«Più di un’ora in quello
stadio… Prima o poi dovevi crollare anche tu,
Yoh…»
Ren rivolse un ghigno vagamente soddisfatto al ragazzo che, mentre
veniva trasportato penzoloni da una mano di Golem, nonostante le
condizioni pietose in cui era ridotto, riuscì ad indirizzare
un sorriso all’amico, che zoppicava piuttosto malfermo,
diretto con i compagni di squadra verso l’infermeria nel
villaggio dei Pache.
«Già! Ce ne hai messo di tempo…
» aggiunse Horo Horo, il cui viso era adornato da un occhio
nero, tre o quattro denti mancanti e lividi un po’ ovunque.
«Capisco che Saty e l’Iron Maiden possano guarire
le nostre ferite, ma devo ammettere che ancora un po’ di
tempo in quell’arena, e ci saremmo uccisi a
vicenda…»
Chocolove, la cui fisionomia quasi completamente modificata non
rappresentava una novità per nessuno, si limitò
ad annuire allegro, data la momentanea incapacità di
proferir parola a causa delle labbra più voluminose del
normale.
«Ma dopo tutte le baggianate che hai detto, mi sembra il
minimo, Yoh…» riprese Ren, incrociando le braccia
e riacquistando la consueta espressione seria, spostando poi lo sguardo
su Lyserg, il meno malconcio, che stava sostenendo Ryu, poco lontano.
Vicino a loro, anche Faust aveva rinunciato totalmente ad usare il suo
over soul. A spingere la carrozzella su cui era seduto c’era
Tamao, appena scesa nello stadio con Manta e Anna; l’itako
aveva strappato bruscamente i sette sciamani agli immediati soccorsi
dei Pache, ritenendo ciò una punizione sufficiente per i
fatti accaduti, fatti che di certo non avrebbero tardato a tornare in
discussione.
Comprese le parole di Ren, Yoh si limitò a sorridere, mentre
il silenzio s’insinuava tra loro, tra Redseb e Seyrarm
all’interno del Golem, Anna, che camminava a braccia conserte
ai piedi del robot, e perfino tra Ponchi e Konchi, che si
rannicchiarono attorno alle spalle della loro custode, la quale,
arrivata ormai alla fine del combattimento, ora era ignara e perplessa
riguardo a ciò che era successo. Solo le parole di Yoh
rimbombavano imperterrite nelle teste di tutti, anche di chi non era
presente, di chi aveva visto o solo assistito da lontano. Quel
silenzio, sgradevole per alcuni, rilassante per pochi, venne interrotto
dalla voce serena di Jun Tao, che venne verso di loro
dall’uscita dello stadio, seguita a poca distanza da Jeanne e
Marco.
«Ren, aspetta!!» disse, richiamando con una mano
alzata il fratello, che si fermò voltandosi.
«Avete bisogno di cure immediate. Potevi aspettare Saty,
Jeanne, oppure me, prima di uscire…»
«Non importa. Sto bene» ribatté Ren, con
la solita, pretesa sicurezza, riprendendo a camminare. Jun si
fermò, sorridendogli ironica.
«Ah sì? Allora come mai zoppichi? E quel braccio
che sanguina?»
Messo in imbarazzo dal tono malizioso della sorella, Ren storse la
bocca in una smorfia infastidita, incrociando le braccia e fermandosi
nuovamente, con un rossore leggero che gli colorava le guance. Anche
Jeanne e Marco raggiunsero i sette reduci del recente scontro.
«E’ stata una stupenda prova di amicizia,
sapete?» disse con tono pacato, la leader degli X-Laws.
«Tsk!» brontolò Ren, voltandosi appena
verso il ragazzo con le cuffie dietro di lui. «Mi chiedo
proprio come faccio ad essere amico di uno che salta fuori con dei
discorsi tanto assurdi!»
Yoh gli sorrise lievemente, alzando verso di lui il pollice destro,
quello che non era stato tramutato un ghiacciolo assieme a tutto il
braccio, o a ciò che ora ne rimaneva.
«Almeno ammetti di esserlo…»
farfugliò, un po’ a fatica. Ren sbuffò
interdetto e gli voltò di nuovo le spalle.
