Death
Letter
Death
Letter è ovvio che significhi Lettera di Morte.
Death
Letter è un insieme di rimpianti.
Death
Letter è l' ultima azione prima di perdere ogni speranza.
Death
Letter sono le ultime parole.
Death
Letter è un pianto silenzioso.
Death
Letter sono le parole che non possiamo dire.
Death
Letter è il calderone del dolore.
Death
Letter è scrivere Mi Dispiace.
Un giorno ho visto una ragazza, era davvero bella.
Aveva lunghi capelli azzuri, sembravano cristalli tanto erano lucenti e
chiari.
La ragazza correva a più non posso, vidi i suoi occhi.
Signore Mio, erano due gemme...grandi, celestiali, il paradiso.
La ragazza che correva aveva due gemme incrinate al posto degli occhi.
Piangeva, piangeva disperata.
Mai lo scorderò.
Era un giorno davvero triste, il vento lasciava tagli sulla pelle, le
lacrime di Dio gocciolavano pesanti
dalle nubi.
Il grigio era opprimente, e quel giorno vidi quella bellissima ragazza
correre.
Non so cosa mi prese, so solo che ho cominciato a seguirla.
Faceva freddo, c'era vento e pioveva a dirotto. A casa avevo famiglia,
amici, il mio ragazzo e pure
un bel caminetto caldo ad aspettarmi, ma non mi importava.
Correva davvero veloce, dovetti aumentare il passo anche io per starle
dietro.
I miei capelli erano zuppi, appiccicati fastidiosamente al viso. Non
vedevo niente.
Lei invece sembrava sapesse benissimo dove andare.
I suoi lunghi turchini capelli danzavano frenetici, frustavano la sua
schiena, gli occhi non li vedevo.
Ma so che lei vedeva. Benissimo, nonostante piangesse.
Arrivammo in un grazioso parco della periferia, non era molto
frequentato.
Era questo che lo rendeva magico?
Non lo so, so solo che lei lì si fermò.
Con il fiatone camminai dietro di lei.
Mai si girò.
Ricordò che si pose una mano sul basso ventre, la vidi
accarezzarsi amorevolmente.
Con dolcezza di un angelo, e quasi me ne vergogno ma...
In quel momento avrei voluto anche io essere cullata così.
Capiì che era incinta. Intorno agli otto mesi.
Mancava davvero poco.
Lei sorrise, un sorriso morto.
Come si può descrivere il sorriso di un fantasma?
Tetro? Triste? Vuoto?
Malinconico? Disperato? Consunto?
Non credo che nessun aggettivo sia calzante.
La bella ragazza trasse un sospiro e riprese a correre.
Gemetti di stanchezza ma continuai a seguirla.
Ancora oggi non capisco.
Venti minuti dopo, con respiro ansante per entrambe arrivammo al mare.
Elogio di Re Nettuno, Distruttore di sogni, Inferno bagnato...
Spaventoso e affascinante.
Mai più il mare mi si presentò e mi si
presenterà in tale doloroso, commovente, pauroso aspetto.
Lei corse fino alla ringhiera che per sicurezza era posta sulla
scogliera.
Una signora scogliera.
Ripida, dritta verso il mare, rocciosa, scivolosa...
Poi la raggiunsi, ma rimasi dietro, a pochi centimetri da lei.
Parlò.
Con voce dolce, con voce rassegnata ma sicura, forse un po' esitante.
Come se ciò che stava facendo, non fosse giusto.
Come chi sa di avere torto, ma non cede nelle sue convinzioni o...nei
suoi propositi.
<...Vegeta...>
Un bisbiglio, mi accostai al suo corpo bagnato ma caldo.
Dovevo sentire.
< E' cosi stupido amore mio, è tutto sbagliato...
Ti amo così tanto che mi fa male. Una frase fatta, ma
è così Vegeta...
Mi hai lasciato, ci hai lasciato...>
Singhiozzò e strinse le mani sul ventre.
< Non mi stupisco, mai mi sono illusa...ero pronta...>
Tolse le mani dal ventre e strinse con rabbia le sbarre semi arruginite
della ringhiera.
Ricordo quelle nocche farsi rosse tanto stringeva.
Era così pallida, Dio...
< O almeno credevo, non capisco Vegeta, mi hai davvero cambiato
così tanto?
Forse sarebbe stato meglio non conoscerti, anzi no, forse sarebbe stato
meglio non amarti...
Perchè è quel fottuto sentimento che cambia
tutto...
Ne è la prova che tu non sei cambiato, non mi ami
infatti...>
Pose un piede sulla prima sbarra della ringhiera, il vestito verde
chiaro le faceva da seconda pelle.
Ero semplicemente incantata.
Sapevo cosa stava per fare, e mai provai l'impulso di fermarla.
Mai, signore.
