Ci
sono,
eccomi a riaggiornare! Grazie come sempre a tutti per le recensioni
graditissime!
Purtroppo
per qualche mese non potrò aggiornare e ci tenevo a farlo
prima di
riscomparire per un pò. Mi sono rifatta male alla spalla
(quinta
lussazione) e mercoledì sarò operata. Quindi, per
un pò mi sarà
difficile aggiornare. Ma appena torno in forma, la scrittura
procederà spero speditamente!
Un
bacione
a tutti e, spero, a presto!
Raccontami
di te...
La pioggia continuava a cadere
incessantemente e il
vento che ululava all'esterno faceva presagire temperature fredde.
Nella casetta di Aramis era calato il
silenzio, dopo che
Athos e i tre bambini erano andati a letto e solo il rumore della
pioggia e del vento la faceva da padrone nella piccola sala.
D'artagnan e Aramis se ne stavano seduti al
tavolo,
pensierosi e forse imbarazzati da quel contatto faccia a faccia dopo
dieci anni. Si sentivano entrambi impacciati a cominciare una qualche
conversazione, non perchè fra loro ci fossero rancori ma
perchè era
difficile iniziare a parlare, a raccontarsi, a fare domande...
Dieci anni sono tanti, lo sapevano
entrambi...
Eppure, sentivano che dovevano, che
desideravano
chiaccherare come un tempo, che non potevano sprecare con il silenzio
quell'opportunità di rivedersi che gli aveva regalato il
destino.
Anche se era notte, anche se sarebbe stato meglio andare a letto a
riposare per essere pronti il giorno dopo ad organizzarsi per bene
per rientrare a Parigi, anche e soprattutto dopo il comportamento
incomprensibile, alterato e scortese che Athos aveva tenuto poco
prima.
Fu Aramis a spezzare quell'imbarazzante
silenzio... "Fa
freddo quì, che ne dici se accendo il camino?" - chiese al
guascone con la più scontata delle frasi, abbozzando un
timido
sorriso.
D'artagnan la fissò,
inizialmente stupito dal suono
della voce dell'amica, poi annuì. "Certo, in effetti fa
freddo!" - esclamò lui stringendosi nelle spalle.
Fissò fuori
dalla finestra il buio della notte e la pioggia incessante e
violenta. "Credo che la temperatura si sia abbassata un bel
pò...". Discorsi sul tempo... Quanto di più
banale per
cominciare una discussione? Ma era un inizio...
"Puoi dirlo forte che fa freddo!" - rispose
Aramis inginocchiata davanti al camino, intenta ad accendere il fuoco
– "Quì siamo vicini alle montagne, la temperatura
è più
bassa che a Parigi e il maltempo picchia duro, quando ci si
mette...".
D'artagnan sbuffò, avvicinandosi
alla finestra e
fissando il panorama che si stagliava davanti a lui
nell'oscurità.
Tutto intorno a loro era campagna aperta e solo molto in lontananza
si intravedeva qualche fioca luce che proveniva dal villaggio. Quei
posti a lui che era nato e cresciuto in Guascogna erano familiari e
trasmettevano serenità e pace, ma Aramis? Lei era cresciuta
e
vissuta lontano dalla campagna, come aveva fatto a modificare in quel
modo così radicale il suo stile di vita? "Sai, mi chiedo
come
tu abbia fatto ad abituarti a vivere in un posto così
isolato, così
diverso da Parigi..." - sussurrò pensieroso.
"Oh beh, nella vita ci si abitua a tutto,
dopo che
si è vissuto l'inferno..." - rispose lei con tono pacato,
fissando il fuoco che aveva preso ad ardere nel camino... Mentre le
immagini di Francois morente scorrevano davanti ai suoi occhi...
Capendo a cosa Aramis alludesse, d'Artagnan
si morse il
labbro. "Scusa... Certe volte prima di parlare, dovrei pensare
di più!".
A quelle parole, Aramis sorrise. "Non
preoccuparti,
non c'è problema! A dire il vero, mi sembri molto maturato e
pacato
nei gesti e nelle parole, a differenza di dieci anni fa! Quindi, non
scusarti!".
