Finalmente!! Sì,
finalmente ho cominciato a buttare giù questa ff sul nuovo allenatore
del Toho... Insomma, nel manga si sa che la Toho vince per tre anni
consecutivi il campionato, al liceo. Ma non ci viene mai detto chi è
l'allenatore, nè mai si vede XD Mi sono sempre chiesta chi diavolo
fosse, quindi... ci ho pensato io!! Però... non posso parlare....
lascio tutto alle note in fondo!! ^_^ Questo è il capitolo
introduttivo!!L'ambientazione è quella del Toho, al liceo, e ho voluto
usare il clima descritto da Berlinene in "Saved by the Bell", la sua ff
sulla vita al Toho, dove c'è anche il suo personaggio originale Yasu
Wakabayashi, che troverete dal prossimo capitolo.;))
...
è una ff senza troppe pretese, diversa dal mio solito stile... quindi
niente capitoli chilometrici, o lunghi approfondimenti
psicologici. è una commedia, nata per far sorridere, magari far
riflettere su alcune cose, ma nulla di più! Una ff leggera, ne avevo
bisogno!! Con tutti i casini di questo periodo, posso solo scrivere una
cosa del genere, almeno non rimango ferma!! Spero apprezzerete... ma
non temete: presto tornerò con le mie ff intricateXD
Grazie
mille a nene
per il betaggio e per gli scleri sulle vicende dei
personaggi!!
Buona
Lettura!!!
Non
chiamatemi Mister!
Eichiro
Maeda sospirò con rammarico, prima di asciugarsi per l’ennesima volta
la fronte col fazzoletto ormai pregno di sudore. “Mi sembra
impossibile…” Disse, sommesso, rivolgendosi al corpo insegnante e ai
collaboratori seduti alla tavola rotonda di cui era a capo. “… che non
ci sia stato uno, dico, almeno uno,
che abbia accettato la proposta di diventare allenatore della nostra
squadra di calcio.” Diresse poi lo sguardo sulla pila di lettere che
faceva bella mostra di sé sul tavolo: tutte di rinuncia. “Il Toho non
si è mai trovato in una simile situazione…” Scosse la testa con
rammarico.
Le
dimissioni di Kitazume avevano creato dei bei grattacapi. Soprattutto
dal momento in cui aveva reintegrato in squadra Kojiro Hyuga, dopo aver
dichiarato alla stampa di non farlo giocare per tutto il resto del
campionato. Ora nessuno voleva assumersi la responsabilità di
sostituirlo, né di allenare quel giocatore tanto discusso. Nemmeno la
prospettiva di un ottimo stipendio, più alto della media degli
allenatori degli istituti superiori, aveva smosso quei gentili signori.
Per il Toho sembravano prospettarsi tempi duri.
“Bisogna
trovare una soluzione al più presto, signor preside…” Gli si rivolse
Sasaki, l’anziano docente di matematica. “La scuola è iniziata da più
di una settimana…”
“I
ragazzi sono abbattuti…” Aggiunse la signora Hayashi, insegnante di
storia giapponese, pulendosi gli occhiali, operazione che metteva in
atto ogniqualvolta fosse preoccupata per qualcosa.
“Rischiamo
di perdere il nostro prestigio…” Continuò Warner, professore d’inglese,
col suo solito giapponese stentato.
Nella
sala riunioni il brusio stava diventando concitato, gli insegnanti
parlavano l’uno sull’altro, esprimendo apprensione ed evidenziando le
complicazioni, finché un duro colpo di tosse, seguito da un perentorio:
“Ho io la soluzione.”, non mise tutti a tacere. L’attenzione si spostò
verso l’origine di quelle parole, più precisamente alla destra del
preside, dove stava seduta Kaori Matsumoto, la quale, al contrario dei
presenti, sfoggiava un’espressione serena, per nulla turbata. In
effetti, lei era stata l’unica a non pronunciarsi fino a quel momento.
“Signorina
Matsumoto… che significa?” Domandò il preside Maeda, confuso, mentre si
asciugava ancora una volta la fronte.