«Ma è proprio per questo che è stata
una bella prova» intervenne Jeanne. «Nonostante le
sue parole, avete deciso di continuare lo scontro, perché
interromperlo avrebbe significato troncare ogni rapporto tra
voi»
«Ma se era proprio questa la mia intenzione!!!»
ribatté Ren, seccato.
«Già…» aggiunse Horo Horo,
corrucciato. «Come si può dire una cosa del genere
su un tizio del genere?!? Capisco che è tuo
fratello… Anzi… non capisco nemmeno
questo!!» disse con aria confusa, grattandosi la testa, per
poi sbuffare seccato, voltando le spalle a Yoh. «Ma
sì! Meglio lasciar perdere quella zucca vuota! Si potrebbe
dire che ci abbia sconfitto, anche se non è
così»
«Di sicuro, ha tenuto testa da solo a quattro
persone…» mugugnò Chocolove, tentando,
per quanto potesse, di sorridere. «E’ inciampato su
un sasso prima di lanciare quello che, almeno per quanto mi riguarda,
sarebbe stato il colpo decisivo, e non si è più
mosso! Più o meno…»
Un sorriso curvò nuovamente le labbra di molti. Yoh ne
rivolse uno sdentato ai suoi amici, accompagnato da un segno di
vittoria.
Fermandosi con i ragazzi all’infermeria dei Pache per un
po’, Jun e Jeanne, pian piano, guarirono tutti.
«Oh! Adesso sì che va meglio!»
esclamò Yoh, stirando le dita della mano che aveva appena
riacquistato, tornando a camminare sulle proprie gambe.
«Spiegami una sola cosa, Yoh…» disse
Ren, voltandosi verso di lui, mentre Faust, già ripresosi,
verificava la guarigione delle sue ferite.
«Quant’è aumentato il tuo
furyoku?»
A quella domanda, più di uno sguardo si puntò sul
giovane, che alzò le spalle e sorrise perplesso.
«Be’… non so… Non ho mai
controllato. Come il vostro, no?»
«Io non direi… Da quando sei tornato
dall’Inferno, il tuo furyoku è più
strano del solito. Non è più quello di
prima…»
«In che senso?» intervenne Amidamaru, apparendo
dietro a Yoh, che osservò confuso il samurai, per poi alzare
nuovamente le spalle, rivolto ai compagni.
«Nel senso… che non sembra più il
tuo» rispose Ren, seccato, chiudendo gli occhi. Quindi si
allontanò a braccia conserte sotto gli sguardi di tutti, e
uscì dall’infermeria.
«Aspettaci, Ren!!» esclamò Horo Horo,
correndogli dietro assieme a Chocolove, che rivolse
un’espressione confusa agli altri, prima di seguire i
compagni. Le persone rimaste, uscite a loro volta, li guardarono
allontanarsi, in silenzio.
«Ti rendi conto di cos’hai fatto, Yoh?»
Anna, con il solito tono autoritario, si avvicinò al
fidanzato, incrociando le braccia. «Dopo quello che hai
detto, non solo Ren, ma anche tutti quelli che ti hanno sentito ti
eviteranno, chiedendosi se sei impazzito! Come hai potuto affermare che
Hao non ha amici proprio in un momento del genere?! Volevi dichiararti
suo sostenitore davanti a tutte quelle persone, forse?!»
Yoh infilò le mani nelle tasche, chinando la testa con un
sorriso, per poi rialzare lo sguardo sui tre ragazzi che stavano
tornando alla locanda.
«Mi prenderò tutta la responsabilità di
ciò che ho detto, che le conseguenze siano gravi o meno. Ho
detto semplicemente ciò che pensavo...»
«Appunto!!» sbottò Anna, irritata.
«Tu dici sempre quello che pensi e l’hai sempre
passata liscia! Ma stavolta è nettamente diverso!»
Yoh chiuse gli occhi, abbassò nuovamente lo sguardo, mentre
uno dei tanti, imperturbabili sorrisi curvava le sue labbra. Quindi
rialzò la testa di scatto, con un sorriso molto
più largo del precedente, e sollevò un pugno
verso il cielo.
«Bene! Ora che è tutto finito, direi di andare a
mangiare qualcosa! Poi me ne andrò a dormire
perché sono stanco da morire! Chi viene con me?!»