Con agilità scavalcò la ringhiera, poi con le
braccia si aggrappò alle sbarre.
Sembrava Rose in quela scena del Titanic, presente?
< Vegeta, ti amo tanto, ma non sono così forte...
Non sono così forte da farcela senza di te, lo sono stata
per anni...
ma come tutto, anche il mio coraggio si è
consumato...>
Urlava per sovrastare il cocciuto vento che cercava di zittirla.
< Perdonatemi, amici, mamma, papà,
Vegeta...Trunks...>
Non so come ma sapevo che quello era il nome del suo bambino, ancora
nell' utero.
< Figlio mio...> e con la mano sinistra si
accarezzò nuovamente il pancione.
< Farti nascere non è che egoismo, perchè
lo sai che non mi diverte.
Ma te l'avrei imposto lo stesso, la stessa prepotenza che mi hanno
imposto...
Che ti piaccia o no...>
Quel discorso mi fece tremare e s'impresse nel mio cuore, mai avevo
pensato alla nascita come
una prepotenza. Ma forse è davvero quello che è.
< Così la pensavo, ma ora mio piccolo bambino ti
porto con me...e non fiaterai più, e non soffrirai
mai...Non piangerai, non amerai, non odierai, non rimarrai
deluso...mai. >
Rise amaramente.
Poi scoppiò nuovamente a piangere.
Rara bellezza era quella ragazza dai lunghi capelli azzuri.
< Mi dispiace, non sono una buona madre...troppo debole per
esserlo. >
< Che schifo...perdonami, ne padre, ne madre...>
Con una scossa mi avvicinai a lei, allungai esitante una mano e cercai
di toccarla.
Niente. Solo fredda ringhiera.
Stava già svanendo.
Piansi, mi accasciai e versai brucianti lacrime.
Come un bambino che perde il suo palloncino rosso.
< Vegeta, scusa...ma questa è...>
Alzai lo sguardo, sorrisi cattiva tra le lacrime...
< La mia Death Letter...>
Dissi.
Disse.
Si gettò, sparì veloce come era apparsa.
La
ragazza si svegliò madida di sudore, ancora stava piangendo
e urlando.
Disperata si
guardò intorno, niente.
La sua camera, la sua
libreria, il suo pc, le sue foto, il solito disordine.
Respirò
ansante passandosi una mano tra i riccoluti capelli mogano.
< Dio, che
incubo..> mormorò cercando di riprendersi.
Poi una percezione, un
gelo spaventoso.
Si voltò di
scatto.
Urlò.
La ragazza dai lunghi
capelli azzuri le sorrideva dolcemente.
< Benvenuta
all'inferno, Gioia. >
La ragazza
scattò in piedi, non poteva essere vero...
Guardò la
ragazza turchina, Bulma si chiamava.
Poi lo sguardo le cadde
sul letto...
Sangue, e quel
tagliacarte nero.
Una lettera, una firma
sbiadita dalle lacrime... LaTerrestreCra...
< Death
Letter...> mormorò.
Salve persone che avete
osato leggere questa fanfiction...tranquilli, sono ancora viva.
E credo che lo
sarò per un altro po'! >___<
Non ho molto da
dire riguardo a questa ff, è quello che
è...Deprimente e triste fino al midollo.
Perché?
Perchè sono una ragazza strana... ^__^
Molto allegra,
molto triste...spero per voi che non vi sia mai capitato di desiderare
la morte.
Oh beh, sono
seriamente legata a questa storia, scritta in trenta minuti, tra pollo
in umido, musica e
lacrime.
Non importa che
recensiate, è una di quelle storie scritte da me solo per
me, e che solo per piacere
pubblico...ciao,
bacionia tutte\i !!! ^_^
Vi prometto che la
prossima che aggiorno è La promozione...bla, bla, scusateee!
Ne approffito per
ringraziare le fantastiche ragazze che hanno commentato la mia shot " I
Bambini non le dicono le Bugie ",
Ossia:
Dragonball93
°
Sweetgirl91
°
Vegetina Ssj 94
°
Smile94 °
Nana987 °
Clover Chan *
Ladydarkprincess
°
Folg_89 °
Angela3 °
Vegetina94
°
Giuliathebest *
Bulma90 *
PiNk_ViDeL *
BlackPearl_uaooo *
Mione1986 *
Jchan Vs Vchan *
Stellina
perchè davvero siete delle ragazze adorabili, con tanta
pazienza da recensire o leggere sempre tutte le mie storie!
ç__ç
Per tutte comunque
non c'è distinzione perchè vi ringrazio davvero
all, siete delle persone gentilixxime, dolci e tremendamente appaganti
per la mia satisfation personale, grazie un mega abbraccio a tutte!!!
Continuate a seguirmi perchè non riuscirei a scrivere senza
il vostro sostegno....e non si scherza mica!
Kisses!
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