Il guascone sorrise, poi si
avvicinò al tavolo,
sedendosi nuovamente. "E' che sai... è... imbarazzante,
difficile trovarsi quì con te dieci anni dopo che te ne sei
andata... Non so cosa dire, non so di che argomento parlare... Tante,
troppe cose non so di te, tanti perchè a tante domande che
mi sono
fatto. E ho paura a portele perchè potrei risultarti
invadente. O
saccente o ancora peggio, irritante e maleducato come Athos poco fa!"
- concluse, indicando la scala che aveva preso il moschettiere per
andare a dormire nella sua camera.
Aramis sorrise dolcemente, mettendosi
anch'essa
nuovamente a sedere davanti a lui. Capiva lo stato d'animo di
d'Artagnan perchè lei stessa si sentiva nel medesimo modo.
Erano
amici ma tante verità erano state celate fra loro, in quei
dieci
anni. D'artagnan era l'unico a conoscenza del suo segreto ma nemmeno
a lui aveva voluto, all'epoca, dire della sua partenza. Lo avrebbe
fatto, lo avrebbe coinvolto in quella scelta, anche solo per sentirsi
meno sola, ma alla fine aveva deciso di non farlo. Perchè se
avesse
raccontato a d'Artagnan della sua decisione, gli avrebbe riversato
addosso il peso di quel segreto con gli amici che il guascone aveva
più vicino, mettendolo davanti ad un bivio: l'amicizia e la
sincerità verso Athos e Porthos da una parte e la promessa
verso di
lei di mantenere il segreto... Aveva deciso, allora, che non poteva
farlo e così se n'era andata senza dirgli nulla, senza un
saluto,
senza una spiegazione... "D'artagnan, non sentirti in imbarazzo,
non è il caso. Parlare con te per me, è molto
più semplice di una
qualsiasi conversazione con tutte le altre persone che hanno fatto
parte della mia vita nel periodo parigino. Chiedimi quello che vuoi,
non avrò problemi a risponderti... Te lo devo!".
D'artagnan abbassò lo sguardo,
chiuse gli occhi e
lentamente fece scorrere nella sua mente gli ultimi tempi passati con
Aramis a Parigi. La lotta con Mansonne, con Milady, Maschera di
Ferro... Il segreto svelato, la loro promessa, la vittoria contro i
nemici, la vendetta compiuta, il ritorno della pace... E la partenza
misteriosa di quella donna forte e coraggiosa... Spesso aveva pensato
al perchè di quella sparizione ed era riuscito a darsi delle
risposte che però, non sapeva se fossero esatte. "Te ne sei
andata perchè pensavi che la tua vita a Parigi non avesse
più
senso, visto che avevi vendicato Francois, non è vero?" -
chiese con un sussurro, fissandola timidamente negli occhi.
Aramis annuì. D'artagnan era
cresciuto e come
immaginava, aveva acquisito la straordinaria capacità e
saggezza di
capire gli stati d'animo delle persone, nonché la
delicatezza di
trattare con garbo e discrezione chi gli stava davanti. "Sì,
più o meno le cose stanno così. Vedi, compiuta la
mia vendetta, non
trovavo altre motivazioni serie che mi inducessero a continuare a
vivere a Parigi sotto mentite spoglie, come un moschettiere. Non
potevo continuare a mentire a voi e a me stessa. Prima o poi tutto
sarebbe venuto allo scoperto e di me che ne sarebbe stato? La vita da
moschettiere per me è stata splendida ma non era il mio
posto e non
mi avrebbe portato a nulla, non potevo, a differenza vostra,
costruirmi un futuro... De Treville aveva accettato di tenermi quando
mi ero presentata a lui la prima volta ma rimanere poteva diventare
problematico per lui, qualora fossi stata scoperta. Ne sarebbe uscito
male, come poteva giustificare la presenza di una donna nel corpo di
sua maestà? Avrebbe passato dei guai e io non lo volevo! E
in fin
dei conti, dovevo riprendere in mano la mia vera vita, vivere senza
menzogne, alla luce del sole, senza più segreti. Per questo
me ne
sono andata... Lontana da Parigi, tutto sarebbe stato più
facile.
Per tutti... So che mi avete odiata, ne sono cosciente e ne avete
tutte le ragioni ma...".