Così, roteando le braccia un paio di volte, si
avviò verso la locanda pensando a voce alta a cosa poteva
mangiare, mentre Amidamaru lo ascoltava perplesso. Le persone rimaste
indietro lo fissarono sconsolate o gli scoccarono occhiate di fuoco
(N.d.A. vedi Anna…). Manta sospirò e fece
spallucce, sorridendo.
«Che volete farci? E’ fatto
così…»
«Be’, meno male!» disse, allegramente,
Ryu, accingendosi a seguire il suo caposquadra, accompagnato a poco a
poco da tutti gli altri. Ma Anna osservò immobile il giovane
ancora per qualche istante. Ren aveva ragione. Qualcosa in lui stava
cambiando, o era cambiato da molto tempo. Non sapeva dire cosa,
ma… Yoh non era più lo stesso di un anno prima.
E, per qualche strano motivo, la cosa la stava mettendo in guardia.
«Yoh?»
Manta si voltò verso l’amico, che stava osservando
le stelle dalla finestra della propria camera e che, udendo il
compagno, si voltò verso di lui.
«Che c’è, Manta?»
Il ragazzino gli sorrise sinceramente, poggiando i gomiti alle
ginocchia.
«Volevo solo dirti che ho ammirato quello che hai detto oggi.
Però… mi è molto, molto
difficile… pensare che accada ciò che vuoi,
stavolta. Apprezzo che lo pensi, ma…»
Yoh sorrise riconoscente all’amico seduto dietro di lui.
«Grazie, davvero…»
«Be’… so bene che finora hai fatto
cambiare opinione a moltissime persone…» riprese
Manta, alzando lo sguardo. «Ma qui stiamo pur sempre parlando
di Hao. Non so se riuscirei mai a fidarmi di lui, dopo tutto quello che
ha fatto… Non lo merita nemmeno…»
«Lo so» ammise Yoh, chiudendo la finestra.
«Ma forse lo sa anche lui, e proprio perché
nessuno lo fa io voglio provarci. L’ho già detto:
mi prenderò tutte le responsabilità, qualunque
esse siano. Dimentichi che le persone che possono vedere gli spiriti
non sono mai veramente cattive…»
«Lo so, ma… Hao mi fa paura…»
mugugnò Manta, giungendo le punte degli indici. Per tutta
risposta, Yoh fece un ghignetto divertito.
«A volte anche a me, lo sai?»
«Allora sei pazzo davvero!!»
«Può darsi…» rispose il
giovane, scoppiando a ridere con l’amico.
Sul prato fuori dalla locanda, brillava pallida la luce della luna,
riflessa sul ruscello che scorreva in quella serata fredda, davanti a
qualcuno che lo stava osservando in silenzio.
«Che ci fai qui, Ren? Ti cercavamo…»
Horo Horo si avvicinò al giovane che osservava a braccia
incrociate il corso d’acqua a pochi passi da lui, seduto in
pigiama sull’erba.
«Pensi ancora a quello che è successo due giorni
fa?» domandò, mentre Chocolove lo raggiungeva. Ren
sbuffò leggermente, chiudendo gli occhi, e i suoi due
compagni si sedettero con lui.
«Oltre ad un miliardo di altre cose…»
«Ci fai l’elenco?» chiese Chocolove, con
un sorriso vivace, incrociando le gambe.
Ren alzò lo sguardo sui pini al di là del
fiumiciattolo luccicante, tacendo per un po’.
«Pensavo al nostro più grande problema, che,
incredibile a dirsi, credo non sia Hao…»
«Infatti, è la fatina dai capelli
turchini…» ribatté, sarcastico,
Chocolove, aspettandosi una reazione dai compagni, che però
stranamente non venne.
«Vi siete mai chiesti finora…» riprese
il giovane cinese. «… che succederà nel
prossimo torneo?»
Horo Horo lo fissò perplesso.
«Cosa intendi dire?»
«Nulla… Comincio solo a chiedermi…
contro chi dovrò combattere…»
I due giovani che erano con lui non dissero niente, limitandosi, seri,
ad ascoltarlo.
«Forse, la persona più pericolosa fra tutte
è proprio Yoh, ve ne siete resi conto, vero?»
«Già… Credo di aver capito cosa vuoi
dire» rispose Chocolove, abbassando lo sguardo.
Ren, che tornò ad osservare il ruscello, con un sospiro.