Le
labbra di Kaori si arricciarono compiaciute, mentre col dorso si
adagiava comodamente allo schienale, e accavallava una gamba sotto il
tavolo, ostentando sicurezza. Senza fretta, tirò fuori dalla propria
borsa una cartellina rossa, l’aprì e sfilò dei fogli, che porse al
preside. “… è il suo
curriculum!” Esclamò la donna, con un sorriso plastico. Il
buon Maeda, nel silenzio generale e d’attesa, afferrò le carte, colpito
da quell’intervento inaspettato. Kaori Matsumoto sembrava sicura delle
proprie parole. Che avesse davvero la soluzione per sbrogliare la
matassa?
L’uomo
cominciò a sfogliare e leggere il documento. “Oh!” La sua fu
un’interiezione di sorpresa. “Queste sono scuole prestigiose…”
Commentò, mentre i tratti del viso cominciavano a distendersi e la
sudorazione a placarsi. “Quindi… questa persona è disposta ad allenare
la nostra squadra!” Esclamò, con l’espressione di chi assiste a un vero
miracolo.
“Ma
certamente, signor preside!” Rispose la donna, con una prontezza
impeccabile.
All’improvviso,
però, qualcosa interferì nella lettura di quel curriculum. “Ma questo…”
Il preside riprese a sudare. “… questo allenatore è…”
“Signor
preside…” La mano della signorina Matsumoto si allungò su quei fogli,
bloccandoli sotto il palmo. “Non si faccia ingannare dalle apparenze.”
Gli occhi della donna puntarono quelli dell’altro, che si trovò in
difficoltà. “Ahem, lei è sicura che…”
“Sicurissima!”
Incalzò Kaori. “Ho mai fatto errori da quando lavoro per voi?”
Maeda
si sentì schiacciare dallo sguardo della manager. In effetti, non aveva
mai sbagliato una previsione, le sue strategie si erano sempre rivelate
vincenti e il suo intuito nel calcio superava di gran lunga quello di
tutti i presenti, lui compreso. Come dimenticarsi di quando aveva
offerto a Kojiro Hyuga la loro borsa di studio? Fosse stato per lui, un
tipo come quello l’avrebbe scartato dal principio! Non era bravo a
riconoscere i talenti. “No…” Balbettò dopo quelle brevi riflessioni.
“Bene!
Allora si fidi ancora una volta di me” Così dicendo, Kaori si alzò in
piedi per rivolgersi al resto del personale, non certo per cercare
consenso, ma per sancire quella conclusione. “Allora è deciso. Da
questo momento in poi, Yamaguchi sarà il nuovo allenatore della squadra
di calcio dell’Istituto Toho!”
******************************
Era
già tardo pomeriggio, quando Kaori Matsumoto attraversò il pianerottolo
per raggiungere l’ultimo degli appartamenti dello stabile. Non amava
molto quel quartiere, perlopiù considerato malfamato, ma da un po’ di
tempo ci aveva fatto l’abitudine e aveva anche l’impressione di essere
ormai nota alla gente del vicinato. Si fermò davanti alla porta e suonò
una prima volta il campanello, ben visibile sotto la targhetta
“Yamaguchi N.” Attese qualche istante, ma nessuno le aprì. Incerta,
fece quindi qualche passo indietro, affacciandosi alla ringhiera per
guardare di sotto, nel cortile. Così, quando adocchiò quella moto verde
brillante ben conosciuta, scacciò ogni remora e tornò spedita verso la
porta. Suonò ancora, stavolta con più insistenza, cominciando a
spazientirsi: nulla, nessuna risposta.
“E.
Va. Bene.” Scandì fra sé, sfilandosi la borsetta dalla spalla,
cominciando a frugarvi dentro. “Mi sembrava di averle pres… eccole!”
Esclamò soddisfatta, afferrando un mazzo di chiavi, fra le quali
individuò quella utile. Quindi la inserì nella serratura e, con un
mezzo giro, aprì subito la porta. “Nat?” Chiamò, prima d’essere
investita da un odore di chiuso che le provocò una smorfia di ribrezzo.