A quelle parole, d'Artagnan scosse
vigorosamente la
testa. "Io non ti ho mai odiata, capivo i motivi che potevano
averti spinto a lasciare Parigi! Certo, mi sarebbe piaciuto salutarti
e magari, se ne avessi avuto bisogno, aiutarti. Ma sei adulta, sai
scegliere bene per te stessa e io ti rispetto e non sono nella
posizione di giudicarti. Certo, è stato difficile mantenere
il
segreto con Athos e Porthos, ma giuro che non mi sono mai lasciato
sfuggire nulla sul tuo conto con loro anche perchè non ho
mai saputo
se anche loro, come me, fossero a conoscenza di tutto e mantenessero
il tuo segreto".
"Athos e Porthos non hanno mai saputo nulla
di chi
fossi in realtà e tu ne sei venuto a conoscenza per caso!" -
rispose Aramis – "Certo, ora Athos sa, non avevo intenzione
di
mentire ancora o di nascondermi quando vi foste presentati a me dopo
che ho contattato De Treville per la faccenda dei bambini e sarebbe
stato inutile, visto che i piccoli erano a consocenza del fatto che
sono una donna! E credo che la reazione di Athos di poco fa sia
dovuta proprio a questo, al fatto di aver scoperto chi sono in
realtà
e le mie menzogne. E che il suo amico e moschettiere Aramis, in
realtà non è mai esistito!".
D'artagnan si morse il labbro a quelle
parole, poi
sorrise. "Primo punto: Aramis è esistito, esiste e
continuerà
a vivere in te! Insomma, donna o uomo, Aramis ci è stato
amico,
compagno e aiuto nei momenti difficili! C'eri, eri con noi nelle
nostre battaglie, spesso ci siamo salvati a vicenda la vita, non
dimenticarlo mai!".
A quelle parole, Aramis non
riuscì a trattane un
sorriso dolce. "D'artagnan... grazie!". Era un grazie
sincero... Davanti a d'Artagnan, alle sue parole, Aramis
ricordò
quanto fosse davvero speciale quella sua amicizia con quegli uomini,
quanto valore avesse, quanto l'aveva aiutata nei momenti difficili...
Gli erano mancati, per anni lo aveva negato a se stessa per non
soffrire ma, senza di loro si era sentita spesso persa...
"Secondo!" - proseguì
d'Artagnan, stavolta in
tono più cupo – "Ecco, per quanto riguarda
Athos... io non
credo che le cose stiano proprio come pensi tu! Vedi, io credo di
poter affermare con sicurezza che Porthos non abbia alcun sospetto
circa la tua identità ma Athos... lui... mi ha sempre dato
l'impressione di sapere... Ma magari mi sbaglio, Athos è
sempre
stato di poche parole e di certo, non sono andato a tampinarlo
sull'argomento... Ma ecco... quando te ne sei andata, lui è
quello
che ha reagito più rabbiosamente. Io e Porthos eravamo
affranti ma
lui... era arrabbiato, era come se si sentisse... tradito. Non lo
dimostrava platealmente ma era chiaro che lo fosse. Non ha
più
voluto parlare di te, non ha mai voluto andare sull'argomento...
Sembrava che dopo la rabbia, anche il solo sentir pronunciare il tuo
nome lo facesse soffrire... Te l'ho detto, magari mi sbaglio ma... io
credo che Athos sappia di te, molto più di quello che
dà da
intendere! Lui è sempre stato la mente del nostro gruppo, il
più
intuitivo e quindi, non mi stupirei se ci fosse arrivato da solo,
alla verità".
Aramis appoggiò la fronte alla
mano, lasciandosi
scivolare leggermente sul tavolo. In effetti, le parole di d'Artagnan
davvero la potevano stupire? Athos era la mente del gruppo, un abile
spadaccino e stratega e soprattutto una persona dotata di una fine e
spiccata inelligenza. Uno che sapeva osservare i particolari, che
scrutava con discrezione, che pensava... Non sarebbe stato a logica,
in fondo, troppo strano che lui potesse aver capito. E taciuto per
discrezione, un lato tanto tipico del suo carattere dopo tutto... E
anche per amicizia verso di lei forse... Athos aveva dato spesso
prova, in passato, di fidarsi ciecamente. Se davvero aveva capito che
lei non era chi dichiarava di essere, probabilmente aveva deciso di
non chiedere nulla per non risultare invadente, fidandosi delle
sconosciute motivazioni che l'avevano portata a travestirsi da uomo.