«Comincio a credere che Yoh potrebbe combattere per
difenderlo, oltre che per sconfiggerlo. Almeno, stando a ciò
che ha detto oggi, si potrebbe benissimo pensarla
così»
«In effetti, credo abbia capito cosa pensiamo di
quello» mormorò Horo Horo, poggiando il mento al
dorso della mano. «Stavolta, però, Yoh vuole
correre un rischio troppo alto, e noi non possiamo assolutamente
permetterlo»
«Be’, speriamo cambi idea…»
aggiunse Chocolove, osservando i fili d’erba vicino ai suoi
piedi.
Ren alzò di nuovo gli occhi al cielo. Yoh… La
sera prima del loro incontro allo stadio si era ritrovato proprio nel
luogo dov’era ora, a parlare con lui. Le parole che aveva
udito quel giorno valevano già come risposta.
«Non lo farà, lo sapete, e non
negatelo…»
Horo Horo sbuffò nervosamente, osservando infastidito le
cime degli alberi.
«Ma perché fa sempre così?!
E’ ostinato come… come…» Si
bloccò, tentando di trovare il paragone più
appropriato, quindi, con un gesto rassegnato delle mani,
riabbassò lo sguardo, sospirando corrucciato.
«… come suo fratello…»
I tre ragazzi rimasero per qualche momento in un teso silenzio, rotto
solo dal gorgogliare dell’acqua tra i ciottoli.
«Se dovessimo affrontarli entrambi, non ne usciremmo vivi,
prima noi e poi anche Yoh…» disse d’un
tratto Ren, alzandosi. «E se è questo
ciò che Yoh ha deciso dopo tutta la strada che ha percorso
con noi… bene. Allora ho deciso
anch’io…»
E senza più una parola, il giovane ritornò alla
locanda, seguito dai compagni.
***
Annunciando l’inizio di una nuova giornata, il sole
spuntò sull’isola abbandonata sede del torneo. In
una delle tante locande, i primi raggi penetrarono dalla finestra di
una stanza, infastidendo, assieme al cinguettare degli uccelli, chi
avrebbe voluto dormire ancora un po’. Con un mugolio, Yoh
tentò di coprire gli occhi con le mani, dato che i suoi
ciuffi ribelli non erano sufficienti. Vedendo però inutile
la sua battaglia contro il giorno, si stropicciò gli occhi e
si stiracchiò, osservando il soffitto per qualche secondo
prima di mettersi a sedere. Aveva fatto un sacco di sogni stranissimi,
negli ultimi tempi, e le precedenti ore di sonno non avevano fatto
eccezione. Al contrario di come era successo molte volte dopo una
nottata tranquilla, inoltre, i ricordi dei fatti accaduti un paio di
giorni prima non si erano affatto allontanati. Per non parlare degli
eventi riguardanti l’ultima settimana. Da certi punti di
vista, potevano fargli anche piacere, ma allo stesso tempo non si era
mai sentito tanto giù di corda come in quei giorni. Tutto a
causa di una sola persona, persona che aveva incontrato soltanto un
anno prima, dopo ben sedici anni. Prima di allora, non aveva mai avuto
nemmeno la più pallida idea della sua esistenza, e poi, di
punto in bianco, aveva scoperto che faceva parte della sua
vita… da sempre. Gli sorse spontaneo un lieve sorriso. Era
proprio una cosa strana…
Sospirando, si voltò verso la finestra, per poi strabuzzare
gli occhi ancora gonfi di sonno. Proprio quella persona lo stava
fissando in quel momento al di là del vetro, sorpresa quanto
lui. Yoh aprì bocca per dire qualcosa, si
stropicciò gli occhi perplesso, ma poi rise tra
sé, come fece il volto oltre il vetro. O era il sonno, o
somigliava ad Hao davvero più di quanto pensasse, se
riusciva a scambiare il proprio riflesso per il volto di suo fratello,
anche se… quell’espressione sorpresa, purtroppo,
in lui non l’aveva mai vista…
«Che c’è, Yoh? Sei già
sveglio?»
Amidamaru uscì dalla tavoletta accanto al futon del suo
padrone, che gli sorrise alzandosi.
«Già! Ormai non ho più voglia di
tornare a dormire. Andiamo di là?»
Amidamaru lo guardò perplesso, mentre si vestiva. Se Yoh si
era svegliato almeno due ore prima del consueto, era più che
ovvio che qualcosa lo preoccupava, ma non chiese nulla al giovane e lo
seguì fino alla sala comune. Lì trovarono Ryu,
immerso nella lettura di una rivista motociclistica, che, notandoli,
rivolse loro un allegro sorriso.
