Salve a tutti ^^
Eccomi qui con l'ultimo capitolo della Ficcy ... spero vi
piacerà.
Buona lettura a tutti.
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- Così sei diventato famoso … - Sachiko
sospirò fissando il cemento che si susseguiva al suo
avanzare.
Stavano camminando
diretti verso il mare; lui, accanto a lei, fischiettava un motivetto
allegro tenendo il borsone della palestra sulle spalle.
La tristezza, che
durante la partita era stata sostituita dalla nostalgia, era di nuovo
piombata a gravare sul cuore della ragazza.
- L’ho fatto
perché volevo esaudire il sogno di tutti noi … -
rispose lui osservandola. Poi, ad un tratto, il suo tono
cambiò, diventando più serio e determinato: -
… avrei voluto dirti questo, ma in realtà
l’ho fatto perché pensavo che se tu mi avessi
visto in televisione mi avresti rintracciato …
L’iridi di
lei brillarono, mentre il cuore le faceva un buffo balzo dentro il
petto: - Non ho più seguito il basket da quel giorno
… - sussurrò diventando, suo malgrado, di colore
paonazzo.
- Sì
… l’avevo immaginato. - rise, una risata triste,
ma allo stesso tempo rassicurante: - Così non
potrò vantarmi con te, perché non sai che ho
firmato da poco un contratto per giocare in una squadra
dell’N.B.A., il prossimo anno …
Ci volle un
po’ alla ragazza per elaborare ciò che lui le
aveva appena detto. E poi l’espressione di Sachiko
s’illuminò all’improvviso, abbandonando
quasi completamente la tristezza e, in meno di un battito di ciglia,
era saltata al collo di lui, piangendo sulla sua spalla ed inumidendo
la sua maglietta. Ma erano lacrime di felicità quelle, una
felicità che era sbocciata nel cuore sofferente di lei
all’improvviso, facendola sentire come se fosse rinata in
quel momento.
Ryota accolse quel
gesto inaspettato con un sorriso, afferrando la vita di lei e
sollevandola da terra … e anche i suoi occhi
s’inumidirono di lacrime di gioia.
La spiaggia era deserta
e la sabbia tremendamente fredda. Erano seduti l’uno accanto
all’altra, osservando silenziosamente il mare e le onde
salate che si schiantavano ritmiche sugli scogli rocciosi, ritraendosi
sempre con un sibilo che sembrava il rumore di un pianto.
Un pianto. Allora anche
il mare era triste, qualche volta?, pensò Sachiko.
Perché lei avrebbe volentieri ceduto al mare tutte le sue
tristezze, perché esso potesse custodirle con gelosia in
eterno … e invece no. Ancora una volta, l’ennesima
volta, si ritrovò a pensare con tristezza al volto
sorridente di Hanamichi Sakuragi. Avrebbe voluto parlarne con qualcuno
… potersi sfogare - cosa che non aveva mai fatto. Poi si
voltò istintivamente verso Ryota, che osservava un punto
imprecisato dell’orizzonte.
- Sai … lui
amava davvero la vita. Adorava starsene seduto sulla spiaggia deserta
assieme a me ad osservare il mare … - iniziò lei,
senza guardare il giovane che, invece, la stava osservando incredulo.
Non sapeva perché lei gli stesse dicendo quelle cose. Lui
credeva che non avrebbe voluto parlarne, per questo non le aveva
chiesto nulla fino a quel momento. Ma visto che adesso era lei a fargli
capire che non desiderava altro che potersi sfogare con qualcuno,
rimase ad ascoltarla in rispettoso silenzio.
- … e gli
piaceva davvero molto giocare a basket: era tutta la sua vita. Credo
che senza il basket non sarebbe diventato lo stesso Hanamichi
… e per questo mi aveva sempre detto che avrebbe dovuto
ringraziare te, anche se non ebbe mai il coraggio di farlo. So che a
lui non dispiacerà se ora te lo sto dicendo …
anzi credo che ne sarà felice … - la
voce di lei venne spezzata da un sussulto involontario, palesatosi
assieme ad una lacrima che ora percorreva la sua guancia.
- … non
immagini nemmeno quanto lui ti volesse bene. - continuò
Sachiko cercando di ignorare lo sguardo preoccupato di Ryota: -
… voleva bene a tutto il club di basket … perfino
a Rukawa. - e poi sorrise nel pronunciare le ultime parole.