Aveva una logica il tutto! Trovarsi davanti ad Athos aveva
probabilmente reso palese un qualcosa che a livello inconscio aveva
sempre saputo ma che non aveva mai voluto ammettere... "Se è
come dici tu d'Artagnan, forse Athos agisce in maniera tanto
scostante e scontrosa perchè si è sentito tradito
dalla mia partenza. Lui si era fidato di me a scatola chiusa e io me ne
sono
andata senza dirvi una parola, senza un saluto, senza una
spiegazione. In fondo, ha ragione ad essere arrabbiato!".
D'artagnan fissò per qualche
istante, in silenzio,
l'amica. Era affranta, non ci voleva molto per capirlo. E
probabilmente era anche preda di inutili sensi di colpa... Lei non
doveva niente a nessuno, le sue decisioni, ne era certo, erano state
prese con sofferenza, dopo lunga meditazione. Le sorrise con quel suo
sorriso noncurante che tante volte aveva vestito da ragazzino. "Ah,
non pensarci troppo! Al di là di tutto, Athos è
un orso e
probabilmente, invecchiando, questo lato del suo carattere è
andato
peggiorando! Tra qualche anno sarà un vecchio, acido
brontolone a
cui non andrà bene nulla! Sta tranquilla, gli
passerà appena avrà
trovato qualcos'altro su cui borbottare!".
Aramis scoppiò a ridere a quelle
parole. A quanto pare,
il passare degli anni non aveva minato l'ottimismo e la
capacità di
sdrammatizzare di d'Artagnan. "Tu non cambierai proprio mai per
certe cose!" - sghignazzò, prendendo ad osservarlo. Era
cresciuto, era maturato, ma era rimasto il simpatico, semplice,
fedele amico di dieci anni prima. Scosse la testa, allontanando da se
i pensieri negativi sul comportamento di Athos. "E di te invece,
che mi racconti? Fin'ora abbiamo parlato di me e Athos ma tu invece,
che hai combinato in questi dieci anni?".
D'artagnan sbatté le palpebre,
perplesso da quel
repentino cambio d'argomento. E sollevato nel vedere l'amica
più
serena di poco prima. "Io?" - indicò col dito le scale
della casa che portavano al piano superiore dove c'erano le camere da
letto – "Ecco, come hai ben potuto vedere, ho messo al mondo
quelle due pesti. O meglio, lo ha fatto Constance, ma io beh...
ecco... diciamo che ho collaborato!" - concluse strizzandole
l'occhio.
Aramis fece un sorriso divertito e
volutamente
malizioso. "Quindi alla fine tu e Contance vi siete sposati
è?
Hai realizzato il tuo sogno...".
Il guascone annuì. "Oh
sì, ce l'abbiamo fatta!
Bel matrimonio, bella cerimonia e primi anni da sposini STUPENDI! Poi
abbiamo deciso di allargare la famiglia e sono arrivati i due
mostriciattoli che dormono al piano di sopra. E il romanticismo e la
passione han lasciato il posto a notti in bianco, pannolini e
inseguimenti di due bambini che hanno iniziato a cacciarsi nei guai
appena mossi i primi passi... Non ho mai capito da chi abbiano
preso...".
Aramis sorrise. "Mah d'Artagnan,
chissà..." -
commentò in tono ironico.
D'artagnan se ne accorse e finse di stare
al gioco. "Non
pensare male! Magari Constance da piccola era una peste che ha messo
a ferro e fuoco Parigi... Dovrei chiedere a suo padre...".
"Sì sì, come no!" -
rispose divertita
Aramis.
"Comunque" – proseguì
d'Artagnan –
"siccome saran pestiferi ma ci vengono benissimo, io e Constance
abbiamo bissato pochissime settimane fa ed ora abbiamo anche Sophie".
A quelle parole il viso di Aramis si
addolcì in un
sorriso. "Quindi, hai tre figli! Congratulazioni di cuore! Sono
felice per te, te lo meriti!". Lo pensava davvero. D'artagnan
aveva un cuore puro e sincero, era una persona leale e gentile e si
meritava la vita che si era costruito. "Hai una bella famiglia e
una carriera avviata! Sapevo che avresti fatto strada e credo che
sarai un ottimo sostituto, quando De Treville abbandonerà il
ruolo
di capo dei moschettieri!".
Il viso di d'Artagnan si incupì.