«Buongiorno, Yoh! Mattiniero, oggi?»
«Già!» rispose il ragazzo,
stiracchiandosi di nuovo.
«Comincio a rendermi conto che è terminato il
primo torneo… Tra un po’ sarà tutto
finito. Quasi quasi, non vedo l’ora…»
«Già!» asserì Ryu, per poi
chinare la testa, un po’ malinconico.
Sia lui che Yoh rimasero in silenzio per qualche momento, ma poi il
giovane sorrise rassicurante al compagno di squadra.
«Non preoccuparti! Lo so a cosa…»
«… state pensando.»
I due amici, sobbalzando spaventati, si voltarono verso Anna, che era
poggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto.
La ragazza entrò nella stanza, rivolgendosi al fidanzato.
«Soprattutto tu, Yoh. Sai bene che proprio perché
sai tutto devi impedire che finisca così. Hao non deve
assolutamente vincere!»
Il ragazzo con le cuffie si limitò a sospirare.
«Già… » mormorò,
per poi sedersi al suo posto, serio.
«Dai! Non mi va proprio di deprimermi, ora!!»
esclamò Ryu, con un sorriso. «Non pensiamoci
più, ok?! Oh! Buongiorno, Tamao!» aggiunse,
salutando la ragazzina entrata nella stanza assieme ai suoi due
chiassosi spiriti.
Yoh alzò le braccia, stiracchiandosi per
l’ennesima volta.
«Già! Hai ragione, Ryu!» disse,
salutando Faust con una mano. «Allora che ne dite di andare
ad allenarci, dopo?»
«Buona idea, Yoh!!» rispose Ryu. «Anche
se credo che ormai sarai tu a dover allenare noi…!»
«Sì! Forse hai ragione!» rise Yoh,
imitato dai propri compagni di squadra, mentre Manta, Ren, Horo Horo e
Chocolove, entrati in quel momento nella stanza, cercavano perplessi di
capire il perché di quell’allegria.
Nel pomeriggio, quindi, Yoh, Ryu e Faust uscirono, sotto la vigile
sorveglianza di Anna, nel prato fuori dalla locanda, seguiti da Manta,
venuto ad assistere.
«Potreste andare a chiamare Ren, Horo Horo e Chocolove
perché si allenino con voi. Se ne vanno
sempre…» propose il ragazzino, rivolto ai suoi
amici, già in procinto di iniziare in seguito
all’indiscutibile ordine dell’itako che li
controllava.
«E’ inutile, Manta…» rispose
la ragazza, appoggiandosi alla parete di legno che circondava la
locanda. «Quelli preferiscono allenarsi per conto loro,
soprattutto dopo ciò che è successo dopo il loro
incontro. Non si nota troppo, ma…»
Pensierosa, Anna si voltò verso Yoh, che in quel momento
stava parlando allegramente con Amidamaru. «Hanno
interpretato le sue parole come una specie di tradimento, nonostante
tengano ancora molto alla sua amicizia. Anzi, probabilmente, proprio
per questo hanno deciso di stargli un po’ più
lontano… Vogliono osservare da un’altra
prospettiva da che parte Yoh sceglierà di stare…
se così si può dire…» La
ragazza sospirò tra sé, incrociando le braccia al
petto. «Oramai… credo che tra poco sarà
davvero costretto a scegliere…»
Manta la guardò sorpreso. Non si era accorto di
ciò di cui lei gli aveva appena parlato. Anche il giorno
precedente, Ren e i suoi due compagni se n’erano andati
altrove ad allenarsi, ed era chiaro che Yoh non era indifferente alla
cosa. Era anche vero che da qualche tempo lo aveva trovato spesso a
pensare. Non si era mai chiesto a che cosa, ma aveva notato che non era
più il vagare tra le nuvole di una volta. Sembrava fosse
sempre più impensierito da qualcosa…
Chinando la testa, Manta si voltò poi verso Anna, aprendo
bocca per chiederle un parere, ma venne interrotto ancor prima di
iniziare.
«Su, avanti!!!» sbottò la ragazza,
cogliendolo alla sprovvista con il brusco comando rivolto ai tre
sciamani di fronte a loro.