Kaede Rukawa. Quel
ragazzo - un vero asso del basket - era sempre stato l’eterno
rivale di Hanamichi. Colui che il rossino desiderava poter battere sul
campo da basket con tutto il cuore. Non ci riuscì mai, non
ne ebbe il tempo. Perché Sachiko ne era certa, se Hanamichi
avesse avuto più tempo per potersi allenare, il tenebroso
Rukawa sarebbe stato schiacciato dal talento di Sakuragi.
- Non è
giusto … - sussurrò la ragazza mentre gli occhi
le si appannavano, per via delle troppe lacrime che stava cercando di
trattenere.
Ryota le
poggiò affettuosamente una mano sulla spalla, prima che lei
continuasse: - Non è affatto giusto! - ora le sue parole
erano tutt’altro che un sussurro: - Perché
è toccato proprio a lui? Avrei dovuto essere io …
- si fermò per un attimo, ormai il volto completamente
rigato dalle lacrime. Stava per confessare una cosa che non aveva mai
detto ad anima viva.
- … dovevo
essere io. Sarei dovuta essere io quella nella tomba, al posto suo! Se
solo lui non fosse stato così dannatamente pronto di
riflessi … a quest’ora sarei io …
quella … morta … - s’interruppe,
incapace di andare avanti. Eppure desiderava con tutta se stessa che
almeno Ryota conoscesse la verità. Che conoscesse quale
fosse il peso che, da sei anni a quella parte, gravava sulla coscienza
della ragazza. Lui doveva sapere. Non era giusto tenerlo
all’oscuro. Se lo sentiva, Hanamichi avrebbe voluto che
Sachiko ne parlasse con Ryota, che continuava a guardarla preoccupato,
senza avere il coraggio di dire nulla.
- Hanamichi
… lui … quella sera mi salvò la vita
… - quelle parole affilate spezzarono il freddo che aveva
avvolto i due ragazzi fino a quel momento, trasformandolo in un caldo
insopportabile e soffocante.
- Cosa? -
sillabò il ragazzo.
- Il semaforo era verde
e così non mi posi il problema se attraversare o meno la
strada, non guardai neanche se c’erano macchine in arrivo
… se solo non ci fosse stato lui … - Sachiko
nascose il volto nelle mani congelate, incapace di smettere di
piangere. Ma ci mise poco a riprendersi, imponendosi di farlo. Doveva
finire di raccontare. Doveva farlo a tutti i costi.
“Eravamo
fermi al semaforo, aspettando di poter attraversare la strada. Ci mise
poco a diventare verde così, non vedendo l’ora di
entrare nel negozio dove avremmo comprato i regali per voi, mi
affrettai ad attraversare la strada. Non mi accorsi che, da dietro
l’angolo, aveva appena svoltato una macchina che viaggiava a
tutta velocità. Ma quando sentii Hanamichi urlare il mio
nome ed udii il rumore stridulo del freno che s’inceppava per
via della troppa neve, non feci in tempo a scansarmi dalla strada. Ero
paralizzata dal terrore. Credevo che sarei morta lì, tra le
braccia di lui. Il conducente ubriaco, che era alla guida di quella
vettura impazzita, sterzò bruscamente cercando di evitarmi,
ma nel farlo coinvolse una seconda macchina ferma al semaforo per
svoltare a destra. Lei due auto, ormai impazzite del tutto, mi stavano
venendo inevitabilmente incontro. Fu allora che Hanamichi, senza
pensarci due volte, si buttò in mezzo alla strada, correndo
come una furia, e mi spinse da un lato, facendomi rovinosamente cadere
sulla neve fresca. E lui … cadde a terra e non fece in tempo
a spostarsi … Morì, così come i
passeggeri delle due macchine.
Questo
… non ebbi mai il coraggio di raccontarlo a qualcuno. Ora
… soltanto tu ed io lo sappiamo …”
Sachiko aveva
raccontato gli avvenimenti di quella lontana sera di dicembre tutto
d’un fiato, narrando l’accaduto come se fosse una
cosa che non la riguardasse affatto, anche se in realtà
stava piangendo mentre lo raccontava. E Ryota, man mano che lei
proseguiva nel racconto, l’aveva abbracciata, stringendola
sempre più forte ogni volta che la sentiva singhiozzare.