L’appartamento era buio, ma subito la mano di Kaori corse
all’interruttore, battendoci sopra nervosa. Sbuffò, non troppo stupita,
appena il neon illuminò il soggiorno, mostrandole lo stato in cui era
ridotto: sparpagliate sul pavimento e sul divano stavano diverse
lattine di birra e bottigliette d’acqua, sul tavolino confezioni di ramen istantaneo, aperti da chissà
quanto, facevano bella mostra di sé, per non parlare dei mozziconi di
sigaretta che avevano dato vita a una vera e propria scultura sul
portacenere. L’odore di fumo impregnava l’aria e a dargli man forte
c’erano anche dei calzini usati sul tappeto. “Siamo alle solite!” La
signorina Matsumoto scosse la testa, si richiuse la porta alle spalle,
poi cercò un appoggio per la sua borsa ma, non trovando un posto troppo
adatto, o, meglio, abbastanza pulito, optò per portarsela dietro,
procedendo verso quella che sapeva essere la camera da letto. “Nat, sei
qui?” Alzò la voce, affacciandosi sulla soglia. Anche lì le finestre
erano chiuse, ma la luce che filtrava da fuori le permise di
intravedere una massa sotto le coperte, che si alzava e abbassava
ritmicamente. Inoltre, era inconfondibile il lieve russare. “Magari se
smettesse di fumare tutti quei pacchetti…” Puntualizzò Kaori,
raggiungendo così la finestra, per sollevare la serranda, lasciando che
la luce permeasse l’intera camera. Notò quindi i diversi vestiti
disseminati in giro, ma non ebbe di che stupirsi. Finalmente
udì quello che le sembrò un mugugno contrariato e, da sotto le coperte,
intravide un braccio afferrare il secondo cuscino di quel letto a una
piazza e mezzo, e coprire quella che doveva essere la testa di una
persona. La donna si avvicinò, poggiando una mano sulla trapunta,
scuotendola. “Nat? Nat! Vuoi svegliarti?”
“Mhn,
Kaori… è presto…” Rispose una voce impastata e roca.
“Presto…”
Ripeté la signorina Matsumoto, scorgendo un paio di boxer sul letto,
vicino la sua mano. Li afferrò con la punta delle dita, scostandoli con
nonchalance. “Le sei del pomeriggio non è ‘presto’.”
“…
lasciami stare… ho sonno…” Continuò la voce, con un che di cavernoso,
quasi provenisse dall’oltretomba.
“Hai
fatto le ore piccole?”
“…
ho aggiustato la moto… aveva problemi ai freni… ho finito stamattina…”.
“Capisco…”
Kaori si allontanò dal letto per andare a prendere la sedia vicino
all’armadio, la liberò dall’ammasso di vestiti, e poi la collocò a
pochi centimetri dal giaciglio, mettendosi a sedere. “Mi dispiace che
le tue giornate siano così tediose… ma non devi preoccuparti, da domani
hai un’occupazione.”
Le
lenzuola si mossero con un fruscio, lasciando uno spiraglio da cui un
occhio puntò attento la figura della donna. “Che diavolo… dici?”
Soddisfatta
di aver finalmente un po’ d’attenzione, Kaori si dondolò sulla sedia.
“Mah, ti sto offrendo un lavoro, no?”
Quell’occhio
si assottigliò. “Non prendermi per il culo. L’ultima volta che mi hai
offerto un lavoro è stato per un branco di poppanti di cinque-sei anni…
Lo sai che odio i mocciosi.”
“Suvvia,
Nat. Quante storie. Ti serviva un impiego e te l’ho trovato...”
“…
peccato che me l’avevi presentato come l’occasione del secolo. E
peccato ancora che ho avuto il licenziamento dopo nemmeno un mese… a
causa dei miei modi definiti ‘rudi’.”
“Eeeeh,
ricordo, già.” Kaori si guardò distrattamente le unghie smaltate. “Ma,
stavolta, è diverso. Ti offro qualcosa di davvero interessante. Sarai
l’allenatore di una squadra di calcio delle superiori.”
Si
udì uno schiocco di lingua sul palato.“Tsk… sì, come quell’altra volta
ancora. Mi avevi detto la stessa cosa e alla fine chi ho dovuto
allenare? Una squadra di diversamente
qualcosa, sì, insomma…"
“Diversamente…
abili?” Suggerì Kaori.
