loro schiene – dalla camicia bagnata di Zayn traspare la
sagoma di un tatuaggio – e scuote il capo.
“Incredibile”,
borbotta.
Una
donna blocca i due ragazzi sulla porta-finestra proprio nel momento
in cui questi stanno per entrare in casa.
“Oh
mio dio, Louis!”, esclama. Liam la riconosce come la padrona di
casa. “Ho appena saputo. L'ambulanza sta arrivando”.
“Non
ce n'è bisogno, Caroline”, taglia corto Louis. “Zayn è vivo e
vegeto, non lo vedi? Cammina sulle sue gambe e tutto quanto. Ora se
vuoi scusarci...”.
La
donna si para davanti a loro.
“Ma
come? Non era svenuto? Mi avevano detto che- io ero di là a-”,
balbetta la donna. Liam nota che è in evidente imbarazzo. La sua
galoppante fantasia gli fa pensare che fosse in una delle ottocento
camere da letto della sua abitazione a tradire il marito - con
l'idraulico? O forse Il giardiniere? - quando le è arrivata la
notizia dell'incidente in piscina. Poi si ricorda che la donna non è
nemmeno sposata.
“Sembra
quasi che ti dispiaccia che io stia bene, Caz”, dice Zayn.
“Non
dire idiozie!”, protesta Caroline. “Non puoi immaginare quanto io
sia sollevata”.
“Sì,
anch'io, sono sollevatissimo”, la zittisce Louis. “Ora ci fai
passare? Devo togliermi questi vestiti di dosso e devo farlo subito”.
“Che
fretta hai?”, lo interroga la donna spostandosi di lato.
“Devo
spaccare la faccia a quel Max e agli altri coglioni. Col tuo
permesso”.
Louis
entra in casa tirandosi dietro uno Zayn ancora un po' frastornato.
“Non
dirai sul serio?”, gli urla dietro Caroline.
Liam
non sente l'eventuale risposta di Louis.
“Serata
movimentata, mh?”, domanda il riccio. Liam ci mette qualche secondo
per capire che sta parlando con lui.
“Ah,
sì”, replica.
“Io
spero solo di non venire licenziato dal mio capo per questo mio atto
di 'eroismo'”, dice il riccio, slacciandosi il papillon. “E per
tornarmene a casa prima della fine del mio turno”.
“Immagino
che capirà”.
L'altro
ragazzo è zuppo, così come il suo amico e Liam stesso.
“Peccato
che nessuno qui abbia perso l'appetito o la sete dopo il fattaccio,
altrimenti non si sarebbe notata la mancanza di due camerieri”,
continua il riccio indicando con la testa il suo amico.
“Questi
qua non si fanno sconvolgere da niente, senti a me”, osserva Niall.
Liam
si lascia sfuggire una risatina.
“Io
sono Harry, comunque”, si presenta il riccio.
“Liam”.
Harry
si slaccia i primi bottoni della camicia.
“Se
perdo il posto di lavoro per aver cercato di salvare la vita a un
coglione giuro che lo denuncio”.
Liam
ride di nuovo.
“Perderesti
la causa”.
Harry
scuote il capo.
“Già,
non mi conviene”, afferma, sorridendogli in maniera complice.
Liam
gli sorride di rimando e si ritrova a pensare che se avesse dovuto
soccorrere lui invece che Zayn almeno Harry gli avrebbe mostrato un
po' di gratitudine.
“Immagino
che andrò a casa adesso”, dice l'altro ragazzo. “Ci si vede in
giro, Liam. Magari in circostanze meno tragiche”.
Liam
fa un cenno di saluto ai due ragazzi e se ne torna alla sua
postazione. La festa non è ancora finita. Lo spettacolo deve
continuare.
Nota dell'autrice:
Non
ho mai visto nessuno fare una respirazione bocca a bocca nè
tantomeno ne ho mai fatta una, ergo se pensate che io abbia scritto
delle cavolate è colpa di Google.
Alla prossima!
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