Fu così che,
appena lei rimase zitta, lui non seppe che cosa dire. Neanche si era
reso conto di averla abbracciata e probabilmente la stringeva
così forte da permetterle a malapena di respirare.
Così allentò la presa senza pensarci due volte,
ma lei non si allontanò. Rimase abbracciata a lui,
stringendo le mani attorno al suo cappotto e respirando affannosamente.
Ma nonostante ciò non aveva ancora terminato di parlare, non
aveva ancora finito di sfogarsi. Effettivamente, se avesse potuto,
avrebbe parlato in eterno. Perché di cose da dire su quella
sera ne aveva fin troppe …
- Dopo quel giorno sono
scomparsa perché non volevo più provocare
sofferenza a qualcuno. Non volevo più che qualcuno stesse
male a causa mia. Non volevo più che qualcuno morisse per
salvarmi la vita … - infine si allontanò un
po’ da Ryota, per potersi asciugare le lacrime.
Miyagi, dal canto suo,
non disse alla giovane che andandosene via aveva procurato al club di
basket non poca tristezza e nostalgia, perché non voleva
infierire ancora in quello che sembrava un già molto
instabile stato d’animo.
Lei lo
guardò in quel momento, rivolgendogli un sorriso triste: -
Ti ho bagnato tutto il giubbotto …
E lui non seppe
più trattenersi. Non voleva più trattenersi.
Perché troppo a lungo, dalla fine delle superiori, aveva
mentito a sè stesso. Troppo a lungo aveva passato notti
insonni pensando a lei, a come stesse e a cosa stesse facendo. Pensando
a come se la cavasse. Ed ora lo sapeva. Lei era tremendamente sola ed i
suoi occhi tristi non chiedevano altro che conforto e protezione. Ed
erano cose che lui poteva darle. Erano cose che lui era disposto a
darle. Anzi, lui avrebbe fatto di tutto pur di dargliele.
Rivolse alla ragazza
uno sguardo perforante e lei capì subito ciò che
celavano gli occhi verdi di lui. Capì subito che se avesse
voluto avrebbe potuto fermarlo e lui non se la sarebbe presa. Sapeva
che quello sguardo non era nient’altro che una muta domanda
per avere il consenso di lei. E Sachiko non si stupì affatto
quando, sostenendo lo sguardo di Ryota, si riscoprì a volere
quel bacio almeno quanto lui. Si riscoprì a pensare che i
sentimenti per quel ragazzo dai riccioli ribelli erano diversi, diversi
da quelli che erano sempre stati fino ad allora. O forse erano
semplicemente rimasti nascosti per tutti quegl’anni.
- Sachiko …
- sussurrò il ragazzo, prendendo il volto della giovane tra
le mani e continuando ad osservarla con quegli occhi dolci: -
… ti prego non fermarmi … -
proseguì, mentre ormai i loro volti erano distanti meno di
un soffio di vento.
E lei non avrebbe
assolutamente fatto nulla per fermarlo. Anzi, con un gesto improvviso,
ma calmo allo stesso tempo, cinse la vita di lui con le sue braccia,
avvicinandosi al suo corpo caldo.
E le labbra dei due
giovani si sfiorarono in un bacio timido e breve. Gli occhi di entrambi
socchiusi, ad assaporare quel momento, finchè esso stesso
non divenne uno scambio molto più intimo di gusti, sapori ed
emozioni nuove. Un lungo scambio di effusioni affettuose attraverso le
labbra calde e palpitanti dei due.
Ed in quel momento
candidi fiocchi di neve bianca cominciarono a cadere dal cielo,
dapprima timidi e solitari e poi una vera cascata, quasi come soffice
cotone che leggiadro si posava sulle sagome dei due ragazzi.
Sachiko lo sapeva,
Hanamichi non sarebbe stato affatto contrario a tutto ciò.
Sachiko lo sapeva,
Hanamichi avrebbe voluto con tutto il cuore che Ryota si prendesse cura
di lei.
Per sempre.
The End
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Allora che
ve ne pare??? Troppo smielata??? ^_^'''
Datemi un parere, please XD
E mi raccomando, continuate a seguirmi numerosi!!!
gloglo:
mi fa
piacere che anche il terzo chap ti sia piaciuto ... lo so è
triste che finisca, però spero che il finale ti piaccia
almeno quanto la fic ^_^''' ... e forse, chissà, magari mi
verrà l'ispirazione per un possibile seguito XD Ciauz
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