“Ecco,
quelli, sì. Per carità, non ho nulla contro di loro, ci mancherebbe… ma
non ho pazienza. Quindi sciò, lasciami in pace.” Il
bozzolo di coperte ruotò verso la finestra. “Ho smesso di fare ‘affari’
con te, Kaori.”
La
signorina Matsumoto non disse nulla, limitandosi a un lungo sospiro
sconsolato. Accavallò così le gambe, lasciando che dal tubino che
indossava rimanesse scoperta buona parte della coscia. Poi incrociò le
braccia. “Va bene. Come vuoi. Eppure credevo che ti sarebbe piaciuta
l’idea di allenare i pupilli di Mr. Kira.”
“CHECCOSA?”
All’improvviso
le coperte volarono ai piedi del letto, e una figura balzò sul
materasso, gattonando in direzione della manager. “Cosa hai detto?”
Ringhiò.
“Oh,
buongiorno, Nat!” Ironizzò, la signorina Matsumoto. Il suo sguardo
s’indirizzò subito alla figura di fronte, puntando i fianchi snelli ma
scolpiti, soffermandosi sui boxer aderenti, per risalire poi lungo la
linea del torace, indugiando malizioso oltre la canottiera scura.
Infine, i capelli corti e un po’ arruffati, le strapparono un sorriso,
che nascose abilmente storcendo il naso. “Fra te e la casa non so chi
sia più raccapricciante!”
A
quelle parole Nat raddrizzò la schiena, puntando le mani sui fianchi.
“Tsk, non mi era sembrato che l’ultima volta le trovassi
raccapriccianti, queste.” Disse
con sdegno, stringendosi il seno per evidenziare la sua quarta di tutto
rispetto.
Kaori
per un attimo spalancò gli occhi, ma subito si ricompose. “Uff!”
Sbuffò. “Sei la solita cafona!”
Un
sorriso trionfante si allargò sulle labbra di Nat, mentre faceva ‘no’
con l’indice. “Sono una donna affascinante!” Poi si sedette sul letto.
“Dicevamo?” Proseguì, incrociando le gambe. Guardinghi, i suoi occhi
caddero sulla pelle chiara della gamba scoperta di Kaori, che le
sventagliò un foglio sotto il naso, ricercando la sua attenzione.
“Quello che ho detto. Una firma qui e da domani sarai il nuovo
allenatore del Toho.”
Contrariata
per essere stata intralciata nella sua ispezione, con uno sbuffo Nat
prese fra le mani quello che aveva tutta l’aria di essere un contratto
di lavoro. Lo lesse, lo rilesse e le sembrò che tutto quadrasse
perfettamente. Alzò così un sopracciglio, rivolgendo all’altra
un’occhiata sospettosa. “Dove sta il tranello?”
“Nessun
tranello, tesoro. L’incarico è
tuo.”
Si
capiva che Nat non era per nulla convinta. “Fino a una settimana fa eri
qui a piagnucolare perché non trovavate nessuno che sostituiva
Kitazume.” Ghignò, sbruffona. “Perché ho la netta sensazione di doverti
salvare il culo?”
Kaori
alzò gli occhi al cielo. “Sempre così polemica…”
“Beh,
sai… è anni che ti chiedo di poter fare l’allenatore nel tuo istituto,
ma…” Nat sfilò un pacchetto di sigarette da sotto il cuscino e ne
accese una. “… la squadra femminile me la prometti e non se ne fa mai
di niente, per quella maschile mi hai sempre detto che sono gli uomini
ad essere considerati allenatori, che per le donne non c’è spazio,
insomma! Non è mai il momento…” le ricordò, dopo la prima boccata.
La
signorina Matsumoto non sembrò turbarsi. “E se quel momento fosse
arrivato?”
Nat
chiuse gli occhi, come per rilassarsi. “Sì, stranamente i momenti
arrivano solo quando ti fanno comodo. So bene che mi cerchi solo quando
sei depressa o nei casini…”
“Dai…
non è proprio così…” Stavolta, il tono di Kaori si fece dolce, ma Nat
continuò. “Quando hai problemi sul lavoro o quando sei in crisi con lo
stronzo di turno… mi usi e poi mi getti via… appena uno dei vostri
allenatori vi darà una risposta, io sarò tagliata fuori!”