Già, comandante dei
moschettieri... Non era ancora convinto di meritare quella nomina e
ogni volta che ci pensava, l'ansia prendeva ad attanagliarlo. "Ecco,
De Treville mi ha preso alla sprovvista quando mi ha proposto il
ruolo di successore. Credo che Athos o Porthos abbiano più
diritto
di me di accedere a quella carica... Ma De Treville è
irremovibile e
molto insistente e io mi sento preso fra due fuochi. Non voglio fare
un torto al mio capitano e non voglio farne ai miei due migliori
amici, scavalcandoli in un ruolo che spetterebbe a loro prima che a
me!".
"Non essere sciocco!". Il tono di Aramis si
era fatto fermo. "Il ruolo di capitano non spetta a chi è
entrato per primo nel corpo dei moschettieri ma al più
meritevole. E
io la penso come De Treville! Tu sei la persona giusta! Non
perchè
Athos o Porthos non siano meritevoli di lode ma tu d'Artgnan hai
qualcosa in più di loro... Hai carisma, intelligenza, forza
e sei un
ottimo spadaccino proprio come loro. Ma a differenza di loro sei
rimasto semplice, umile e limpido proprio come quando sei arrivato a
Parigi tanti anni fa. Una dote rara che molti perdono, quando si
entra a far parte del mondo della corte di Francia... Accetta
d'Artagnan e farai un favore a te stesso, a De Treville e ai nostri
sovrani! Te lo meriti e anche Athos e Porthos, ne sono sicura,
saranno felici per te!".
D'artagnan sorrise timidamente. Le parole
di Aramis gli
donavano coraggio e serenità d'animo, una
serenità che gli mancava
da quando De Treville gli aveva comunicato la sua decisione. "Grazie,
sei un'amica!".
"Di niente!" - rispose con
semplicità la
donna. "E restando in argomento, Porthos invece come sta?
Continua a mangiare per dieci come una volta?" - chiese per
alleggerire il clima e per interesse verso l'amico che, a quanto
sembrava, non faceva parte di quella missione.
Il guascone ridacchiò, pensando
all'amico. "Oh sì,
mangia come allora! Sta bene, meglio di me e te probabilmente, in
questo momento! E' alle terme, ha avuto una licenza dal capitano e si
starà divertendo con la sua amante, una contessa di Parigi
di
quarantacinque anni! Divertimento senza rischi di trovarsi con dei
marmocchi in giro dopo nove mesi, dice lui... Porthos ha capito tutto
dalla vita! E per questo non è quì con noi" -
concluse,
allegro.
Aramis scosse la testa, divertita. "Porthos
non
cambierà mai!".
"Già" – rispose
d'Artagnan – "è il
giullare del gruppo, quando sono in missione con lui la risata
è
assicurata. E anche le risse nelle osterie dove soggiorniamo...".
Aramis sorrise, con un velo di nostalgia
sul viso. Già,
le osterie, i viaggi, le risate... Quanto aveva amato quella vita
ormai tanto lontana... La dolce incertezza dell'imprevisto,
l'adrenalina dell'avventura, il gusto di impugnare una spada per
combattere... Anche se il mondo, la società le avevano
imposto di
allontanarsi da quella vita, sapeva che quello sarebbe stato il suo
posto, dove sentirsi realizzata e felice. Forse un giorno sarebbe
successo, forse un giorno le donne avrebbero potuto entrare in mondi
a loro preclusi in quell'epoca. E vivere come volevano la loro vita,
senza costrizioni ma seguendo solo il loro cuore, il loro istinto e
le loro inclinazioni... Ma i tempi non erano ancora maturi, lo
sapeva... "Che ne dici, andiamo a letto?" - concluse
troncando il discorso frettolosamente, mentre un groppo alla gola
prendeva a tormentarla al pensiero di quanto aveva perso partendo da
Parigi.
"Sì, è tardi..." -
rispose d'Artagnan senza
aggiungere altro.
Salirono le scale in silenzio. La mente di
Aramis
pensava febbribilmente mentre saliva i gradini, dopo quel colloquio.
Non poteva tornare indietro, non poteva cambiare il passato e la
realtà. Ma il giorno dopo, assolutamente, avrebbe voluto e
dovuto
chiarire tutta la situazione con Athos. Almeno quello doveva e voleva
farlo! Non sapeva ancora tutto, non sapeva perfettamente cosa
turbasse l'amico... Ma, decise, lo avrebbe scoperto! E, sperava,
tutto si sarebbe risolto!
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