«Non rimanete lì a giocherellare! Iniziate ad
allenarvi!!»
«Ma Anna…» mugolò Yoh, con
fare annoiato. «Ormai non possiamo ottenere molti
più risultati di così! E poi ho
sonno…»
«Taci, scansafatiche!! Ve lo dirò io quando sarete
veramente pronti!!» ringhiò l’itako,
seccata.
Con un sospiro, Yoh estrasse l’Harusame dal fodero e sorrise
ai compagni di squadra.
«Be’… visto che ci siamo, facciamo le
cose per bene! Cosa possiamo perfezionare?»
«Tutto, naturalmente!» intervenne Anna, con la sua
devastante franchezza, facendo versare lacrime amare ai tre compagni.
«E va bene! Su, iniziamo!» esclamò Yoh,
impugnando l’Harusame con due mani davanti a sé.
Poi si voltò di nuovo verso la fidanzata, leggermente
intimorito.
«Ma… sei sicura che dobbiamo ripassare tutto da
capo?»
«Non si abbassa la guardia, maestro!»
esclamò Ryu, attaccando svelto il ragazzo, la cui spada,
dopo aver fatto un lungo volo roteando in aria, andò a
piantarsi sul fondo del ruscello che scorreva poco distante. Yoh la
guardò perplesso, ancora con le mani alzate, per poi
sorridere timorosamente ad Anna.
«Eh eh! Ops!»
«Tsk! Sei proprio senza speranze, Yoh…!»
Il ragazzo si voltò di scatto, vedendo Ren, Horo Horo e
Chocolove che venivano verso di loro.
«Ren! Siete venuti ad allenarvi con noi?»
esclamò con un sorriso, per poi aggiungere:
«Be’, aspettatemi qui! Vado a riprendere
l’Harusame!»
E senza lasciar loro il tempo di replicare, corse verso il ruscello,
scendendo la cunetta che faceva da argine, dove osservò la
sua spada, grattandosi la testa incerto.
«Mmh… ora come faccio? Oh,
be’…»
Si tolse gli zoccoli che portava sempre e arrotolò
l’orlo dei pantaloni, mettendo un piede in acqua.
«Ehi! E’ fredda!» si lamentò,
rabbrividendo. Quindi allungò una mano, sporgendosi in modo
da dover entrare il meno possibile nel fiumiciattolo.
«Ecco… Ci sono quasi…»
«Buongiorno, signor Yoh!»
«Eh?»
Udendo quella vocina, il giovane si voltò perplesso, per poi
sobbalzare stupito.
«Opacho!!»
Colto di sorpresa, perse bruscamente l’equilibrio, e cadde
tra mille spruzzi nel ruscello, rimanendovi seduto. Quindi
fissò un po’ smarrito il bimbo, che lo stava
salutando con fare orgoglioso.
«Che… che ci fai tu qui?»
«Ti ho portato un messaggio del signor Hao!»
«Oh… ehm… davvero?»
farfugliò Yoh, un po’ confuso
dall’insolita notizia. Opacho annuì con
convinzione.
«Il signor Hao ti deve parlare!»
«Adesso?»
«No, ci penserà lui a
chiamarti…» rispose il bambino. «Io ho
finito, signor Yoh!»
Detto ciò, si circondò col suo over soul lanoso e
sfrecciò in fretta verso il bosco, sotto lo sguardo
interdetto di Yoh. Cosa voleva Hao, stavolta?
Rialzandosi, afferrò l’Harusame e uscì
dall’acqua.
«Yoh! Ti ho sentito gridare! Va tutto bene?!»
Sentendo la voce di Ryu che lo chiamava, il giovane si
voltò, notando l’uomo che si stava dirigendo verso
di lui con Amidamaru, Tokagero, Horo Horo e Chocolove. Tutti fissarono
perplessi il ragazzo grondante d’acqua, segno che non si
erano accorti di null’altro.
«Che ci fai ridotto così?»
domandò Horo Horo, corrugando la fronte.
Yoh risalì l’argine con la spada in mano,
strizzando un po’ i vestiti fradici.
«Ah… sono caduto in acqua…»
«Ma come fai ad essere sempre così
maldestro?» disse allegramente Chocolove. Yoh sorrise a sua
volta, strizzando la maglietta.
«Be’… non l’ho fatto apposta.