“Non
succederà, te lo garantisco!” La voce di Kaori stava perdendo
l’imperturbabilità ostentata fino a quel momento e Nat se ne accorse,
perciò aprì gli occhi per fissare nuovamente quelli dell’altra. “Dai,
Nat! Non dipingermi come una strega. Io sono sempre stata chiara sin
dall’inizio, non…”
“…
voglio una storia seria con te.” L’anticipò Nat. “Lo so, lo so. Me
l’hai ripetuto milioni di volte.” Sbuffò, inspirando ancora una volta
dalla sigaretta. Per un istante cadde il silenzio.
“Va
bene, hai vinto.” Kaori liberò un lungo e arrendevole sospiro. “Ammetto
che non abbiamo trovato un allenatore per quest’anno… e che se tu
accettassi l’incarico salveresti la mia reputazione e quella
dell’istituto. Però… ti posso assicurare che nessuno prenderà il tuo
posto, anche perché…” prese tempo, “… ho sperato fino all’ultimo che
nessun uomo accettasse, poiché è dall’abbandono di Kitazume che ho
cominciato a pensare seriamente che il tuo momento fosse arrivato.”
Nat
spalancò la bocca, non nascondendo di essere notevolmente sorpresa.
“Sono
più che convinta che questo ruolo ti spetti di diritto. E…” Tentennò.
“E che anche Kozo Kira vorrebbe così! Io desidererei affidarti Kojiro
Hyuga e tutta la nostra squadra.” Terminò la signorina Matsumoto,
accennando un inchino.
Alla
fine di quel discorso Nat spense la sigaretta nel portacenere sul
comodino, senza finirla. Poi allungò una mano in direzione della
manager che le si rivolse interrogativa.
“Una
penna.” Esclamò Nat, l’espressione che diceva chiaramente: “Hai finito con quelle moine? Passa ai fatti!”
Lo
sguardo di Kaori s’illuminò “Grazie, tesoro!!! Sapevo di poter contare
su di te!” Trillò, battendo le mani. E così dicendo le porse la biro
nera che aveva nella borsetta.
Nat
le lanciò uno sguardo trucido. “Bah! Non lo faccio per te, ma solo per
mister Kira, chiaro?”
“Ma
ceeeeerto, mia cara!” Cinguettò la manager.
Nat
afferrò la penna ma, prima di firmare, fu assalita da un dubbio.
“Senti un po’… com’è che hai convinto il preside ad accettare
una donna come allenatrice?”
Kaori
ridacchiò, sventolando la mano. “Mah, nulla… ho solo dato una
ritoccatina al tuo curriculum, per renderlo… presentabile!”
Nat
non sembrò stupita. “Proprio da te…” Disse, ridendo a sua volta. “Sei
tremenda!” Fece poi un grosso respiro e, cercando di nascondere
l’emozione che la stava assalendo, appose la sua firma sul contratto: ‘Natsumi Yamaguchi.’
....
evvai!! Sì, è una donna!! Avevo in mente da un po' di tempo la storia
dell'allenatrice del Toho!! Nat ora è fra noi!! Ok, è un personaggio
eccentrico, fuma, beve, le piacciono le donne... ho volutamente usato
qualche stereotipo, non per dare giudizi, ma per ironizzare
un po'!! Credo che, comunque, Natsumi vi stupirà!! Ne vedremo
delle belle ^_^ Poi Kaori Matsumoto... lei l'ho sempre vista così!! Una
donna in carriera un po' manipolatrice e ammanigliata ovunque!! Ho
anche sempre pensato che non le dispiacesse il gentil sesso
(no, non ho mai pensato che andasse dietro ai ragazziniXD), e lo stile
che le hanno dato nella serie J ha rafforzato la mia ipotesi, dato che
l'hanno stravolta completamente, dandole quel pizzico di mascolinità
che la rende davvero affascinanteXD In verità, la Matsumoto della serie
J somiglia un po' a Nat come la immagino io ^___^
Alla
prossima!!!!
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