Opacho è apparso all’improvviso e mi ha
spaventato…»
«Opacho?!!!» domandarono i tre sciamani in coro,
mentre anche gli altri tendevano d’un tratto
l’orecchio per ascoltare. Quella visita poteva essere
collegata ad una sola persona, quindi a niente di buono.
«Be’…
sì…» fu la semplice risposta.
«Se n’è andato un attimo fa, non
l’avete visto?»
Per qualche secondo, nessuno rispose, osservando la faccia perplessa
del giovane e la sua consueta ma sempre sorprendente
tranquillità.
«E cosa diavolo sarebbe venuto a fare qui?!!»
sbottò poi Horo Horo, irritato.
«Be’… mi ha portato un messaggio di
Hao…» rispose semplicemente Yoh, alzando le spalle
e sorridendo con calma, per poi assumere un’espressione un
po’ perplessa. «A quanto pare, vuole
parlarmi…»
Detto ciò, rivolse un sorriso vivace a tutti, non curandosi
minimamente dei loro sguardi allibiti.
«Vado a cambiarmi! Poi torniamo ad allenarci?»
«MA COME PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE!?!?»
esclamarono Ryu e Chocolove, con fare esasperato.
Il ragazzo li fissò con aria perplessa.
«Perché? Qualcosa non va?»
«Ma ti rendi conto che se Hao vuole parlarti proprio ora che
il torneo sta per finire, non si prospetta nulla di buono?!!»
gridò Manta, puntando un dito contro di lui.
Tuttavia, Yoh non fece una piega.
«Perché? Che c’è che non
va?»
«Lasciamo perdere!» sbuffò Anna,
seccata. «Su, tornate ad allenarvi, voialtri!!»
Ren fece un sorrisino ironico, voltando le spalle a Yoh, che si
voltò a guardarlo.
«Tsk! Oltre che invitarti al bar, ora viene a cercarti anche
qui…»
«A quanto pare, andate più d’accordo del
previsto…» commentò Horo Horo,
sarcastico, infilando le mani in tasca.
Ren osservò per un attimo il cielo limpido sopra di lui. Il
secondo torneo si avvicinava. E in quanto a Yoh…
probabilmente avrebbe dovuto affrontarlo, prima o poi. Ma
l’avrebbe sconfitto ad ogni costo, per poi diventare Shaman
King.
«Non potrai stare in eterno da entrambe le parti, credo tu lo
abbia capito…» disse freddamente, tornando a
guardare il giovane Asakura. «Il torneo finale è
vicino, Yoh. Vedi di ricordare ciò che ho
detto…»
E facendo un cenno ai compagni di squadra, si allontanò,
sotto lo sguardo serio e pensieroso di Yoh.
Hao sorrise tra sé con aria soddisfatta, osservando
dall’alto del ramo di un albero il contrasto tra i giovani
poco lontani da lui. Forse avrebbe dovuto muovere molto meno di un dito
per separare Yoh dai suoi compagni, dall’ultimo ostacolo che
si frapponeva tra loro due. Senza volerlo, Yoh stava facendo tutto da
solo. Scambiare qualche parola con lui aveva fruttato più
del previsto…
Alzandosi in piedi, il giovane si fece circondare dal proprio over
soul, allontanandosi in volo, in silenzio.
I compagni di Yoh non sopportavano che loro due si rivolgessero il
più piccolo sguardo, men che meno che stessero vicini.
Vedevano Yoh allontanarsi da loro. Avevano paura e ciò non
li faceva più fidare appieno del loro compagno. Yoh invece
si fidava di loro, e non voleva lasciarli. Ma allo stesso tempo teneva
molto al voler stare vicino a lui. Una cosa inutile quanto
insensata…
Oh be’… l’avrebbe lasciato fare e
avrebbe continuato la partita pur sapendo già il nome del
vincitore. I compagni di Yoh erano i dadi, la meta era il Grande
Spirito, le caselle ostacolo erano quasi finite. Presto avrebbe teso la
mano sulla sua pedina, su Yoh, sulla sua metà. Doveva solo
aspettare che si facesse prendere… e intrappolare.
Sorridendo lievemente, alzò lo sguardo al cielo limpido. Era
piuttosto bravo a sfruttare le debolezze altrui. Tutti ne avevano. E,
nonostante le apparenze… Yoh non faceva eccezione.
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